Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 23, Paragrafi 41-68

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 23, Paragrafi 41-68

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 23, Paragrafi 41-68
[41] Corpus augere volentibus aut mollire alvum conducit inter cibos bibere, contra minuentibus alvumque cohibentibus sitire in edendo, postea parum bibere

vinum ieiunos bibere novicio invento inutilissimum est curiosis vigoremque animi ad procinctum tendentibus; somno vero ac securitatibus iamdudum hoc fuit, quod Homerica illa Helena ante cibum ministravit

sic quoque in proverbium cessit sapientiam vino obumbrari

[42] vino demus homines, quod soli animalium non sitientes bibimus

aquae potum interponere utilissimum itemque iugi superbibere

ebrietatem quidem frigidae potus extemplo discutit

[43] meracis potionibus per XX dies ante canis ortum totidemque postea suadet Hesiodus uti
[41] A quelli che vogliono ingrassare il corpo o muovere l'intestino conviene bere durante i pasti, invece a quelli che vogliono dimagrire e frenare l'intestino aver sete nel mangiare, poi bere poco

Bere vino a digiuno secondo un uso recente è molto dannoso per quelli attivi e per quelli che tendono ad attuare l'impegno dell'intelletto; portò ad un vero sonno e alle spensieratezze già ciò, che quella famosa Elena omerica offrì prima del cibo

Così anche venne a proverbio che la saggezza viene oscurata dal vino

[42] Appunto per il vino il fatto che noi uomini, i soli degli esseri animati non beviamo perché abbiamo sete

Molto utile alternare la bevanda dell'acqua d anche berne molta di continuo

Certo la bevanda di quella fredda allontana subito l'ubriachezza

[43] Esiodo consiglia di utilizzare pozioni di vino puro per 20 giorni prima del sorgere della canicola e altrettanti dopo
merum quidem remedio est contra vivum, apes, vespas, crabrones, phalangia, serpentium scorpionumque ictus contraque omnia, quae refrigerando nocent, privatim contra haemorrhoidas, presteras, fungos, item contra inflationes rosionesque praecordiorum et quorum stomachus in vomitiones effunditur, et si venter aut interanea rheumatismum sentiant, dysintericis, sudatoribus e longa tussi, in epiphoris meracum

[44] cardiacis in mamma laeva merum in spongea inponi prodest, ad omnia autem maxime album inveterascens

utiliter et fovetur vino calido virilitas

iumentis infusum cornu lassitudinem aufert

simias quadripedesque, quibus digiti sunt, negant crescere adsuetas meri potu

[45] Nunc circa aegritudines sermo de vinis erit
Il vino puro poi è di rimedio contro la carne viva, le api, le vespe, i calabroni, i falangi, il morso di serpenti e scorpioni e contro tutte le cose, che nocciono raffreddando, in particolare contro i serpenti emorroici, i presteri, i funghi, anche contro i gonfiori e i bruciori delle gastriti e di quelli di cui lo stomaco è scaricato in vomiti, e se il ventre o gli intestini avvertono la flussione, per i dissenterici, gli essudoratori da tosse prolungata, nelle infreddature, vino puro

[44] Ai cardiopatici giova che il vino puro sia posto sulla mammella sinistra su una spugna, a tutte queste cose poi (giova) soprattutto quello bianco che invecchia

E' stimolata favorevolmente anche la virilità col vino caldo

Ai giumenti toglie la stanchezza versato in un corno

Dicono che le scimmie ed i quadrupedi, quelli per i quali ci sono le dita, abituati a bere vino puro non crescono

[45] Ora la trattazione sui vini sarà riguardo alle malattie
saluberrimum liberaliter genitis Campaniae quodcumque tenuissimum, vulgo vero quod quemque maxime iuverit validum

utilissimum omnibus sacco viribus fractis

meminerimus sucum esse, qui fervendo vires e musto sibi fecerit

misceri plura genera omnibus inutile, saluberrimum cui nihil in musta additum est, meliusque, si nec vasis pix adfuit

marmore enim et gypso aut calce condita quis non et validus expaverit

[46] in primis igitur vinum marina aqua factum inutile est stomacho, nervis, vesicae

resina condita frigidis stomachis utilia existimantur, non expedire vomitionibus, sicut neque mustum neque sapa neque passum

novicium resinatum nulli conducit; capitis dolorem et vertigines facit

ab hoc dicta crapula est

tussinetibus et in rheumatismo nominata prosunt, item coeliacis et dysintericis, mulierum mensibus
Il più salutare per i nati aristocraticamente uno qualunque molto leggero della Campania, invece per il popolo quello sostanzioso che soprattutto piacerà

