Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 18, Paragrafi 1-55, pag 3

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 18, Paragrafi 1-55

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 18, Paragrafi 1-55

ex oraculo scilicet: malis bonis

sed defendi aequum est abavos, qui praeceptis suis prospexere vitae

namque cum dicerent malis, intellegere voluere vilissimos, summumque providentiae illorum fuit, ut quam minimum esset inpendii

praecipiebant enim ista, qui triumphales denas argenti libras in supellectile crimini dabant, qui mortuo vilico relinquere victorias et reverti in rura sua postulabant, quorum heredia colenda suscipiebat res p, exercitusque ducebant senatu illis vilicante

[40] inde illa reliqua oracula: nequam agricolam esse quisquis emeret quod praestare ei fundus posset; malum patrem familias quisquis interdiu faceret, quod noctu posset, nisi in tempestate caeli; peiorem qui profestis diebus ageret, quod feriatis deberet; pessimum qui sereno die sub tecto potius operaretur quam in agro
Certo da una massima oracolare: con i cattivi campi ai buoni

Ma è giusto che siano difesi gli antenati, che con i loro insegnamenti provvidero alla vita

Infatti riferendosi ai cattivi, vollero intendere di bassissimo prezzo, e il massimo del loro risparmio fu, che ci fosse il minimo della spesa

Infatti insegnavano queste cose, quei trionfatori che attribuivano a un crimine dieci libbre d'argento come suppellettile, quelli che morto il fattore chiedevano di lasciare le vittorie e tpornare ai loro campi, di cui lo stato si assumeva le eredità da coltivare e guidavano gli eserciti con il senato che faceva da fattore a quelli

[40] Da qui quelle altre massime oracolari: che è cattivo contadino chiunque compri quello che gli possa fornire il podere; che è un capofamiglia incapace chiunque faceva di giorno, quello che poteva (fare) di notte, se non durante le intemperie del cielo; peggiore chi faceva nei giorni festivi, quello che doveva (fare) in quelli feriali; pessimo chi in un giorno sereno lavorava in casa piuttosto che nel campo
[41] Nequeo mihi temperare, quo minus unum exemplum antiquitatis adferam, ex quo intellegi possit, apud populum etiam de culturis agendi morem fuisse qualiterque defendi soliti sint illi viri

C

Furius Cresimus e servitute liberatus, cum in parvo admodum agello largiores multo fructus perciperet, quam ex amplissimis vicinitas, in invidia erat magna, ceu fruges alienas perliceret veneficiis

[42] quamobrem ab Spurio Albino curuli aedile die dicta metuens damnationem, cum in suffragium tribus oporteret ire, instrumentum rusticum omne in forum attulit et adduxit familiam suam validam atque, ut ait Piso, bene curatam ac vestitam, ferramenta egregie facta, graves ligones, vomeres ponderosos, boves saturos

[43] postea dixit: Veneficia mea, Quirites, haec sunt, nec possum vobis ostendere aut in forum adducere lucubrationes meas vigiliasque et sudores

omnium sententiis absolutus itaque est
[41] Non posso astenermi, di riferire almeno un esempio dell'antichità, da cui possa essere compreso, che c'era l'abitudine di trattare presso il popolo anche della coltivazione e come erano soliti essere difesi quegli uomini

C

Furio Cresimo liberato dalla schiavitù, ottenendo in un campo alquanto piccolo prodotti di molto più abbondanti, di quanto (ottenessero) i vicini in quelli molto grandi, era in grande odio, come se attirasse messi altrui con sortilegi

[42] Perciò temendo la condanna dall'edile curule Spurio Albino nel giorno stabilito, essendo necessario andare al voto della tribù, portò nel foro ogni attrezzo agricolo e condusse la sua valida famiglia e, come dice Pisone, ben curata e vestita, gli arnesi di ferro fatti egregiamente, le pesanti zappe, i vomeri pesanti, i buoi grassi

[43] Poi disse: I miei sortilegi, Quiriti, sono questi, e non posso mostrarvi o portare nel foro i lavori notturni e le mie veglie e i sudori

Certo fu assolto col parere di tutti
profecto opera, non inpensa, cultura constat, et ideo maiores fertilissimum in agro oculum domini esse dixerunt

[44] Reliqua praecepta reddentur suis locis, quae propria generum singulorum erunt

interim communia quae succurrunt, non omittemus, et in primis Catonis humanissimum utilissimumque: id agendum, ut diligant vicini

causas reddit ille, nos existimamus nulli esse dubias



Inter prima idem cavet, ne familiae male sit

Nihil sero faciendum in agricultura omnes censent, iterumque suo quaeque tempore facienda, et tertio praecepto praetermissa frustra revocari

De terra cariosa execratio Catonis abunde indicata est, quamquam praedicere non cessantis

Quidquid per asellum fieri potest, vilissime constat

[45] Filex biennio moritur, si frondem agere non patiaris
Sicuramente la coltura si basa sul lavoro, non sulla spesa, e perciò gli antenati dissero che l'occhio del padrone era molto vantaggioso

