Lucrezio, De rerum natura: Libro 02

Lucrezio, De rerum natura: Libro 02

Latino: dall'autore Lucrezio, opera De rerum natura parte Libro 02
Suave, mari magno turbantibus aequora ventis e terra magnum alterius spectare laborem; non quia vexari quemquamst iucunda voluptas, sed quibus ipse malis careas quia cernere suavest

suave etiam belli certamina magna tueri per campos instructa tua sine parte pericli; sed nihil dulcius est, bene quam munita tenere edita doctrina sapientum templa serena, despicere unde queas alios passimque videre errare atque viam palantis quaerere vitae, certare ingenio, contendere nobilitate, noctes atque dies niti praestante labore ad summas emergere opes rerumque potiri

o miseras hominum mentes, o pectora caeca

qualibus in tenebris vitae quantisque periclis degitur hoc aevi quod cumquest
dolce, mentre nel grande mare i venti sconvolgono le acque, guardare dalla terra la grande fatica di un altro; non perché il tormento di qualcuno sia un giocondo piacere, ma perché è dolce vedere da quali mali tu stesso sia immune

Dolce è anche contemplare grandi contese di guerra apprestate nei campi senza che tu partecipi al pericolo Ma nulla è più piacevole che star saldo sulle serene regioni elevate, ben fortificate dalla dottrina dei sapienti, donde tu possa volgere lo sguardo laggiù, verso gli altri, e vederli errare qua e là e cercare, andando alla ventura, la via della vita, gareggiare d'ingegno, rivaleggiare di nobiltà, adoprarsi notte e giorno con soverchiante fatica per assurgere a somma ricchezza e impadronirsi del potere

O misere menti degli uomini, o petti ciechi

In che tenebre di vita e tra quanto grandi pericoli si consuma questa esistenza, quale che sia
nonne videre nihil aliud sibi naturam latrare, nisi ut qui corpore seiunctus dolor absit, mente fruatur iucundo sensu cura semota metuque

ergo corpoream ad naturam pauca videmus esse opus omnino: quae demant cumque dolorem, delicias quoque uti multas substernere possint gratius inter dum, neque natura ipsa requirit, si non aurea sunt iuvenum simulacra per aedes lampadas igniferas manibus retinentia dextris, lumina nocturnis epulis ut suppeditentur, nec domus argento fulget auroque renidet nec citharae reboant laqueata aurataque templa, cum tamen inter se prostrati in gramine molli propter aquae rivum sub ramis arboris altae non magnis opibus iucunde corpora curant, praesertim cum tempestas adridet et anni tempora conspergunt viridantis floribus herbas
E come non vedere che nient'altro la natura latrando reclama, se non che il dolore sia rimosso e sia assente dal corpo, e nella mente essa goda di un senso giocondo, libera da affanno e timore

E dunque vediamo che alla natura del corpo sono necessarie assolutamente poche cose, quelle che tolgono il dolore, e sono tali che possono anche procurare molte delizie; né la natura stessa talvolta richiede cosa più gradita - se in casa non ci sono auree statue di giovani che tengano nelle mani destre torce fiammeggianti, sì che sia data luce ai notturni banchetti, né il palazzo rifulge d'argento e brilla d'oro, né alla cetra fanno eco i soffitti a riquadri e dorati - quando tuttavia, familiarmente distesi sull'erba morbida, presso un ruscello, sotto i rami di un albero alto, con tenui mezzi ristorano giocondamente i corpi; soprattutto quando il tempo arride e la stagione cosparge di fiori le erbe verdeggianti
nec calidae citius decedunt corpore febres, textilibus si in picturis ostroque rubenti iacteris, quam si in plebeia veste cubandum est

quapropter quoniam nihil nostro in corpore gazae proficiunt neque nobilitas nec gloria regni, quod super est, animo quoque nil prodesse putandum; si non forte tuas legiones per loca campi fervere cum videas belli simulacra cientis, subsidiis magnis et opum vi constabilitas, ornatas armis stlattas pariterque animatas, his tibi tum rebus timefactae religiones effugiunt animo pavidae mortisque timores tum vacuum pectus lincunt curaque solutum
Né le ardenti febbri, se ti dibatti tra drappi ricamati e porpora rosseggiante, lasciano il corpo più presto che se devi giacere su un tappeto plebeo

Perciò, poiché nulla al nostro corpo giovano i tesori, né la nobiltà, né la gloria del regno, per il resto si deve pensare che anche all'animo nulla giovino; salvo che, per avventura, quando vedi le tue legioni ardentemente agitarsi per il campo suscitando simulacri di guerra, appoggiate da potenti riserve e da forze di cavalleria, e le schieri fornite di armi e parimenti animose, quando vedi la flotta ardentemente agitarsi e vagare per largo spazio, allora, intimorite da queste cose, le superstizioni ti fuggano via dall'animo trepidanti, e i timori della morte lascino allora sgombro il petto e sciolto dall'affanno

