Cicerone, Tuscolanae Disputationes: Libro 01; 91-153, pag 2

Cicerone, Tuscolanae Disputationes: Libro 01; 91-153

Latino: dall'autore Cicerone, opera Tuscolanae Disputationes parte Libro 01; 91-153
[126] Quaere, quorum demonstrantur sepulcra in Graecia, reminiscere, quoniam es initiatus, quae tradantur mysteriis; tum denique quam hoc late pateat intelleges

[127] Sed qui nondum ea quae multis post annis tractare coepissent, physica didicissent, tantum sibi persuaserant quantum natura admonente cognoverant, rationes et causas rerum non tenebant, visis quibusquam saepe movebantur, iisque maxime nocturnis, ut viderentur ii qui vita excesserant vivere
[126] Informati su coloro di cui in Grecia si visitano i sepolcri, ricorda, dato che sei un iniziato, ciò che si insegna nei misteri; allora capirai finalmente quanto questa credenza sia ampiamente diffusa

[127] Ma quelli che non avevano ancora appreso nozioni di scienza della natura, il cui studio sarebbe iniziato solo molti anni dopo, prestavano fede soltanto alle conoscenze che ricavavano dai suggerimenti della natura; non comprendevano le ragioni e le cause delle cose, spesso erano turbati da alcune visioni, soprattutto da quelle notturne, cosicché a loro sembrava che quelli che erano morti continuassero a vivere
[128] Ut porro firmissimum hoc adferri videtur cur deos esse credamus, quod nulla gens tam fera, nemo omnium tam sit inmanis, cuius mentem non imbuerit deorum opinio (multi de dis prava sentiunt; id enim vitioso more effici solet; omnes tamen esse vim et naturam divinam arbitrantur, nec vero id conlocutio hominum aut consessus effecit, non institutis opinio est confirmata, non legibus; omni autem in re consensio omnium gentium lex naturae putanda est) quis est igitur, qui suorum mortem primum non eo lugeat, quod eos orbatos vitae commodis arbitretur

Tolle hanc opinionem, luctum sustuleris

[129] Nemo enim maeret suo incommodo; dolent fortasse et anguntur; sed illa lugubris lamentatio fletusque maerens ex eo est, quod eum quem dileximus vitae commodis privatum arbitramur idque sentire
[128] Certamente questo mi sembra largomento più sicuro per indurci a credere che gli dèi esistono, che non esiste gente tanto selvaggia, non esiste nessun uomo tanto crudele, nella cui mente non si sia infiltrata lidea della divinità (molti hanno opinioni false riguardo gli dèi; infatti questo deriva di solito da consuetudini errate; tutti però credono che esista una potenza e una natura divina, e indubbiamente non sono i discorsi o le adunanze degli uomini a diffondere questa idea, né è una credenza convalidata da istituzioni e da leggi; daltra parte, in ogni cosa il consenso di tutti i popoli deve essere ritenuto una legge di natura); dunque, chi è colui che non piange la morte dei suoi soprattutto perché ritiene che essi siano stati privati dei vantaggi della vita

Togli questa opinione, avrai fatto sparire il lutto

[129] Nessuno infatti si affligge per la perdita patita personalmente; forse si soffre e ci si angustia; ma quel lamento luttuoso e il pianto di dolore nascono dal fatto che pensiamo che colui che amiamo è stato privato dai vantaggi della vita e avverte questa privazione
[130] Atque haec ita sentimus natura duce, nulla ratione nullaque doctrina

[131] Maxumum vero argumentum est naturam ipsam de inmortalitate animorum tacitam iudicare, quod omnibus curae sunt, et maxume quidem, quae post mortem futura sint

Serit arbores quae alteri saeclo prosint, ut ait [ille] in Synephebis, quid spectans nisi etiam postera saecula ad se pertinere

Ergo arbores seret diligens agricola, quarum aspiciet bacam ipse numquam; vir magnus leges, instituta, rem publicam non seret

