Lucrezio, De rerum natura: Libro 02, pag 4

Lucrezio, De rerum natura: Libro 02

Latino: dall'autore Lucrezio, opera De rerum natura parte Libro 02
fac enim minimis e partibus esse corpora prima tribus, vel paulo pluribus auge

nempe ubi eas partis unius corporis omnis, summa atque ima locans, transmutans dextera laevis, omnimodis expertus eris, quam quisque det ordo formai speciem totius corporis eius, quod super est, si forte voles variare figuras, addendum partis alias erit

inde sequetur, adsimili ratione alias ut postulet ordo, si tu forte voles etiam variare figuras

ergo formarum novitatem corporis augmen subsequitur

quare non est ut credere possis esse infinitis distantia semina formis, ne quaedam cogas inmani maximitate esse, supra quod iam docui non posse probari
supponi, in effetti, che i corpi primi siano costituiti di tre parti minime, o aumentane di poche altre il numero

certo - quando avrai sperimentato in ogni modo tutte quelle parti di un unico corpo, collocandole in alto e in basso, trasmutandole da destra a sinistra, per vedere quale forma di figura dia a tutto quel corpo ciascun ordinamento

se, procedendo oltre, vorrai per caso produrre figure diverse, bisognerà aggiungere altre parti; poi seguirà che in simile modo l'ordinamento richieda altre parti, se tu per caso vorrai variare ancora le figure

dunque, alla novità delle forme sussegue l'aumento del corpo

Perciò non puoi in alcun modo credere che gli atomi differiscano per infinite forme, tranne che tu non costringa alcuni di essi a essere di immane grandezza: cosa che di sopra ho già mostrata inammissibile
iam tibi barbaricae vestes Meliboeaque fulgens purpura Thessalico concharum tacta colore, aurea pavonum ridenti imbuta lepore saecla novo rerum superata colore iacerent et contemptus odor smyrnae mellisque sapores, et cycnea mele Phoebeaque daedala chordis carmina consimili ratione oppressa silerent

namque aliis aliud praestantius exoreretur

cedere item retro possent in deteriores omnia sic partis, ut diximus in melioris

namque aliis aliud retro quoque taetrius esset naribus auribus atque oculis orisque sapori

quae quoniam non sunt, rebus reddita certa finis utrimque tenet summam, fateare necessest materiem quoque finitis differe figuris

denique ab ignibus ad gelidas hiemum usque pruinas finitumst retroque pari ratione remensumst
Allora vedresti le barbariche vesti e la fulgente porpora di Melibea, tinta col colore delle conchiglie tessaliche, e le auree generazioni dei pavoni, cosparse di grazia ridente, giacere vinte da nuovi colori; e disprezzati sarebbero l'odore della mirra e il sapore del miele; e le melodie dei cigni e i canti di Febo, con arte modulati sulle corde, similmente soverchiati tacerebbero

ché sempre sorgerebbe qualcosa superiore ad ogni altra

Parimenti, tutte le cose potrebbero all'inverso passare a condizioni peggiori, come, lo abbiamo detto, a migliori potrebbero sorgere

infatti, anche procedendo all'inverso, ci sarebbe sempre qualcosa più delle altre ripugnante a nari, orecchie e occhi e gusto

Poiché ciò non accade, ma un limite certo assegnato alle cose ne racchiude la somma dall'una parte e dall'altra, devi ammettere che anche la materia varia per numero limitato di forme

Infine, dal fuoco alle gelide brine invernali c'è un tratto limitato, e ugualmente si misura la distanza in senso inverso
omnis enim calor ac frigus mediique tepores interutrasque iacent explentes ordine summam

ergo finita distant ratione creata, ancipiti quoniam mucroni utrimque notantur, hinc flammis illinc rigidis infesta pruinis

Quod quoniam docui, pergam conectere rem quae ex hoc apta fidem ducat, primordia rerum, inter se simili quae sunt perfecta figura, infinita cluere

etenim distantia cum sit formarum finita, necesse est quae similes sint esse infinitas aut summam materiai finitam constare, id quod non esse probavi

versibus ostendam corpuscula materiai ex infinito summam rerum usque tenere undique protelo plagarum continuato
Infatti tutti i gradi di calore e di freddo e di temperati tepori sono nel mezzo di questi estremi, compiendo la somma nell'ordine dovuto

Dunque sono stati creati diversi in una gradazione limitata, poiché con duplice punta son segnati all'uno e all'altro estremo, infestati di qui dalle fiamme, di lì dalle rigide brine

