Livio, Ab urbe condita: Libro 45; 01 - 22, pag 5

Livio, Ab urbe condita: Libro 45; 01 - 22

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 45; 01 - 22

Petentibus, ut ex instituto ad sarta tecta exigenda et ad opera, quae locassent, probanda anni et sex mensum tempus prorogaretur, Cn Tremellius tribunus, quia lectus non erat in senatum intercessit

Eodem anno C Cicereius aedem Monetae Albano dedicavit quinquennio post, quam vovit

Flamen Martialis inauguratus est eo anno L Postumius Albinus

[16] Q Aelio M Iunio consulibus de provinciis referentibus censuere patres duas provincias Hispaniam rursus fieri, quae una per bellum Macedonicum fuerat; et Macedoniam Illyricumque eosdem, L Paulum et L Anicium, obtinere, donec de sententia legatorum res et bello turbatas et statum alium ex regno formandas conposuissent
Alla loro richie sta di aver prorogato per un anno e sei mesi la carica, come tradizionalmente, per sorvegliare il restauro e la costruzione dei pubblici edifici e collaudare l'esecuzione dei lavori dati in appalto, oppose il veto il tribuno Cn Tremellio, perché non era stato eletto senatore

Nel medesimo anno G Cicereio Albano dedicò un tempio a Giunone Moneta, cinque anni dopo averlo promesso in voto

In quell'anno fu consacrato flamine Mar ziale L Postumio Albino

[16] In occasione della proposta dei consoli Q Elio e M Giunio, di deliberare sulle province, i padri stabilirono che la Spagna, unificata nel periodo della guerra macedonica, fosse di nuovo divisa in due province; e la Macedonia e l'Illirico fossero mantenuti dagli stessi L Paolo e L Anicio, sinché avessero dato nuovo assetto, su parere di una com missione, alla loro situazione sconvolta dalla guerra e biso gnosa di passare altre forme di governo, da regni che erano
Consulibus Pisae et Gallia decretae cum binis peditum et equitum quadringenorum

Praetorum sortes fuere, Q Cassi urbana, M' Iuventi Talnae inter peregrinos, Ti Claudi Neronis Sicilia, Cn Fulvi Hispania citerior, C Licini Nervae

A Manlio Torquato Sardinia obuenerat: nequiit ire in provinciam, ad res capitalis quaerendas ex senatus consulto retentus

De prodigiis deinde nuntiatis senatus est consultus

Aedes deum Penatium in Velia de caelo tacta erat et in oppido Minervio duae portae et muri aliquantum

Anagniae terra pluerat et Lanuvi fax in caelo visa erat; et Calatiae in publico agro M Valerius civis Romanus nuntiabat e foco suo sanguinem per triduum et duas noctes manasse
Ai consoli furono assegnate Pisa e la Gallia con due fanti e quat trocento cavalieri

Il sorteggio dei pretori attribuì a Q Cassio la pretura urbana, a M Giovenzio Tallia l'amministrazione della giustizia fra cittadini e stranieri, a Ti Claudio Nerone la Sicilia, a Cn Fulvio la Spagna citeriore, a C Licinio Nerva

Ad A Manlio Torquato era toccata in sorte la Sardegna: non poté recarsi nella provincia, perché trattenuto a Roma in forza di un senato consulto ad istruire processi per delitti capitali

Poi fu chiesto il parere del senato in ordine ai varii prodigi annun ziati

Il tempio degli dei Penati sulla Velia era stato col pito da un fulmine e parimenti nella città di Minervio due porte e una parte delle mura

Ad Anagni era caduta una pioggia di terra, a Lanuvio fu vista in cielo una fiac cola; e a Calazia nell'agro pubblico il cittadino romano M Valerio annunziava che dal suo focolare era stillato sangue per tre giorni e due notti
Ob id maxime decemviri libros adire iussi supplicationem in diem unum populo edixerunt et quinquaginta capris in foro sacrificaverunt