Quid procreatio liberorum, quid propagatio nominis, quid adoptationes filiorum, quid testamentorum diligentia, quid ipsa sepulcrorum monumenta elogia significant nisi nos futura etiam cogitare

[132] Quid

Illud num dubitas, quin specimen naturae capi deceat ex optima quaque natura
[130] E noi avvertiamo ciò in questo modo perché siamo guidati dalla natura, non da ragionamenti né da nessuna dottrina

[131] Indubbiamente largomento principale è che la stessa natura, anche se silenziosa, giudica riguardo limmortalità dellanima, poiché tutti hanno la preoccupazione, certamente grandissima, per ciò che avverrà dopo la morte

Pianta alberi che frutteranno per la generazione seguente, come dice quello nei Sinefebi, che cosa sta affermando se non che anche le future generazioni lo riguardano

Dunque il coscienzioso agricoltore pianterà alberi, di cui egli non vedrà mai i frutti; il grande uomo non pianterà le leggi, le istituzioni, lo stato

La procreazione dei figli, la diffusione del proprio nome, ladozione dei figli, la cura dei testamenti, le stesse iscrizioni funebri incise sui monumenti sepolcrali, che cosa significano se non che noi pensiamo anche al futuro

[132] Cosa

Forse dubiti che il modello ideale di una specie naturale debba essere preso dagli esemplari dotati della natura migliore

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Cicerone, Tuscolanae Disputationes: Libro 04; 31-40
Cicerone, Tuscolanae Disputationes: Libro 04; 31-40

Latino: dall'autore Cicerone, opera Tuscolanae Disputationes parte Libro 04; 31-40

Quae est melior igitur in hominum genere natura quam eorum qui se natos ad homines iuvandos, tutandos, conservandos arbitrantur

Abiit ad deos Hercules; numquam abisset, nisi, cum inter homines esset, eam sibi viam muniuisset

[133] Vetera iam ista et religione omnium consecrata

[134] Quid in hac re publica tot tantosque viros ob rem publicam interfectos cogitasse arbitramur

Iisdemne ut finibus nomen suum quibus vita terminaretur

Nemo umquam sine magna spe immortalitatis se pro patria offerret ad mortem

[135] Licuit esse otioso Themistocli, licuit Epaminondae, licuit, ne et vetera et externa quaeram, mihi, sed nescio quo modo inhaeret in mentibus quasi saeclorum quoddam augurium futurorum, idque in maximis ingeniis altissimisque animis et exsistit maxime et apparet facillime
Dunque nel genere degli uomini, quale natura è migliore di quella di coloro che si considerano nati per aiutare, proteggere e salvare gli uomini

Ercole se ne andò fra gli dèi; non ci sarebbe mai andato, se non avesse preparato per sé quella strada, quando era ancora tra gli uomini

[133] Queste sono vicende antiche e ormai entrate nel culto di tutti

[134] In questo stato, cosa crediamo che pensassero tutti quegli uomini così grandi che morirono per la patria

Forse che con la loro vita sarebbe cessata anche la loro fama

Nessuno mai accetterebbe la morte per la patria senza la grande speranza dellimmortalità

[135] Fu concesso a Temistocle di stare lontano dalla politica, fu concesso a Epaminonda, e, per non cercare esempi antichi o stranieri, fu concesso a me, ma non so in che modo è radicato nella mente una specie di presentimento delle future generazioni, e ciò si verifica soprattutto e si manifesta molto facilmente negli ingegni più alti e negli animi più elevati
[136] Quo quidem dempto quis tam esset amens qui semper in laboribus et periculis viveret

[137] Loquor de principibus; quid

Poëtae nonne post mortem nobilitari volunt

Unde ergo illud

Aspicite, o cives, senis Enni imaginis formam; hic vestrum panxit maxima facta patrum

