Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 03, Par 01 - 30, pag 4

Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 03, Par 01 - 30

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 03, Par 01 - 30
Sed re prospere gesta non multum afuit quin a Bructero quodam occideretur, cui inter proximos versanti et trepidatione detecto tormentis expressa confessio est cogitati facinoris

[20] A Germania in urbem post biennium regressus triumphum, quem distulerat, egit prosequentibus etiam legatis, quibus triumphalia ornamenta impetrarat

Ac prius quam in Capitolium flecteret, descendit e curru seque praesidenti patri ad genua summisit

Batonem Pannonium ducem ingentibus donatum praemiis Rauennam transtulit, gratiam referens, quod se quondam cum exercitu iniquitate loci circumclusum passus es[se]t euadere

prandium dehinc populo mille mensis et congiarium trecenos nummos viritim dedit

Dedicauit et Concordiae aedem, item Pollucis et Castoris suo fratrisque nomine de manubiis
Tuttavia, dopo un successo, poco mancò non venisse ucciso da un bruttero che, mescolandosi alle persone che gli stavano attorno, fu tradito dal suo stato di agitazione e, sotto la tortura, si lasciò sfuggire la confessione del delitto che aveva meditato

20 Trascorsi due anni in Germania, ritorno a Roma e celebrò quel trionfo che aveva rimandato, facendosi anche accompagnare dai suoi luogotenenti per i quali aveva ottenuto le insegne del trionfo

Prima di dirigersi verso il Campidoglio, discese dal suo carro e si inginocchiò davanti a suo padre, che presiedeva la cerimonia

Concessi splendidi doni al comandante pannonico Batone, lo sistemò a Ravenna a titolo di riconoscenza per avergli un giorno permesso di fuggire da un luogo pericoloso nel qvale si era trovato chiuso con l'esercito

Offrì poi al popolo un banchetto di mille tavoli e distribuì danaro in ragione di trecento sesterzi a testa

Inoltre, con il bottino di guerra, dedicò un tempio alla Concordia e un altro a Castore e Polluce, a nome suo e di suo fratello
[21] Ac non multo post lege per consules lata, ut provincias cum Augusto communiter administraret simulque censum a[u]geret, condito lustro in Illyricum profectus est

Et statim ex itinere revocatus iam qvidem adfectum, sed tamen spirantem adhuc Augustum repperit fuitque una secreto per totum diem

Scio uulgo persuasum quasi egresso post secretum sermonem Tiberio uox Augusti per cubicularios excepta sit: 'Miserum populum R , qui sub tam lentis maxillis erit

' Ne illud qvidem ignoro aliquos tradidisse, Augustum palam nec dissimulanter morum eius diritatem adeo improbasse, ut nonnumquam remissiores hilarioresque sermones superueniente eo abrumperet; sed expugnatum precibus uxoris adoptionem non abnvisse, uel etiam ambitione tractum, ut tali successore desiderabilior ipse quandoque fieret
21 Poco tempo dopo, poiché i consoli avevano promulgato una legge in virtù della qvale egli doveva amministrare le province d'accordo con Augusto e con lui fare il censimento, scaduto dalla carica di censore, partì per l'Illirico

Richiamato indietro immediatamente, mentre ancora era in viaggio, trovò Augusto già debolissimo, ma ancora vivo e passò un giorno intero completamente solo con lui

Io so che, secondo l'opinione corrente, quando Tiberio se ne andò, dopo questo colloquio segreto, gli schiavi di camera avrebbero colto a volo questa esclamazione di Augusto: 'Povero popolo romano che cadrà sotto mascelle così lente

' So anche che alcuni hanno tramandato che Augusto biasimò apertamente e senza ipocrisie il carattere austero di Tiberio, al punto che arrivava ad interrompere conversazioni troppo frivole e allegre quando lo vedeva sopraggiungere; ma sembra che non abbia rifiutato l'adozione perché vinto dalla preghiera di sua moglie, forse anche spinto dall'ambizione di essere un giorno ancor più rimpianto quando avesse avuto un tale successore
Adduci tamen nequeo quin existimem, circumspectissimum et prudentissimum principem in tanto praesertim negotio nihil temere fecisse; sed uitiis Tiberi[i] virtutibusque perpensis potiores duxisse virtutes, praesertim cum et rei P causa adoptare se eum pro contione iurauerit et epistulis aliquot ut peritissimum rei militaris utque unicum P R praesidium prosequatur Ex quibus in exemplum pauca hinc inde subieci

