Tacito, Annales: Libro 02 - Parte 01, pag 3

Tacito, Annales: Libro 02 - Parte 01

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 02 - Parte 01
quidam turpi fuga in summa arborum nisi ramisque se occultantes admotis sagittariis per ludibrium figebantur, alios prorutae arbores adflixere

[18] Magna ea victoria neque cruenta nobis fuit

quinta ab hora diei ad noctem caesi hostes decem milia passuum cadaveribus atque armis opplevere, repertis inter spolia eorum catenis quas in Romanos ut non dubio eventu portaverant

miles in loco proelii Tiberium imperatorem salutavit struxitque aggerem et in modum tropaeorum arma subscriptis victarum gentium nominibus imposuit

[19] Haut perinde Germanos vulnera, luctus, excidia quam ea species dolore et ira adfecit

qui modo abire sedibus, trans Albim concedere parabant, pugnam volunt, arma rapiunt; plebes primores, inventus senes agmen Romanum repente incursant, turbant
Alcuni, arrampicatisi in turpe fuga sulle cime degli alberi e nascosti fra i rami, divennero, tra lo scherno, il bersaglio di arcieri richiamati a tale scopo; per gli altri fu la fine nello schianto degli alberi abbattuti

18 Quella vittoria fu grande e non ci costò molto sangue

Dalla quinta ora del giorno fino a notte, i nemici trucidati ingombrarono con cadaveri e armi un tratto di dieci miglia; fra le spoglie si trovarono le catene che, sicuri della vittoria, avevano portato per i Romani

I soldati acclamarono, sul campo di battaglia, Tiberio imperator e innalzarono un tumulo, su cui posero, a mo' di trofeo, le armi, con sotto scritti i nomi dei popoli vinti

19 Non le ferite, i lutti e il massacro colpirono d'ira e di dolore i Germani quanto quello spettacolo

E mentre già si apprestavano ad andarsene nelle loro sedi per ritirarsi al di là dell'Elba, ora vogliono combattere, afferrano le armi; popolo e capi, giovani e anziani si lanciano all'improvviso all'attacco della colonna romana, sconvolgendola
postremo deligunt locum flumine et silvis clausum, arta intus planitie et umida: silvas quoque profunda palus ambibat nisi quod latus unum Angrivarii lato aggere extulerant quo a Cheruscis dirimerentur

hic pedes adstitit: equitem propinquis lucis texere ut ingressis silvam legionibus a tergo foret

[20] Nihil ex his Caesari incognitum: consilia locos, prompta occulta noverat astusque hostium in perniciem ipsis vertebat

Seio Tuberoni legato tradit equitem campumque; peditum aciem ita instruxit ut pars aequo in silvam aditu incederet, pars obiectum aggerem eniteretur; quod arduum sibi, cetera legatis permisit

quibus plana evenerant, facile inrupere: quis inpugnandus agger, ut si murum succederent, gravibus superne ictibus conflictabantur
Infine scelsero un luogo chiuso dal fiume e dalle selve, con in mezzo una pianura stretta e fangosa; attorno, ovunque, una palude profonda circondava la foresta, salvo da un lato, dove gli Angrivarii avevano innalzato un ampio argine, che li separasse dai Cherusci

Qui s'attestò la loro fanteria; tennero invece la cavalleria nascosta nei boschi vicini, per trovarsi alle spalle delle legioni, una volta che fossero entrate nella foresta

20 Nulla di ciò sfuggì a Cesare: piani e posizioni, manovre scoperte e nascoste, tutto conosceva, e s'apprestava a volgere le astuzie dei nemici a loro danno

Al legato Seio Tuberone affida la cavalleria e la pianura; i fanti li schierò in modo che una parte entrasse nella foresta per una via pianeggiante, mentre un'altra superasse l'ostacolo dell'argine; scelse per sé il compito più difficile e il resto lo affidò ai legati

Quelli cui era toccata la via piana poterono avanzare di slancio, ma quanti dovevano attaccare l'argine, come se scalassero un muro, subivano dall'alto colpi terribili
sensit dux inparem comminus pugnam remotisque paulum legionibus funditores libritoresque excutere tela et proturbare hostem iubet

missae e tormentis hastae, quantoque conspicui magis propugnatores, tanto pluribus vulneribus deiecti

primus Caesar cum praetoriis cohortibus capto vallo dedit impetum in silvas; conlato illic gradu certatum

hostem a tergo palus, Romanos flumen aut montes claudebant: utrisque necessitas in loco, spes in virtute, salus ex victoria
Germanico comprese che questo combattimento ravvicinato era sfavorevole ai suoi e, fatte retrocedere un po' le legioni, ordina ai frombolieri di lanciare dardi e di scompigliare il nemico

