sed neque regionem, in qua id fiat, nec quicquam diligentius praeterquam eriophoron id appellari in exemplaribus, quae equidem invenerim, tradit, neque omnino ullam mentionem habet sparti cuncta magna cura persecutus CCCXC annis ante nos, ut iam et alio loco diximus, quo apparet post id temporis spatium in usum venisse spartum [33] Et quoniam a miraculis rerum coepimus, sequemur eorum ordinem, in quibus vel maximum est aliquid nasci ac vivere sine ulla radice tubera haec vocantur undique terra circumdata nullisque fibris nixa aut saltem capillamentis, nec utique extuberante loco, in quo gignuntur, aut rimas sentiente neque ipsa terrae cohaerent, cortice etiam includuntur, ut plane nec terram esse possimus dicere neque aliud quam terrae callum [34] siccis haec fere et sabulosis locis frutectosisque nascuntur |
Ma non tramanda negli esemplari, che invero ho trovato, né la regione, in cui ciò avvenga, né qualcosa più esattamente eccetto essere chiamato questo erioforo, né contiene alcun riferimento affatto dello sparto dopo aver osservato con grande attenzione tutte le piante nei 390 anni prima di noi, come abbiamo già detto anche in altra parte, da che risulta che lo sparto sia venuto in uso dopo questo periodo di tempo [33] E poiché abbiamo cominciato dai prodigi delle realtà, seguiremo il loro ordine, in cui poi il massimo è che qualcosa nasca e viva senza alcuna radice Questi sono chiamati tuberi circondati ovunque dal terreno e appoggiati a nessuna fibra o almeno su filamenti, e non presentandosi affatto rigonfio il luogo, in cui sono prodotti, o che subisce fenditure Né gli stessi aderiscono al terreno, sono anche rivestiti da una scorza, cosicché non possiamo dire facilmente che è terra né altro che una callosità della terra [34] Questi nascono generalmente in luoghi secchi e sabbiosi e cespugliosi |
excedunt saepe magnitudinem mali cotonei, etiam librali pondere duo eorum genera: harenosa dentibus inimica, in altero sincera distinguntur et colore, rufo nigroque et intus candido, laudatissima Africae crescant anne vitium id terrae, neque enim aliud intellegi potest, ea protinus globetur magnitudine, qua futurum est, et vivat necne, non facile arbitror intellegi posse putrescendi enim ratio communis est cum ligno [35] Lartio Licinio praetorio viro iura reddenti in Hispania Carthagine paucis his annis scimus accidisse mordenti tuber, ut deprehensus intus denarius primos dentes inflecteret, quo manifestum erit terrae naturam in se globari quod certum est, ex his erunt, quae nascantur et seri non possint |
Spesso superano la grandezza della mela cotogna, anche col peso di una libbra Due i loro generi: sabbiosi nocivi per i denti, genuini nell'altro Sono distinti anche dal colore, rosso e nero e dentro bianco, molto pregiati (quelli) dell'Africa Non ritengo poter essere facilmente capito se crescono o ciò (è) una malattia del terreno, infatti non altro può essere intuito, subito è arrotondato da questo ingrandimento, con cui si presenta in futuro, e se vive o no Infatti c'è il procedimento del putrefarsi comune col legno [35] Sappiamo che a Larzio Licinio pretore che pochi anni fa governava a Cartagena in Spagna mentre masticava un tubero capitò, che un denario trovato all'interno deformasse i denti anteriori, con ciò sarà chiaro che la sostanza della terra viene convogliata in sé Quel che è certo, questi saranno fra quelle cose, che spuntano e non possono essere seminate |
[36] Simile et quod in Cyrenaica provincia vocant misy, praecipuum suavitate odoris ac saporis, sed carnosius, et quod in Threcia iton et quod in Graecia geranion [37] De tuberibus haec traduntur peculiariter: cum fuerint imbres autumnales ac tonitrua crebra, tunc nasci et maxime tonitribus, nec ultra annum durare, tenerrima autem verno esse quibusdam locis accepta tantum riguis feruntur, sicut Mytilenis negant nasci nisi exundatione fluminum invecto semine ab Tiaris est autem is locus, in quo plurima nascuntur Asiae nobilissima circa Lampsacum et Alopeconnesum, Graeciae vero circa Elim [38] Sunt et in fungorum genere Graecis dicti pezicae, qui sine radice aut pediculo nascuntur |
