Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 03, paragrafi 45-103, pag 2

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 03, paragrafi 45-103

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 03, paragrafi 45-103

[61] in ora Savo fluvius, Volturnum oppidum cum amne, Liternum, Cumae Chalcidiensium, Misenum, portus Baiarum, Bauli, lacus Lucrinus et Avernus, iuxta quem Cimmerium oppidum quondam, dein Puteoli colonia Dicaearchia dicti, postque Phlegraei campi, Acherusia palus Cumis vicina; [62] litore autem Neapolis, Chalcidensium et ipsa, Parthenope a tumulo Sirenis appellata, Herculaneum, Pompei haud procul spectato monte Vesuvio, adluente vero Sarno amne, ager Nucerinus et VIIII p

a mari ipsa Nuceria, Surrentum cum promunturio Minervae, Sirenum quondam sede; navigatio a Cerceis II de LXXX patet

regio ea a Tiberi prima Italiae servatur ex discriptione Augusti
[61] Sulla costa il fiume Savo, la città di Volturno col fiume, Literno, Cuma dei Calcidesi, Miseno, il porto di Baia, Bauli, il lago Lucrino e Averno, presso il quale la città un tempo dei Cimmeri, poi Pozzuoli detta colonia di Dicearco, oltre i campi Flegrei, la palude Acherusia vicina a Cuma; [62] poi sulla costa Napoli, anch'essa dei Calcidesi, chiamata Partenope dalla tombe di una Sirena, Ercolano, Pompei non lontano dall'ammirato monte Vesuvio, che è bagnata invero dal fiume Sarno, il territorio Nocerino e la stessa Nocera nove miglia dal mare, Sorrento col promontorio di Minerva, un tempo sede delle Sirene

La navigazione dal Circeo si stende per 82 miglia

Questa regione dal Tevere è riportata la prima d'Italia secondo la suddivisione di Augusto
[63] Intus coloniae Capua, ab XL campo dicta, Aquinum, Suessa, Venafrum, Sora, Teanum Sidicinum cognomine, Nola; oppida Abellinum, Aricia, Alba Longa, Acerrani, Allifani, Atinates, Alterinates, Anagnini, Atellani, Aefulani, Arpinates, Auximates, Abellani, Alfaterni et qui ex agro Latino, item Hernico, item Labicano cognominantur, Bovillae, Caiatia, Casinum, Calenum, Capitulum Hernicum, Cereatini qui Mariani cognominantur, Corani a Dardano Troiano orti, Cubulterini, Castrimoenienses, [64] Cingulani, Cabienses in monte Albano, Foropopulienses ex Falerno, Frusinates, Ferentinates, Freginates, Fabraterni Veteres, Fabraterni Novi, Ficolenses, Fregellani, Forum Appi, Forentani, Gabini, Interamnates Sucasini qui et Lirenates vocantur, Ilionenses, Lanivini, Norbani, Nomentani, Praenestini urbe quondam Stephane dicta, Privernates, Setini, Signini, Suessulani, Telesini, Trebulani cognomine Ballienses, Trebani, Tusculani, Verulani, [65] Veliterni, Ulubrenses, Urbanates superque Roma ipsa, cuius nomen alterum dicere nisi arcanis caerimoniarum nefas habetur optimaque et salutari fide abolitum enuntiavit Valerius Soranus luitque mox poenas; non alienum videtur inserere hoc loco exemplum religionis antiquae ob hoc maxime silentium institutae; namque diva Angerona, cui sacrificatur a [63] Nell'interno le colonie di Capua, detta dal campo di quaranta miglia, Aquino, Suessa, Venafro, Sora, Teano col soprannome di Sedicino, Nola; le città Avellino, Aricia, Albalonga, gli Acerrani, gli Allifani, gli Atinati, gli Alterinati, gli Anagnini, gli Atellani, gli Efulani, gli Arpinati, gli Auximati, gli Abellani, gli Alfaterni e quelli che sono denominati dal territorio latino, anche dall'Ernico, ugualmente dal Labicano, Boville, Caiazia, Casino, Caleno, Capitolo Ernico, i Cereatini che sono denominati Mariani, i Corani nati dal troiano Dardano, i Cubulterini, i Castrimoniensi, [64] i Cingulani, i Cabiensi sul monte Albano, i Foropopuliensi dal Falerno, i Frusinati, i Ferentinati, i Freginati, i Fabraterni Antichi, Fabraterni Nuovi, i Ficolensi, i Flegellani, Foro Appio, i Forentani, i Gabini, gli Interamnati Sucasini che sono detti anche Lirenati, gli Ilionensi, i Lanivini, i Norbani, i Nomentani, i Prenestini con la città un tempo detta Stefane, i Privernati, i Setini, i Signini, i Suessulani, i Telesini, i Trebulani col soprannome di Balliensi, i Trebani, i Tusculani, i Verulani, [65] i Veliterni, gli Ulubrensi, gli Urbanati e inoltre la stessa Roma, il cui altro nome è ritenuto nefasto pronunciare se non nei misteri delle cerimonie e Valerio Sorano lo pronunciò pur abolito con un ottimo e salutare atto sacro e poi pagò le pene
d

