Cicerone, Tuscolanae Disputationes: Libro 01; 91-153

Cicerone, Tuscolanae Disputationes: Libro 01; 91-153

Latino: dall'autore Cicerone, opera Tuscolanae Disputationes parte Libro 01; 91-153
[91] Sed haec quidem, quae dixi, cor, cerebrum, animam, ignem volgo; reliqua fere singuli, ut multo ante veteres, proxime autem Aristoxenus, musicus idemque philosophus, ipsius corporis intentionem quandam, velut in cantu et fidibus quae armonia dicitur; sic ex corporis totius natura et figura varios motus cieri tamquam in cantu sonos

[92] Hic ab artificio suo non recessit et tamen dixit aliquid, quod ipsum quale esset, erat multo ante et dictum et explanatum a Platone

[93] Xenocrates animi figuram et quasi corpus negavit esse ullum, numerum dixit esse, cuius vis, ut iam ante Pythagorae visum erat, in natura maxuma esset
[91] Ma certamente queste definizioni che ho citato, dellanima intesa come cuore, cervello, soffio vitale, fuoco, sono comuni; i singoli filosofi sostennero per lo più le altre interpretazioni, come fecero molto tempo prima gli antichi, e successivamente Aristosseno, musico e poeta al tempo stesso, secondo il quale lanima era una specie di tensione del corpo stesso, con una funzione simile a quella che nel canto e nella lira è chiamata armonia; nello stesso modo dalla conformazione naturale e dalla fisionomia di tutto il corpo nascerebbero molteplici vibrazioni come i suoni nel canto

[92] Egli non si discostò dalla sua professione e tuttavia elaborò una definizione, il cui valore era già stato esposto e chiarito molto tempo prima da Platone

[93] Senocrate negò che lanima avesse qualsiasi forma e corporeità, e disse che era un numero, la cui forza nella natura era grandissima, come già era sembrato precedentemente a Pitagora
[94] Eius doctor Plato triplicem finxit animum, cuius principatum, id est rationem, in capite sicut in arce posuit, et duas partes parere voluit, iram et cupiditatem, quas locis disclusit: iram in pectore, cupiditatem supter praecordia locavit [94] Il suo maestro Platone immaginò unanima triplice, di cui pose la parte più importante, cioè la ragione, nel capo come in una roccaforte, e volle subordinare le altre due parti, lira e il desiderio, che separò in due luoghi: collocò lira nel petto, il desiderio sotto il diaframma
[95] Dicaearchus autem in eo sermone quem Corinthi habitum tribus libris exponit, doctorum hominum disputantium primo libro multos loquentis facit; duobus Pherecraten quendam Phthiotam senem, quem ait a Deucalione ortum, disserentem inducit nihil esse omnino animum, et hoc esse nomen totum inane, frustraque animalia et animantis appellari, neque in homine inesse animum vel animam nec in bestia, vimque omnem eam qua vel agamus quid vel sentiamus, in omnibus corporibus vivis aequabiliter esse fusam nec separabilem a corpore esse, quippe quae nulla sit nec sit quicquam nisi corpus unum et simplex, ita figuratum, ut temperatione naturae vigeat et sentiat [95] Dicearco poi, nellopera in tre libri in cui espone la conversazione tenuta a Corinto, nel primo libro riferisce ciò che dissero molti degli uomini dotti che parteciparono alla discussione; negli altri due presenta un certo Ferecrate, un vecchio di Ftia, che disse che discendeva da Deucalione, il quale sostiene che lanima non esiste affatto, e che questo è un nome completamente senza senso, e che è inutile parlare di animali e di esseri animati, e che non esiste lanima o il soffio vitale né nelluomo né nella bestia, e tutta quellenergia con cui facciamo qualcosa o proviamo sensazioni, è uniformemente distribuita in tutti i corpi viventi e non è separabile dal corpo, poiché essa non esiste né esiste altro se non il corpo unico e semplice, formato in maniera tale da trarre vigore e sensazioni dallequilibrio della sua natura

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Cicerone, Tuscolanae Disputationes: Libro 04; 31-40
Cicerone, Tuscolanae Disputationes: Libro 04; 31-40

