commotus est Tiberius, et quamquam mitibus verbis Pisonem permulsisset, propinquos quoque eius impulit ut abeuntem auctoritate vel precibus tenerent haud minus liberi doloris documentum idem Piso mox dedit vocata in ius Vrgulania, quam supra leges amicitia Augustae extulerat nec aut Vrgulania optemperavit, in domum Caesaris spreto Pisone vecta, aut ille abscessit, quamquam Augusta se violari et imminui quereretur Tiberius hactenus indulgere matri civile ratus, ut se iturum ad praetoris tribunal, adfuturum Vrgulaniae diceret, processit Palatio, procul sequi iussis militibus spectabatur occursante populo compositus ore et sermonibus variis tempus atque iter ducens, donec propinquis Pisonem frustra coercentibus deferri Augusta pecuniam quae petebatur iuberet |
Tiberio ne fu scosso e, pur avendo cercato di rabbonire Pisone con miti parole, insistette anche presso i suoi amici, perché gli impedissero di andarsene, con l'autorità o con le preghiere Testimonianza di sdegno non meno libero diede, poco dopo, lo stesso Pisone, citando in giudizio Urgulania, che l'amicizia di Augusta aveva posto al di sopra delle leggi Se Urgulania non obbedì, facendosi portare, in spregio a Pisone, nella dimora di Cesare, quello non desistette, per quanto Augusta si lagnasse di sentirsi offesa e sminuita Tiberio, ritenendo di non abusare della sua posizione se accondiscendeva alla madre fino al punto di prometterle di presentarsi in tribunale per difendere personalmente Urgulania, uscì da palazzo e i soldati ebbero l'ordine di seguirlo a distanza Accorreva la gente a vedere Tiberio che, in atteggiamento disteso, consumava, strada facendo, il tempo con discorsi vari, finché, rivelatesi inutili le pressioni dei familiari su Pisone, Augusta diede ordine di portare la somma di denaro richiesta |
isque finis rei, ex qua neque Piso inglorius et Caesar maiore fama fuit ceterum Vrgulaniae potentia adeo nimia civitati erat ut testis in causa quadam, quae apud senatum tractabatur, venire dedignaretur: missus est praetor qui domi interrogaret, cum virgines Vestales in foro et iudicio audiri, quotiens testimonium dicerent, vetus mos fuerit [35] Res eo anno prolatas haud referrem, ni pretium foret Cn Pisonis et Asinii Galli super eo negotio diversas sententias noscere Piso, quamquam afuturum se dixerat Caesar, ob id magis agendas censebat, ut absente principe senatum et equites posse sua munia sustinere decorum rei publicae foret |
Così si concluse quella vicenda, dalla quale Pisone uscì non senza gloria e Tiberio n'ebbe accresciuta la fama Peraltro lo strapotere di Urgulania rispetto agli altri cittadini era tale che, chiamata come testimone in una causa discussa davanti al senato, non si degnò di presentarsi: le inviarono un pretore a interrogarla a casa, mentre, secondo una prassi antica, le stesse vergini vestali, se chiamate a testimoniare, erano ascoltate nel foro e in tribunale 35 Non accennerei alle sospensioni, per quell'anno, delle sedute, se non valesse la pena di conoscere le opposte posizioni di Gneo Pisone e di Asinio Gallo, in merito Pisone sosteneva che, pur avendo Cesare annunciato la sua assenza da Roma, le sedute andavano tenute, proprio perché ne guadagnasse l'immagine dello stato, e cioè che, in assenza del principe, il senato e i cavalieri potevano svolgere i propri compiti |
Gallus, quia speciem libertatis Piso praeceperat, nihil satis inlustre aut ex dignitate populi Romani nisi coram et sub oculis Caesaris, eoque conventum Italiae et adfluentis provincias praesentiae eius servanda dicebat audiente haec Tiberio ac silente magnis utrimque contentionibus acta, sed res dilatae [36] Et certamen Gallo adversus Caesarem exortum est nam censuit in quinquennium magistratuum comitia habenda, utque legionum legati, qui ante praeturam ea militia fungebantur, iam tum praetores destinarentur, princeps duodecim candidatos in annos singulos nominaret haud dubium erat eam sententiam altius penetrare et arcana imperii temptari Tiberius tamen, quasi augeretur potestas eius, disseruit: grave moderationi suae tot eligere, tot differre |
