Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 19, Paragrafi 11-50

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 19, Paragrafi 11-50

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 19, Paragrafi 11-50
[11] eadem et plagis materia, neque enim minores cunctis animalibus insidias quam nobismet ipsis lino tendimus, sed Cumanae plagae concidunt apro saetas et vel ferri aciem vincunt, vidimusque iam tantae tenuitatis, ut anulum hominis cum epidromis transirent uno portante multitudinem, qua saltus cingerentur

nec id maxime mirum, singula earum stamina centeno quinquageno filo constare, sicut paulo ante Iulio Lupo, qui in praefectura Aegypti obiit

[12] mirentur hoc ignorantes in Aegypti quondam regis, quem Amasim vocant, thorace in Rhodiorum insula Lindi in templo Minervae CCCLXV filis singula fila constare, quod se expertum nuperrime prodidit Mucianus ter cos parvasque iam reliquias eius superesse hac experientium iniuria

[13] Italia et Paelignis etiamnum linis honorem habet, sed fullonum tantum in usu
[11] Lo stesso materiale anche per le reti da caccia, infatti con il lino tendiamo insidie non minori a tutti gli animali che a noi stessi, ma le reti di Cuma recidono le setole al cinghiale e superano anche la lama del ferro, e ne vediamo ormai di tanta sottigliezza, che passavano con le chiusure attraverso un anello di uomo con uno solo che ne porta una quantità, con cui sono circondati i boschi

E ciò non massimamente strano, che i singoli fili di esse risultino di centocinquanta capi, come poco fa per Giulio Lupo, che è morto durante la prefettura dell'Egitto

[12] Si stupiscono di ciò quelli che ignorano che una volta nella corazza di un re d'Egitto, che chiamano Amasi, a Lindi un'isola dei Rodiesi nel tempio di Minerva i singoli fili risultavano di 365 capi, Muciano tre volte console molto recentemente ha tramandato che egli aveva verificato questo e che ormai piccoli resti di essa rimangono per questo danno di coloro che vogliono verificare

[13] L'Italia ha il vanto anche per i lini dei Peligni, ma nell'uso solo dei lavandai
nullum est candidius lanaeve similius, sicut in culcitis praecipuam gloriam Cadurci obtinent

Galliarum hoc et tomenta pariter inventum

Italiae quidem mos etiam nunc durat in appellatione stramenti

[14] Aegyptio lino minimum firmitatis, plurimum lucri

quattuor ibi genera: Taniticum, Pelusiacum, Buticum, Tentyriticum regionum nominibus, in quibus nascuntur

superior pars Aegypti in Arabiam vergens gignit fruticem, quem aliqui gossypion vocant, plures xylon et ideo lina inde facta xylina

parvus est similemque barbatae nucis fructum defert, cuius ex interiore bombyce lanugo netur

nec ulla sunt cum candore molliora pexiorave

vestes inde sacerdotibus Aegypti gratissimae

[15] quartum genus et othoninum appellant

fit e palustri velut harundine, dumtaxat panicula eius
Niente è più candido e più simile alla neve, come i Cadurci ottengono una qualità particolare per i cuscini

Questo e parimenti le imbottiture invenzione delle Gallie

Certo per l'Italia l'uso dura ancora nel termine di strame

[14] Il minimo di robustezza per il lino egiziano, il massimo del prezzo

Qui quattro i tipi: tanitico, pelusiaco, butico, tentirico dai nomi delle regioni, in cui nascono

La parte superiore dell'Egitto che volge verso l'Arabia produce un arbusto, che alcuni chiamano gossipino, i più cotone e perciò i lini ottenuti da qui cotonine

E' piccolo e produce un frutto simile a una noce barbata, dal cui bozzolo interiore è filata la lanugine

Non c'è nessuna pur candida più morbida e più pettinabile

Da qui le vesti molto apprezzate dai sacerdoti dell'Egitto

[15] Chiamano il quarto tipo anche othoninum

Si ottiene come da una canna palustre, ma solo dalla sua pannocchia
Asia e genista facit lina ad retia praecipue in piscando durantia, frutice madefacto X diebus, Aethiopes Indique e malis, Arabes e curcurbitis in arboribus, ut diximus, genitis

[16] Apud nos maturitas eius duobus argumentis intellegitur, intumescente semine aut colore flavescente

tum evolsum et in fasciculos manuales colligatum siccatur in sole pendens conversis superne radicibus uno die, mox V aliis contrariis in se fascium cacuminibus, ut semen in medium cadat

inter medicamina huic vis, et in quodam rustico ac praedulci Italiae transpadanae cibo, sed iam pridem sacrorum tantum, gratia