[36] Simile anche quello che nella provincia Cirenaica chiamano misi, particolare per la dolcezza dell'odore e del sapore, ma più carnoso, e quello che (chiamano) ito in Tracia e quello che (chiamano) geranion in Grecia [37] Sui tuberi sono tramandate particolarmente queste cose: quando ci siano state le piogge autunnali e tuoni frequenti, allora spuntare e soprattutto con i tuoni, e non durare oltre un anno, ma essere molto teneri in primavera Sono tramandati raccolti solo nei luoghi irrigati, come negano nascere a Mitilene a meno che per un'inondazione dei fiumi non sia stato trasportato il seme da Tiari Questo poi è il luogo, in cui ne nascono moltissimi I più famosi dell'Asia intorno a Lampsaco e Alopeconneso, della Grecia invece intorno ad Elide [38] Ci sono anche nel genere dei funghi quelli detti dai Greci peziche, che nascono senza radice o peduncolo |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 35, Paragrafi 105-153
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 35, Paragrafi 105-153
Ab his proximum dicetur auctoritate clarissimum laserpicium, quod Graeci silphion vocant, in Cyrenaica provincia repertum, cuius sucus laser vocatur, magnificum in usu medicamentisque et ad pondus argentei denarii repensum [39] multis iam annis in ea terra non invenitur, quoniam publicani, qui pascua conducunt, maius ita lucrum sentientes depopulantur pecorum pabulo unus omnino caulis nostra memoria repertus Neroni principi missus est si quando incidit pecus in spem nascentis, hoc deprehenditur signo: ove, cum comederit, dormiente protinus, capra sternuente crebrius [40] diuque iam non aliud ad nos invenitur laser, quam quod in Perside aut Media et Armenia nascitur large, sed multo infra Cyrenaicum, id quoque adulteratum cummi aut sacopenio aut faba fracta; quo minus omittendum videtur C Valerio M |
Dopo questi sia nominato successivamente il laserpicio molto famoso per il prestigio, che i Greci chiamano silfio, trovato nella provincia cirenaica, il cui succo è detto laser, straordinario nell'uso e per i medicamenti e valutato di un denaro d'argento a libbra [39] Ormai da molti anni non si trova in questa zona, perché gli appaltatori, che affittano i pascoli, avvertendo così un guadagno maggiore rovinano col pascolo delle greggi A nostra memoria un solo gambo ritrovato fu mandato al principe Nerone Se per caso una pecora s'imbatte nell'attesa di uno che sta spuntando, si capisce da questo indizio: dalla pecora che s'addormenta subito, avendolo mangiato, dalla capra che starnutisce più spesso [40] Ormai da molto non è portato presso di noi altro laser, che quello che nasce largamente in Persia o nella Media e l'Armenia, ma molto inferiore al cirenaico, anch'esso adulterato di gomma o sacopenio o fava pestata; sembra tanto meno da tralasciare che sotto i consoli C Valerio e M |
Herennio cos Cyrenis advecta Romam publice laserpicii pondo XXX, Caesarem vero dictatorem initio belli civilis inter aurum argentumque protulisse ex aerario laserpicii pondo MD [41] Id apud auctores Graeciae certissimos invenimus natum imbre piceo repente madefacta tellure circa Hesperidum hortos Syrtimque maiorem septem annis ante oppidum Cyrenarum, quod conditum est urbis nostrae anno CXLIII, vim autem illam per IIII stadium Africae valuisse [42] in ea laserpicium gigni solitum, rem feram ac contumacem et, si coleretur, in deserta fugientem, radice multa crassaque, caule ferulaceo ac simili crassitudine huius folia maspetum vocabant, apio maxime similia semen erat foliaceum, folium ipsum vere deciduum [43] vesci pecora solita primoque purgari, mox pinguescere, carne mirabilem in modum iucunda |