Maybe you might be interested

Lucrezio, De rerum natura: Libro 04 Parte 04
Lucrezio, De rerum natura: Libro 04 Parte 04

Latino: dall'autore Lucrezio, opera De rerum natura parte Libro 04 Parte 04

quod si ridicula haec ludibriaque esse videmus, re veraque metus hominum curaeque sequaces nec metuunt sonitus armorum nec fera tela audacterque inter reges rerumque potentis versantur neque fulgorem reverentur ab auro nec clarum vestis splendorem purpureai, quid dubitas quin omnis sit haec rationis potestas, omnis cum in tenebris praesertim vita laboret

nam vel uti pueri trepidant atque omnia caecis in tenebris metuunt, sic nos in luce timemus inter dum, nihilo quae sunt metuenda magis quam quae pueri in tenebris pavitant finguntque futura

hunc igitur terrorem animi tenebrasque necessest non radii solis neque lucida tela diei discutiant, sed naturae species ratioque
Ma, se vediamo che questi pensieri son ridicoli e meritano scherno, e in realtà i timori degli uomini e gli affanni incalzanti non temono i fragori delle armi, né i crudeli dardi, e audacemente si aggirano tra i re e i potenti del mondo, né riveriscono il fulgore che si irraggia dall'oro, né il luminoso splendore di un vestito di porpora, come puoi dubitare che questo potere sia tutto della ragione

Specie se pensi che tutta nelle tenebre la vita si travaglia Difatti, come i fanciulli trepidano e tutto temono nelle cieche tenebre, così noi nella luce talora abbiamo paura di cose che per nulla son da temere più di quelle che i fanciulli nelle tenebre paventano e immaginano prossime ad avvenire

Questo terrore dell'animo, dunque, e queste tenebre non li devono dissolvere i raggi del sole, né i lucidi dardi del giorno, ma l'aspetto e l'intima legge della natura
Nunc age, quo motu genitalia materiai corpora res varias gignant genitasque resolvant et qua vi facere id cogantur quaeque sit ollis reddita mobilitas magnum per inane meandi, expediam: tu te dictis praebere memento

nam certe non inter se stipata cohaeret materies, quoniam minui rem quamque videmus et quasi longinquo fluere omnia cernimus aevo ex oculisque vetustatem subducere nostris, cum tamen incolumis videatur summa manere propterea quia, quae decedunt corpora cuique, unde abeunt minuunt, quo venere augmine donant

illa senescere, at haec contra florescere cogunt, nec remorantur ibi

sic rerum summa novatur semper, et inter se mortales mutua vivunt

augescunt aliae gentes, aliae minuuntur, inque brevi spatio mutantur saecla animantum et quasi cursores vitai lampada tradunt
Ora, bada, spiegherò con quale movimento i corpi generatori della materia generino le varie cose e dissolvano le cose generate, e da quale forza siano costretti a far questo, e quale velocità sia ad essi data per percorrere il vuoto immenso: tu ricorda di por mente alle mie parole

Ché certamente la materia non ha compattezza e coesione, giacché vediamo che ogni corpo diminuisce, e discerniamo che tutte le cose quasi fluiscono nel lungo corso del tempo e la vecchiezza le sottrae ai nostri occhi; mentre l'insieme si vede permanere intatto, perché i corpi che si distaccano da ogni cosa, diminuiscono ciò da cui si allontanano, dove giunsero danno accrescimento

quelle cose fanno invecchiare, queste al contrario fiorire, né si arrestano là

Così l'insieme delle cose si rinnova sempre, e i mortali vivono di vicendevoli scambi

Si accrescono alcune specie, altre diminuiscono, e in breve tratto si mutano le generazioni degli esseri viventi e, simili a corridori, si trasmettono la fiaccola della vita

Maybe you might be interested

Lucrezio, De rerum natura: Libro 05 Parte 06
Lucrezio, De rerum natura: Libro 05 Parte 06

Latino: dall'autore Lucrezio, opera De rerum natura parte Libro 05 Parte 06

Si cessare putas rerum primordia posse cessandoque novos rerum progignere motus, avius a vera longe ratione vagaris

nam quoniam per inane vagantur, cuncta necessest aut gravitate sua ferri primordia rerum aut ictu forte alterius

nam cita saepe obvia conflixere, fit ut diversa repente dissiliant; neque enim mirum, durissima quae sint ponderibus solidis neque quicquam a tergibus obstet

et quo iactari magis omnia materiai corpora pervideas, reminiscere totius imum nil esse in summa, neque habere ubi corpora prima consistant, quoniam spatium sine fine modoquest inmensumque patere in cunctas undique partis pluribus ostendi et certa ratione probatumst
Se pensi che i primi principi delle cose possano star fermi e, stando fermi, generare nuovi moti delle cose, forviato vai errando lontano dalla verità