[17] deinde post messem triticiam virgae ipsae merguntur in aquam solibus tepefactam, pondere aliquo depressae; nulli enim levitas maior
L'Asia produce dalla ginestra lini per le reti robuste soprattutto nel pescare, dopo aver fatto macerare l'arbusto per 10 giorni, Etiopi e Indiani dalle mele, gli Arabi, come abbiamo detto, dalle zucche nate sugli alberi

[16] Presso di noi la sua maturazione è riconosciuta da due indizi, dal seme che si gonfia o dal colore che ingiallisce

Allora sradicato e legato in fasci che stanno in una mano viene seccato al sole pendendo con le radici rivolte in alto per un giorno, poi per altri 5 con le cime dei fasci opposte fra loro, affinché il seme cada nel mezzo

Per esso una capacità fra le piante curative, e per qualche cibo rustico e molto dolce dell'Italia transpadana, ma ormai solo a motivo dei riti sacri

[17] Poi dopo la mietitura del grano gli stessi steli sono immersi nell'acqua riscaldata dai raggi, premuti da un qualche peso; infatti per nessuno una leggerezza maggiore

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 13, Paragrafi 72-80
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 13, Paragrafi 72-80

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 13, Paragrafi 72-80

maceratas indicio est membrana laxatior, iterumque inversae, ut prius, sole siccantur, mox arefactae in saxo tunduntur stuppario malleo

quod proximum cortici fuit, stuppa appellatur, deterioris lini, lucernarum fere luminibus aptior; et ipsa tamen pectitur ferreis aculeis, donec omnis membrana decorticetur, [18] corticesque decussi clibanis et furnis praebent usum

medullae numerosior distinctio candore, mollitia

linumque nere et viris decorum

est ars depectendi digerendique: iustum e quinquagenis fascium libris quinas denas carminari

iterum deinde in filo politur, inlisum crebro silici ex aqua, textumque rursus tunditur clavis, semper iniuria melius

[19] Inventum iam est etiam quod ignibus non absumeretur
La membrana più larga significa che sono stati macerati, e rovesciati di nuovo, come prima, sono seccati al sole, poi inariditi sono pestati su una pietra con un martello da stoppa

Ciò che si è trovato più vicino alla scorza, è detto stoppa, di un lino deteriore, più adatto generalmente per gli stoppini delle lucerne; e tuttavia la stessa è pettinata con ferri appuntiti, finché tutta la membrana viene asportata, [18] e le cortecce tolte forniscono l'uso per le teglie ed i forni

Più varia la distinzione del midollo per candore, morbidezza

E dignitoso anche per gli uomini filare il lino

C'è una tecnica di cardare e separare: normale che da cinquanta libbre di fasci se ne ricavino 15

Poi si lavora di nuovo sul filo, trattato frequentemente con una pietra dopo (averlo tenuto) nell'acqua, e tessuto viene di nuovo battuto con i bastoni, sempre più pregiato per la battitura

[19] E' stato anche scoperto ormai quello che non sarà bruciato dei fuochi
vivum id vocant, ardentesque in focis conviviorum ex eo vidimus mappas sordibus exustis splendescentes igni magis quam possent aquis

regum inde funebres tunicae corporis favillam ab reliquo separant cinere

nascitur in desertis adustisque sole Indiae, ubi non cadunt imbres, inter diras serpentes, adsuescitque vivere ardendo, rarum inventu, difficile textu propter brevitatem

[20] rufus de cetero splendescit igni

cum inventum est, aequat pretia excellentium margaritarum

vocatur autem a Graecis ἀσβεστινον ex argumento naturae

Anaxilaus auctor est linteo eo circumdatam arborem surdis ictibus et qui non exaudiantur caedi

ergo huic lino principatus in toto orbe

proximus byssino, mulierum maxime deliciis circa Elim in Achaia genito; quaternis denariis scripula eius permutata quondam ut auri reperio
Lo chiamano vivo, ed abbiamo visto tovaglioli (fatti) con esso che bruciavano nei bracieri dei banchetti, tolte le sporcizie, puliti al fuoco più di quanto potessero con le acque

Da ciò le tuniche funebri dei re separano la cenere del corpo dal resto della cenere

Nasce in zone deserte e bruciate dal sole dell'India, dove non cadono piogge, fra crudeli serpenti, e si abitua a vivere col calore, raro a trovarsi, difficile a tessere a causa della piccolezza

[20] Per il resto risplende rosso al fuoco

Quando è trovato, uguaglia i valori delle perle più eccellenti

E' detto perciò dai Greci asbestino per una proprietà della natura

Anassilao è testimone che un albero circondato da questo tessuto di lino viene abbattuto con colpi attutiti e che non siano sentiti

Dunque a questo lino il primato su tutta la terra

Il secondo posto al bisso, originato intorno ad Elide in Acaia soprattutto per le delizie delle donne; riscontro piccole parti di esso vendute una volta a quattro denari come quelli dell'oro