Erennio 30 libbre di laserpizio furono importati a Roma con denaro pubblico, che il dittatore Cesare poi all'inizio della guerra civile fra l'oro e l'argento aveva preso dall'erario 1500 libbre di laserpizio [41] Presso autori della Grecia molto credibili abbiamo trovato questo nato dopo che la terra era stata bagnata da una pioggia di pece all'improvviso intorno agli orti delle Esperidi e alla Sirte maggiore sette anni prima della città di Cirene, che fu fondata nell'anno 143 della nostra città, che quella forza poi sia durata per 4000 stadi dell'Africa [42] In questa solito essere prodotto il laserpizio, pianta selvatica e restia e, che fuggiva nei deserti, se veniva coltivata, con una radice abbondante e spessa, un gambo come la canna e simile per grandezza Chiamavano maspeto le sue foglie, simili soprattutto all'apio Il seme era fogliaceo, la foglia stessa caduca a primavera [43] Le greggi solite a nutrirsene e dapprima esserne depurate, poi ingrassare, con carne squisita in modo ammirevole |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 13, Paragrafi 72-80
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 13, Paragrafi 72-80
post folia amissa caule ipso et homines vescebantur modis omnibus decocto, elixo assoque, eorum quoque corpora XL primis diebus purgante sucus duobus modis capiebatur, e radice atque caule, et haec duo erant nomina, rhizias atque caulias, vilior illo ac putrescens [44] radici cortex niger ad mercis adulteria sucum ipsum in vasa coiectum admixto furfure subinde concutiendo ad maturitatem perducebant, ni ita fecissent, putrescentem argumentum erat maturitatis colos siccitasque sudore finito [45] alii tradunt laserpicii radicem fuisse maiorem cubitali, tuberque in ea supra terram hoc inciso profluere solitum sucum ceu lactis, supernato caule, quem magydarim vocarunt folia aurei coloris pro semine fuisse, cadentia a canis ortu austro flante |
Perdute poi le foglie anche gli uomini si cibavano dello stesso gambo cotto in tutti i modi, lessato e arrostito, che purificava anche i loro corpi nei primi 40 giorni Il succo era estratto in due modi, dalla radice e dal gambo, e c'erano questi due nomi, rizia e caulia, meno importante di quello e che marciva [44] Nera la corteccia per la radice Per le adulterazioni della merce portavano a maturazione il succo stesso messo nei vasi con crusca mescolata agitando poi, marcendo, se non avessero fatto così Era prova della maturazione il colore e l'asciuttezza terminata l'umidità [45] Altri tramandano che la radice del laserpizio era maggiore di un cubito, e su di essa un tubero sopra il terreno Che inciso questo scorreva di solito un succo come quello del latte, con un gambo nato sopra, che hanno chiamato magydaris Che le foglie di colore dorato erano al posto del seme, che cadevano dal sorgere della canicola quando soffiava l'austro |
ex his laserpicium nasci solitum, annuo spatio et radice et caule consummantibus sese hi et circumfodi solitum prodidere, nec purgari pecora, sed aegra sanari aut protinus mori, quod in paucis accidere Persico silphio prior opinio congruit [46] Alterum genus est, quod magydaris vocatur, tenerius et minus vehemens, sine suco, quod circa Syriam nascitur, non proveniens in Cyrenaica regione gignitur et in Parnaso monte copiosum, quibusdam laserpicium vocantibus per quae omnia adulteratur rei saluberrimae utilissimaeque auctoritas probatio sinceri prima in colore modice rufo et, cum frangatur, intus candido, mox tralucente gutta quaeque saliva celerrime liquescat usus in multis medicaminibus |
Che da queste nasceva solitamente il laserpicio, nel periodo di un anno e con una radice e un gambo che si consumavano da sé Questi tramandare anche che di solito si scavava intorno, e che le greggi non erano purgate, ma quelle malate erano risanate o morivano subito, il che capitava di rado Il parere precedente si addice al silfio persico [46] L'altra specie è quella, che è detta magydaris, più tenera e meno forte, senza succo, che nasce intorno alla Siria, che non giunge nella regione Cirenaica E' prodotta abbondante anche sul monte Parnaso, per alcuni che lo chiamano laser pizio Attraverso tutte queste piante è adulterato il pregio di una molto salutare ed utilissima La prima prova di autenticità nel colore moderatamente rosso e, quando viene spezzato, biando dentro, poi con una goccia trasparente e che si scioglie molto velocemente con la saliva L'uso in molti medicamenti |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 28, Paragrafi 01-14
