Guardando attentamente la figura femminile istante all'estrema destra, che inpugna i pennelli di fronte al grande cavalletto: Angelica Kauffmann si è auto raffigurata nel dipinto, ricordandoci che è lei quella che dirige la scena, non certo Zeus.
Angelina Kauffmann, bambina prodigio che parlava cinque lingue ed eccelleva per la musica, venne celebrata per la straordinaria perizia esecutiva nei ritratti e nei dipinti di storia. Artista molto determinata, Angelica forse infranse le barriere di genere, diventando membro di prestigiose Accademia d'arte e si guadagnò il rispetto dei colleghi maschi; alla fine del Settecento era considerata una delle principali pittrici d'Europa.
Nata in Svizzera, Kauffmann venne educata all'arte dal padre pittore. Dopo aver trascorso la giovinezza viaggiando per l'Europa ad ammirare le opere del Rinascimento e a procacciarsi committenti, a 12 o 13 anni aveva già raggiunto un abilità esemplar. Lavorando come assistente del padre per le commissioni di grande formato, Angelica viaggia a Roma, a Napoli a Firenze; il suo vocabolario artistico neoclassico iniziava a prendere forma.
Giunta a Londra, Kauffmann molto attenta all'aspetto economico, allestì uno studio dove risulta applicava gli stessi prezzi dei colleghi maschi dell'epoca facendo una rapida carriera. Tuttavia a dispetto dei loro titoli prestigiosi sia Kauffmann che Moser vennero escluse dal percorso formativo regolare. Una mossa particolarmente sgarbata da parte degli accademici fu il modo in cui fecero ritrarre le due donne nel congresso dei 36 membri fondatori in un dipinto ufficiale firmato da Johan Zoffany: Gli accademici della Royal Academy.
Anziché dipingerle come le figure umane (al pari dell'assembramento di uomini radunati intorno alla modella nuda o intenti a conversare), Moser e Kauffmann furono riportate soltanto come ritratti a mezzo busto: li si vede nell'angolo superiore destro del dipinto.