Et aliorum prodigiorum causa diem alterum supplicatio circa omnia pulvinaria fuit et hostiis maioribus sacrificatum est et urbs lustrata

Item, quod ad honorem deum inmortalium pertineret, decrevit senatus, ut, quoniam perduelles superati, Perseus et Gentius reges cum Macedonia atque Illyrico in potestate populi Romani essent, ut, quanta dona Ap Claudio M Sempronio consulibus ob devictum Antiochum regem data ad omnia pulvinaria essent, tanta Q Cassius et M Iuventius praetores curarent danda

[17] Legatos deinde, quorum de sententia imperatores L Paulus, L Anicius conponerent res, decreverunt decem in Macedoniam, quinque Illyricum
Per questo fatto princi palmente i decemviri, invitati a consultare i libri, indissero al popolo un giorno di supplicazione e nel foro fecero un sacrificio di cinquanta capre

Anche per gli altri prodigi fu tenuta una supplicazione per un altro giorno in tutti i templi e fatto un sacrificio di vittime maggiori e la città venne purificata

Analogamente, per quanto atteneva agli onori da rendere agli dei immortali, il senato deliberò che essendo stati vinti nemici in guerra, e i re Perseo e Genzio con la Macedonia e 1'Illirico essendo caduti in potere del popolo Romano, i pretori Q Cassio e M Giovenzio prov vedessero ad offrire doni della stessa entità di quelli offerti sotto il consolato di Ap Claudio e Sempronio in tutti i templi per la vittoria finale su Antioco

[17] Poi decisero la creazione di due commissioni, di dieci legati per la Macedonia, cinque l'Illirico, se condo il cui parere i comandanti L Paolo e L Anicio do vevano dare assetto ai due stati

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Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 04 - 07
Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 04 - 07

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 30; 04 - 07

In Macedoniam primi nominati: A Postumius Luscus, C Claudius, ambo illi censorii, C Licinius Crassus, collega in consulatu Pauli; tum prorogato imperio provinciam Galliam habebat

His consularibus addidere Cn Domitium Ahenobarbum, Ser Cornelium Sullam, L Iunium, T Numisium Tarquiniensem, A Terentium Varronem

Illyricum autem hi nominati: P Aelius Ligus consularis, C Cicereius et Cn Baebius Tampilus hic priore anno, Cicereius multis ante annis praetor fuerat, P Terentius Tuscivicanus, P Manilius

Moniti deinde consules a patribus, ut, quoniam alterum ex his succedere C Licinio, qui legatus nominatus erat, in Gallia oporteret, primo tempore provincias aut conpararent inter se aut sortirentur, sortiti sunt
Per la Macedonia furono nominati per primi: A Postumio Lusco, C Claudio, entrambi ex censori, , C Licinio Crasso, collega di Paolo nel consolato; egli man teneva il governo della Gallia con proroga dei poteri mi litari A questi consolari aggiunsero Cn

Domizio Eno barbo, Ser Cornelio Sulla, L Giunio, T Numisio Tarqui niese e A Terenzio Varrone

l'Illirico invece fu rono nominati P Elio Ligure, ex console, C Cicercio e Cn Bebio Tamfilo - quest'ultimo pretore dell'anno avanti, Cicereio molti anni prima -, P Terenzio Tuscivicano, P Ma nilio

Poi i consoli furono avvertiti che, dovendo uno dei due succedere nella Gallia a C Licinio, nominato legato, si distribuissero fra di loro le province al più presto o le sorteggiassero, ed essi le estrassero a sorte
M Iunio Pisae obvenerunt, quem, priusquam in provinciam iret, legationes, quae undique Romam gratulatum convenerant, introducere in senatum placuit, Q Aelio

Ceterum quamquam tales viri mitterentur, quorum de consilio sperari posset imperatores nihil indignum nec clementia nec gravitate populi Romani decreturos esse, tamen in senatu quoque agitata sunt summa consiliorum, ut inchoata omnia legati ab domo ferre ad imperatores possent
A M Giunio toccò Pisa e prima di recarsi nella provincia gli fu deferito l'incarico di introdurre in senato le legazioni che venivano a Roma da ogni parte per presentare le congratulazioni uffi ciali, e a Q Elio