Molto utile per tutti dopo aver eliminato le forze col filtraggio

Ricordiamoci che è un succo, che col fermentare abbia acquistato forze dal mosto

Mescolare più tipi (è) nocivo per tutti, il più salutare quello a cui non è stato aggiunto nulla nel mosto, e meglio, se non ci fu pece nei vasi

Infatti quelli trattati con marmo e gesso o calce chi anche forte non temerebbe

[46] Per prima cosa dunque il vino fatto con acqua marina è dannoso allo stomaco, ai nervi, alla vescica

Quelli trattati con resina sono considerati utili per gli stomaci deboli, non per liberare dai vomiti, come neppure il mosto né la sapa né il passito

Il nuovo trattato con resina non giova a nessuno; procura male di testa e vertigini

Da questo fu detta crapula

Quelli citati giovano a quelli che tossiscono e nel catarro, anche ai celiaci e ai dissenterici, alle mestruazioni delle donne

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 02, Paragrafi 193-210
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 02, Paragrafi 193-210

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 02, Paragrafi 193-210

in hoc genere rubrum nigrumve magis constringit magisque calefacit

innocentius pice sola conditum

sed et picem meminisse debemus non aliud esse quam conbustae resinae fluxum

[47] hoc genus vini excalfacit, concoquit, purgat

pectori, ventri utile, item vulvarum dolori, si sine febri sint, veteri rheumatismo, exulcerationi, ruptis, convulsis, vomicis, nervorum infirmitati, inflationibus, tussi, anhelationibus, luxatis in sucida lana inpositum

ad omnia haec utilius id, quod sponte naturae suae picem resipit picatumque appellatur Helvico in pago, quo tamen nimio caput temptari convenit
In questo genere il rosso o il nero è più astringente e riscalda di più

Più innocuo quello trattato con la sola pece

Ma dobbiamo anche ricordare che la pece non è altro che il residuo della resina bruciata

[47] Questo genere di vino riscalda, da digerire, purifica

Utile per il petto, il ventre, anche per il dolore degli organi femminili, se non sono con febbre, alla bronchite cronica, all'ulcera, alle fratture, alle convulsioni, agli ascessi, alla debolezza dei nervi, ai gonfiori, alla tosse, alle asme, alle lussazioni applicato con lana grassa

Per tutte queste cose più utile ciò, che spontaneamente di sua natura assorbe la pece ed è detto picato nel villaggio di Illins, dove tuttavia si sostiene essere danneggiata la testa in dose eccessiva
[48] quod ad febrium valetudines attinet, certum est, non dandum in febri nisi veteribus aegris non nisi declinante morbo; in acutis vero periculis nullis nisi qui manifestas remissiones habeant, et has noctu potius, dimidia pars periculi est noctu, hoc est spe somni, bibentibus, nec a partu abortuve nec a libidine aegrotantibus, nec in capitis doloribus, nec quorum accessiones cum frigore extremitatum fient, nec in febri tussientibus, nec in tremore nervorumque doloribus vel faucium aut si vis morbi circa ilia intellegatur, nec in duritia praecordium, venarum vehementia, neque in opisthotono, tetano, nec singultientibus nec si cum febri dyspnoea sit; [49] minime vero oculis rigentibus, e genis stantibus aut defectis, gravibus nec quorum coniventium perlucebunt oculi palpebrisve non coeuntibus vel si dormientibus hoc idem eveniet aut si cruore suffundentur oculi vel si lemae in oculis erunt; minime lingua fungosa vel gravi et subinde inperfecta loquentibus; nec si urina difficile reddetur, neque expavescentibus repente, nec spasticis aut rursus torpentibus, nec si per somnos genitura effundetur [48] Per quanto riguarda le malattie delle febbri, è certo, non è da dare durante la febbre se non ai malati cronici se non quando il male regredisce; nei mali acuti invece a nessuno se non a quelli che hanno pause manifeste, e queste piuttosto di notte, la parte del pericolo è dimezzata di notte, ciò accade a quelli che bevono per la speranza del sonno, e non alle sofferenti dopo il parto o l'aborto né per la libidine, né nei dolori di testa, né di quelli i cui accessi avverranno con il freddo delle estremità, né a coloro che tossiscono nella febbre, né durante il tremore e i dolori dei nervi o delle gole o se la violenza del male è percepita intorno agli intestini, né nell'indurimento del precordio, nella violenza delle pulsazioni, né nell'opistotono, nel tetano, né a quelli che hanno il singhiozzo né se c'è dispnea con febbre; [49] assolutamente poi a quelli che hanno gli occhi fissi, a quelli che li tengono spalancati o abbassati, pesanti né a quelli di cui quando li chiudono traspaiono gli occhi o con palpebre che non si chiudono o se questa stessa cosa accadrà a quelli che dormono o se gli occhi sono pervasi di sangue o se ci saranno cispe negli occhi; assolutamente a quelli che parlano con la lingua spugnosa o pesante e talora impacciata; né se l'urina viene emessa con difficoltà, né a quelli che si spaventano subito, né agli epilettici o agli storditi di frequente, né se viene perduto il seme durante i sonni