[44] Saranno dati nelle loro parti i restanti precetti, che saranno propri dei singoli generi

Intanto non tralasceremo quelli comuni, che sovvengono, e fra i primi (quello) molto umano e molto utile di Catone: bisogna fare in modo, che i vicini (ci) gradiscano

Egli spiega i motivi, riteniamo che non ci siano dubbi per nessuno



Lo stesso fra le prime cose mette in guardia, affinchè non ci sia il male per la famiglia

Tutti pensano che nell'agricoltura non bisogna fare niente in ritardo, ed ancora che ogni cosa sia da fare a suo tempo, e col terzo precetto che è inutile che siano rievocate le cose tralasciate

Riguardo alla terra marcia è stata segnalata ampiamente l'imprecazione di Catone, sebbene non smetta di ripetere

Qualunque cosa può essere fatta attraverso un asinello, risulta di pochissimo costo

[45] La felce muore in due anni, se non permetti che la fronda compaia

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 35, Paragrafi 92-104
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 35, Paragrafi 92-104

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 35, Paragrafi 92-104

id efficacissime contingit germinantis ramis baculo decussis; sucus enim ex ipsa defluens necat radices

aiunt et circa solstitium avolsas non renasci nec harundine sectas aut exaratas vomeri harundine inposita

similiter et harundinem exarari filice vomeri inposita praecipiunt

[46] Iuncosus ager verti pala debet aut in saxoso bidentibus

frutecta igni optime tolluntur

[47] umidiorem agrum fossis concidi atque siccari utilissimum est, fossas autem cretosis locis apertas relinqui, in solutiore terra saepibus firmari vel proclivibus ac supinis lateribus procumbere; quasdam obcaecari et in alias dirigi maiores patentioresque et, si sit occasio, silice vel glarea sterni, ora autem earum binis utrimque lapidibus statuminari et alio superintegi
Ciò risulta molto efficace dopo aver tolto i rami di quella che germoglia con un bastone; infatti il succo scorrendo dalla stessa (felce) uccide le radici

Dicono anche che quelle strappate verso il solstizio non rinascono né tagliate con una canna o divelte da una canna posta sull'aratro

Ugualmente insegnano che anche la canna viene divelta da una felce messa sull'aratro

[46] Il campo di giunco dev'essere rivoltato con una pala o in uno sassoso con i bidenti

I cespugli vengono tolti ottimamente col fuoco

[47] E' utilissimo che il campo troppo umido sia intersecato da fossati e sia asciugato, che nei luoghi cretosi poi siano lasciate fossati aperti, nella terra più disciolta siano rinforzati con siepi o scavare con sponde e fianchi inclinati; che alcuni siano coperti e siano diretti verso altri più grandi e più capienti e, se ci sia occasione, essere coperti con selce o ghiaia, i loro sbocchi poi sono consolidati da due massi su entrambi i lati e vengono rafforzati sopra da un altro
silvae extirpandae rationem Democritus prodidit, lupini flore in suco cicutae uno die macerato sparsisque radicibus

[48] Et quoniam praeparatus est ager, nunc indicabitur natura frugum

sunt autem duo prima earum genera: frumenta, ut triticum, hordeum, et legumina, ut faba, cicer

differentia notior, quam ut indicari deceat

[49] Frumenti ipsius totidem genera per tempora satu divisa: hiberna, quae circa vergiliarum occasum sata terra per hiemem nutriuntur, ut triticum, hordeum; aestiva, quae aestate ante vergiliarum exortum seruntur, ut milium, panicum, sesama, horminum, irio, Italiae dumtaxat ritu

alioquin in Graecia et in Asia omnia a vergiliarum occasu seruntur, quaedam autem utroque tempore in Italia, ex his quaedam et tertio veris
Democrito insegnò il sistema per la boscaglia da estirpare, con il fiore del lupino macerato per un giorno nel succo di cicuta e avendone cosparse le radici

[48] E poiché il campo è stato preparato, ora sarà specificata la natura dei prodotti

Ci sono quindi due categorie primarie di essi: i cereali, come il frumento, l'orzo, e i legumi, coma la fava, il cece

Troppo nota la differenza, perché occorra essere indicata

[49] Del cereale stesso altrettanti generi distinti attraverso il periodo per la semina: gli invernali, che seminati verso il tramonto delle vergilie sono alimentati dalla terra durante l'inverno, come il frumento, l'orzo; gli estivi, che sono seminati in estate prima del sorgere delle vergilie, come il miglio, il panico, il sesamo, l'ormino, l'irio, almeno secondo l'uso dell'Italia

D'altra parte in Grecia e in Asia tutte le piante sono seminate dal tramonto delle vergilie, alcune poi in entrambi i periodi in Italia, fra queste alcune in un terzo a primavera

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 11, Paragrafi 145-152
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 11, Paragrafi 145-152