Le macchine da guerra scagliarono aste, e quanto più i difensori stavano esposti, tanto più vennero centrati e abbattuti

Occupato il terrapieno, Cesare, alla testa delle coorti pretorie, guidò l'attacco nella foresta, e qui lo scontro fu corpo a corpo

Alle spalle del nemico si stendeva la palude, mentre il fiume o i monti chiudevano la via ai Romani: per entrambi, costretti sulle loro posizioni, la speranza era riposta nel valore, la salvezza nella vittoria

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Tacito, Annales: Libro 15, 36-75
Tacito, Annales: Libro 15, 36-75

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 15, 36-75

[21] Nec minor Germanis animus, sed genere pugnae et armorum superabantur, cum ingens multitudo artis locis praelongas hastas non protenderet, non colligeret, neque adsultibus et velocitate corporum uteretur, coacta stabile ad proelium; contra miles, cui scutum pecotri adpressum et insidens capulo manus, latos barbarorum artus, nuda ora foderet viamque strage hostium aperiret, inprompto iam Arminio ob continua pericula, sive illum recens acceptum vulnus tardaverat

quin et Inguiomerum, tota volitantem acie, fortuna magis quam virtus deserebat

et Germanicus quo magis adgnosceretur detraxerat tegimen capitii orabatque insisterent caedibus: nil opus captivis, solam internicionem gentis finem bello fore
21 Non minore era l'ardimento dei Germani, superati però in tecnica e armamento: quella massa d'uomini, in uno spazio ristretto, non poteva distendere né ritirare le lunghe aste, e, costretti a uno scontro da fermi, non potevano sfruttare l'agilità dei loro corpi scattanti; i Romani invece, con lo scudo aderente al petto e la mano ben salda sull'impugnatura della spada, squarciavano le membra gigantesche dei barbari e i loro volti scoperti, e si aprivano il passaggio facendo strage dei nemici, mentre si appannava la fiera prontezza di Arminio, logorato da continui pericoli o forse stremato dall'ultima ferita subita

E a Inguiomero, che s'aggirava rapido per tutto lo schieramento, mancava più la fortuna che il coraggio

Per essere meglio riconosciuto, Germanico s'era tolto l'elmo dal capo e li incitava a insistere nel massacro; non servivano prigionieri, solo lo sterminio di quel popolo avrebbe posto fine alla guerra
iamque sero diei subducit ex acie legionem faciendis castris: ceterae ad noctem cruore hostium satiatae sunt

equites ambigue certavere

[22] Laudatis pro contione victoribus Caesar congeriem armorum struxit, superbo cum titulo: debellatis inter Rhenum Albimque nationibus exercitum Tiberii Caesaris ea monimenta Marti et Iovi et Augusto sacravisse

de se nihil addidit, metu invidiae an ratus conscientiam facti satis esse

mox bellum in Angrivarios Stertinio mandat, ni deditionem properavissent

atque illi supplices nihil abnuendo veniam omnium accepere

[23] Sed aestate iam adulta legionum aliae itinere terrestri in hibernacula remissae; pluris Caesar classi inpositas per flumen Amisiam Oceano invexit
Era giorno avanzato, quando ritirò una legione dal terreno di battaglia, per costruire l'accampamento: le altre si saziarono di sangue nemico fino a notte

I cavalieri si batterono con esito incerto

22 Elogiati i vincitori in adunata, Cesare innalzò un trofeo d'armi con un'iscrizione satura d'orgoglio: Debellati i popoli tra Reno ed Elba, l'esercito di Tiberio Cesare a Marte, a Giove e ad Augusto questi ricordi consacra

Non una parola aggiunse di sé: temeva di suscitare gelosie oppure era pago della consapevolezza dell'impresa compiuta

Affida poi a Stertinio la guerra contro gli Angrivari, se non si fossero affrettati alla resa