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 21, Paragrafi 121-128
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 21, Paragrafi 121-128

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 21, Paragrafi 121-128

[50] Cardiacorum morbo unicam spem hanc e vino esse certum est

sed id dandum non nisi in accessione censent, alii in remissione, illi, ut sudorem coerceant, hi, quia tutius putant minuente se morbo, quam plurium sententiam esse video

dari utique non nisi in cibo debet nec a somno nec praecedente alio potu, hoc est utique sitienti, [51] nec nisi in desperatione suprema, et viro facilius quam feminae, seni quam iuveni, iuveni quam puero, hieme quam aestate, adsuetis potius quam expertibus

modus dandi pro vehementia vini, item mixtura aquae

vulgo satis putant unum cyathum II aquae misceri, si dissolutio sit stomachi, dandum; si cibus non descendat, iterum
[50] E' certo che nel vino c'è quest'unica speranza per il male dei cardiopatici

Ma ritengono che questo bisogna darlo solo durante l'accesso, altri nella regressione, quelli, affinché blocchino il sudore, questi, perché ritengono più sicuro quando la malattia si riduce, cosa che vedo essere il parere dei più

Comunque non deve essere data se non col cibo e non dopo il sonno né con altra bevanda precedente, cioè dunque a chi ha sete, [51] e se non nella suprema difficoltà, e più facilmente ad un uomo che a una donna, a un vecchio che a un ragazzo, a un giovane che a un fanciullo, in inverno che in estate, a chi è abituato che agli inesperti

La misura del dare secondo la forza del vino,così per la mescolanza dell'acqua

Ritengono comunemente sufficiente che una tazza sia mescolata con due di acqua, se c'è rilassamento di stomaco, bisogna darlo; se il cibo non scende, di nuovo
[52] Vini genera, quae fingi docuimus, nec fieri iam arbitror et supervacuum eorum usum, cum ipsis rebus, ex quibus finguntur, doceamus uti

et alias modum excesserat medicorum in his ostentatio, veluti e napis vinum utile esse ab armorum equitandive lassitudine pracipientium atque, ut reliqua omittamus, etiam e iunipiro

et quis satius censeat apsinthite vino utendum potius quam apsinthio ipso

in reliquis omittatur et palmeum, capiti noxium ventrique tantum molliendo et sanguinem excreantibus non inutile

[53] ficticium non potest videri quod bion appellavimus, cum sit in eo sola pro arte festinatio

prodest stomacho dissoluto aut cibos non perficienti, praegnantibus defectis, paralyticis, tremulis, vertigini, torminibus, ischiadicis
[52] I tipi di vino, che abbiamo spiegato essere artefatti, ritengo che ormai non siano prodotti e superfluo il loro uso, insegnano ad utilizzare, gli stessi elementi, con cui sono preparati

E del resto l'ostentazione dei medici verso essi aveva oltrepassato la misura, come che il vino (ricavato) dai navoni è efficace dopo la stanchezza di quelli che prima fanno uso delle armi e del cavalcare e, affinché tralasciamo gli altri, anche dal ginepro

E chi ritiene che sia da utilizzarsi più efficacemente il vino d'assenzio piuttosto che l'assenzio stesso

Fra le altre cose sia tralasciato anche quello di palma, nocivo alla testa e non inefficace solo per il ventre da addolcire e per quelli che emettono sangue

[53] Non può essere ritenuto artificiale quello che abbiamo chiamato bios, essendoci in esso la sola fretta per la produzione

Giova allo stomaco dilatato o che non digerisce i cibi, alle incinte deboli, ai paralitici, a chi trema, alla vertigine, alle dissenterie, alle sciatiche

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 21, Paragrafi 73-76
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 21, Paragrafi 73-76

