Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 18, Paragrafi 70-123, pag 3

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 18, Paragrafi 70-123

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 18, Paragrafi 70-123
[114] invenitur haec inter Puteolos et Neapolim in colle Leucogaeo appellato, extatque divi Augusti decretum, quo annua ducena milia Neapolitanis pro eo numerari iussit e fisco suo, coloniam deducens Capuam, adiecitque causam adserendi, quoniam negassent Campani alicam confici sine eo metallo posse

(In eodem reperitur et sulpur, emicantque fontes Araxi oculorum claritati et volnerum medicinae dentiumque firmitati

) [115] Alica adulterina fit maxime quidem e zea, quae in Africa degenerat

latiores eius spicae nigrioresque et brevi stipula

pisunt cum harena et sic quoque difficulter deterunt utriculos, fitque dimidia nudi mensura, posteaque gypsi pars quarta inspergitur atque, ut cohaesit, farinario cribro subcernunt

quae in eo remansit, excepticia appellatur et grandissima est
[114] Questa si trova fra Pozzuoli e Napoli sul colle chiamato Leucogeo, e rimane un decreto del divino Augusto, con cui ordinò, costituendo una colonia a Capua, che fossero versati ogni anno ai Napoletani duecentomila sesterzi per questo dal suo fisco, e aggiunse il motivo del coltivare, poiché i Campani dicevano che non poteva essere fatta la spelta senza quella cava

(Nella stessa si trova anche lo zolfo, e sgorgano le sorgenti di Arasse per la limpidezza degli occhi e la cura delle ferite e la solidità dei denti)

[115] La spelta adulterata poi si ottiene soprattutto dalla zea, che in Africa degenera

Le sue spighe più larghe e più nere e con lo stelo corto

La pestano con la sabbia e anche così difficilmente liberano gli involucri, e si ottiene di quello pulito una quantità dimezzata, e poi è cospsrasa una quarta parte di gesso e, appena aderisce, secernono con un setaccio di farina

Quella che rimane in esso, è detta di scarto ed è molto grossa
rursus, quae transit, artiore cernitur et secundaria vocatur, item cribraria, quae simili modo in tertio remansit cribro angustissimo et tantum harenas transmittente

[116] alia ratio ubique adulterandi ex tritico: candidissima et grandissima eligunt grana ac semicocta in ollis postea arefaciunt sole ad dimidium rursusque leviter adspersa molis frangunt

ex zea pulchrius quam e tritico fit tragum, quamvis id alicae vitium sit

candorem autem ei pro creta lactis incocti mixtura confert

[117] Sequitur leguminum natura, inter quae maxime honos fabae, quippe ex qua temptatus sit etiam panis

lomentum appellatur farina ex ea, adgravaturque pondus illa et omni legumine, iam vero et pabulo, in pane venali

fabae multiplex usus omnium quadripedum generi, praecipue homini
Invece, quella che passa, è stacciata in uno più stretto ed è detta seconda scelta, anche setacciata, che con un metodo simile è rimasta nel terzo setaccio molto stretto e che fa passare solo sabbie

[116] Dovunque un altro il metodo di adulterare col frumento: scelgono i chicchi più bianchi e più grandi e cucinati in pentole li scaldano poi col sole fino alla metà e cosparsi di nuovo leggermente di acqua li rompono con le mole

Dalla zea si ottiene una farina più bella che dal frumento, sebbene questa sia una degenerazione della spelta

A questa poi conferisce candore la mescolanza di latte cotto al posto della creta

[117] Segue la natura dei legumi, fra questi soprattutto della fava, poiché da essa si è tentato anche il pane

La farina (ottenuta) da essa è detta lomento, e con quella e con ogni legume viene aumentato il peso, invero anche col foraggio, nel pane che si vende

Molteplice l'uso della fava per la specie di tutti i quadrupedi, particolarmente per l'uomo
frumento etiam miscetur apud plerasque gentes, et maxime panico solida ac delicatius fracta

[118] quin et prisco ritu pulsa fabata suae religionis diis in sacro est

praevalens pulmentari cibo, set hebetare sensus existimata, insomnia quoque facere, ob haec Pythagoricae sententiae damnata, ut alii tradidere, quoniam mortuorum animae sint in ea, qua de causa parentando utique adsumitur

[119] Varro et ob haec flaminem ea non vesci tradit et quoniam in flore eius litterae lugubres reperiantur

in eadem peculiaris religio, namque fabam utique ex frugibus referre mos est auspici causa, quae ideo referiva appellatur

et auctionibus adhibere eam lucrosum putant

sola certe frugum etiam exesa repletur crescente luna

aqua marina aliave salsa non percoquitur
Presso diverse popolazioni è mescolata anche al frumento, e soprattutto al panico intera e tritata più finemente