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 11, Paragrafi 145-152

[50] aliqui verna milium, panicum, lentem, cicer, alicam appellant, sementiva autem triticum, hordeum, fabam, rapam

et in tritici genere pars aliqua pabuli est quadripedum causa sati, ut farrago, et in leguminibus, ut vicia; ad communem quadripedum hominumque usum lupinum

[51] Legumina omnia singulas habent radices praeter fabam, easque surculosas, quia non in multa dividuntur, altissimas autem cicer

frumenta multis radicantur fibris sine ramis

erumpit a primo satu hordeum die septimo, legumen quarto vel, cum tardissime, septimo, faba a XV ad XX, legumina in Aegypto tertio die

ex hordeo alterum caput grani in radicem exit, alterum in herbam, quae et prior floret

radicem crassior pars grani fundit, tenuior florem, ceteris seminibus eadem pars et radicem et florem
[50] Alcuni definiscono piante primaverili il miglio, il panico, la lenticchia, il cece, la spelta, grani da semina invece il frumento, l'orzo, la fava, la rapa

Anche nel genere del frumento una certa parte è motivo di semina per il pasto dei quadrupedi, come la farragine, e gra le leguminose, come la veccia; il lupino per l'uso comune dei quadrupedi e degli uomini

[51] Tutti i legumi hanno radici singole tranne la fava, e queste legnose, poiché non sono divise in molte, il cece poi profondissime

I cereali sono radicati con molti filamenti senza rami

L'orzo spunta nel settimo giorno dalla prima semina, il legume nel quarto o, quanto al più tardi, nel settimo, la fava dal quindicesimo al ventesimo, in Egitto i legumi al terzo giorno

Dall'orzo esce un'estremità del seme sulla radice, l'altra sullo stelo, che fiorisce anche prima

La parte più grossa del seme emette la radice, la più sottiole il fiore, per gli altri semi la stessa parte sia la radice sia il fiore
[52] Frumenta hieme in herba sunt, verno tempore fastigantur in stipulam quae sunt hiberni generis, at milium et panicum in culmum geniculatum et concavum, sesama vero in ferulaceum

[53] omnium satorum fructus aut spicis continetur, ut tritici, hordei, muniturque vallo aristarum contra aves et parvas quadripedes, aut includitur siliquis, ut leguminum, aut vasculis, ut sesamae ac papaveris

milium et panicum tantum pro indiviso et parvis avibus expositum est; indefensum quippe membranis continetur

Panicum a paniculis dictum, cacumine languide nutante, paulatim extenuato culmo paene in surculum, praedensis acervatur granis, cum longissima, pedali phoba

milio comae granum complexae fimbriato capillo curvantur
[52] In inverno i cereali sono nell'erba, in primavera s'allungano sullo stelo quelli che sono del tipi invernale, invece il miglio e il panico sul gambo nodoso e concavo, il sesamo poi simile alla canna

[53] Il frutto di tutte le piante coltivate o è contenuto in punte, come (quelle) del frumento, dell'orzo, ed è difeso da un riparo di spighe contro gli uccelli e i piccoli quadrupedi, o è racchiuso in baccelli, come (quelli) dei legumi, o in capsule, come del sesamo e del papavero

Solo il miglio e il panico è esposto in comune anche per i piccoli uccelli; è contenuto senza difesa infatti in membrane

Detto panico dalle pannocchie, con una cima che ondeggia leggermente, con lo stelo assottigliato man mano quasi in un germoglio, è ricoperto da grani molto fitti, quando (è) molto lunga, con la spiga di un piede

Nel miglio le cime strette col seme sono incurvate con un filamento sfrangiato

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 26, Paragrafi 134-143
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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 26, Paragrafi 134-143

[54] sunt et panico genera mammosa, e pano parvis racemata paniculis, et cacumine gemino; quin et colore distinguntur candido, nigro, rufo, etiam purpureo

panis multifariam et e milio fit, e panico rarus; sed nullum ponderosius frumentum est aut quod coquendo magis crescat

LX pondo panis e modio reducunt modiumque pultis ex tribus sextariis madidis

[55] milium intra hos X annos ex India in Italiam invectum est nigrum colore, amplum grano, harundineum culmo

adolescit ad pedes altitudine VII, praegrandibus comis, iubas vocant, omnium frugum fertilissimum

ex uno grano sextarii terni gignuntur

seri debet in umidis

[54] Anche per il panico ci sono tipi a mammelle, a grappoli con piccole pannocchiette dalla pannocchia, e con una punta duplice; si distinguono anche per il colore chiaro, nero, rosso, anche purpureo

Anche dal miglio si fa in molti luoghi il pane, raro dal panico; ma nessun cereale è più pesante o che col cuocere cresce di più

Da un moggio si ricavano 60 libbre di pane e da tre sestarii bagnati un moggio di farinata

[55] Entro questi dieci anni si è importato miglio in Italia dall'India nero nel colore, col seme grande, con uno stelo come la canna

Cresce in altezza fino a sette piedi, con chiome molto ampie, le chiamano pennacchi, il più fertile di tutti i cereali

Da un seme vengono ricavati tre sestarii

Dev'essere seminato in luoghi umidi

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