Inoltre, per quanto fos sero inviati uomini di tale esperienza, da infonder speranza che seguendone i suggerimenti i capi militari non avrebbero preso decisioni incompatibili con la clemenza o la fennezza del popolo Romano, pure anche in senato furono discusse le direttive fondamentali, in modo che i legati potessero recare con sé dalla patria ai comandanti un abbozzo generale della costituzione

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 03; 13 - 24

[18] Omnium primum liberos esse placebat Macedonas atque Illyrios, ut omnibus gentibus appareret arma populi Romani non liberis servitutem, sed contra servientibus libertatem adferre, ut et, in libertate gentes quae essent, tutam eam sibi perpetuamque sub tutela esse, et, quae sub regibus viverent, et in praesens tempus mitiores eos iustioresque respectu populi Romani habere se crederent et, si quando bellum cum populo Romano regibus fuisset suis, exitum eius victoriam Romanis adlaturum, sibi libertatem

Metalli quoque Macedonici, quod ingens vectigal erat, locationes praediorumque rusticorum tolli placebat; nam neque sine publicano exerceri posse et, ubi publicanus esset, ibi aut ius publicum vanum aut libertatem sociis nullam esse
[18] Prima di tutto si voleva che Macedonie Illiri fossero liberi, perché a tutti i popoli stranieri risultasse ben chiaro che le armi del popolo Romano recavano non già la schiavitù ad uomini liberi, bensì la libertà a quanti erano schiavi di re, sicché e le libere popolazioni fossero convinte che la loro libertà era per sempre al sicuro sotto la tutela , e quelle soggette al dominio monarchico contassero di avere pel momento re meno severi e più giusti per riguardo del popolo Romano, ma se un giorno fosse scoppiata una guerra fra il popolo Romano e i loro re, il suo esito sarebbe stato di dare la vittoria ai Romani e ad esse la libertà

Si volevano anche abolire gli appalti delle miniere in Macedonia, che rappresentavano una ingente entrata, e dei fondi rustici: infatti né si po tevano mantenere in esercizio senza ricorrere ad appaltatori e dove agiscono appaltatori o tutte le garanzie del diritto si rendono vane o per gli alleati la libertà va in malora
Ne ipsos quidem Macedonas id exercere posse; ubi in medio praeda administrantibus esset, ibi numquam causas seditionum et certaminis defore

commune concilium gentis esset, inprobus vulgi adsentator aliquando libertatem salubri moderatione datam ad licentiam pestilentem traheret, in quattuor regiones discribi Macedoniam, ut suum quaeque concilium haberet, placuit et dimidium tributi, quam quod regibus ferre soliti erant, populo Romano pendere

Similia his et Illyricum mandata

Cetera ipsis imperatoribus legatisque relicta, in quibus praesens tractatio rerum certiora subiectura erat consilia

[19] Inter multas regum gentiumque et populorum legationes Attalus, frater regis Eumenis, maxime convertit in se omnium oculos animosque
Ma neanche era il caso di affidarne lo sfruttamento ai Macedoni; dove quelli che esercitano un'attività hanno facilmente accessibili i frutti su cui stender la mano, lì non vengono a mancar mai motivi di rivolte e di lotta

si istituisse un'assemblea generale di tutto il popolo, qualche malintenzionato agitatore della folla un giorno 0 l'altro volgesse la libertà concessa con salutare moderazione in rovinosa sfrenatezza, si stabilì di dividere la Macedonia in quattro regioni, per modo che ciascuna di esse avesse una propria assemblea e di far corri spondere al popolo Romano la metà del tributo che gli abitanti solevano pagare al loro re

Simili disposizioni furono prese anche l'Illirico

Tutto il resto fu de mandato ai comandanti e ai legati, ai quali l'esperienza sul posto avrebbe suggerito provvedimenti più opportuni

