Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 09-10 Parte 02, pag 2

Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 09-10 Parte 02

Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libri 09-10 Parte 02

Eximendum hoc e pectore est; alioqui haesitabit impetum moratura suspicio; trudetur in id quod invadendum est

Nostri quidem videri volunt Zenonis interrogationem veram esse, fallacem autem alteram et falsam quae illi opponitur

Ego non redigo ista ad legem dialecticam et ad illos artificii veternosissimi nodos: totum genus istuc exturbandum iudico quo circumscribi se qui interrogatur existimat et ad confessionem perductus aliud respondet, aliud putat

Pro veritate simplicius agendum est, contra metum fortius

Haec ipsa quae involvuntur ab illis solvere malim et expandere, ut persuadeam, non ut inponam

In aciem educturus exercitum pro coniugibus ac liberis mortem obiturum quomodo exhortabitur

Do tibi Fabios totum rei publicae bellum in unam transferentes domum
Cancella dall'intimo questa convinzione, altrimenti il sospetto, che è causa di indugio, arresterà il nostro slancio; si finisce per essere trascinati in quella situazione sulla quale ci si doveva gettare con entusiasmo

Gli Stoici vorrebbero che fosse preso per buono il sillogismo di Zenone, e giudicato ingannevole e falso quello che gli viene opposto

Io non riduco l'argomento a formule dialettiche, a intrichi artificiosi e oziosi: penso che tutti questi tipi di argomentazione debbano essere tolti di mezzo: chi è interrogato si sente irretito e quando arriva il momento di esprimere il proprio parere dice una cosa e ne pensa un'altra

Per difendere la verità ci vuole più schiettezza, e più coraggio per combattere la paura

Io preferirei sciogliere e spiegare i nodi che essi intrecciano, per persuadere, non per ingannare

Al momento di condurre l'esercito sul campo di battaglia ad affrontare la morte in difesa delle spose e dei figli, come gli farai coraggio

Prendi i Fab che hanno addossato a una sola famiglia tutta una guerra di stato
Laconas tibi ostendo in ipsis Thermopylarum angustiis positos: nec victoriam sperant nec reditum; ille locus illis sepulchrum futurus est

Quemadmodum exhortaris ut totius gentis ruinam obiectis corporibus excipiant et vita potius quam loco cedant

Dices 'quod malum est gloriosum non est; mors gloriosa est; mors ergo non malum'

O efficacem contionem

Quis post hanc dubitet se infestis ingerere mucronibus et stans mori

At ille Leonidas quam fortiter illos adlocutus est

'Sic', inquit 'conmilitones, prandete tamquam apud inferos cenaturi

' Non in ore crevit cibus, non haesit in faucibus, non elapsus est manibus: alacres et ad prandium illi promiserunt et ad cenam

Quid

dux ille Romanus, qui ad occupandum locum milites missos, cum per ingentem hostium exercitum ituri essent, sic adlocutus est: 'ire, conmilitones, illo necesse est unde redire non est necesse'
E gli Spartani appostati al passo delle Termopili: non sperano nella vittoria e nemmeno nel ritorno; quel luogo sarà il loro sepolcro

Come li esorterai a sostenere, facendo scudo coi loro corpi, l'impeto di tutto un popolo e lasciare la vita piuttosto che il loro posto

Dirai loro: Il male non è motivo di gloria; la morte è motivo di gloria; dunque la morte non è un male

Che discorso efficace

Dopo averlo ascoltato chi esiterebbe a lanciarsi contro le spade nemiche e a morire sul posto

Ma che parole coraggiose rivolse loro Leonida

Compagni, disse, pranzate sapendo che cenerete agli inferi

Il cibo non crebbe loro in bocca, non si fermò in gola, non cadde dalle mani: allegri accettarono tanto l'invito a pranzo quanto quello a cena

E allora

Un famoso condottiero romano, che mandava i suoi soldati a occupare una posizione e ad affrontare ingenti forze nemiche, parlò così: Soldati, è necessario andare là, ma non è necessario fare ritorno
Vides quam simplex et imperiosa virtus sit: quem mortalium circumscriptiones vestrae fortiorem facere, quem erectiorem possunt

frangunt animum, qui numquam minus contrahendus est et in minuta ac spinosa cogendus quam cum ad aliquid grande conponitur

Non trecentis, sed omnibus mortalibus mortis timor detrahi debet

Quomodo illos doces malum non esse

quomodo opiniones totius aevi, quibus protinus infantia inbuitur, evincis

quod auxilium invenis quid dicis inbecillitati humanae

quid dicis quo inflammati in media pericula inruant

qua oratione hunc timendi consensum, quibus ingenii viribus obnixam contra te persuasionem humani generis avertis

verba mihi captiosa componis et interrogatiunculas nectis

Magnis telis magna portenta feriuntur
Vedi come è semplice e potente la virtù: i vostri sofismi non possono rendere nessuno più forte, nessuno più coraggioso