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 28, Paragrafi 01-14
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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 28, Paragrafi 01-14

[21] linteorum lanugo, e velis navium maritimarum maxime, in magno usu medicinae est, et cinis spodii vim habet

est et inter papavera genus quoddam, quo candorem lintea praecipuum trahunt

[22] Temptatum est tingui linum quoque, ut vestium insaniam acciperet, in Alexandri Magni primum classibus Indo amne navigantis, cum duces eius ac praefecti certamine quodam variassent insignia navium, stupueruntque litora flatu versicoloria pellente vela

purpureo ad Actium cum M

Antonio Cleopatra venit eodemque fugit

hoc fuit imperatoriae navis insigne

[23] Postea in theatris tantum umbram fecere, quod primus omnium invenit Q

Catulus, cum Capitolium dedicaret

carbasina deinde vela primus in theatro duxisse traditur Lentulus Spinther Apollinaribus ludis
[21] La peluria dei lini, soprattutto dalle vele delle navi marittime, è in grande uso per la medicina, ed ha la potenza della cenere dello spodio

Anche fra i papaveri c'è un certo tipo, da cui i tessuti di lino traggono un particolare candore

[22] Si è tentato che anche il lino venisse tinto, affinché provasse la follia degli abiti, dapprima con le flotte di Alessandro Magno che navigavano sul fiume Indo, avendo cambiato durante una certa gara i suoi comandanti e prefetti le insegne delle navi, e le rive si stupirono per il vento che spingeva vele variopinte

Cleopatra arrivò ad Azio con M

Antonio con una purpurea e fuggì con la stessa

Questa era stata l'insegna della nave imperiale

[23] Dopo fecero solo ombra nei teatri, cosa che primo di tutti inventò Q

Catulo, consacrando il Campidoglio

Poi per primo Lentulo Spintere è ritenuto aver portato nel teatro le vele di carbaso per i giochi Apollinari
mox Caesar dictator totum forum Romanum intexit viamque sacram ab domo sua et clivum usque in Capitolium, quod munere ipso gladiatorio mirabilius visum tradunt

[24] deinde et sine ludis Marcellus Octavia Augusti sorore genitus in aedilitate sua, avunculi XI consulatu, a kal Aug velis forum inumbravit, ut salubrius litigantes consisterent, quantum mutati a moribus Catonis censorii, qui sternendum quoque forum muricibus censuerat

vela nuper et colore caeli, stellata, per rudentes iere etiam in amphitheatris principis Neronis

rubent in cavis aedium et muscum ab sole defendunt

[25] cetero mansit candori pertinax gratia

honor ei iam et Troiano bello

cur enim non et proeliis intersit ut naufragiis

thoracibus lineis paucos tamen pugnasse testis est Homerus
Poi il dittatore Cesare coprì tutto il foro romano e la via sacra dalla sua casa e il clivio fino al Campidoglio, spettacolo questo che tramandano più stupefacente dello stesso gioco gladiatorio

[24] Poi anche senza i giochi Marcello nato da Ottavia sorella di Augusto durante la sua carica di edile, nell'11° consolato dello zio, ombreggiò il foro con teli dalle calende di Agosto, affinché i contendenti sostassero più confortevolmente, quanto cambiati dai costumi di Catone il censore, che aveva stabilito che anche il foro si dovesse ricoprire di pietruzze

Da poco teli anche col colore del cielo, con stelle, arrivarono attraverso i cavi anche negli anfiteatri dell'imperatore Nerone

Sono rossi negli interni delle case e difendono il mischio dal sole

[25] Per il resto una preferenza costante rimase per quello bianco

Per esso l'apprezzamento già durante la guerra di Troia

Perché infatti compare anche nelle battaglie come nei naufragi

Tuttavia Omero testimonia che pochi combattevano con corazze di lino

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hinc fuisse et navium armamenta apud eundem interpretantur eruditiores, quoniam, cum σπαρτα dixit, significaverit sata

[26] Sparta quidem usus multa post saecula coeptus est, nec ante Poenorum arma, quae primum Hispaniae intulerunt

herba et haec, sponte nascens et quae non queat seri, iuncusque proprie aridi soli, uni terrae data vitio

namque id malum telluris est, nec aliud ibi seri aut nasci potest

in Africa exiguum et inutile gignitur

Carthaginiensis Hispaniae citerioris portio, nec haec tota, sed quatenus parit, montes quoque sparto operit

[27] hinc strata rusticis eorum, hinc ignes facesque, hinc calceamina et pastorum vestes

animalibus noxium praeterquam cacuminum teneritate
Da costui secondo gli eruditi anche le attrezzature delle navi sono ritenute del medesimo materiale, poiché, quando disse sparta, aveva significato i seminativi