Gallo, poiché Pisone l'aveva anticipato nell'esibire uno spirito libero, argomentava che nulla di veramente grande e degno del popolo romano era possibile se non al cospetto e sotto gli occhi di Cesare, e che, perciò, i convegni a Roma degli italici e l'afflusso dei provinciali andavano riservati per quando egli fosse presente Rimase ad ascoltare in silenzio Tiberio queste tesi sviluppate dalle due parti in un confronto serrato, ma le sedute vennero rimandate 36 Si verificò poi un contrasto tra Gallo e Cesare Gallo proponeva che si tenessero le elezioni dei magistrati per i cinque anni successivi, e che i legati delle legioni in carica prima dell'esercizio della pretura, fossero già da allora designati pretori e che il principe indicasse dodici candidati per ciascuno dei cinque anni Tale proposta penetrava senza dubbio più in profondità e mirava a sondare i segreti disegni del potere Tiberio tuttavia ne discusse come se fosse in gioco la crescita del suo potere; Rispose che scegliere tanti candidati e tanti differirne era gravoso alla sua modestia |
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vix per singulos annos offensiones vitari, quamvis repulsam propinqua spes soletur: quantum odii fore ab iis qui ultra quinquennium proiciantur unde prospici posse quae cuique tam longo temporis spatio mens, domus, fortuna superbire homines etiam annua designatione: quid si honorem per quinquennium agitent quinquiplicari prorsus magistratus, subverti leges, quae sua spatia exercendae candidatorum industriae quaerendisque aut potiundis honoribus statuerint favorabili in speciem oratione vim imperii tenuit [37] Censusque quorundam senatorum iuvit quo magis mirum fuit quod preces Marci Hortali, nobilis iuvenis, in paupertate manifesta superbius accepisset |
Era già difficile evitare i risentimenti con le elezioni annuali, quando la speranza di una prossima elezione mitigava l'insuccesso: quale rancore avrebbero espresso quanti si vedevano rimandati a una distanza di oltre cinque anni E come comprendere quale sarebbe stato, a tale distanza di tempo, l'atteggiamento, la situazione familiare e finanziaria di ciascuno Insuperbiscono gli uomini anche per la designazione di un anno: che sarebbe accaduto, se si fossero pavoneggiati con tale onore per un quinquennio Significava inoltre quintuplicare il numero dei magistrati, sovvertire le leggi, che avevano fissato precisi limiti di tempo, perché i candidati facessero valere i loro meriti, per aspirare alle cariche o per esercitarle Con questo discorso dal tono improntato a rispetto popolare, Tiberio mantenne la sostanza del potere 37 Tiberio provvide poi a riassestare il patrimonio di alcuni senatori Tanto più sorprendente, quindi, l'eccessiva durezza con cui accolse le suppliche di Marco Ortalo, giovane nobile, notoriamente povero |
nepos erat oratoris Hortensii, inlectus a divo Augusto liberalitate decies sestertii ducere uxorem, suscipere liberos, ne clarissima familia extingueretur igitur quattuor filiis ante limen curiae adstantibus, loco sententiae, cum in Palatio senatus haberetur, modo Hortensii inter oratores sitam imaginem modo Augusti intuens, ad hunc modum coepit: 'patres conscripti, hos, quorum numerum et pueritiam videtis, non sponte sustuli sed quia princeps monebat; simul maiores mei meruerant ut posteros haberent nam ego, qui non pecuniam, non studia populi neque eloquentiam, gentile domus nostrae bonum, varietate temporum accipere vel parare potuissem, satis habebam, si tenues res meae nec mihi pudori nec cuiquam oneri forent iussus ab imperatore uxorem duxi |