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 28, Paragrafi 01-14
[ 47] Sunt etiamnum duo genera non nisi sordido nota volgo, cum quaestu multum polleant, in primis rubia, tinguendis lanis et coriis necessaria laudatissima Italica et maxime suburbana, et omnes paene provinciae scatent ea sponte provenit seriturque, similitudine erviliae, verum spinosis foliis et caule geniculatus hic est quinis circa articulos in orbe foliis semen eius rubrum, postremo nigrum, radix rubra est quos in medicina usus habeat dicemus suo loco [48] At quae vocatur radicula lavandis demum lanis sucum habet, mirum quantum conferens candori mollitiaeque nascitur sativa ubique, sed sponte praecipua in Asia Syriaque, saxosis et asperis locis, trans Euphraten tamen laudatissima, caule ferulaceo, tenui et ipso, cibis indigenarum expetito et unguentis, quicquid sit cum quo decoquatur, folio oleae struthion Graeci vocant |
[47] Ci sono ancora due specie note solo al volgo modesto, fornendo molto in guadagno, dapprima la rossa, necessaria per le lane da tingere e per le pelli Molto pregiata l'italica e soprattutto la suburbana, e quasi tutte le province abbondano di essa Spunta spontaneamente e si semina, con la somiglianza dell'ervilia, ma con foglie spinose e un gambo Questo è nodoso con cinque foglie in giro intorno alle giunture Il suo seme è rosso, infine nero, la radice rossa Diremo a suo luogo gli usi che ha in medicina [48] Ma quella che è detta radichetta ha un succo solo per le lane da lavare, contribuendo straordinariamente quanto a candore e morbidezza Nasce ovunque seminata, ma spontaneamente soprattutto in Asia e in Siria, in luoghi aspri e sassosi, tuttavia la più pregiata oltre l'Eufrate, con un gambo come la canna, lo stesso anche sottile, ricercato per i cibi degli abitanti e per gli aromi, qualunque cosa ci sia è cotta con questa, con la foglia dell'ulivo I Greci la chiamano saponaria |
floret aestate, grata aspectu, verum sine odore, spinosae caule lanuginis semen ei nullum, radix magna, quae conciditur ad quem dictum est usum [49] Ab his superest reverti ad hortorum curam et suapte natura memorandam et quoniam antiquitas nihil prius mirata est, quam Hesperidum hortos ac regum Adonidis et Alcinoi itemque pensiles, sive illos Semiramis sive Assyriae rex Syrus fecit, de quorum opere alio volumine dicemus [50] Romani quidem reges ipsi coluere; quippe etiam Superbus nuntium illum saevum atque sanguinarium filio remisit ex horto in XII tabulis legum nostrarum nusquam nominatur villa, semper in significatione ea hortus, in horti vero heredium; quam ob rem comitata est et religio quaedam, hortoque et foro tantum contra invidentium effascinationes dicari videmus in remedio saturica signa, quamquam hortos tutelae Veneris adsignante Plauto |
Fiorisce in estate, piacevole a vedersi, ma senza profumo, con un gambo di lanugine spinosa Nessun seme per essa, una grande radice, che è tagliata per l'uso che si è detto [49] Dopo queste rimane passare alla cura degli orti da ricordare anche per la sua natura e perché l'antichità non ammirò niente di più, che gli orti delle Esperidi e dei re Adonide ed Alcinoo e ugualmente i giardini pensili, sia quelli di Semiramide sia quelli che fece Siro re dell'Assiria, della cui costruzione diremo in un altro volume [50] Certo gli stessi re romani coltivarono; anzi perfino il Superbo trasmise al figlio quel messaggio crudele e sanguinario dall'orto Nelle 12 tavole delle nostre leggi non è citato mai villa, essa sempre orto nel significato, (nel significato) di orto anche (nel senso) delle eredità; perciò fu associata anche una certa religiosità, e solo all'orto e al foro vediamo essere dedicate statue di satiri come rimedio contro i malefici degli invidiosi, sebbene Plauto assegni gli orti alla tutela di Venere |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 30, Paragrafi 01-25
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 30, Paragrafi 01-25
iam quidem hortorum nomine in ipsa urbe delicias agros villasque possident |
Certo ormai nella stessa città possiedono campi e ville delizie col nome di orti |