XII kal

Ian

, ore obligato obsignatoque simulacrum habet; [66] Urbem tris portas habentem Romulus reliquit aut, ut plurimas tradentibus credamus, IIII moenia eius collegere ambitu imperatoribus censoribusque Vespasianis anno conditae DCCCXXVI m

p

XIII:CC, conplexa montes septem; ipsa dividitur in regiones XIIII, compita Larum CCLXV, eiusdem spatium mensura currente a miliario in capite Romani fori statuto ad singulas portas, quae sunt hodie numero XXXVII, ita ut XII portae semel numerentur praetereantur ex veteribus VII, quae esse desierunt, efficit passuum per directum XX:M:DCCLXV
Non sembra fuori luogo inserire a questo punto un esempio di religione antica istituito soprattutto a causa di questo silenzio

Infatti la dea Angerona, a cui si sacrifica dodici giorni prima delle calende di Gennaio, ha una statua con la bocca chiusa e sigillata



[66] Romolo lasciò l'Urbe che aveva tre porte o, come crediamo a chi ne tramanda di più, quattro

Le sue mura racchiusi i sette colli inclusero nel circuito 13 miglia e 200 passi al tempo degli imperatori e dei censori dei Vespasiani nell'anno di fondazione 826

La stessa (città) è divisa in 14 zone, gli incroci dei Lari 265, lo spazio della stessa con misura corrente dalla colonna miliare posta sulla cima del foro Romano alle singole porte, che sono oggi in numero di 37, così che 12 porte siano contate una sola volta e siano tralasciate sette delle vecchie, che cessarono di esistere, misura in linea retta 20 miglia e 765 passi

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 11, Paragrafi 145-152
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 11, Paragrafi 145-152

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 11, Paragrafi 145-152

[67] ad extrema vero tectorum cum castris praetoriis ab eodem miliario per vicos omnium viarum mensura colligit paulo amplius LX p

quod si quis altitudinem tectorum addat, dignam profecto aestimationem concipiat fateaturque nullius urbis magnitudinem in toto orbe potuisse ei comparari; clauditur ab oriente aggere Tarquini Superbi, inter prima opere mirabili; namque eum muris aequavit qua maxime patebat aditu plano

cetera munita erat praecelsis muris aut abruptis montibus, nisi quod exspatiantia tecta multas addidere urbes
[67] In verità fino alle ultime zone delle case con gli accampamenti pretoriani dalla stessa colonna miliare attraverso i percorsi di tutte le strade la misura include poco più di 60 miglia che se qualcuno aggiunge l'altezza delle case, ricaverà subito un'adeguata valutazione e assicurerà che la grandezza di nessuna città in tutto il mondo poteve essere paragonata a lei

E' chiusa da oriente dal bastione di Tarquinio il Superbo, fra le prime di ammirevole opera; infatti lo eguagliò con le mura soprattutto dove si presentava con un accesso facile