[118] Anzi anche secondo l'antico rito la farinata di fave risulta di una sua religiosità nel sacrificio agli dei

Prevalente per il cibo companatico, ma ritenuta attenuare i sensi, provocare anche insonnie, per questi motivi condannata da un parere pitagorico, come alcuni tramandarono, perché in essa ci sono le anime dei morti, perciò è usata certamente per i parenti

[119] E Varrone tramanda che per questo il flamine non si cibava di essa anche perché nel suo fiore vengono trovate lettere infauste

Una particolare religiosità su essa, infatti fra i raccolti c'è sicuramente l'uso di portare per un auspicio la fava, che perciò è detta riportata

La ritengono anche un guadagno presentarla nelle vendite alle aste

Certo unica dei raccolti anche corrosa si riempie con la luna crescente

Non si cuoce con acqua marina o in altra salata

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 03, Paragrafi 104-127
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 03, Paragrafi 104-127

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 03, Paragrafi 104-127

[120] seritur ante vergiliarum occasum leguminum prima, ut antecedat hiemem

Vergilius eam per ver seri iubet circumpadanae Italiae ritu, sed maior pars malunt fabalia maturae sationis quam trimestrem fructum

eius namque siliquae caulesque gratissimo sunt pabulo pecori

aquas in flore maxime concupiscit, cum vero defloruit, exiguas desiderat

solum, in quo sata est, laetificat stercoris vice

ideo circa Macedoniam Thessaliamque, cum florere coepit, vertunt arva

[121] nascitur et sua sponte plerisque in locis, sicut septentrionalis oceani insulis, quas ob id nostri Fabarias appellant, item in Mauretania silvestris passim, sed praedura et quae percoqui non possit

nascitur et in Aegypto spinoso caule, qua de causa crocodili oculis timentes refugiunt

[122] longitudo scapo quattuor cubitorum est amplissima, crassitudo digiti
[120] Dei legumi si semina per prima anteriormente al tramonto delle vergilie, affinchè preceda l'inverno

Virgilio consiglia che sia seminata durante la primavera secondo l'usanza dell'Italia circumpadana, ma la maggior parte preferiscono i gambi di una semina matura che il frutto di un trimestre

Infatti i suoi baccelli e i gambi sono alimento molto gradito al bestiame

Soprattutto nella fioritura desidera le acque, quanto invece sfiorisce, ne richiede poche

Concima il suolo, in cui è stata seminata, al posto del letame

Perciò intorno alla Macedonia e alla Tessaglia, quando comincia a fiorire, rivoltano i campi

[121] In molti luoghi cresce anche spontaneamente, come nelle isole settentrionali dell'oceano, che per questo i nostri chiamano Fabarie, ugualmente dappertutto in quelli selvosi in Mauritania, ma molto dura e che non può essere cotta

cresce anche in Egitto con un gambo spinoso, perciò i coccodrilli temendo per gli occhi la evitano

[122] Per il gambo c'è una lunghezza grandissima di quattro cubiti, l'ampiezza di un dito
ni genicula abessent, molli calamo similis; caput papaveri, colore roseo, in eo fabae non supra tricenas; folia ampla, fructus ipse amarus et odore, sed radix perquam grata incolarum cibis, cruda et omni modo cocta, harundinum radicibus similis

nascitur et in Syria Ciliciaque et in Toronae Chalcidices lacu

[123] Ex leguminibus autumno vereve seruntur lens et in Graecia pisum

lens amat solum tenue magis quam pingue, caelum utique siccum

duo genera eius Aegypto, alterum rotundius nigriusque, alterum sua figura, unde vario usu tralatum est in lenticulas nomen

invenio apud auctores aequanimitatem fieri vescentibus ea

pisum in apricis seri debet frigorum inpatientissimum

ideo in Italia et in austeriore caelo non nisi verno tempore terra facili, soluta

Se non mancassero i nodi, simile alla canna flessibile; la cima del papavero, con un colore rosato, su di esso non oltre trenta fave; larghe le foglie, il frutto stesso amaro anche nell'odore, ma la radice alquanto gradita per i cibi degli abitanti, cruda e cotta in ogni modo, simile alle radici delle canne

Cresce anche in Siria e in Cilicia e vicino al lago di Torona nella Calcidia

[123] Fra i legumi si seminano in autunno o in primavera la len ticchia e in grecia il pisello

La lenticchia ama il terreno leggero più che grasso, un clima certo asciutto

Due le sue specie in Egitto, una più rotonda e più nera, l'altra con la sua forma, da dove per vario uso è passato il nome alle lentiggini

Trovo presso gli scrittori che si produce equilibrio psicologico per chi ne mangia

Il pisello molto intollerante dei freddi dev'essere seminato in luoghi soleggiati

Perciò in Italia e in un clima più rigido se non nel periodo invernale con un terreno agevole, frantumato

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