[138] Mercedem gloriae flagitat ab iis, quorum patres adfecerat gloria, idemque: Nemo me lacrumis

Cur

Volito vivos per ora virum

[139] Sed quid poëtas

Opifices post mortem nobilitari volunt

[140] Quid enim Phidias sui similem speciem inclusit in clupeo Minervae, cum inscribere [nomen] non liceret

Quid nostri philosophi

Nonne in iis libris ipsis quos scribunt de contemnenda gloria sua nomina inscribunt
[136] Certamente eliminato questo presentimento, chi sarebbe tanto folle da vivere sempre tra fatiche e pericoli

[137] Mi riferisco agli uomini di stato; cosa

I poeti non vogliono forse essere ricordati dopo la morte

Dunque come si spiegherebbe questo epigramma

Guardate nel ritratto, o cittadini, laspetto del vecchio Ennio; egli celebrò le grandissime gesta dei vostri padri

[138] Chiede la ricompensa della gloria a coloro ai cui antenati aveva dato la gloria, e inoltre: Nessuno mi onori con le lacrime

Perché

Io volo vivo sulle bocche dei vivi

[139] Ma perché parlare dei poeti

Gli artisti vogliono essere ricordati dopo la morte

[140] Infatti perché Fidia scolpì il suo autoritratto sullo scudo di Minerva, dal momento che non era consentito incidere il nome

E i nostri filosofi

Non scrivono forse il loro nome negli stessi libri che compongono sul disprezzo della gloria

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Latino: dall'autore Cicerone, opera Tuscolanae Disputationes parte Libro 01; 274-332

[141] Quodsi omnium consensus naturae vox est, omnesque qui ubique sunt consentiunt esse aliquid, quod ad eos pertineat qui vita cesserint, nobis quoque idem existimandum est, et si, quorum aut ingenio aut virtute animus excellit, eos arbitrabimur, quia natura optima sint, cernere naturae vim maxume, veri simile est, cum optumus quisque maxume posteritati serviat, esse aliquid, cuius is post mortem sensum sit habiturus

[142] Sed ut deos esse natura opinamur, qualesque sint ratione cognoscimus, sic permanere animos arbitramur consensu nationum omnium, qua in sede maneant qualesque sint ratione discendum est

[143] Cuius ignoratio finxit inferos easque formidines, quas tu contemnere non sine causa videbare
[141] Se il consenso di tutti è la voce della natura, e tutti quelli che si trovano in ogni parte del mondo sono daccordo che esiste qualcosa, che riguarda coloro che sono usciti dalla vita, anche noi dobbiamo adeguarci a questa opinione, e se riterremo che, poiché la loro natura è eccellente, quelli che individuano completamente la potenza della natura sono coloro il cui animo si distingue per ingegno e per virtù, è verosimile, dato che i migliori si mettono totalmente al servizio della posterità, che esista qualcosa di cui essi avranno la sensazione dopo la morte

[142] Ma come crediamo per istinto che esistano gli dèi, e conosciamo quale sia la loro natura per mezzo della ragione, così crediamo che lanima sopravviva per il consenso di tutti i popoli, dobbiamo apprendere con la ragione in quale luogo risieda e quale sia la sua natura

[143] La mancanza della ragione creò gli inferi e quelle paure, che tu sembravi giustamente disdegnare
[144] In terram enim cadentibus corporibus hisque humo tectis, e quo dictum est humari, sub terra censebant reliquam vitam agi mortuorum

[145] Quam eorum opinionem magni errores consecuti sunt, quos auxerunt poëtae

[146] Frequens enim consessus theatri, in quo sunt mulierculae et pueri, movetur audiens tam grande carmen: Adsum atque advenio Acherunte vix via alta atque ardua per speluncas saxis structas asperis pendentibus maxumis, ubi rigida constat crassa caligo inferum; tantumque valuit error, qui mihi quidem iam sublatus videtur, ut, corpora cremata cum scirent, tamen ea fieri apud inferos fingerent, quae sine corporibus nec fieri possent nec intellegi