E quelli, supplici e disposti a nulla rifiutare, ebbero il perdono di tutto

23 L'estate era ormai avanzata; alcune legioni furono rimandate agli alloggiamenti invernali per via di terra, ma altre, le più, vennero da Cesare condotte su nave all'Oceano lungo l'Amisia

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Tacito, Annales: Libro 12, 40-69
Tacito, Annales: Libro 12, 40-69

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 12, 40-69

ac primo placidum aequor mille navium remis strepere aut velis inpelli: mox atro nubium globo effusa grando, simul variis undique procellis incerti fluctus prospectum adimere, regimen inpedire; milesque pavidus et casuum maris ignarus dum turbat nautas vel intempestive iuvat, officia prudentium corrumpebat omne dehinc caelum et mare omne in austrum cessit, qui tumidis Germaniae terris, profundis amnibus, immenso nubium tractu validus et rigore vicini septentrionis horridior rapuit disiecitque navis in aperta Oceani aut insulas saxis abruptis vel per occulta vada infestas Dapprima la calma distesa del mare risuonava solo dei remi di mille navi o cedeva alla forza delle vele; poi da un nero cumulo di nubi si riversò la grandine e intanto marosi mutevoli, levati da una tempesta di venti ovunque spiranti, tolsero la vista e impedirono di mantenere la rotta; E i soldati, spauriti e ignari dei rischi del mare, recavano ai marinai impaccio o aiuti intempestivi e finivano per rendere inutili le manovre degli esperti; Allora il cielo e il mare furono interamente preda dell'Austro che, rinforzato da un'infinita distesa di nubi, dovute all'umidità delle terre e alla vastità dei fiumi della Germania, e reso più pungente dal rigido freddo delle vicine regioni del nord, trascinò via le navi e le disperse nella vastità dell'Oceano, su isole dalle ripide scogliere o infide per le secche nascoste
quibus paulum aegreque vitatis, postquam mutabat aestus eodemque quo ventus ferebat, non adhaerere ancoris, non exhaurire inrumpentis undas poterant: equi, iumenta, sarcinae, etiam arma praecipitantur quo levarentur alvei manantes per latera et fluctu superurgente

[24] Quanto violentior cetero mari Oceanus et truculentia caeli praestat Germania, tantum illa clades novitate et magnitudine excessit, hostilibus circum litoribus aut ita vasto et profundo ut credatur novissimum ac sine terris mare

pars navium haustae sunt, plures apud insulas longius sitas eiectae; milesque nullo illic hominum cultu fame absumptus, nisi quos corpora equorum eodem elisa toleraverant
Evitate queste ultime per poco e a stento, le navi, al mutar della marea, che le trascinava nella direzione del vento, non poterono stare ferme all'ancora né essere svuotate dall'acqua irrompente: buttavano a mare cavalli, muli, salmerie, perfino armi, per alleggerire le carene che imbarcavano acqua dai fianchi, mentre onde enormi si riversavano loro addosso dall'alto

24 Quanto è più tempestoso di ogni altro mare l'Oceano e quanto per asprezza di clima la Germania supera ogni altro luogo, di tanto questo disastro travalicò ogni altro per la spaventosa ampiezza delle dimensioni, con quei litorali nemici intorno o quel mare così vasto e sconfinato da sembrare l'ultimo, senza più terre

Parte delle navi finì a picco, ma le più furono ricacciate verso isole lontane; lì, poiché quei luoghi non erano abitati, i soldati perirono di fame, eccetto quelli che si cibarono delle carcasse di cavalli trascinate laggiù

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sola Germanici triremis Chaucorum terram adpulit; quem per omnis illos dies noctesque apud scopulos et prominentis oras, cum se tanti exitii reum clamitaret, vix cohibuere amici quo minus eodem mari oppeteret

tandem relabente aestu et secundante vento claudae naves raro remigio aut intentis vestibus, et quaedam a validioribus tractae, revertere; quas raptim refectas misit ut scrutarentur insulas

collecti ea cura plerique: multos Angrivarii nuper in fidem accepti redemptos ab interioribus reddidere; quidam in Britanniam rapti et remissi a regulis

ut quis ex longinquo revenerat, miracula narrabant, vim turbinum et inauditas volucris, monstra maris, ambiguas hominum et beluarum formas, visa sive ex metu credita
Solo la trireme di Germanico approdò alla terra dei Cauci; Cesare, aggirandosi per tutti quei giorni e quelle notti tra scogli e promontori, gridava di essere il responsabile di un così grave disastro; a stento gli amici lo trattennero dal cercare la morte nelle stesse onde

