[1] Sisenna Statilio [Tauro] L Libone consulibus mota Orientis regna provinciaeque Romanae, initio apud Parthos orto, qui petitum Roma acceptumque regem, quamvis gentis Arsacidarum, ut externum aspernabantur is fuit Vonones, obses Augusto datus a Phraate nam Phraates quamquam depulisset exercitus ducesque Romanos, cuncta venerantium officia ad Augustum verterat partemque prolis firmandae amicitiae miserat, haud perinde nostri metu quam fidei popularium diffisus [2] Post finem Phraatis et sequentium regum ob internas caedis venere in urbem legati a primoribus Parthis, qui Vononem vetustissimum liberorum eius accirent magnificum id sibi credidit Caesar auxitque opibus et accepere barbari laetantes, ut ferme ad nova imperia |
Sotto il consolato di Sisenna Statilio [Tauro] e di Lucio Libone, i regni e le province romane d'Oriente furono percorsi da disordini, scoppiati inizialmente tra i Parti, che disprezzavano come straniero il proprio re, benché appartenesse alla famiglia degli Arsacidi, perché richiesto a Roma e da Roma venuto Si trattava di Vonone, che Fraate aveva dato in ostaggio ad Augusto Fraate, infatti, pur avendo respinto gli eserciti e i generali romani, aveva riservato ad Augusto ogni manifestazione di deferenza e gli aveva inviato parte della sua prole allo scopo di suggellare l'amicizia, non tanto per paura di noi quanto per diffidenza verso i propri compatrioti 2 Dopo la morte di Fraate e dei suoi successori al trono, a causa di lotte intestine, venne a Roma un'ambasceria dei più ragguardevoli tra i Parti, per richiamare Vonone, il maggiore dei figli di Fraate Augusto interpretò tale gesto come molto onorevole per sé e fornì Vonone di tutti i mezzi necessari E i barbari lo accolsero festanti, come sempre accade con un nuovo sovrano |
mox subiit pudor degeneravisse Parthos: petitum alio ex orbe regem, hostium artibus infectum; iam inter provincias Romanas solium Arsacidarum haberi darique ubi illam gloriam trucidantium Crassum, exturbantium Antonium, si mancipium Caesaris, tot per annos servitutem perpessum, Parthis imperitet accendebat dedignantis et ipse diversus a maiorum institutis, raro venatu, segni equorum cura; quotiens per urbes incederet, lecticae gestamine fastuque erga patrias epulas inridebantur et Graeci comites ac vilissima utensilium anulo clausa sed prompti aditus, obvia comitas, ignotae Parthis virtutes, nova vitia; et quia ipsorum moribus aliena perinde odium pravis et honestis |
Poi subentrò la vergogna: i Parti avevano ceduto a un gesto degenere; avevano cercato, in un mondo diverso, un re traviato dall'educazione dei nemici; ormai il trono degli Arsacidi veniva considerato e assegnato come una delle province romane Dov'era mai finita la gloria di chi aveva trucidato Crasso e scacciato Antonio, se un servo di Cesare, coi segni della schiavitù subita per tanti anni, veniva adesso a comandare sui Parti Li esasperava nel loro sdegno lo stesso Vonone con un comportamento così diverso dalle tradizioni avite: rara la sua partecipazione alla caccia, spenta la passione per i cavalli, sempre sorretto in lettiga se passava attraverso le città e ostentante spregio per i banchetti della sua terra Deridevano il suo seguito di Greci e il sigillo che imprimeva anche sulle cose più vili Le facili udienze, la cordialità spontanea, virtù ignote ai Parti, erano per loro nuovi vizi; e, poiché ogni suo atto era estraneo ai loro costumi, buono o cattivo che fosse, egualmente lo odiavano |
[3] Igitur Artabanus Arsacidarum e sanguine apud Dahas adultus excitur, primoque congressu fusus reparat viris regnoque potitur victo Vononi perfugium Armenia fuit, vacua tunc interque Parthorum et Romanas opes infida ob scelus Antonii, qui Artavasden regem Armeniorum specie amicitiae inlectum, dein catenis oneratum, postremo interfecerat eius filius Artaxias, memoria patris nobis infensus, Arsacidarum vi seque regnumque tutatus est occiso Artaxia per dolum propinquorum datus a Caesare Armeniis Tigranes deductusque in regnum a Tiberio Nerone nec Tigrani diuturnum imperium fuit neque liberis eius, quamquam sociatis more externo in matrimonium regnumque [4] Dein iussu Augusti inpositus Artavasdes et non sine clade nostra deiectus tum Gaius Caesar componendae Armeniae deligitur |