Era costui nipote dell'oratore Ortensio, indotto dal divo Augusto, col generoso dono di un milione di sesterzi, a prendere moglie e a procreare figli, per evitare l'estinzione della sua nobile famiglia Stavano dunque i suoi quattro figli dinnanzi alla soglia della curia, quando egli, al momento di prendere la parola - la seduta del senato si teneva a Palazzo - volgendo gli occhi ora all'effigie di Ortensio, collocata fra quella degli oratori, ora a quella di Augusto, così cominciò: Senatori, questi figli, di cui vedete il numero e la giovanissima età, ho io generato non per mio spontaneo volere, ma perché a ciò il principe mi esortava; peraltro, i miei antenati avevano meritato di avere dei discendenti Ora io che, per un seguito di circostanze, non ho potuto ricevere o procurarmi né denaro, né favore popolare, né eloquenza - bene ereditario della nostra famiglia - sarei stato pago se le mie povere sostanze non fossero un disonore per me e un onere per altri Su ordine dell'imperatore ho preso moglie |
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en stirps et progenies tot consulum, tot dictatorum nec ad invidiam ista sed conciliandae misericordiae refero adsequentur florente te, Caesar, quos dederis honores: interim Q Hortensii pronepotes, divi Augusti alumnos ab inopia defende' [38] Inclinatio senatus incitamentum Tiberio fuit quo promptius adversaretur, his ferme verbis usus: 'si quantum pauperum est venire huc et liberis suis petere pecunias coeperint, singuli numquam exsatiabuntur, res publica deficiet nec sane ideo a maioribus concessum est egredi aliquando relationem et quod in commune conducat loco sententiae proferre, ut privata negotia et res familiaris nostras hic augeamus, cum invidia senatus et principum, sive indulserint largitionem sive abnuerint |
Ecco la stirpe e la progenie di tanti consoli, di tanti dittatori E ciò ricordo non per suscitare malanimo, ma per ricevere comprensione Ricopriranno, o Cesare, nella gloria del tuo potere, quelle cariche che vorrai loro assegnare: intanto salva dalla miseria i pronipoti di Quinto Ortensio, i pupilli del divo Augusto 38 Il trasparente favore del senato indusse Tiberio a un'opposizione più immediata e questa all'incirca la risposta: Se tutti i poveri cominciano a presentarsi qui e chiedere denaro per i loro figli, i singoli non saranno mai soddisfatti e lo stato andrà in rovina E gli antenati hanno sì consentito di uscire, in certi casi, dall'ordine del giorno e di proporre, negli interventi, temi di utilità generale, ma non certo per esporre affari privati e accrescere il nostro personale patrimonio, creando di conseguenza malcontento verso il senato e il principe, sia in caso di aiuto concesso che rifiutato |
non enim preces sunt istud, sed efflagitatio, intempestiva quidem et inprovisa, cum aliis de rebus convenerint patres, consurgere et numero atque aetate liberum suorum urgere modestiam senatus, eandem vim in me transmittere ac velut perfringere aerarium, quod si ambitione exhauserimus, per scelera supplendum erit dedit tibi, Hortale, divus Augustus pecuniam, sed non conpellatus nec en lege ut semper daretur languescet alioqui industria, intendetur socordia, si nullus ex se metus aut spes, et securi omnes aliena subsidia expectabunt, sibi ignavi, nobis graves ' haec atque talia, quamquam cum adsensu audita ab iis quibus omnia principum, honesta atque inhonesta, laudare mos est, plures per silentium aut occultum murmur excepere |