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 21, Paragrafi 73-76

in pestilentia quoque ac peregrinationibus vim magnam auxiliandi habere dicitur

[54] Vini etiam vitium transit in remedia aceto

summa vis ei in refrigerando, non tamen minor in discutiendo; ita fit, ut infuso terra spumet

dictum est saepius diceturque, quotiens cum aliis prosit

per se haustum fastidia discutit, singultus cohibet, sternumenta olfactatum

in balineis aestus arcet, si contineatur ore

quin et cum aqua bibitur multorum stomacho utiliter, gargarizatur cum eadem convalescentium, et a solis ardoribus oculis quoque illo modo saluberrimum fotu
Si dice che abbia una grande capacità di aiutare anche nella pestilenza e nei viaggi

[54] Anche l'alterazione del vino passa a rimedio con l'aceto

Massima efficacia per esso nel rinfrescare, non minore però nella congestionare; accade così, che versato, la terra bolle

E' stato detto più volte e si dirà, quante volte giovi con altre sostanze

Di per sé elimina i fastidi delle bevute, blocca i singhiozzi, annusato, gli starnuti

Nei bagni, se è tenuto in bocca, allontana il caldo

Anzi è bevuto anche con acqua vantaggiosamente per lo stomaco di molti, e si usa con gargarismi con la stessa (a vantaggio) dei convalescenti, e in quel modo molto salubre anche come impacco per gli occhi dopo i raggi del sole
[55] medetur pota hirudine, item lepris, furfuribus, ulceribus manantibus, canis morsibus, scorpionum ictibus, scolopendrarum, muris aranei contraque omnium aculeatorum venena et pruritus, item contra multipedae morsum calidum in spongea adiecto aut sulphuris sextante sextariis III aut hysopi fasciculo

medetur et sedis vitiis, in sanguinis fluctione post excisos calculos et omni alia foris in spongea inpositum, intus potum cyathis binis quam acerrimum

[56] conglobatum utique sanguinem discutit

contra lichenem et bibitur et inponitur

sistit alvum et rheumatismos interaeorum infusum, item procidentias sedis vulvaeque

tussim veterem inhibet et gutturis rheumatismos, orthopnoeam, diu labefactationem

vesicae nocet nervorumque infirmitatibus

nesciere medici, quantum contra aspidas polleret
[55] Cura dopo aver ingoiato una sanguisuga, così per le lebbre, le forfore, le ferite che suppurano, i morsi del cane, le ferite degli scorpioni, delle scolopendre, del topo ragno e contro i veleni di tutti quelli con aculei e il prurito, così contro il morso del millepiedi, applicato caldo su una spugna o con un sestante di zolfo a tre sestari o a un mazzo di issopo

Cura anche i mali del sedere, nell'emorragia del sangue dopo i calcoli recisi e in ogni altra all'esterno posto su un spugna, all'interno bevuto quanto più forte nella dose di due tazze

[56] Scioglie comunque il sangue rappreso

Si beve e si applica contro il lichene

Come infuso ferma l'intestino e le flussioni delle viscere, così i prolassi del sedere e dell'organo femminile

Blocca la tosse cronica e i catarri della gola, l'ortopnea, l'agitazione di lungo tempo

Nuoce alla vescica e alla debolezza dei nervi

I medici ignorarono, quanto influisse contro gli aspidi

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 37, Paragrafi 19-42
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 37, Paragrafi 19-42

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 37, Paragrafi 19-42

nuper ab aspide calcata percussus utrem aceti ferens, quotiens adposuisset, sentiebat ictum, alias inlaeso similis

intellectum ibi remedium est potuque succursum

[57] neque aliter os conluunt venena exsugentes

in totum domitrix vis haec non ciborum modo est, verum et rerum plurimarum

saxa rumpit infusum, quae non ruperit ignis antecedens

cibos quidem et sapores non alius magis sucus commendat aut excitat, in quo usu mitigatur usto pane aut cumino vel accenditur pipere ac lasere, utique sale conpescitur

[58] non est praetereundum in eo exemplum ingens, siquidem M
Recentemente uno che trasportava un otre di aceto colpito da un aspide calpestato, ogni volta che lo poggiava, sentiva la ferita, diversamente simile a uno non ferito

Fu scoperto così il rimedio e l'aiuto nel berlo

[57] Né diversamente lavano la bocca quelli che succhiano i veleni

Questa forza è dominatrice su tutto non solo dei cibi, ma anche di moltissime cose

Versato rompe i sassi, che il fuoco prima non ha spezzato

Nessun altro succo insaporisce o ravviva certo di più i cibi e i sapori, in quest'uso viene mitigato dal pane tostato o dal cumino o viene accresciuto dal pepe o dal silfio, certamente è frenato dal sale

[58] Non è da tralasciare in questo un grande esempio, se pure M

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 11, Paragrafi 262-278
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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 11, Paragrafi 262-278

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 08, Paragrafi 01 - 14

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 16, Paragrafi 230-241