Il resto era stato difeso con mura molto elevate o con monti scoscesi, se non che le case in espansione aggiunsero molte città
[68] In prima regione praeterea fuere in Latio clara oppida Satricum, Pometia, Scaptia, Politorium, Tellena, Tifata, Caenina, Ficana, Crustumeria, Ameriola, Medullum, Corniculum, Saturnia ubi nunc Roma est, Antipolis quod nunc Ianiculum in parte Romae, Antemnae, Camerium, Collatia, Amitinum, Norbe, Sulmo, [69] et cum iis carnem in monte Albano soliti accipere populi Albenses: Albani, Aesolani, Accienses, Abolani, Bubetani, Bolani, Cusuetani, Coriolani, Fidenates, Foreti, Hortenses, Latinienses, Longani, Manates, Macrales, Munienses, Numinienses, Olliculani, Octulani, Pedani, Poletaurini, Querquetulani, Sicani, Sisolenses, Tolerienses, Tutienses, Vimitellari, Velienses, Venetulani, Vitellenses

[70] ita ex antiquo Latio LIII populi interiere sine vestigiis

in Campano autem agro Stabiae oppidum fuere usque ad Cn Pompeium L Catonem cos

pr

kal

Mai
[68] Nella prima regione inoltre ci furono nal Lazio le famose città di Satrico, Pomezia, Scaptia, Politorio, Tellena, Tifata, Cenina, Ficana, Crustumeria, Ameriola, Medullo, Cornicolo, Saturnia dove ora c'è Roma, Antipoli che ora (è) il Gianicolo in una parte di Roma, Antenne, Camerio, Collazia, Amitino, Norbe, Sulmona, [69] e con questi i popoli Albensi sul monte Albano soliti ricevere la carne: Albani, Esolani, Acciensi, Abolani, Bubetani, Bolani, Cusuetani, Coriolani, Fidenati, Foreti, Ortensi, Latiniensi, Longani, Manati, Macrali, Muniensi, Numiniensi, Olliculani, Octulani, Pedani, Poletaurini, Querquetulani, Sicani, Sisolensi, Toleriensi, Tutiensi, Vimitellari, Venetulani, Vitellensi

[70] Così dall'antico Lazio sparirono senza traccia 53 popoli

Nel territorio campano poi ci fu la città di Stabia durante il consolato di C

Pompeo e L

Catone fino al giorno prima delle calende di maggio, nel quale giorno L

Silla luogotenente nella guerra sociale distrusse questa che ora degenera in zona di campagna

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 31, Paragrafi 75-131
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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 31, Paragrafi 75-131

, quo die L

Sulla legatus bello sociali id delevit, quod nunc in villam abiit

intercidit ibi et Taurania; sunt morientes Casilinae reliquiae; praeterea auctor est Antias oppidum Latinorum Apiolas captum a L Tarquinio rege, ex cuius praeda Capitolium is inchoaverit; a Surrentino ad Silerum amnem XXX m

p

ager Picentinus fuit Tuscorum, templo Iunonis Argivae ab Iasone condito insiginis

intus oppidum Salerni, Picentia; [71] A Silero regio tertia et ager Lucanus Bruttiusque incipit, nec ibi rara incolarum mutatione

tenuerunt eum Pelasgi, Oenotri, Itali, Morgetes, Siculi, Graeciae maxime populi, novissime Lucani Samnitibus orti duce Lucio; oppidum Paestum, Graecis Posidonia appellatum, sinus Paestanus, oppidum Eleas quae nunc Velia, promunturium Palinurum, a quo sinu recedente traiectus ad Columnam Regiam C m

p

[72] proximum autem flumen Melpes, oppidum Buxentum, Graeciae Pyxus, Laus amnis
Qui decadde anche Taurania

Ci sono i resti cadenti di Casilino

Inoltre Anziate è testimone che Apiole città dei Latini fu conquistata dal re Tarquinio, dalla cui presa costui iniziò il Campidoglio

Dal territorio di Sorrento al fiume Sileno la zona Picentina fu degli Etruschi per 30 miglia, famoso per il tempio di Giunone Argiva fondato da Giasone

All'interno la città di Salerno, Picenzia

[71] Dal Silero comincia la terza regione e il territorio Lucano e Bruzio, né qui con raro cambiamento di abitanti

L'occuparono Pelasgi, Enotri, Itali, Morgeti, Siculi, soprattutto popoli della Grecia, da ultimo i Lucani discesi dai Sanniti con a capo Lucio

La città di Paestum, chiamata dai Greci Posidonia, il golfo di Paestum, la città di Elea che ora è Velia, il promontorio Palinuro, da cui curvandosi il golfo il percorso fino alla Colonna regia è 100 miglia

