Nella scena appare la sacra famiglia nella capanna. Maria è seduta a terra, senza un aureola in testa, con lo sguardo cupo. Gli occhi non si discostano dal guardare verso suo figlio appoggiato per terra. Anche se povero e nudo, adagiato sulla paglia, Gesù è Signore dell'universo intero. Affianco a lei San Giuseppe - custode della famiglia e responsabile del sostentamento di Maria e Gesù con il suo lavoro - di spalle si volge verso un pellegrino dietro di lui, che è stato identificato come frate Leone confratello di san Francesco. La sua presenta è simbolo di chi vive la propria vita come conseguenza di Cristo. In piedi ai lati della donna si trovano:
- san Francesco d'Assisi che indossa un saio. Ha le mani giunte e si possono intravedere le stimmate
- san Lorenzo con il mantello giallo
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Adorazione dei pastori di Caravaggio
fu realizzato nel 1609 su commissione del Senato della città di Messina che voleva il dipinto per decorare la chiesa dei Cappuccini, si trova oggi nel museo regionale della città
LA MAFIA DIETRO IL COLPO
due uomini si introducono nell'oratorio e trovano l'opera tra due statue imponenti dello scultore Giacomo Serpotta. Escono tranquilli percorrendo le vie del quartiere della Kalsa. Non è scattato nessun allarme perchè l'oratorio non ha allarme. Le prime a scoprire il furto sono le custodi dell'oratorio il mattino dopo. Sono due sorelle Emilia e Maria Gelfo.
Questo è solo l'episodio più grave fra i tanti avvenuti in tutta Italia. Alla fine degli anni settanta, i furti di reperti artistici e archeologici è una vera emergenza nazionale.
Secondo le forze armate, in base alle indagini, il dipinto sarebbe stato portato al boss Gaetano Badalamenti, dopo vari giri sarebbe arrivato nelle mani di Gerlando Alberti detto 'u Paccaré. L'uomo avrebbe tentato inutilmente per dieci anni di venderla ma è un quadro ricercatissimo ed è troppo pericoloso venderlo. Quando viene arrestato, del tesoro si perdono le tracce.
Nel 1996 il boss Francesco Marino Mannoia afferma di essere stato lui a rubare l'opera tagliandola con una lametta da barba. L'operazione avrebbe danneggiato la tela al punto che il committente del colpo si mise a piangere e poi l'opera fu distrutta. Nel 2009 Gaspare Spatuzza, altro boss importante della famiglia dei Corleonesi, conferma in parte le dichiarazioni di Mannoia, dicendo che dopo il furto la tela sarebbe stato nascosta in una stalla e mangiata da topi e maiali. Irrimediabilmente compromessa, fu bruciata