'Vale, iucundissime Tiberi, et feliciter rem gere, emoi kai tais mouicacaist stratægøn Iucundissime et ita sim felix, vir fortissime et dux nomimøtate, vale

Ordinem aestiuorum tuorum ego vero, mi Tiberi, et inter tot rerum difficultates kai tosautæn apothym[e]ian tøn strateuomenøn non potvisse quemquam prudentius gerere se quam tu gesseris, existimo
D'altra parte non posso credere che un principe tanto riflessivo e prudente si sia comportato alla leggera, soprattutto in una questione così importante; penso piuttosto che, dopo aver soppesato i vizi e le virtù di Liberio, abbia trovato queste più apprezzabili, soprattutto se considero che, davanti all'assemblea e sotto giuramento, dichiarò di adottarlo nell'interesse dello Stato e che in numerose lettere lo esalta come un generale valente e come l'unica sicurezza del popolo romano Di queste lettere, a titolo di esempio cito alcuni brani che prendo qua e là: 'Addio, adorabilissimo Tiberio Conduci felicemente l'impresa per me e per i nostri comandanti

Addio, amabilissimo, e possa io essere felice, come tu sei il più valente degli uomini e il più saggio dei generali' 'Ammirevole l'ordine dei tuoi accampamenti estivi

Per quel che mi riguarda, mio caro Tiberio, pensa che in mezzo a tante circostanze difficili, con truppe così demoralizzate, nessuno avrebbe potuto comportarsi più saggiamente di te

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Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 01, Par 41 - 61
Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 01, Par 41 - 61

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 01, Par 41 - 61

[h]ii quoque qui tecum fuerunt omnes confitentur, versum illum in te posse dici: unus homo nobis vigilando restituit rem

Sive quid incidit de quo sit cogitandum diligentius, siue quid stomachor, ualde medius Fidius Tiberium meum desidero succurritque versus ille Homericus: toutou g' hespmenoio kai ek pyros aithomenoio amphø nostæsaimen, epi perioide noæsai

Attenuatum te esse continuatione laborum cum audio et lego, di me perdant nisi cohorrescit corpus meum; teque oro ut parcas tibi, ne si te languere audierimus, et ego et mater tua expiremus et summa imperi sui populus R periclitetur

Nihil interest valeam ipse necne, si tu non valebis

Deos obsecro, ut te nobis conseruent et valere nunc et semper patiantur, si non P R perosi sunt

[22] Excessum Augusti non prius palam fecit, quam Agrippa iuvene interempto
D'altra parte tutti coloro che ti sono stati compagni d'armi dicono chiaramente che ben ti si addice il famoso verso: 'La vigilanza di un solo uomo ha ristabilito il nostro impero

' 'Sia quando si presenta un affare che richiede serie riflessioni, sia quando mi trovo in contrarietà, per Dio rimpiango il mio Tiberio e mi torna a mente quel famoso verso di Omero: 'Se egli fosse con me, ci tireremmo fuori anche da un fuoco ardente, perché imbattibile negli espedienti

' 'Quando sento dire e quando leggo che questo sforzo continuo ti consuma, gli dei mi perdano se non è vero che rabbrividisco in tutto il corpo; ti raccomando di aver cura di te, perché se dovessimo sapere che sei ammalato, tua madre ed io ne moriremmo e tutto l'Impero del popolo romano correrebbe un grave pericolo

'Non m'importa niente di star bene o no, se tu non stai bene

'Supplico gli dei di conservarti a noi e, se non hanno in odio il popolo romano, di mantenerti in buona salute

22 Tiberio non divulgò la notizia della morte di Augusto prima dell'uccisione del giovane Agrippa
Hunc tribunus militum custos appositus occidit lectis codicillis, quibus ut id faceret iubebatur; quos codicillos dubium fuit, Augustusne moriens reliqvisset, quo materiam tumultus post se subduceret; an nomine Augusti Livia et ea conscio Tiberio an ignaro, dictasset

Tiberius renuntianti tribuno, factum esse quod imperasset, neque imperasse se et redditurum eum senatui rationem respondit, inuidiam scilicet in praesentia uitans Nam mox silentio rem obliterauit

[23] Iure autem tribuniciae potestatis coacto senatu incohataque adlocutione derepente velut impar dolori congemuit, utque non solum uox sed et spiritus deficeret optauit ac perlegendum librum Druso filio tradidit
Lo soppresse un tribuno militare addetto alla sua custodia, quando ebbe letto gli scritti con i quali gli si ordinava di procedere Non si sa se questi scritti li abbia lasciati Augusto, prima di morire, per sopprimere ciò che poteva provocare turbamenti dopo di lui, oppure se li abbia dettati Livia, in nome di Augusto, con la complicità o meno di Tiberio