Infatti, poiché vagano per il vuoto, è necessario che i primi principi delle cose si muovano tutti, o per il loro peso o talora per l'urto di altro corpo

Infatti, quando nell'incalzante movimento spesso si sono incontrati e han cozzato, avviene che in opposte direzioni d'un tratto rimbalzino; né, certo, ciò è strano, giacché sono durissimi nei loro solidi pesanti corpi, e nulla fa ad essi ostacolo da tergo

E, perché meglio tu discerna l'agitarsi di tutti i corpi della materia, ricòrdati che in tutto l'universo non c'è un fondo, né i corpi primi hanno un luogo ove possano posare, poiché lo spazio è senza fine e misura, e che immenso esso s'apra da ogni punto verso qualunque parte, con parecchie parole ho mostrato e con sicuro ragionare è stato provato
quod quoniam constat, ni mirum nulla quies est reddita corporibus primis per inane profundum, sed magis adsiduo varioque exercita motu partim intervallis magnis confulta resultant, pars etiam brevibus spatiis vexantur ab ictu

et quae cumque magis condenso conciliatu exiguis intervallis convecta resultant, indupedita suis perplexis ipsa figuris, haec validas saxi radices et fera ferri corpora constituunt et cetera genere horum

paucula quae porro magnum per inane vagantur, cetera dissiliunt longe longeque recursant in magnis intervallis; haec aera rarum sufficiunt nobis et splendida lumina solis

multaque praeterea magnum per inane vagantur, conciliis rerum quae sunt reiecta nec usquam consociare etiam motus potuere recepta

Cuius, uti memoro, rei simulacrum et imago ante oculos semper nobis versatur et instat
Poiché questo è certo, certamente nessuna requie è data ai corpi primi attraverso il vuoto profondo, ma piuttosto, travagliati da un movimento continuo e vario, parte, dopo essersi scontrati, rimbalzano per lunghi intervalli, parte anche per brevi tratti son travagliati dal colpo

E quanti, aggregati con maggiore compattezza, dopo essersi urtati rimbalzano entro intervalli esigui, impacciati come sono dalle loro stesse figure intrecciate, questi costituiscono le dure radici della pietra e le indomite masse del ferro e le altre cose dello stesso genere

Degli altri, che anche vagano attraverso il vuoto immenso, pochi bàlzano lontano, e lontano retrocedono a grandi intervalli: questi l'aria sottile ci forniscono e la splendida luce del sole

ma per il vuoto immenso vagano molti altri, che furono esclusi dalle aggregazioni, né in alcun'altra sede poterono essere accolti e collegare i movimenti

Di questo fatto, come lo descrivo, un simulacro e un'immagine innanzi ai nostri occhi sempre si aggira e incalza

Maybe you might be interested

Lucrezio, De rerum natura: Libro 06 Parte 06
Lucrezio, De rerum natura: Libro 06 Parte 06

Latino: dall'autore Lucrezio, opera De rerum natura parte Libro 06 Parte 06

contemplator enim, cum solis lumina cumque inserti fundunt radii per opaca domorum

multa minuta modis multis per inane videbis corpora misceri radiorum lumine in ipso et vel ut aeterno certamine proelia pugnas edere turmatim certantia nec dare pausam, conciliis et discidiis exercita crebris; conicere ut possis ex hoc, primordia rerum quale sit in magno iactari semper inani

dum taxat, rerum magnarum parva potest res exemplare dare et vestigia notitiai

Hoc etiam magis haec animum te advertere par est corpora quae in solis radiis turbare videntur, quod tales turbae motus quoque materiai significant clandestinos caecosque subesse

multa videbis enim plagis ibi percita caecis commutare viam retroque repulsa reverti nunc huc nunc illuc in cunctas undique partis
Osserva infatti, ogni volta che raggi penetrati infondono la luce del sole nell'ombra delle case

molti minuti corpi in molti modi, attraverso il vuoto vedrai mescolarsi nella luce stessa dei raggi, e come in eterna contesa attaccar battaglie e zuffe, a torme contendendo, e non far sosta, da aggregazioni e disgregazioni frequenti travagliati; sì che da ciò puoi figurarti quale sia l'eterno agitarsi dei primi principi delle cose nel vuoto immenso

almeno per quanto una piccola cosa può dare un modello di cose grandi e vestigi di loro conoscenza

