Livio, Ab urbe condita: Libro 31; 31 - 33

Livio, Ab urbe condita: Libro 31; 31 - 33

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 31; 31 - 33
[31] Tum Romanus legatus: 'totam orationis meae formam Macedones primum, deinde Athenienses mutarunt [31] Allora l’ambasciatore romano (disse): “I Macedoni prima e gli Ateniesi poi hanno cambiato tutto il senso del mio discorso
Nam et Macedones, cum ad conquerendas Philippi iniurias in tot socias nobis urbes venissem, ultro accusando Romanos, defensionem ut accusatione potiorem haberem effecerunt, et Athenienses in deos inferos superosque nefanda atque inhumana scelera eius referendo quid mihi aut cuiquam reliquerunt quod obicere ultra possim Infatti sia i Macedoni, dopo che io giunsi a lamentarni delle offese di Filippo contro tutte quante le città a noi alleate, accusando loro per primi i Romani, fecero sì che io sostenessi la difesa piuttosto che l’accusa, sia gli Ateniesi nel ricordare i suoi delitti empi e disumani verso gli dei celesti e infernali, che cosa hanno lasciato che possa venirgli rimproverato da me o da altri
Eadem haec Cianos Abydenos Aenios Maronitas Thasios Parios Samios Larisenses Messenios hinc ex Achaia existimate queri, grauiora etiam acerbioraque eos quibus nocendi maiorem facultatem habuit E siate convinti che le stesse accuse gli vengono rivolte dagli abitanti di Cio, di Abido, di Eno, di Maronea, di Taso, di Paro, di Samo, di Larissa, di Messene, di qui dell’Acaia, e più pesanti e risentite ancora da parte di coloro ai quali ha avuto maggiori possibilità di fare del male

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Livio, Ab urbe condita: Libro 23; 11-20
Livio, Ab urbe condita: Libro 23; 11-20

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 23; 11-20

Nam quod ad ea attinet quae nobis obiecit, nisi gloria digna sunt, fateor ea defendi non posse Quanto ai rimproveri che ci muove ammetto che non possono essere respinti, a meno che non siano degni di gloria
Regium et Capuam et Syracusas nobis obiecit Ci rinfaccia Reggio e Capua e Siracusa

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Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 31-40
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 21; 31-40

Regium Pyrrhi bello legio a nobis Reginis ipsis ut mitteremus orantibus in praesidium missa urbem ad quam defendendam missa erat per scelus possedit A Reggio, durante la guerra contro Pirro, una legione da noi mandata a presidio della città dietro richiesta degli stessi abitanti di Reggio, si è impadronita delittuosamente della città che era stata mandata a difendere
Comprobavimus ergo id facinus Ma noi abbiamo approvato tale misfatto

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Livio, Ab urbe condita: Libro 02; 48 - 65
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 02; 48 - 65

an bello persecuti sceleratam legionem, in potestatem nostram redactam, tergo et cervicibus poenas sociis pendere cum coegissemus, urbem agros suaque omnia cum libertate legibusque Reginis reddidimus O abbiamo invece preso le armi contro la legione colpevole e, ridottala in nostro potere, le abbiamo fatto pagare con le schiene e le teste dei suoì componenti la colpa commessa contro i nostri alleati, restituendo agli abitanti di Reggio la loro città, le loro terre, la loro libertà e le loro leggi
Syracusanis oppressis ab externis tyrannis, quo indignius esset, cum tulissemus opem et fatigati prope per triennium terra marique urbe munitissima oppugnanda essemus, cum iam ipsi Syracusani seruire tyrannis quam capi a nobis mallent, captam iisdem armis et liberatam urbem reddidimus Ai Siracusani oppressi da tiranni stranieri (fatto che aggrava l’ingiustizia di quel dominio) portammo il nostro aiuto e, dopo avere quasi estenuato le nostre forze in un di tre anni per terra e per mare contro una città così ben fortificata, quando già gli stessi Siracusani preferivano alla nostra conquista la sottomissione ai loro tiranni, prendemmo con le nostre armi la città e la restituimmo libera, nello stesso istante, ai suoi abitanti

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Livio, Ab urbe condita: Libro 06, 31-35
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 06, 31-35

Neque infitias imus Siciliam provinciam nostram esse et civitates quae in parte Carthaginiensium fuerunt et uno animo cum illis adversus nos bellum gesserunt, stipendiarias nobis ac vectigales esse: quin contra hoc et vos et omnes gentes scire volumus pro merito cuique erga nos fortunam esse E non neghiamo che la Sicilia è una nostra provincia e che le città le quali furono dalla parte dei Cartaginesi e ci fecero guerra in pieno accordo con loro sono sottoposte al pagamento di tributi: al contrario vogliamo che voi, e con voi tutti i popoli, sappiate che il vostro destino dipende dal vostro comportamento verso di noi

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 43; 01 - 23

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