Non è infatti una preghiera questa, bensì una pretesa, intempestiva e inattesa, mentre i senatori son qui riuniti per altri motivi, questo alzarsi d'un tratto e far pressione sulla discrezione del senato col numero e l'età dei propri figli, ed esercitare la stessa violenza su di me e quasi forzare l'erario, che, se lo avremo prosciugato coi favoritismi, lo dovremo rimpinguare con angherie Il divo Augusto ti ha dato, Ortalo, del denaro, ma non costretto né a patto che sempre te ne sia dato Del resto, se nessuno più nutrirà in sé timori e speranze, lo spirito d'iniziativa infiacchirà, si diffonderà l'indolenza e tutti aspetteranno tranquilli le sovvenzioni altrui, apatici quanto a sé e di peso a noi Queste e simili parole, benché intese con segni di assenso da parte di quanti usano lodare ogni iniziativa del principe, buona o meno buona, furono accolte dai più nel silenzio o con soffocati mormorii |
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sensitque Tiberius; et cum paulum reticuisset, Hortalo se respondisse ait: ceterum si patribus videretur, daturum liberis eius ducena sestertia singulis, qui sexus virilis essent egere alii grates: siluit Hortalus, pavore an avitae nobilitatis etiam inter angustias fortunae retinens neque miseratus est posthac Tiberius, quamvis domus Hortensii pudendam ad inopiam delaberetur [39] Eodem anno mancipii unius audacia, ni mature subventum foret, discordiis armisque civilibus rem publicam perculisset Postumi Agrippae servus, nomine Clemens, comperto fine Augusti pergere in insulam Planasiam et fraude aut vi raptum Agrippam ferre ad exercitus Germanicos non servili animo concepit |
Se ne accorse Tiberio; e, dopo una breve pausa, dichiarò di aver risposto a Ortalo; ma, se al senato pareva giusto, avrebbe dato duecentomila sesterzi a ciascun figlio di sesso maschile Da altri vennero ringraziamenti; Ortalo tacque, per paura o forse conservando la dignità del suo antico nome pur nell'indigenza della sua condizione Né Tiberio in seguito ebbe più compassione, benché la casa di Ortensio franasse in un'avvilente miseria 39 Sempre nello stesso anno l'audacia di un unico schiavo avrebbe, senza un tempestivo intervento, fatto precipitare lo stato nelle lacerazioni della guerra civile Uno schiavo di Postumo Agrippa, di nome Clemente, saputo della morte di Augusto, concepì, con animo tutt'altro che servile, il piano di portarsi nell'isola di Pianosa, per rapire con l'inganno o con la forza Agrippa e di condurlo agli eserciti di Germania |
ausa eius inpedivit tarditas onerariae navis: atque interim patrata caede ad maiora et magis praecipitia conversus furatur cineres vectusque Cosam Etruriae promunturium ignotis locis sese abdit, donec crinem barbamque promitteret: nam aetate et forma haud dissimili in dominum erat tum per idoneos et secreti eius socios crebrescit vivere Agrippam, occultis primum sermonibus, ut vetita solent, mox vago rumore apud inperitissimi cuiusque promptas auris aut rursum apud turbidos eoque nova cupientis atque ipse adire municipia obscuro diei, neque propalam aspici neque diutius isdem locis, sed quia veritas visu et mora, falsa festinatione et incertis valescunt, relinquebat famam aut praeveniebat |
La lentezza di una nave da carico vanificò il suo audace progetto; Nel frattempo s'era consumato l'assassinio di Agrippa; e allora si volse a un proposito più grande e rischioso: ne sottrae le ceneri, si reca a Cosa, promontorio dell'Etruria, e si nasconde in una località solo a lui nota, in attesa che gli crescessero capelli e barba: infatti per età e aspetto molto somigliava al suo padrone A questo punto, mediante uomini abili e messi a parte del suo segreto, diffonde la notizia che Agrippa è vivo, dapprima con discorsi a mezza voce, come per le notizie proibite, poi in una girandola di chiacchiere, accolte dalle orecchie avide degli ingenui o riportate ai turbolenti, desiderosi appunto di soluzioni eversive Egli stesso, al calar della sera, s'aggirava per i municipi, senza farsi vedere apertamente e senza indugiare negli stessi posti, ma si lasciava dietro dicerie sul suo passaggio oppure le precedeva, perché la verità trae forza dal confronto diretto e prolungato nel tempo, la menzogna punta invece sull'indeterminatezza e la precipitazione |