[72] Vicino poi il fiume Melpe, la città di Busento, Pyxo per la Grecia, il fiume Lao
fuit et oppidum eodem nomine

ab eo Bruttium litus, oppidum Blanda, flumen Baletum, portus Parthenius Phocensium et sinus Vibonensis, locus Clampetiae, oppidum Tempsa, a Graecis Temese citum, et Crotoniensium Terina sinusque ingens Terinaeus

oppidum Consentia intus

[73] in paeninsula fluvius Acheron, a quo oppidani Aceruntini

Hippo, quod nunc Vibonem Valentiam appellamus, portus Herculis, Metaurus amnis, Tauroentum oppidum, portus Orestis et Medma

oppidum Scyllaeum, Crataeis fluvius, mater, ut dixere, Scyllae

dein Columnia Regia, Siculum retum ac duo adversa promunturia, ex Italia Caenus, e Sicilia Pelorum, XII stadiorum intervallo, unde Regium XCIV

[74] inde Appennini silva Sila, promunturium Leucopetra XV p

, ab ea LI Locri, cognominati a promunturio Zephyrio; absunt a Silero CCCIII

Et includitur Europae sinus primus
Ci fu anche una città con lo stesso nome

Da qui il litorale Bruzio, la città Blanda, il fiume Baleto, il porto Partenio dei Focesi e il golfo Vibonense, la località di Clampezia, la città di Tempsa, citata Temese dai Greci, e Terina dei Crotoniati e il grande golfo Terineo

All'interno la città di Cosenza

[73] In una penisola il fiume Acheronte, dal quale gli abitanti Acherontini

Ippona, che ora chiamiamo Vibo Valenzia, il porto di Ercole, il fiume Metauro, la città di Tauroento, il porto di Oreste e Medma

La città di Scilleo, il fiume di Crateide, madre, come dissero, di Scilla

Poi Colonna Regia, lo stretto siculo e due promontori posti di fronte, Ceno dall'Italia, Peloro dalla Sicilia, con uno spazio di 12 stadi, da Reggio 94

[74] Da qui la selva Sila dell'Appennino, il promontorio Leucopetra a 15 miglia, da questo Locri a 51 miglia, denominati dal promontorio Zefirio

Distano dal Silero 303

E' inserito anche il primo golfo dell'Europa

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 28, Paragrafo 187-216
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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 28, Paragrafo 187-216

in eo maria nuncupantur: unde irrumpit, Atlanticum, ab aliis Magnum; qua intrat, Porthmos a Graecis, a nobis Gaditanum fretum; cum intravit, Hispanum quatenus Hispanias adluit, ab aliis Hibericum aut Baliaricum; mox Gallicum ante Narbonensem provinciam; hinc Ligusticum; [75] ab eo ad Siciliam insulam Tuscum, quod ex Graecis alii Notium, alii Tyrrenum, e nostris plurimi Inferum vocant

ultra Siciliam quod est ad Salentinos, Ausonium Polybius appellat, Eratosthenes autem inter ostium oceani et Sardiniam quicquid est Sarodum, inde ad Siciliam Tyrrenum, ab hac Cretam usque Siculum, ab ea Creticum

[76] Insulae per haec maria primae omnium Pityussae Graecis dictae a frutice pineo; nunc Ebusus vocatur utraque, civitate foederata, angusto freto interfluente
In esso sono nominati i mari: da qui irrompe l'Atlantico, da altri (detto) Magno; dove entra, Porthmos dai Greci, da noi stretto Gaditano; quando entra, Ispano finché bagna la Spagna, da altri Iberico o Balearico; poi Gallico davanti alla provincia Narbonese; da qui Ligustico; [75] da qui fino all'isola di Sicilia (è detto) Tosco, che alcuni fra i Greci (chiamano) Notio, altri Tirreno, la maggior parte dei nostri lo chiamano Inferiore

Oltre la Sicilia ciò che è verso i Salentini, Polibio chiama Ausonio, Eratostene poi dei Sardi quello che è fra lo stretto dell'oceano e la Sardegna, da qua alla Sicilia Tirreno, da qua a Creta Siciliano, da qua Cretico

