Ennium de Cethego antiquo viro fecisse hos dicit: is dictust ollis popularibus olim, qui tum vivebant homines atque aevum agitabant, flos delibatus populi Suadae que medulla | Ennio aveva reso ridicoli questi versi su Cetego un antico personaggio: costui una volta fu detto da tutti i compaesani, uomini che vivevano allora e trascorrevano la vita, squisito fiore del popolo e midollo di persuasione |
[IV] Ac deinde scribit de isdem versibus verba haec: "Admiror eloquentissimos viros et deditos Ennio pro optimis ridicula laudasse | [IV] E poi scrive sugli stessi versi queste parole: "Mi stupisco che uomini molto eloquenti e devoti ad Ennio abbiano elogiato cose ridicole come ottime |
Cicero certe inter bonos eius versus et hos refert" | Certo Cicerone inserisce anche questi fra i buoni versi di costui" |
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Gellio, Notti attiche: Liber 5, 18-20
Latino: dall'autore Gellio, opera Notti attiche parte Liber 5, 18-20
[V] Atque id etiam de Cicerone dicit: "Non miror" inquit "fuisse, qui hos versus scriberet, cum fuerit, qui laudaret; nisi forte Cicero summus orator agebat causam suam et volebat suos versus videri bonos" | [V] E su Cicerone dice anche ciò: "Non mi meraviglio - afferma- essere esistito, chi scriveva questi versi, essendoci stato, chi li lodava; a meno che forse Cicerone sommo oratore difendeva la propria causa e voleva che i suoi versi sembrassero validi" |
[VI] Postea hoc etiam addidit insulsissime: "Aput ipsum quoque" inquit "Ciceronem invenies etiam in prosa oratione quaedam, ex quibus intellegas illum non perdidisse operam, quod Ennium legit" | [VI] Dopo molto scioccamente aggiunge anche questo: "Anche presso lo stesso Cicerone - dice- troverai anche nell'orazione in prosa alcune cose, da cui capirai che egli non aveva perso il tempo, poiché ha letto Ennio" |
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Gellio, Notti attiche: Liber 13, 21-24
Latino: dall'autore Gellio, opera Notti attiche parte Liber 13, 21-24
[VII] Ponit deinde, quae apud Ciceronem reprehendat quasi Enniana, quod ita scripserit in libris de republica: "ut Menelao Laconi quaedam fuit suaviloquens iucunditas", et quod alio in loco dixerit: [VIII] "breviloquentiam in dicendo colat" | [VII] Poi inserisce, ciò che in Cicerone critica come enniane, poiché aveva scritto così nei libri sulla repubblica: "come per Menelao di Laconia ci fu una certa piacevolezza squisita", e poiché in un altro passo aveva detto: [VIII] "coltiva la brevità nell'esprimersi" |
atque ibi homo nugator Ciceronis errores deprecatur et "non fuit" inquit "Ciceronis hoc vitium, sed temporis; necesse erat haec dici, cum illa legerentur" | E qui un uomo sbeffeggiatore di Cicerone giustifica gli errori e dice "questo non fu un difetto di Cicerone, ma del tempo; era necessario che si dicessero queste cose, poiché erano lette quelle cose" |
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Gellio, Notti attiche: Liber 9, 4-6
Latino: dall'autore Gellio, opera Notti attiche parte Liber 9, 4-6
[IX] Deinde adscribit Ciceronem haec ipsa interposuisse ad effugiendam infamiam nimis lascivae orationis et nitidae | [IX] Quindi scrive che Cicerone aveva inserito queste parole per evitare l'accusa di un discorso troppo affettato ed ornato |
[X] De Vergilio quoque eodem in loco verba haec ponit: "Vergilius quoque noster non ex alia causa duros quosdam versus et enormes et aliquid supra mensuram trahentis interposuit, quam ut Ennianus populus adgnosceret in novo carmine aliquid antiquitatis" | [X] Anche su Virgilio nello stesso passo inserisce queste parole: "Anche il nostro Virgilio non per altro motivo interpose alcuni versi rudi e grandiosi e che presentavano qualcosa oltre misura, cosicché il popolo devoto ad Ennio riconoscesse nel nuovo poema qualcosa dell'antichità" |
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Gellio, Notti attiche: Liber 12, 6-8
Latino: dall'autore Gellio, opera Notti attiche parte Liber 12, 6-8
[XI] Sed iam verborum Senecae piget; haec tamen inepti et insubidi hominis ioca non praeteribo: "Quidam sunt" inquit "tam magni sensus Q | [XI] Ma ormai ci si stanca delle parole di Seneca; però non tralascerò queste facezie di un uomo sciocco e incapace: "Ce ne sono alcuni - dice- di così grande tono di Q |