lettera datata 19 luglio 1992, giorno della morte del magistrato. Sembra quasi un testamento morale del lavoro del giudice.
Estratto del libro: gli ultimi giorni di Borsellino
alle 5 del mattino lo squillo del telefono sveglia Paolo Borsellino. E' sua figlia Fiammetta che si dimentica completamente il fuso orario. Borsellino chiede alla figlia come sta andando la vacanza.
Iniziano le ultime ore di vita del magistrato. Borsellino si alza, ormai è sveglio. E' vicino alla scrivania e prende in mano la lettera di una professoressa di Padova. Prende carta e penna per rispondere alla docente che si lamenta per il mancato appuntamento con gli studenti della sua scuola. Per un disguido tecnico Borsellino non è stato avvisato di un incontro di alcuni mesi prima in cui era previsto un suo intervento, e in quella scuola lo hanno quindi aspettato invano. La professoressa inizia la lettera un po' contrariata per l'accaduto, poi gli pone una decina di domande sulla sua vita professionale.
Borsellino risponde spiegando la sua totale incolpevolezza per quel malinteso, per poi addentrarsi e replicare agli interrogativi posti. Quella lettera rimarrà come una sorta di testamento spirituale interrotto. Il giudice scrive all'insegnante di vivere una realtà dolorosa è difficile in una città barbaramente insanguinata, di non avere più tempo da dedicare ai suoi figli che vede ormai raramente. Le spiega la sua grandissima passione per il diritto civile che lo ha spinto a diventare giudice. E soprattutto le trasmette la motivazione per la quale ha scelto di passare al penale, questo rendersi conto di dover dare un senso alla propria scelta di rimanere in Sicilia
Avevo scelto di rimanere in Sicilia ed a questa scelta dovevo dare un senso.
I nostri problemi erano quelli dei quali avevo preso ad occuparmi quasi casualmente, ma,
se amavo questa terra, di essi dovevo esclusivamente occuparmi.
Non ho più lasciato questo lavoro e da quel giorno mi occupo pressoché esclusivamente di criminalità mafiosa.
E sono ottimista poiché vedo che verso di essa i giovani, siciliani e no,
hanno oggi una attenzione ben diversa da quella colpevole indifferenza che io mantenni fino ai quarant'anni.
Quando questi giovani saranno adulti avranno più forze di reagire di quanto io e la mia generazione ne abbiamo avuta