[76] Le Pitiuse prime isole di tutte in questi mari denominate dai Greci dal frutto del pino; ora entrambe sono chiamate Ebuso, con un governo federato, con un piccolo stretto che scorre
patent XLVI, absunt ab Dianio DCC stadia, totidem Dianium per continentem a Carthagine Nova, tantundem a Pityussis in altum Baliares duae et Sucronem versus Colubraria

[77] Baliares funda bellicosas Graeci Gymnasias dixere

maior C p

est longitudine, circuitu vero CCCCLXXV

oppida habet civium Romanorum Palmam et Pollentiam, Latina Guium et Tucim, et foederatum Bocchorum fuit; ab ea XXX distat minor, longitudine XL, circuitu CL

civitates habet Iamonem, Saniseram, Magonem

[78] a maiore XII in altum abest Capraria, insidiosa naufragiis, et e regione Palmae urbis Menariae ac Tiquadra et parva Hannibalis

Ebusi terra serpentes fugat, Colubrariae parit, ideo infesta omnibus nisi Ebusitanam terram inferentibus; Graeci Ophiussam dixere

nec cuniculos Ebusus gignit, populantes Baliarium messes
Si estendono per 46 miglia, distano da Dianio 700 stadi, altrettanti Dianio lungo il continente da Cartagine Nuova, altrettanta le due Baleari in alto mare dalle Pitiuse e la Colubraria verso Sucrone

[77] I Greci chiamarono Ginnasie le Baleari bellicose con la fionda

La maggiore è in lunghezza 100 miglia, invero nel perimetro 475 miglia

Ha le città di diritto Romano Palma e Pollenzia, Latino Guio e Tuci, e federata fu quella dei Bocchi

Da questa la minore dista 30 miglia, in lunghezza 40, nel perimetro 150 miglia

Ha le città di Iamone, Sanisera, Magone

[78] Dalla maggiore Capraria in alto mare dista 12 miglia, pericolosa per i naufragi, e dalla zona della città di Palma Menaria e Tiquadra e la piccola di Annibale

La terra di Ebuso allontana i serpenti, quella della Colubraria li produce, perciò pericolosa per tutti tranne che per chi porta la terra di Ebusi; i Greci la chiamarono Ofiussa

Né Ebuso alleva conigli, che devastano le messi delle Baleari

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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 08, Paragrafi 146 - 156

[79] Sunt aliae viginti ferme parvae mari vadoso, Galliae autem ora in Rhodani ostio Metina, mox quae Blascorum vocatur, et tres Stoechades a vicinis Massiliensibus dictae propter ordinem quo sitae sunt

nomina singulis Prote, Mese, quae et Pomponiana vocatur, tertia Hypaea, ab iis Sturium, Phoenice, Phila, Lero et Lerina adversum Antipolim, in qua Berconi oppidi memoria

[80] In Ligustico mari est Corsica, quam Graeci Cyrnon appellavere, sed Tusco propior, a septentrione in meridiem proiecta, longa passuum CL, lata maiore ex parte L, circuitu CCCXXV

abest a Vadis Volaterranis LXII, civitates habet XXXII et colonias Marianam, a C

Mario deductam, Aleriam, a dictatore Sulla

citra est Oglasa, intra vero, et LX p
[79] Ci sono quasi altre venti piccole nel mare poco profondo, poi la costa della Gallia con Metina alla foce del Rodano, poi quella che è chiamata Blascoro, e le tre Stecadi denominate dai vicini Marsigliesi a causa dell'ordine in cui sono poste

I nomi di ciascuna Prote, mese, che è detta anche Pomponiana, la terza Ipea, da queste Sturio, Fenice, Fila, Lero e Lerina di fronte ad Antipoli, in cui il ricordo della città di Berconi

[80] Nel mare Ligustico c'è la Corsica, che i Greci chiamarono Cirnon, ma più vicina al Tosco, disposta verso mezzogiorno da settentrione, lunga 150 miglia, larga dalla parte maggiore 50, nel perimetro 325 miglia

Dista da vada Volterrana 62 miglia, ha 32 città e le colonie Mariana, fondata da C

Mario, Aleria, dal dittatore Silla

In là c'è Oglasa, poi all'interno, e a 60 miglia dalla Corsica, Planasia chiamata per l'aspetto, piatta per la corrente e perciò pericolosa per le navi
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