[147] Animos enim per se ipsos viventis non poterant mente complecti, formam aliquam figuramque quaerebant
[144] Infatti, poiché i corpi cadevano a terra e venivano ricoperti di terra, da ciò deriva inumare; si pensava che il resto della vita dei morti si trascorresse sotto terra

[145] Grandi errori, che i poeti ingigantirono, produssero questa loro opinione

[146] Infatti, una grande folla in un teatro, nel quale ci sono donne e bambini, è commossa nellascoltare un passo tanto solenne: Sono qui e torno dallAcheronte a fatica, per una strada profonda e difficile, attraverso caverne fatte di enormi rocce scoscese e sporgenti, dove rigida ristagna la densa tenebra degli inferi; e lerrore, che certamente mi sembra ormai scomparso, ebbe una forza così grande che gli uomini, pur sapendo che i corpi erano stati cremati, tuttavia immaginavano che negli inferi accadessero eventi, che senza corpi non potevano verificarsi né essere concepiti

[147] Poiché per loro era inconcepibile ritenere che lanima potesse vivere autonomamente, cercavano di attribuire una forma al suo aspetto

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Latino: dall'autore Cicerone, opera Tuscolanae Disputationes parte Libro 04; 51-60

[148] Inde Homeri tota nèkuia, inde ea quae meus amicus Appius vekuomanteia faciebat, inde in vicinia nostra Averni lacus, unde animae excitantur obscura umbra opertae, imagines mortuorum, alto ostio Acheruntis, salso sanguine

[149] Has tamen imagines loqui volunt, quod fieri nec sine lingua nec sine palato nec sine faucium, laterum, pulmonum vi et figura potest

[150] Nihil enim animo videre poterant, ad oculos omnia referebant

[151] Magni autem est ingeni sevocare mentem a sensibus et cogitationem ab consuetudine abducere

[152] Itaque credo equidem etiam alios tot saeculis, sed, quod litteris exstet, Pherecydes Syrius primus dixit animos esse hominum sempiternos, antiquus sane; fuit enim meo regnante gentili
[148] Da lì nasce tutta la nèkuia di Omero, da lì il mio amico Appio faceva quei vekuomanteia, da lì nelle nostre vicinanze, deriva il lago di Averno, dove le anime, avvolte da una cupa tenebra, simulacri di morti, dalla bocca profonda dellAcheronte, sono evocate con sangue salato

[149] Tuttavia vogliono che questi simulacri parlino, cosa che non può accadere senza lingua né senza palato né senza luso e la presenza della gola, del torace, dei polmoni

[150] Infatti con la mente non riuscivano a vedere nulla, riportavano tutto al controllo degli occhi

[151] Ma è tipico di un ingegno notevole separare la mente dai sensi e spingere il pensiero su vie inconsuete

[152] Perciò credo indubbiamente che ce ne siano stati anche altri in tanti secoli, ma, stando alla tradizione letteraria, il primo che disse che lanimo degli uomini è eterno fu Ferecide di Siro, in tempi molto antichi; infatti visse quando regnava il mio parente
[153] Hanc opinionem discipulus eius Pythagoras maxime confirmavit; qui cum Superbo regnante in Italiam venisset, tenuit Magnam illam Graeciam cum [honore] disciplina, tum etiam auctoritate, multaque saecula postea sic viguit Pythagoreorum nomen, ut nulli alii docti viderentur [153] Il suo discepolo Pitagora approvò completamente questa opinione; egli, essendo giunto in Italia quando regnava Tarquinio il Superbo, si impose sullintera Magna Grecia sia con il suo insegnamento, sia ancora di più con la sua autorità, e per molti secoli poi il nome dei Pitagorici ebbe una fama così grande, che sembrava che non esistessero altri sapienti

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