Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 03, Par 01 - 30, pag 5

Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 03, Par 01 - 30

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 03, Par 01 - 30
Nec amplius quam mox tres consulatus, unum paucis diebus, alterum tribus mensibus, tertium absens usque in Idus Maias gessit

[27] Adulationes adeo aversatus est, ut neminem senatorum aut officii aut negotii causa ad lecticam suam admiserit, consularem vero satisfacientem sibi ac per genua orare conantem ita suffugerit, ut caderet supinus; atque etiam, si quid in sermone uel in continua oratione blandius de se diceretur, non dubitaret interpellare ac reprehendere et commutare continuo

Dominus appellatus a quodam denuntiauit, ne se amplius contumeliae causa nominaret

alium dicentem sacras eius occupationes et rursus alium, auctore eo senatum se a[u]disse, uerba mutare et pro auctore suasorem, pro sacris laboriosas dicere coegit
Non esercitò più di tre consolati, il primo per qualche giorno, il secondo per tre mesi e il terzo, senza essere a Roma, fino alle idi di maggio

27 Avversò talmente ogni forma di adulazione che non permise a nessun senatore di avvicinarsi alla sua lettiga, sia per rendergli omaggio, sia per trattare affari e un giorno, poiché un ex console cercò di abbracciargli le ginocchia per chiedergli perdono e rivolgergli una supplica, egli si tirò indietro così bruscamente che cadde supino Inoltre se si parlava di lui in maniera troppo adulatoria in una conversazione o in un discorso continuo, egli non esitava ad interrompere, a biasimare e a far cambiare subito l'espressione

Qualcuno lo aveva chiamato 'signore' ed egli gli ordinò di non fargli più un simile affronto; un altro aveva definito 'sacre' le sue occupazioni e un terzo aveva dichiarato di essersi presentato in Senato su 'suo ordine'

egli li obbligò a modificare le loro espressioni e a dire non 'su suo ordine', ma 'su suo consiglio' e 'laboriose' invece di 'sacre'
[28] Sed et adversus conuicia malosque rumores et famosa de se ac suis carmina firmus ac patiens subinde iactabat in civitate libera linguam mentemque liberas esse debere; et quondam senatu cognitionem de eius modi criminibus ac reis flagitante: 'Non tantum,' inquit, 'otii habemus, ut implicare nos pluribus negotiis debeamus; si hanc fenestram aperueritis, nihil aliud agi sinetis: omnium inimicitiae hoc praetexto ad uos deferentur

' Extat et sermo eius in senatu percivilis: 'Siqvidem locutus aliter fuerit, dabo operam ut rationem factorum meorum dictorumque reddam; si perseuerauerit, in uicem eum odero

[29] Atque haec eo notabiliora erant, quod ipse in appellandis uenerandisque et singulis et universis prope excesserat humanitatis modum
28 Nei confronti delle ingiurie, delle diverse offensive e dei versi satirici che lo riguardavano, insieme con i suoi, fu di una pazienza costante e ripeteva spesso che 'in uno Stato libero la parola e il pensiero dovevano essere liberi'; un giorno al Senato, che sollecitava un'inchiesta su delitti di questo genere e sui loro autori, rispose: 'Abbiamo così poco tempo a disposizione che non è proprio il caso di assumerci altri impegni; se aprite questa porta, vi toglierete la possibilità di fare altre cose Sotto questo pretesto vi saranno deferite tutte le inimicizie personali

Fa testo inoltre un discorso pieno di moderazione che egli tenne in Senato: 'Se qualcuno mi contesta, mi impegnerò a rendergli conto delle mie azioni e delle mie parole; se persevera, lo ricambierò di ugvale avversione

29 Questa attitudine era tanto più notevole in quanto lui stesso rivolgendosi a tutti e a ciascuno quasi superava ogni forma di cortesia
Dissentiens in curia a Q Haterio: 'Ignoscas,' inquit, 'rogo, si quid adversus te liberius sicut senator dixero

' Et deinde omnis adloquens: 'Dixi et nunc et saepe alias, P C , bonum et salutarem principem, quem uos tanta et tam libera potestate instruxistis, senatui servire debere et universis civibus saepe et plerumque etiam singulis; neque id dixisse me paenitet, et bonos et aequos et fauentes uos habui dominos et adhuc habeo

[30] Quin etiam speciem libertatis quandam induxit conseruatis senatui ac magistratibus et maiestate pristina et potestate
Dissentendo da Q Aterio disse: 'Ti prego di perdonarmi se come senatore ho confutato la tua opinione con troppa libertà

Poi, rivolgendosi a tutti, aggiunse: 'L'ho detto molte volte e lo ripeto anche adesso, senatori, che un principe buono e provvidenziale, che voi avete investito di poteri così grandi e illumitati, deve essere al servizio del Senato e di tutti i cittadini e perfino, nella maggior parte dei casi, di ciascuno in particolare; ora non mi pento di aver detto questo perché ho trovato e trovo ancora in voi dei padroni comprensivi, buoni ed equanimi

30 Inoltre, entro una certa misura, diede l'illusione delle libertà lasciando al Senato e ai magistrati il prestigio e i poteri di una volta

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Neque tam paruum quicquam neque tam magnum publici priuatique negotii fuit, de quo non ad patres conscriptos referretur: de vectigalibus ac monopoliis, de extruendis reficiendisue operibus, etiam de legendo uel exauctorando milite ac legionum et auxiliorum discriptione, denique quibus imperium prorogari aut extraordinaria bella mandari, quid et qua[m] forma[m] regum litteris rescribi placeret

Praefectum alae de ui et rapinis reum causam in senatu dicere coegit

Numquam curiam nisi solus intrauit; lectica quondam intro latus aeger comites a se remouit

Non vi fu affare, piccolo o grande, pubblico o privato, di cui non rendesse conto ai senatori: li consultava sulle imposte e sui monopolii, sulla costruzione o sulla restaurazione degli edifici e anche sulla leva e sul congedo delle truppe, sulla ripartizione delle legioni e delle forze ausiliarie, infine sulla proroga dei comandi o sull'incarico a questo o a quello delle guerre straordinarie, sul contenuto e la forma delle risposte da dare alle lettere dei re

Tiberio costrinse il comandante di un'ala della cavalleria, accusato di violenza e di rapina, a discolparsi davanti al Senato

In curia ci entrò sempre da solo e una volta che era malato vi si fece condurre in lettiga, ma allontanò il suo seguito

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