I ragazzi del posto spavaldamente lo spingono mostrando agli increduli visitatori quanto sia facile farlo barcollare, e quanto il suo equilibrio sia precario.
Come sia possibile che un masso del genere resista in quella posizione è un vero mistero; addirittura il macigno non sembra nemmeno toccare la roccia sulla quale è collocato. La tradizione spiega il fenomeno con la presenza, sulla sua cima, della pagoda Kaik-tiyo. Si dice che questo santuario contenga un capello del Buddha, e che sia proprio questo a far stare in equilibrio la roccia.
Secondo la leggenda, un eremita diede il capello di Buddha al re Tissa, che regnò nel XI secolo, a condizione di trovare un enorme roccia che assomigliasse alla sua testa, metterla sull'orlo di una scarpata, costruire un santuario sulla cima e porre il capello al suo interno.
Il re trovò la roccia adatta sul fondo del mare e, secondo le indicazioni delle eremita, la sollevò, la ricoprì d'oro e la portò in cima al precipizio con una barca che poi si trasformò in pietra. in seguito come richiesto dall' eremita, il re costruì anche il santuario.
Un'altra leggenda racconta che un giorno la moglie del re, la bellissima Shwe-nan-kyin, stava passeggiando nella giungla sotto la scarpata quando una tigre balzò davanti a lei; la regina alzò gli occhi verso la roccia d'oro, affidando la sua sorte al destino, ma a quel punto la tigre si allontanò.
Il nome del Santuario è Kayaik-l-thi-ro, che tradotto significa "Pagoda portata sulla testa da un eremita", ma col tempo questo appellativo è stato abbreviato in Kaik-tiyo