3 Chiamano pertanto Artabano, di sangue arsacide, allevato tra i Dai, il quale, superato in un primo scontro, reintegra le sue forze e s'impossessa del regno Il vinto Vonone trovò rifugio in Armenia, che allora non aveva re e, situata tra le potenze dei Parti e dei Romani, era a noi infida per il delitto commesso da Antonio, il quale, dopo aver attirato il re degli Armeni Artavasde, fingendosi a lui amico, lo aveva prima incatenato e poi ucciso Suo figlio Artassia, a noi ostile per il ricordo del padre, aveva salvato sé e il regno con l'appoggio degli Arsacidi Dopo l'assassinio di Artassia per tradimento dei suoi parenti, Augusto diede agli Armeni come re Tigrane, che venne accompagnato nel suo regno da Tiberio Nerone Ma non fu lungo il regno di Tigrane e nemmeno quello del figlio e della figlia, benché si fossero, secondo l'uso barbarico, uniti nel matrimonio e nel regno 4 Allora, per volere di Augusto, fu imposto sul trono Artavasde, poi abbattuto non senza gravi perdite per noi Riceve a questo punto l'incarico di pacificare l'Armenia Gaio Cesare |
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is Ariobarzanen, origine Medum, ob insignem corporis formam et praeclarum animum volentibus Armeniis praefecit Ariobantane morte fortuita absumpto stirpem eius haud toleravere; temptatoque feminae imperio, cui nomen Erato, eaque brevi pulsa, incerti solutique et magis sine domino quam in libertate profugum Vononen in regnum accipiunt sed ubi minitari Artabanus et parum subsidii in Armeniis, vel, si nostra vi defenderetur, bellum adversus Parthos sumendum erat, rector Syriae Creticus Silanus excitum custodia circumdat, manente luxu et regio nomine quod ludibrium ut effugere agitaverit Vonones in loco reddemus |
Questi vi mise a capo Ariobarzane, originario della Media e bene accetto agli Armeni per la straordinaria prestanza fisica e il grande coraggio Scomparso Ariobarzane per morte accidentale, non vollero saperne della sua discendenza; dopo aver sperimentato il governo di una donna, di nome Erato, presto scacciata, incerti e disuniti e più senza padrone che in stato di libertà, accolgono come re il profugo Vonone Ma alle prime minacce di Artabano, poiché si poteva fare poco conto sul sostegno degli Armeni, oppure appariva inevitabile la guerra coi Parti, se lo si voleva difendere con le nostre forze, il governatore della Siria, Cretico Silano, convoca Vonone e lo tiene sotto sorveglianza, pur conservandogli il fasto e il nome di re Cos'abbia poi escogitato Vonone, per sottrarsi a tale onta, lo narreremo a suo tempo |
[5] Ceterum Tiberio haud ingratum accidit turbari res Orientis, ut ea specie Germanicum suetis legionibus abstraheret novisque provinciis impositum dolo simul et casibus obiectaret at ille, quanto acriora in eum studia militum et aversa patrui voluntas, celerandae victoriae intentior, tractare proeliorum vias et quae sibi tertium iam annum belligeranti saeva vel prospera evenissent fundi Germanos acie et iustis locis, iuvari silvis, paludibus, brevi aestate et praematura hieme; suum militem haud perinde vulneribus quam spatiis itinerum, damno armorum adfici; fessas Gallias ministrandis equis; longum impedimentorum agmen opportunum ad insidias, defensantibus iniquum |
5 A Tiberio peraltro non tornò sgradito l'aggravarsi della situazione in Oriente, per poter strappare, con quel pretesto, Germanico dalle legioni a lui ben note e affezionate ed esporlo ai rischi dell'inganno e del caso, ponendolo a capo delle nuove province Ma Germanico, tanto più teso ad affrettare la vittoria quanto più intensa era la devozione dei soldati e ostili le intenzioni dello zio nei suoi confronti, rifletteva sulle strategie da impiegare e sui successi e gli insuccessi vissuti in tre anni di guerra I Germani, battibili in campo aperto e terreni adatti, erano però favoriti da foreste e paludi, dalla breve estate e dall'inverno precoce; i suoi soldati penavano non già per le ferite quanto per le distanze da percorrere e per le perdite in armamento; le Gallie avevano esaurito le loro risorse di cavalli; le lunghe colonne cariche di equipaggiamenti si trovavano esposte alle imboscate e rendevano difficile la difesa |