Alla fine, al riflusso della marea e col vento favorevole, tornarono navi semidistrutte e con pochi remi, con vesti tese al posto delle vele, alcune trainate dalle meno danneggiate, che, riparate in fretta, Germanico mandò a perlustrare le isole

Ricuperarono così parecchi dispersi; molti li restituirono gli Angrivari che, passati di recente dalla parte dei Romani, li avevano riscattati dalle popolazioni dell'interno; Alcuni si videro trascinati in Britannia e restituiti dai capi locali

Da quanto più lontano venivano, tanto più straordinari erano i loro racconti: violenze di turbini, uccelli stranissimi, mostri marini, esseri a mezzo fra uomini e belve, tutte cose vedute o, nella paura, credute vere
[25] Sed fama classis amissae ut Germanos ad spem belli, ita Caesarem ad coercendum erexit

C Silio cum triginta peditum, tribus equitum milibus ire in Chattos imperat; ipse maioribus copiis Marsos inrumpit, quorum dux Mallovendus nuper in deditionem acceptus propinquo luco defossam Varianae legionis aquilam modico praesidio servari indicat

missa extemplo manus quae hostem a fronte eliceret, alii qui terga circumgressi recluderent humum

et utrisque adfuit fortuna

eo promptior Caesar pergit introrsus, populatur, excindit non ausum congredi hostem aut, sicubi restiterat, statim pulsum nec umquam magis, ut ex captivis cognitum est, paventem
25 Se la notizia della distruzione della flotta spinse i Germani a sperare nella guerra, indusse pure Cesare a reprimerli

Dà ordine a Gaio Silio di puntare contro i Catti con trentamila fanti e tremila cavalieri; quanto a sé, con forze maggiori piomba sui Marsi, il cui capo, Mallovendo, da poco arresosi, indica che l'aquila di una legione di Varo è sepolta in un bosco vicino e custodita da pochi soldati

Segue l'invio immediato di un reparto che, affrontandolo, attirasse verso di sé il nemico, mentre altri, aggirandolo, scavassero la terra

A entrambi arrise il successo

Reso da ciò più deciso, Cesare muove subito verso l'interno, devasta, spazza via il nemico che non osa affrontarlo, e subito, là dove resiste, lo sbaraglia, lasciandolo come non mai - lo si seppe dai prigionieri - in preda al terrore

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quippe invictos et nullis casibas superabilis Romanos praedicabant, qui perdita classe, amissis armis, post constrata equorum virorumque corporibus litora eadem virtute, pari ferocia et velut aucti numero inrupissent

[26] Reductus inde in hiberna miles, laetus animi quod adversa marls expeditione prospera pensavisset

addidit munificentiam Caesar, quantum quis damni professus erat exsolvendo

nec dubium habebatur labare hostis petendaeque pacis consilia sumere, et si proxima aestas adiceretur, posse bellum patrari

sed crebris epistulis Tiberius monebat rediret ad decretum triumphum: satis iam eventuum, satis casuum

prospera illi et magna proelia: eorum quoque meminisset, quae venti et fluctus, nulla ducis culpa, gravia tamen et saeva damna intulissent
Perché adesso dicevano che i Romani erano invitti e che nessuna sciagura poteva piegarli: essi, distrutta la flotta, perdute le armi, nonostante le spiagge coperte di carcasse di cavalli e di cadaveri, erano tornati all'attacco con lo stesso valore, con pari fierezza, quasi che fossero moltiplicati di numero

26 Furono ricondotti i soldati nei quartieri invernali, lieti per aver compensato le perdite in mare col successo della spedizione

E alla gioia Cesare aggiunse la sua generosità: risarcì a ciascuno i danni dichiarati

Si dava per certo che il nemico stesse per cedere e fosse ormai orientato a chiedere la pace, sicché, se le operazioni fossero proseguite nell'estate successiva, era possibile chiudere la guerra

Ma Tiberio, con frequenti lettere, lo consigliava di tornare per il trionfo già decretato: tutti quegli avvenimenti, felici o meno felici, potevano bastare

Germanico aveva accumulato successi in grandi battaglie; doveva tenere però presenti i danni gravi e tremendi, recati, pur senza colpa del comandante, da venti e flutti

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