Fiaccano lo spirito che, invece, non deve essere limitato e costretto in questioni capziose e di poco conto, soprattutto quando si prepara a un'azione importante

Non a trecento soldati, ma a tutti gli uomini bisogna togliere la paura della morte

Come insegnerai loro che non è un male

Come vincerai le convinzioni di sempre che ci vengono inculcate fin dall'infanzia

Quale aiuto troverai per la debolezza umana

Cosa dirai perché infiammati affrontino il pericolo

Con quali parole allontanerai questa paura comune, con quali forze d'ingegno scaccerai questa radicata opinione dell'umanità in contrasto con il tuo pensiero

Mi metterai insieme discorsi capziosi per trarne conclusioni assurde

Ci vogliono grandi armi per uccidere grandi mostri

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Seneca, Lettere a Lucilio: Libro 16
Seneca, Lettere a Lucilio: Libro 16

Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libro 16

Serpentem illam in Africa saevam et Romanis legionibus bello ipso terribiliorem frustra sagittis fundisque petierunt: ne Pythio quidem vulnerabilis erat

Cum ingens magnitudo pro vastitate corporis solida ferrum et quidquid humanae torserant manus reiceret, molaribus demum fracta saxis est

Et adversus mortem tu tam minuta iacularis

subula leonem excipis

Acuta sunt ista quae dicis: nihil est acutius arista; quaedam inutilia et inefficacia ipsa subtilitas reddit

Vale

Singulos dies tibi meos et quidem totos indicari iubes:bene de me iudicas si nihil esse in illis putas quod abscondam

Sic certe vivendum est tamquam in conspectu vivamus, sic cogitandum tamquam aliquis in pectus intimum introspicere possit: et potest

Quid enim prodest ab homine aliquid esse secretum
In Africa i soldati cercarono invano di colpire con frecce e fionde quel terribile serpente che atterriva le legioni romane più della stessa guerra: neppure Apollo avrebbe potuto ferirlo

Il suo corpo di smisurate dimensioni era massiccio, e le lance e tutte le armi scagliate dalle mani degli uomini le respingeva; infine, fu schiacciato sotto enormi macigni

E tu scagli contro la morte armi tanto ridicole

Affronti il leone con una lesina

Quello che dici è sottile: niente è più sottile di una spiga; è la sottigliezza stessa a rendere inutili e inefficaci certe cose

Stammi bene

Mi chiedi di descriverti interamente ogni mia giornata: mi stimi molto se pensi che io non abbia niente da nasconderti

Dobbiamo vivere come se fossimo in pubblico e pensare come se qualcuno potesse guardarci dentro: ed è possibile

Che giova nascondere qualcosa agli uomini
nihil deo clusum est; interest animis nostris et cogitationibus medius intervenit sic 'intervenit' dico tamquam aliquando discedat

Faciam ergo quod iubes, et quid agam et quo ordine libenter tibi scribam

Observabo me protinus et, quod est utilissimum, diem meum recognoscam

Hoc nos pessimos facit, quod nemo vitam suam respicit; quid facturi simus cogitamus, et id raro, quid fecerimus non cogitamus; atqui consilium futuri ex praeterito venit

Hodiernus dies solidus est, nemo ex illo quicquam mihi eripuit; totus inter stratum lectionemque divisus est; minimum exercitationi corporis datum, et hoc nomine ago gratias senectuti: non magno mihi constat

Cum me movi, lassus sum; hic autem est exercitationis etiam fortissimis finis

Progymnastas meos quaeris
Dio vede tutto; è nelle nostre anime e interviene nei nostri pensieri - dico interviene come se a volte se ne allontanasse

Farò dunque, come vuoi e ti scriverò volentieri quello che faccio e in che ordine

Rivolgerò immediatamente l'attenzione su me stesso e, cosa utilissima, passerò in rassegna la mia giornata

Nessuno esamina la propria vita ed è questo che ci rende veramente malvagi; noi pensiamo, e di rado, a quello che faremmo, mai a quello che abbiamo fatto; eppure l'ammaestramento per il futuro ci viene dal passato

Oggi è stata una giornata piena, nessuno mi ha fatto perdere nemmeno un attimo; l'ho divisa interamente tra il letto e la lettura; alla ginnastica ho dedicato pochissimo tempo e di questo ringrazio la vecchiaia: non mi costa molto

Appena mi muovo, mi stanco; e anche per i più forti il fine della ginnastica è questo

Vuoi sapere quali siano gli schiavi che mi fanno compagnia durante gli eserciz

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unus mihi sufficit Pharius, puer, ut scis, amabilis, sed mutabitur: iam aliquem teneriorem quaero