Latino: dall'autore Cicerone, opera Tuscolanae Disputationes parte Libro 04; 31-40

[96] Aristoteles, longe omnibus (Platonem semper excipio) praestans et ingenio et diligentia, cum quattuor nota illa genera principiorum esset complexus, e quibus omnia orerentur, quintam quandam naturam censet esse, e qua sit mens

[97] Cogitare enim et providere et discere et docere et invenire aliquid et tam multa [alia] meminisse, amare, odisse, cupere, timere, angi, laetari, haec et similia eorum in horum quattuor generum inesse nullo putat; quintum genus adhibet vacans nomine et sic ipsum animum evdelécheian appellat novo nomine quasi quandam continuatam motionem et perennem

[98] Nisi quae me forte fugiunt, haec sunt fere de animo sententiae
[96] Aristotele, di gran lunga superiore a tutti (escludo sempre Platone) per acutezza e rigore, dopo aver approfondito quei famosi quattro elementi primi, dai quali tutto trarrebbe origine, afferma che esiste un quinto elemento naturale, da cui si formerebbe la mente

[97] Egli infatti ritiene che pensare, prevedere, imparare, insegnare, inventare qualcosa, ricordare tante [altre] cose, amare, odiare, desiderare, temere, soffrire, gioire, tutto questo e altre simili facoltà non rientrino in nessuno di questi quattro elementi; ricorre allora a un quinto elemento, privo di nome, e designa perciò la stessa anima con un termine nuovo, evdelécheian, vale a dire una specie di movimento continuo e perpetuo

[98] Queste sono più o meno le teorie sullanima, a meno che qualcuna non mi sia sfuggita
[99] Democritum enim, magnum illum quidem virum, sed levibus et rotundis corpusculis efficientem animum concursu quodam fortuito, omittamus; nihil est enim apud istos quod non atomorum turba conficiat

[100] Harum sententiarum quae vera sit, deus aliqui viderit; quae veri simillima, magna quaestio est

[101] Utrum igitur inter has sententias diiudicare malumus an ad propositum redire

[102] Cuperem equidem utrumque, si posset, sed est difficile confundere

[103] Quare si, ut ista non disserantur, liberari mortis metu possumus, id agamus; sin id non potest nisi hac quaestione animorum explicata, nunc, si videtur, hoc, illud alias

[104] Quod malle te intellego, id puto esse commodius

[105] Efficiet enim ratio ut, quaecumque vera sit earum sententiarum quas exposui, mors aut malum non sit aut sit bonum potius
[99] Infatti tralascio Democrito, un uomo certamente di notevole valore, ma che riduce lanima ad una specie di fortuito incontro fra particelle lisce e rotonde; infatti per questi filosofi non cè nulla che una moltitudine di atomi non riesca a produrre

[100] Quale di queste teorie sia quella vera, lo sa dio; il grande problema è quale sia la più verosimile

[101] Preferiamo dunque esprimere un giudizio su queste teorie o ritornare al nostro argomento

[102] Sinceramente vorrei entrambe le cose, se fosse possibile, ma è difficile unire i due discorsi

[103] Perciò, se riusciamo a liberarci dal timore della morte senza discutere queste teorie, facciamo ciò; se invece questo non è possibile senza avere chiarito la questione dellanima, ora, se ti sembra opportuno, occupiamoci di questa, di quello unaltra volta

[104] Ciò che preferisci, a quanto vedo, penso che sia la cosa più opportuna

[105] La ragione infatti, qualunque sia quella vera fra le teorie che ho citato, ci porterà a concludere che la morte o non è un male o, piuttosto, è un bene

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Cicerone, Tuscolanae Disputationes: Libro 01; 188-229
Cicerone, Tuscolanae Disputationes: Libro 01; 188-229

Latino: dall'autore Cicerone, opera Tuscolanae Disputationes parte Libro 01; 188-229

[106] Nam si cor aut sanguis aut cerebrum est animus, certe, quoniam est corpus, interibit cum reliquo corpore; si anima est, fortasse dissipabitur; si ignis, extinguetur; si est Aristoxeni harmonia, dissolvetur