E per questa ragione più conviene che tu ponga mente a questi corpi che vediamo agitarsi nei raggi del sole: perché tali agitazioni rivelano che ci sono movimenti di materia anche al di sotto, segreti ed invisibili

Molte particelle infatti ivi vedrai stimolate da urti ciechi cambiar cammino e indietro respinte ritornare, or qui or lì, da ogni punto verso qualunque parte Certo questo errante movimento ha per tutti origine dagli atomi
scilicet hic a principiis est omnibus error

prima moventur enim per se primordia rerum, inde ea quae parvo sunt corpora conciliatu et quasi proxima sunt ad viris principiorum, ictibus illorum caecis inpulsa cientur, ipsaque porro paulo maiora lacessunt

sic a principiis ascendit motus et exit paulatim nostros ad sensus, ut moveantur illa quoque, in solis quae lumine cernere quimus nec quibus id faciant plagis apparet aperte

Nunc quae mobilitas sit reddita materiai corporibus, paucis licet hinc cognoscere, Memmi

primum aurora novo cum spargit lumine terras et variae volucres nemora avia pervolitantes aera per tenerum liquidis loca vocibus opplent, quam subito soleat sol ortus tempore tali convestire sua perfundens omnia luce, omnibus in promptu manifestumque esse videmus
Primi infatti si muovono da sé i primi principi delle cose

quindi quei corpi che constano d'una piccola aggregazione e son quasi prossimi alle forze dei primi principi, spinti dai ciechi colpi di quelli, si mettono in movimento, ed essi stessi a loro volta stimolano i corpi un poco più grandi

Così dai primi principi ascende il movimento e a poco a poco emerge ai nostri sensi, sì che si muovono anche quelle cose che possiamo discernere alla luce del sole; e tuttavia, per quali urti lo facciano, non appare apertamente

Ora, quale velocità sia data ai corpi della materia, di qui si può in breve conoscere, o Memmio

Anzitutto, quando l'aurora cosparge le terre di nuova luce, e i vari uccelli, volando attraverso i boschi inaccessi, per l'aria tenera empiono i luoghi di limpide voci - come subitamente soglia il sole, sorto in quel momento, inondare e vestire della sua luce tutte le cose, vediamo che a tutti è prontamente percepibile e manifesto

Maybe you might be interested

Lucrezio, De rerum natura: Libro 05 Parte 03
Lucrezio, De rerum natura: Libro 05 Parte 03

Latino: dall'autore Lucrezio, opera De rerum natura parte Libro 05 Parte 03

at vapor is, quem sol mittit, lumenque serenum non per inane meat vacuum; quo tardius ire cogitur, aerias quasi dum diverberat undas; nec singillatim corpuscula quaeque vaporis sed complexa meant inter se conque globata; qua propter simul inter se retrahuntur et extra officiuntur, uti cogantur tardius ire

at quae sunt solida primordia simplicitate, cum per inane meant vacuum nec res remoratur ulla foris atque ipsa suis e partibus unum, unum, in quem coepere, locum conixa feruntur, debent ni mirum praecellere mobilitate et multo citius ferri quam lumina solis multiplexque loci spatium transcurrere eodem tempore quo solis pervolgant fulgura caelum
Eppure quel calore che il sole emette e la luce serena non per lo spazio vuoto si diffondono; sì che son costretti ad andare più lenti, mentre fendono, per così dire, le onde dell'aria

Né separatamente si diffondono i singoli corpuscoli di calore, ma intrecciati tra loro e conglobati; perciò ad un tempo si trattengono tra loro e sono ostacolati dall'esterno, sì che son costretti ad andare più lentamente

Maybe you might be interested

Lucrezio, De rerum natura: Libro 04 Parte 02
Lucrezio, De rerum natura: Libro 04 Parte 02

Latino: dall'autore Lucrezio, opera De rerum natura parte Libro 04 Parte 02

Lucrezio, De rerum natura: Libro 06 Parte 01
Lucrezio, De rerum natura: Libro 06 Parte 01

Latino: dall'autore Lucrezio, opera De rerum natura parte Libro 06 Parte 01

Lucrezio, De rerum natura: Libro 05 Parte 01
Lucrezio, De rerum natura: Libro 05 Parte 01

Latino: dall'autore Lucrezio, opera De rerum natura parte Libro 05 Parte 01

Lucrezio, De rerum natura: Libro 01 Parte 02
Lucrezio, De rerum natura: Libro 01 Parte 02

Latino: dall'autore Lucrezio, opera De rerum natura parte Libro 01 Parte 02

Lucrezio, De rerum natura: Libro 06 Parte 03
Lucrezio, De rerum natura: Libro 06 Parte 03

Latino: dall'autore Lucrezio, opera De rerum natura parte Libro 06 Parte 03