Hic quidem ait nos eandem crisin habere, quia utrique dentes cadunt

Sed iam vix illum adsequor currentem et intra paucissimos dies non potero: vide quid exercitatio cotidiana proficiat

Cito magnum intervallum fit inter duos in diversum euntes: eodem tempore ille ascendit, ego descendo, nec ignoras quanto ex his velocius alterum fiat

Mentitus sum; iam enim aetas nostra non descendit sed cadit

Quomodo tamen hodiernum certamen nobis cesserit quaeris

quod raro cursoribus evenit, hieran fecimus

Ab hac fatigatione magis quam exercitatione in frigidam descendi: hoc apud me vocatur parum calda
Mi basta il solo Fario, un fanciullo, come sai, amabile, ma lo cambierò: ne cerco ormai uno più giovane

Egli dice che noi attraversiamo la stessa crisi: a entrambi cadono i denti

Ma ormai nella corsa gli tengo dietro a stento e tra pochissimi giorni non ce la farò più: vedi a che serve l'esercizio quotidiano

Presto la distanza tra noi due che andiamo in direzioni opposte sarà grande: nello stesso momento lui sale e io scendo, e tu sai quanto la discesa sia più veloce della salita

Ma non ho detto la verità; ormai la mia vita non scende, precipita

Chiedi come è finita la gara di oggi

Siamo arrivati alla pari, cosa rara per dei corridori

Dopo la corsa, che è stata più una fatica che un esercizio, ho fatto il bagno nell'acqua fredda: chiamo così l'acqua non molto calda
Ille tantus psychrolutes, qui kalendis Ianuariis euripum salutabam, qui anno novo quemadmodum legere, scribere, dicere aliquid, sic auspicabar in Virginem desilire, primum ad Tiberim transtuli castra, deinde ad hoc solium quod, cum fortissimus sum et omnia bona fide fiunt, sol temperat: non multum mihi ad balneum superest

Panis deinde siccus et sine mensa prandium, post quod non sunt lavandae manus

Dormio minimum Consuetudinem meam nosti: brevissimo somno utor et quasi interiungo; satis est mihi vigilare desisse; aliquando dormisse me scio, aliquando suspicor

Ecce circensium obstrepit clamor; subita aliqua et universa voce feriuntur aures meae, nec cogitationem meam excutiunt, ne interrumpunt quidem

Fremitum patientissime fero; multae voces et in unum confusae pro fluctu mihi sunt aut vento silvam verberante et ceteris sine intellectu sonantibus
Io che amavo tanto tuffarmi nell'acqua gelata, che il primo gennaio salutavo i canali intorno al Circo, che cominciavo il nuovo anno non solo leggendo, scrivendo, conversando un po', ma anche facendo un tuffo nella sorgente chiamata Vergine, ho spostato dapprima le tende al Tevere, poi a questa tinozza scaldata dal sole, quando sono, però particolarmente in forze e va tutto bene: non per molto tempo ancora farò bagni

Quindi il pranzo: pane secco, senza mettersi a tavola: dopo un simile pasto non occorre lavarsi le mani

Dormo pochissimo, tu conosci le mie abitudini: faccio sonni brevissimi e a intervalli; mi basta riposarmi un po'; a volte so di aver dormito, a volte non ne sono sicuro

Ecco, si sentono grida provenire dal Circo; un vociare improvviso e generale mi ferisce le orecchie, ma non mi distoglie dai miei pensieri, e neppure li interrompe

Sopporto il rumore con molta pazienza, il vociare confuso della folla è per me come l'infrangersi delle onde o il vento che sferza gli alberi o altri suoni indistinti

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Quid ergo est nunc cui animum adiecerim

dicam

Superest ex hesterno mihi cogitatio quid sibi voluerint prudentissimi viri qui rerum maximarum probationes levissimas et perplexas fecerint, quae ut sint verae, tamen mendacio similes sunt

Vult nos ab ebrietate deterrere Zenon, vir maximus, huius sectae fortissimae ac sanctissimae conditor

Audi ergo quemadmodum colligat virum bonum non futurum ebrium: 'ebrio secretum sermonem nemo committit, viro autem bono committit; ergo vir bonus ebrius non erit'

Quemadmodum opposita interrogatione simili derideatur adtende satis enim est unam ponere ex multis: 'dormienti nemo secretum sermonem committit, viro autem bono committit; vir bonus ergo non dormit'

Quo uno modo potest Posidonius Zenonis nostri causam agit, sed ne sic quidem, ut existimo, agi potest
Quali sono i miei pensieri

Eccoli

Ieri ho fatto una riflessione che devo ancora risolvere: a che mirano uomini tra i più saggi dando di problemi veramente importanti dimostrazioni superficialissime e capziose che, se pure sono vere, sembrano false