Quando il tribuno venne a dirgli che era stato fatto ciò che aveva ordinato, Tiberio rispose che non aveva ordinato niente e che avrebbe dovuto rendere conto davanti al Senato Così, naturalmente, evitava, per il momento, di attirarsi l'odio pubblico: poi la questione passò sotto silenzio, e fu dimenticata

23 Convocato il Senato, in virtù dei suoi poteri tribunizi, cominciò un'allocuzione, poi, improvvisamente, come se cedesse al dolore, emise profondi sospiri dicendo di voler perdere non solo la voce, ma anche la vita e incaricò il figlio Druso di leggere il suo discorso

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Inlatum deinde Augusti testamentum, non admissis signatoribus nisi senatorii ordinis, ceteris extra curiam signa agnoscentibus, recitauit per libertum

testamenti initium fuit: 'Quoniam atrox fortuna Gaium et Lucium filios mihi eripuit, Tiberius Caesar mihi ex parte dimidia et sextante heres esto

' Quo et ipso aucta suspicio est opinantium successorem ascitum eum necessitate magis quam iudicio, quando ita praefari non abstinuerit
Fu portato quindi il testamento di Augusto e tra i firmatari furono ammessi soltanto i membri dell'ordine senatoriale, mentre gli altri avrebbero riconosciuto la loro firma fuori della Curia

Fece leggere da un liberto questo testamento che cominciava così: 'Poiché una sorte crudele mi ha tolto i miei figli Gaio e Lucio, sia Tiberio Cesare mio erede per la metà più un sesto

Proprio questa formula confermò il sospetto di coloro che pensavano che Augusto lo avesse scelto come successore più per necessità che per convinzione, dal momento che non si era astenuto dal fare una simile premessa
[24] Principatum, quamvis neque occupare confestim neque agere dubitasset, et statione militum, hoc est ui et specie dominationis assumpta, diu tamen recusauit, impudentissimo mimo nunc adhortantis amicos increpans ut ignaros, quanta belua esset imperium, nunc precantem senatum et procumbentem sibi ad genua ambigvis responsis et callida cunctatione suspendens, ut quidam patientiam rumperent atque unus in tumultu proclamaret: 'Aut agat aut desistat

' Alter coram exprobraret ceteros, quod polliciti sint tarde praestare, se[d] ipsum, quod praestet tarde polliceri

Tandem quasi coactus et querens miseram et onerosam iniungi sibi seruitutem, recepit imperium; nec tamen aliter, quam ut depositurum se quandoque spem faceret
24 Sebbene non avesse mai esitato ad impossessarsi subito del potere e a esercitarlo, perché si diede anche una guardia militare, vale a dire la forza e i simboli della sovranità, tuttavia lo rifiutò a lungo Recitando la più impudente commedia, ora rispondeva alle sollecitazioni dei suoi amici, rimproverando loro di non sapere qvale bestia mostruosa fosse l'Impero, ora, quando il Senato lo supplicava, gettandosi ai suoi piedi, lo teneva in sospeso con risposte equivoche e astute, al punto che alcuni persero la pazienza e uno gridò, nel bel mezzo di questa agitazione: 'O accetti, o rinunci

', mentre un altro gli disse in faccia che se alcuni erano lenti a mantenere ciò che avevano promesso, lui al contrario era lento a promettere ciò che già teneva

Alla fine, quasi costretto e lamentandosi di addossarsi una miserabile e pesante schiavitù, accettò l'Impero, non rinunciando però ad esprimere la speranza che un bel giorno se ne sarebbe scaricato

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Ipsius uerba sunt: 'Dum ueniam ad id tempus, quo uobis aequum possit videri dare uos aliquam senectuti meae requiem

[25] Cunctandi causa erat metus undique imminentium discriminum, ut saepe lupum se auribus tenere diceret

Nam et seruus Agrippae Clemens nomine non contemnendam manum in ultionem domini compararat et L Scribonius Libo vir nobilis res nouas clam moliebatur et duplex seditio militum in Illyrico et in Germania exorta est

Flagitabant ambo exercitus multa extra ordinem, ante omnia ut aequarentur stipendio praetoriani[s]

Germaniciani qvidem etiam principem detractabant non a se datum summaque ui Germanicum, qui tum iis praeerat, ad capessendam rem P urgebant, quanquam obfirmate resistentem
Ecco le sue testuali parole: 'Fino a quando arriverò al momento in cui a voi sembrerà giusto accordare un po' di riposo alla mia vecchiaia