[19] Fra le molte ambascerie di re, di genti straniere e di libere popolazioni, quella guidata da Attalo, fratello del re Eumene, specialmente attirò su di sé gli occhi e l'attenzione di tutti

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 05, 46-50

Exceptus enim est ab iis, qui simul eo bello militaverant, haud paulo benignius, quam si ipse rex Eumenes venisset

Adduxerant eum duae in speciem honestae res, una gratulatio conveniens in ea victoria, quam ipse adiuvisset, altera querimonia Gallici tumultus acceptaeque cladis, qua regnum in dubium adductum esset

Suberat et secreta spes honorum praemiorumque ab senatu, quae vix salva pietate ei contingere poterant

enim quidam Romanorum quoque non boni auctores, qui spe cupiditatem eius elicerent: eam opinionem de Attalo et Eumene Romae esse, tamquam de altero Romanis certo amico, altero nec Romanis nec Persei fido socio
Fu infatti accolto da coloro che ave vano combattuto insieme in quella guerra non poco più benevolmente che se fosse arrivato il re Eumene in persona

Lo avevano portato due ragioni, a guardarle, oneste, la prima il desiderio di congratularsi come si conveniva per quella vittoria, alla quale aveva contribuito validamente, e la seconda il bisogno di far rimostranze per un attacco improvviso dei Galli e per la sconfitta pa tita, che aveva messo in dubbio la sopravvivenza del regno

Gli si era insinuata nell'animo anche la segreta speranza di ottener dal senato ricompense onorifiche, che potevano spettargli soltanto con grave pregiudizio dei suoi rapporti con il fratello

Itaque vix statui posse, utrum, quae pro se, an, quae contra fratrem petiturus esset, ab senatu magis inpetrabilia forent; adeo universos omnia et huic tribuere et illi vero negare

Eorum hominum, ut res docuit, Attalus erat, qui, quantum spes spopondisset, cuperent, ni unius amici prudens monitio velut frenos animo eius gestienti secundis rebus inposuisset
Perciò si poteva mal stabilire se fossero più facili ad ottenersi dal senato le richieste fatte nel proprio interesse o quelle contro il fra tello; così concordi eran tutti nel concedere all'uno ogni cosa che volesse e nel rifiutarla all'altro

Attalo era uno di quegli uomini, come mostrarono i fatti, che ambi scono di ottenere tutto ciò che un barlume di speranza ha lasciato intravvedere, se i cauti consigli di un solo amico non avessero come imbrigliato il suo animo esaltato dal favorevole corso della fortuna

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Stratius cum eo fuit medicus, ad id ipsum a non securo Eumene Romam missus speculator rerum, quae a fratre agerentur, monitorque fidus, si decedi fide vidisset: is ad occupatas iam aures sollicitatumque iam animum cum venisset, adgressus tempestivis sermonibus rem prope prolapsam restituit, aliis alia regna crevisse rebus dicendo: regnum eorum novum, nullis vetustis fundatum opibus, fraterna stare concordia, quod unus nomen regium et praecipuum capitis insigne gerat, omnes fratres regnent

Attalum vero, qui aetate proximus sit, quis non pro rege habeat
Era con lui un medico, Strazio, con questo preciso scopo inviato a Roma da Eumene che non si fidava, di spiare il suo comportamento e di consigliarlo lealmente, se lo avesse visto discostarsi dalla fedeltà verso di lui: questi arrivato quando le orecchie di Attalo erano già occupate dai discorsi dei cattivi con siglieri e il suo animo già disposto ad agire conformemente, tornando alla carica con tempestivi ragionamenti, ristabilì una situazione più che compromessa, ricordandogli che i regni si accrescono quali in un modo, quali in un altro: il loro regno era recente, non basato su di una potenza di antica tradizione e si reggeva sulla concordia dei fratelli, in quanto uno solo aveva il titolo di re e la caratteristica insegna sul capo, ma tutti i fratelli esercitavano il potere

Ed Attalo, che per età era il più vicino ad Eumene, chi non con siderava già re

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