E, poiché ho insegnato ciò, proseguirò connettendo una cosa che da ciò dipende e deriva evidenza: i primi principi delle cose che hanno figure simili tra loro, sono infiniti

Infatti, essendo finita la differenza delle forme, è necessario che quelle che sono simili siano infinite oppure che la somma della materia sia finita, cosa che ho dimostrato non essere

mostrando nei miei versi che i corpuscoli della materia provenienti dall'infinito mantengono sempre la somma delle cose, da ogni parte susseguendosi gli urti in successione continua

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nam quod rara vides magis esse animalia quaedam fecundamque magis naturam cernis in illis, at regione locoque alio terrisque remotis multa licet genere esse in eo numerumque repleri

sicut quadripedum cum primis esse videmus in genere anguimanus elephantos, India quorum milibus e multis vallo munitur eburno, ut penitus nequeat penetrari: tanta ferarum vis est, quarum nos perpauca exempla videmus

sed tamen id quoque uti concedam, quam lubet esto unica res quaedem nativo corpore sola, cui similis toto terrarum non sit, in orbi

infinita tamen nisi erit vis materiai, unde ea progigni possit concepta, creari non poterit neque, quod super est, procrescere alique
In effetti, se vedi che sono più rari alcuni animali, e meno feconda osservi in essi la natura, tuttavia in regione e luogo diversi e in terre remote può darsi ne esistano molti altri di quella specie e il numero si compia

così, tra i quadrupedi in primo luogo vediamo gli elefanti dalla proboscide serpentina: da molte migliaia di loro è formato il vallo d'avorio di cui l'India è cinta, sì che non si può penetrare dentro: così grande è il numero di queste fiere, di cui noi vediamo pochissimi esemplari

Ma tuttavia, per concederti anche questo: ci sia pure qualche cosa, quanto si voglia unica, sola col corpo con cui è nata, che non abbia un'altra che le somigli su tutta la terra

se tuttavia non ci sarà un'infinita quantità di materia da cui possa essere concepita e generata, essa non potrà essere creata, né, di poi, crescere e nutrirsi
quippe etenim sumant alii finita per omne corpora iactari unius genitalia rei, unde ubi qua vi et quo pacto congressa coibunt materiae tanto in pelago turbaque aliena

non, ut opinor, habent rationem conciliandi: sed quasi naufragiis magnis multisque coortis disiactare solet magnum mare transtra cavernas antemnas prorem malos tonsasque natantis, per terrarum omnis oras fluitantia aplustra ut videantur et indicium mortalibus edant, infidi maris insidias virisque dolumque ut vitare velint, neve ullo tempore credant, subdola cum ridet placidi pellacia ponti, sic tibi si finita semel primordia quaedam constitues, aevom debebunt sparsa per omnem disiectare aestus diversi materiai, numquam in concilium ut possint compulsa coire nec remorari in concilio nec crescere adaucta
E infatti - quand'anche io supponga questo, che in numero finito siano sbattuti qua e là per il tutto gli atomi generatori di un'unica cosa - donde, dove, per che forza e in che modo s'incontreranno e s'uniranno in sì vasto mare di materia e confusione d'atomi estranei

Non hanno, io penso, modo di aggregarsi; ma - come, quando sono avvenuti molti e grandi naufragi, il vasto mare suole gettare qua e là banchi, costole di nave, antenne, prore, alberi e remi galleggianti, sì che lungo tutte le spiagge si vedono fluttuare aplustri e dare ai mortali ammonimento a volere evitare le insidie del mare infido e le violenze e il suo inganno, e a non credergli mai, quando l'allettamento della bonaccia subdolo ride - così, bada, una volta che t'immaginerai in numero finito i primi principi d'una certa specie, sparsi per il tempo infinito, essi dovranno essere gettati qua e là dai flutti della materia che vanno in sensi opposti, sì che non potranno mai essere sospinti insieme e unirsi in aggregazione, né restare aggregati, né, aumentati, svilupparsi

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quorum utrumque palam fieri manifesta docet res, et res progigni et genitas procrescere posse

esse igitur genere in quovis primordia rerum infinita palam est, unde omnia suppeditantur

ma fatti manifesti mostrano che palesemente accadono e l'una e l'altra cosa: e che le cose nascono, e che, nate, possono crescere

dunque palese che esistono per qualunque specie infiniti primi principi, da cui tutte le cose vengono rifornite

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