25 La sua esitazione fu causata dal timore di danni che lo minacciavano da tutte le parti: così era solito dire spesso che 'teneva il lupo per le orecchie'

In realtà uno schiavo di Agrippa, chiamato Clemente, aveva raccolto, per vendicare il suo padrone, una schiera non disprezzabile di uomini e L Scribonio Libone, un personaggio nobile, preparava segretamente una rivoluzione, Infine una duplice sedizione militare scoppiò nell'Illirico e in Germania

I due eserciti reclamavano numerose concessioni, ma prima di tutto una paga ugvale a quella dei pretoriani

Le truppe della Germania arrivavano perfino a rifiutare di riconoscere un imperatore non designato da loro e facevano pressione, con estrema violenza, su Germanico, che allora le comandava, perché si impadronisse del potere, benché questi resistesse energicamente
Quem maxime casum timens, partes sibi quas senatui liberet, tuendas in re P depoposcit, quando universae sufficere solus nemo posset nisi cum altero uel etiam cum pluribus

Simulauit et ualitudinem, quo aequiore animo Germanicus celerem successionem uel certe societatem principatus opperiretur

Compositis seditionibus Clementem quoque fraude deceptum redegit in potestatem

Libonem, ne quid in novitate acerbius fieret, secundo demum anno in senatu coarguit, medio temporis spatio tantum cavere contentus; nam et inter pontifices sacrificanti simul pro secespita plumbeum cultrum subiciendum curauit et secretum petenti non nisi adhibito Druso filio dedit dextramque obambulantis veluti incumbens, quoad perageretur sermo, continuit
Paventando soprattutto questo pericolo, Tiberio chiese al Senato di lasciargli, nel governo, quei compiti che il Senato stesso preferiva, dal momento che nessuno, da solo, poteva provvedere a tutto senza aver uno o anche più colleghi

Finse perfino di essere malato per indurre Germanico ad aspettare con pazienza una prossima successione e una sicura associazione al governo

Una volta placate le sedizioni, fece prigioniero anche Clemente con la frode

Per non esordire poi con troppo rigore, accusò Libone davanti al Senato soltanto due anni più tardi, limitandosi, per quel breve periodo di tempo, a prendere alcune precauzioni nei suoi confronti; infatti un giorno in cui sacrificavano insieme con gli altri pontefici, gli fece dare, al posto di quello ritvale, un coltello di piombo e quando Libone gli chiese una udienza particolare gliela concesse soltanto in presenza del figlio Druso e fingendo di appoggiarsi a lui, durante la passeggiata, gli tenne la mano destra fino al termine della loro conversazione

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[26] Verum liberatus metu civilem admodum inter initia ac paulo minus quam priuatum egit

Ex plurimis maximisque honoribus praeter paucos et modicos non recepit

Natalem suum plebeis incurrentem circensibus vix unius bigae adiectione honorari passus est

Templa, flamines, sacerdotes decerni sibi prohibuit, etiam statuas atque imagines nisi permittente se poni; permisitque ea sola condicione, ne inter simulacra deorum sed inter ornamenta aedium ponerentur

Intercessit et quo minus in acta sua iuraretur, et ne mensis September Tiberius, October Liuius uocarentur

Praenomen quoque imperatoris cognomenque patris patriae et civicam in uestibulo coronam recusauit; ac ne Augusti qvidem nomen, quanquam hereditarium, nullis nisi ad reges ac dynastas epistulis addidit
26 Liberato alla fine dai suoi timori, nei primi tempi si comportò veramente come un normale cittadino e poco meno di un privato

In mezzo ad una quantità enorme di onori straordinari, ne accettò soltanto alcuni e senza esagerare

Poiché il giorno del suo compleanno cadeva durante la celebrazione dei giochi plebei, permise soltanto che lo si onorasse con l'aggiunta di un carro a due cavalli

Proibì che gli venissero consacrati templi, flamini, sacerdoti e perfino che gli venissero erette statue senza la sua autorizzazione, e quando lo permetteva, poneva come condizione che non venissero collocate in mezzo alle immagini degli dei, ma che figurassero come ornamenti degli edifici

Non volle che si giurasse per i suoi atti, che il mese di settembre fosse chiamato Tiberio e quello di ottobre Livio

Rifiutò il titolo di imperatore e il soprannome di 'Padre della patria' e corone civiche nel suo vestibolo Non aggiunse nemmeno al suo il nome di Augusto, che aveva ereditato, e lo usò soltanto nelle lettere ai re e ai sovrani

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