Quell'uomo straordinario che fu Zenone, fondatore di questa fortissima e venerandissima scuola filosofica, vuole tenerci lontani dall'ubriachezza

Senti come cerca di concludere che l'uomo virtuoso non sarà mai ubriaco: Nessuno confida a un ubriaco un segreto, lo confida a un uomo onesto, dunque, l'uomo onesto non sarà mai ubriaco

Guarda come questo sillogismo può essere messo in ridicolo da uno simile, ma contrario (basta citarne uno dei molti): Nessuno confida a un uomo che dorme un segreto, a un uomo onesto lo confida; quindi, l'uomo onesto non dorme

Posidonio cerca di difendere il nostro Zenone nell'unico modo possibile, ma nemmeno così, a mio parere, può essere difeso
Ait enim 'ebrium' duobus modis dici, altero cum aliquis vino gravis est et inpos sui, altero si solet ebrius fieri et huic obnoxius vitio est; hunc a Zenone dici qui soleat fieri ebrius, non qui sit; huic autem neminem commissurum arcana quae per vinum eloqui possit

Quod est falsum; prima enim illa interrogatio conplectitur eum qui est ebrius, non eum qui futurus est

Plurimum enim interesse concedes et inter ebrium et ebriosum: potest et qui ebrius est tunc primum esse nec habere hoc vitium, et qui ebriosus est saepe extra ebrietatem esse; itaque id intellego quod significari verbo isto solet, praesertim cum ab homine diligentiam professo ponatur et verba examinante

Adice nunc quod, si hoc intellexit Zenon et nos intellegere noluit, ambiguitate verbi quaesiit locum fraudi, quod faciendum non est ubi veritas quaeritur
Sostiene che ubriaco si può usare in due sensi, il primo quando uno è pieno di vino e non è padrone di sé, il secondo se uno è solitamente ubriaco ed è soggetto a questo vizio; Zenone parla non di chi è ubriaco, ma di chi lo è abitualmente; a costui nessuno affiderebbe un segreto perché potrebbe rivelarlo sotto l'effetto del vino

Ma questo è falso; la prima parte del sillogismo si riferisce a chi è ubriaco, non a chi lo sarà

Devi ammettere che c'è una grande differenza tra un ubriaco e un ubriacone: chi è ubriaco può esserlo allora per la prima volta e non avere questo vizio, e l'ubriacone spesso può essere sobrio; la parola ubriaco, perciò io la intendo nel suo senso comune, soprattutto perché viene usata da un uomo notoriamente preciso e solito a pesare le parole

Inoltre, se Zenone ha inteso una cosa e voleva che noi ne intendessimo un'altra, ha cercato di ingannarci usando una parola ambigua, e questo è inammissibile quando si ricerca la verità

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Sed sane hoc senserit: quod sequitur falsum est, ei qui soleat ebrius fieri non committi sermonem secretum

Cogita enim quam multis militibus non semper sobriis et imperator et tribunus et centurio tacenda mandaverint

De illa C Caesaris caede, illius dico qui superato Pompeio rem publicam tenuit, tam creditum est Tillio Cimbro quam C Cassio

Cassius tota vita aquam bibit, Tillius Cimber et nimius erat in vino et scordalus

In hanc rem iocatus est ipse: 'ego' inquit 'quemquam feram, qui vinum ferre non possum

' Sibi quisque nunc nominet eos quibus scit et vinum male credi et sermonem bene; unum tamen exemplum quod occurrit mihi referam, ne intercidat

Instruenda est enim vita exemplis inlustribus, nec semper confugiamus ad vetera

L Piso, urbis custos, ebrius ex quo semel factus est fuit
Ma ammettiamo pure che l'abbia intesa in questo senso: la seconda parte, però cioè che non si confida un segreto a chi è abitualmente ubriaco è falsa

Pensa a quanti soldati non sempre sobri il comandante, il tribuno o il centurione hanno affidato messaggi segreti

Per l'assassinio di Cesare, parlo di quello che prese il potere dopo aver sconfitto Pompeo, ci si affidò sia a Tillio Cimbro, sia a C Cassio

Cassio era completamente astemio, Tillio Cimbro era un ubriacone e un attaccabrighe

Su questo fatto scherzava lui stesso: Io che non posso tollerare il vino, diceva, come potrei sopportare qualcuno

Ciascuno di noi potrebbe a questo punto nominare delle persone a cui sa di non poter affidare del vino, ma un segreto sì; io citerò un solo esempio che mi viene in mente e vorrei che fosse ricordato perché non si perda

La nostra vita dobbiamo formarla con esempi celebri, senza ricorrere sempre a quelli antichi

Pisone, prefetto di Roma, era sempre ubriaco fin dal giorno in cui fu eletto

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