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at si mare intretur, promptam ipsis possessionem et hostibus ignotam, simul bellum maturius incipi legionesque et commeatus pariter vehi; integrum equitem equosque per ora et alveos fluminum media in Germania fore [6] Igitur huc intendit, missis ad census Galliarum P Vitellio et C Antio Silius et Anteius et Caecina fabricandae classi praeponuntur mille naves sufficere visae properataeque, aliae breves, angusta puppi proraque et lato utero, quo facilius fluctus tolerarent; quaedam planae carinis, ut sine noxa siderent; plures adpositis utrimque gubernaculis, converso ut repente remigio hinc vel illinc adpellerent; multae pontibus stratae, super quas tormenta veherentur, simul aptae ferendis equis aut commeatui; velis habiles, citae remis augebantur alacritate militum in speciem ac terrorem |
Scegliendo invece la via del mare, l'occupazione poteva risultare rapida per loro e imprevista per i nemici; si poteva anticipare l'inizio della guerra e procedere a un contemporaneo trasporto di legioni e rifornimenti; cavalieri e cavalli sarebbero giunti, attraverso le foci e il corso dei fiumi, con le forze intatte, nel cuore della Germania 6 Punta, dunque, a tale obiettivo e delega a Publio Vitellio e a Gaio Anzio il censimento delle Gallie, mentre Silio, Anteio e Cecina sovraintendono alla costruzione della flotta Parvero bastare mille navi, subito messe in cantiere: alcune corte, strete a poppa e a prua, ma larghe ai fianchi, per reggere meglio alle onde; altre a chiglia piatta, per arenarsi senza danno; la maggior parte coi timoni alle due estremità, in modo che, invertendo improvvisamente la manovra dei remi, potessero approdare a prua o a poppa; molte fornite di ponte per il trasporto di macchine da guerra ma adatte anche a caricare cavalli e viveri; predisposte tutte all'uso della vela e rapide coi remi, apparivano più imponenti e terribili per l'ardore dei soldati |
insula Batavorum in quam convenirent praedicta, ob facilis adpulsus accipiendisque copiis et transmittendum ad bellum opportuna nam Rhenus uno alveo continuus aut modicas insulas circumveniens apud principium agri Batavi velut in duos amnis dividitur, servatque nomen et violentiam cursus, qua Germaniam praevehitur, donec Oceano misceatur: ad Gallicam ripam latior et placidior adfluens (verso cognomento Vahalem accolae dicunt), mox id quoque vocabulum mutat Mosa flumine eiusque inmenso ore eundem in Oceanum effunditur [7] Sed Caesar, dum adiguntur naves, Silium legatum cum expedita manu inruptionem in Chattos facere iubet: ipse audito castellum Lupiae flumini adpositum obsideri, sex legiones eo duxit |
Al concentramento fu destinata l'isola dei Batavi, per i facili approdi e perché adatta all'imbarco delle truppe e al loro trasferimento nelle zone d'operazione Infatti il Reno, che scorre sempre in un unico letto e fluisce attorno a piccole isole, si divide, dove comincia il territorio dei Batavi, come in due fiumi; mantiene il nome e l'impeto della corrente nel ramo che attraversa la Germania fino a mescolarsi con l'Oceano; l'altro braccio scende con corso più ampio e tranquillo verso la riva gallica (e gli indigeni, mutatogli nome, lo chiamano Vahale), ma ben presto cambia anche questo nome e, unendosi alla Mosa, attraverso l'immensa foce di questo fiume, si riversa anch'esso nell'Oceano 7 Frattanto Cesare, mentre le navi si raccoglievano, ordina al legato Silio di attaccare i Catti con una schiera armata alla leggera; quanto a sé, alla notizia che il forte eretto sul fiume Lupia stava subendo un assedio, vi guida sei legioni |
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neque Silio ob subitos imbris aliud actum quam ut modicam praedam et Arpi principis Chattorum coniagem filiamque raperet, neque Caesari copiam pugnae opsessores fecere, ad famam adventus eius dilapsi: tumulum tamen nuper Varianis legionibus structum et veterem aram Druso sitam disiecerant restituit aram honorique patris princeps ipse cum legionibus decucurrit; tumulum iterare haud visum et cuncta inter castellum Alisonem ac Rhenum novis limitibus aggeribusque permunita [8] Iamque classis advenerat, cum praemisso commeatu et distributis in legiones ac socios navibus fossam, cui Drusianae nomen, ingressus precatusque Drusum patrem ut se eadem ausum libens placatusque exemplo ac memoria consiliorum atque operum iuvaret, lacus inde et Oceanum usque ad Amisiam flumen secunda navigatione pervehitur |