[26]Certo l'uso dello sparto cominciò molti secoli dopo, e non prima delle guerre dei Cartaginesi, quelle che portarono dapprima in Spagna

Anche quest'erba, che nasce spontaneamente e che non permette di essere seminata, e un giunco propriamente di un suolo arido, dato per il solo danno del terreno

Infatti questo è un male della terra, qui non altro può essere seminato o nascere

In Africa è prodotto sottile ed inutile

Per gli abitanti di Cartagena una parte della Spagna citeriore, e non tutta questa, ma fin dove cresce, lo sparto ricopre anche i monti

[27] Da qui per i contadini i loro giacigli, da qui fuochi e fiaccole, da qui scarpe e vesti dei pastori

Nocivo per gli animali tranne per la tenerezza delle cime
ad reliquos usus laboriose evellitur ocreatis cruribus manuque textis manicis convoluta, osseis iligneisve conamentis, nunc iam in hiemem iuxta, facillime tamen ab idibus Mais in Iunias

hoc maturitatis tempus

[28] Volsum fascibus in acervo alligatum biduo, tertio resolutum spargitur in sole siccaturque et rursus in fascibus redit sub tecta

postea maceratur, aqua marina optime, sed et dulci, si marina desit, siccatumque sole iterum rigatur

si repente urgueat desiderium, perfusum calida in solio ac siccatum stans conpendium operae fatetur

[29] hoc autem tunditur, ut fiat utile, praecipue in aquis marique invictum

in sicco praeferunt e cannabi funes, set spartum alitur etiam demersum, veluti natalium sitim pensans

est quidem eius natura interpolis, rursusque quam libeat vetustum novo miscetur
Per i restanti usi è strappato faticosamente con schinieri per le gambe e con la mano con guanti intessuti dopo averlo attorcigliato su bastoni di osso e di leccio, ora ormai raccolto in inverno, tuttavia molto facilmente dalle idi di Maggio a Giugno

Questo il tempo della maturazione

[28] Raccolto legato in fasci in un mucchio per due giorni, sciolto nel terzo è sparso al sole ed è seccato e torna di nuovo in fasci sotto i ripari

Dopi viene macerato, ottimamente con acqua marina, ma anche dolce, se manca quella marina, e seccato al sole è bagnato nuovamente

Se improvvisamente preme il bisogno, immerso in acqua calda in una tinozza e seccato stando ritto mostra la fretta del lavoro

[29] Per questo è anche battuta, perché diventi utilizzabile, inattaccabile soprattutto sulle acque anche in mare

All'asciutto si preferiscono funi di canna, ma lo sparto si mantiene anche immerso, come compensando la sete dei luoghi nativi

Certo la sua natura è adattabile, e nuovamente s'intreccia il vecchio al nuovo quanto si voglia

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 32, Paragrafi 64-88
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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 32, Paragrafi 64-88

[30] verumtamen complectatur animo qui volet miraculum aestimare, quanto sit in usu omnibus terris navium armamentis, machinis aedificationum aliisque desideriis vitae

ad hos omnes usus quae sufficiant, minus XXX passuum in latitudinem a litore Carthaginis Novae minusque C in longitudinem esse reperientur

longius vehi impendia prohibent

[31] Iunco Graecos ad funes usos nomini credamus, quo herbam eam appellant, postea palmarum foliis philuraque manifestum est

inde translatum a Poenis sparti usum perquam simile veri est

[32] Theophrastus auctor est esse bulbi genus circa ripas amnium nascens, cuius inter summum corticem eamque partem, qua vescuntur, esse laneam naturam, ex qua inpilia vestesque quaedam conficiantur
[30] Comunque comprenda col pensiero chi voglia valutare la meraviglia, quanto sia in uso su tutte le terre per le attrezzature delle navi, i macchinari delle costruzioni e per le altre esigenze della vita

Per tutti questi usi le cose che sono sufficienti, saranno trovate essere a meno di 30 miglia in latitudine dalla costa di Nuova Cartagine e meno di 100 in longitudine

I costi impediscono di essere trasportate più lontano

[31] Che i Greci abbiano usato il giunco per le funi prestiamo fede al nome, con cui chiamano quest'erba, poi è risaputo le foglie delle palme e del tiglio

E' verosimile che da qui l'uso dello sparto sia stato trasferito dai Cartaginesi

[32] Teofrasto è testimone che c'è un tipo di bulbo che nasce intorno alle rive dei fiumi, fra la cui corteccia più esterna e questa parte, di cui si nutrono, esserci una sostanza lanosa, da cui si confezionano scarpe di feltro e alcuni abiti

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 35, Paragrafi 01-71

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Prefazione

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 34, Paragrafi 19-65

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 02, Paragrafi 14-29