Silio, a causa di piogge improvvise, non riuscì che a raccogliere un modesto bottino e rapire la moglie e la figlia di Arpo, capo dei Catti; a Germanico, invece, gli assedianti non diedero l'occasione di una battaglia, perché si dileguarono alla notizia del suo arrivo; Avevano però distrutto il tumulo da poco eretto alle legioni di Varo e l'antica ara innalzata in memoria di Druso Germanico ricostruì l'ara e guidò la sfilata delle legioni, in onore del padre Non gli sembrò il caso di riedificare il tumulo; tutte le zone comprese tra il forte Alisone e il Reno vennero protette con nuove barriere e terrapieni 8 La flotta era ormai giunta e Germanico, mandati avanti i viveri e distribuite le legioni e gli alleati sulle navi, entra nel canale di Druso e, invocato il padre Druso, perché, benigno e propizio, gli venisse in soccorso con l'esempio e il ricordo dei suoi obiettivi, nel momento in cui osava ritentare l'impresa, giunge con felice navigazione al fiume Amisia attraverso i laghi e l'Oceano |
classis Amisiae ore relicta laevo amne, erratumque in eo quod non subvexit aut transposuit militem dextras in terras iturum; ita plures dies efficiendis pontibus absumpti et eques quidem ac legiones prima aestuaria, nondum adcrescente unda, intrepidi transiere: postremum auxiliorum agmen Batavique in parte ea, dom insultant aquis artemque nandi ostentant, turbati et quidam hausti sunt metanti castra Caesari Angrivariorum defectio a tergo nuntiatur: missus ilico Stertinius cum equite et armatura levi igne et caedibus perfidiam ultus est [9] Flumen Visurgis Romanos Cheruscosque interfluebat eius in ripa cum ceteris primoribus Arminius adstitit, quaesitoque an Caesar venisset, postquam adesse responsum est, ut liceret cum fratre conloqui oravit |
Lasciò la flotta sulla sinistra dell'Amisia, commettendo così un errore, per non aver condotto i soldati sulla riva destra, dove avrebbero dovuto marciare; Così si sprecarono più giorni per costruire i ponti Cavalleria e legioni attraversarono in buon ordine i bassifondi alla foce del fiume, prima dell'alta marea; ma gli ausiliari della retroguardia e i Batavi in essa inclusi, mentre affrontavano spavaldi le onde e davano saggio della loro abilità nel nuoto, vennero scompaginati e alcuni affogarono Germanico stava tracciando il campo quando gli riferiscono che, alle spalle, gli Angrivari avevano defezionato; Stertinio venne prontamente inviato alla testa di reparti di cavalleria e di truppe leggere e vendicò, col ferro e col fuoco, il tradimento 9 Scorreva tra i Romani e i Cherusci il fiume Visurgi Si fermò sulle rive Arminio con altri capi e domandò se Cesare Germanico fosse giunto, Alla risposta affermativa, chiese di poter parlare col fratello |
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erat is in exercitu cognomento Flavus, insignis fide et amisso per vulnus oculo paucis ante annis duce Tiberio tum permissu * * progressusque salutatur ab Arminio; qui amotis stipatoribus, ut sagittarii nostra pro ripa dispositi abscederent postulat, et postquam digressi, unde ea deformitas oris interrogat fratrem illo locum et proelium referente, quodnam praemium recepisset exquirit Flavus aucta stipendia, torquem et coronam aliaque militaria dona memorat, inridente Arminio vilia servitii pretia |
Costui militava nell'esercito col nome di Flavo, soldato di straordinaria fedeltà e privo di un occhio, perduto, in seguito a ferita, pochi anni prima, sotto il comando di Tiberio Dopo l'autorizzazione al colloquio del comandante, Stertinio lo accompagnò alla riva e, fattosi avanti Flavo, viene salutato da Arminio, il quale, allontanata la sua scorta, chiede il ritiro dei nostri arcieri, schierati lungo la riva; Dopo il loro arretramento, chiede al fratello l'origine di quello sfregio al volto Gli illustra quest'ultimo il luogo e la battaglia; e allora vuol sapere quale compenso ne abbia avuto Flavo rammenta lo stipendio accresciuto, la collana, la corona e gli altri doni militari, tra il dileggio di Arminio per quegli insignificanti compensi alla sua servitù |