[107] Quid de Dicaearcho dicam, qui nihil omnino animum dicat esse

His sententiis omnibus nihil post mortem pertinere ad quemquam potest; pariter enim cum vita sensus amittitur; non sentientis autem nihil est ullam in partem quod intersit

[108] Reliquorum sententiae spem adferunt, si te hoc forte delectat, posse animos, cum e corporibus excesserint, in caelum quasi in domicilium suum pervenire

[109] Me vero delectat, idque primum ita esse velim, deinde, etiamsi non sit, mihi persuaderi tamen velim

[110] Quid tibi ergo opera nostra opus est

Num eloquentia Platonem superare possumus
[106] Infatti se lanima è cuore o sangue o cervello, certamente, poiché è costituita da materia corporea, morirà con il resto del corpo; se è soffio, probabilmente si disperderà; se è fuoco, si spegnerà; se è larmonia di Aristosseno, si dissolverà

[107] Che dire di Dicearco, che sostiene che lanima non esiste affatto

Secondo tutte queste teorie, dopo la morte non cè nulla che possa riguardare qualcuno; infatti insieme alla vita si perde la facoltà di sentire; e chi non sente non può provare alcun interesse per nulla, in nessun modo

[108] Le teorie degli altri filosofi danno la speranza, se questo ti può fare piacere, che lanima, dopo essere uscita dal corpo, possa giungere in cielo, cioè a casa sua

[109] Certo che mi fa piacere, e prima di tutto vorrei che fosse così; in secondo luogo, anche se così non fosse, tuttavia vorrei esserne persuaso

[110] Allora che bisogno hai del mio aiuto

Forse posso superare Platone in eloquenza
Evolve diligenter eius eum librum, qui est de animo; amplius quod desideres nihil erit

[111] Feci mehercule, et quidem saepius; sed nescio quo modo, dum lego, adsentior, cum posui librum et mecum ipse de inmortalitate animorum coepi cogitare, adsensio omnis illa elabitur

[112] Quid hoc

Dasne aut manere animos post mortem aut morte ipsa interire

[113] Do vero

[114] Quid, si maneant

[115] Beatos esse, concedo

[116] Sin intereant

[117] Non esse miseros, quoniam ne sint quidem; iam istuc coacti a te paulo ante concessimus

[118] Quo modo igitur aut cur mortem malum tibi videri dicis

Quae aut beatos nos efficiet animis manentibus aut non miseros sensu carentis
Sfoglia con attenzione quel suo libro che tratta dellanima; non ci sarà più nulla che avrai bisogno di sapere

[111] L ho fatto, per Ercole, e certamente molto spesso; ma non so in che modo, finché leggo, mi sento convinto, quando depongo il libro e comincio a pensare tra me e me allimmortalità dellanima, tutta quella mia convinzione vacilla

[112] Come mai

Sei daccordo che lanima o continua e esistere dopo la morte o perisce nellatto stesso della morte

[113] Certamente che sono daccordo

[114] E se continuasse a esistere

[115] Ammetto che sarebbe felice

[116] Se invece perisse

[117] Non sarebbe infelice, dato che certamente non esisterebbe; su questo punto ho già espresso il mio assenso poco fa, costretto da te

[118] Allora in che modo o perché dici che la morte ti sembra un male

Essa o ci renderà felici, se lanima continua a esistere, o infelici, se rimaniamo privi della facoltà di sentire

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Latino: dall'autore Cicerone, opera Tuscolanae Disputationes parte Libro 04; 51-60

[119] Espone igitur, nisi molestum est, primum, si potes, animos remanere post mortem, tum, si minus id obtinebis (est enim arduum), docebis carere omni malo mortem

[120] Ego enim istuc ipsum vereor ne malum sit, non dico carere sensu, sed carendum esse

[121] Auctoribus quidem ad istam sententiam, quam vis obtineri, uti optimis possumus, quod in omnibus causis et debet et solet valere plurimum, et primum quidem omni antiquitate, quae quo propius aberat ab ortu et divina progenie, hoc melius ea fortasse quae erant vera cernebat
[119] Dimostrami dunque, se non ti dispiace, per prima cosa, se puoi, che lanima continua a esistere dopo la morte, poi, se non riuscirai a provarlo (infatti è difficile), mi mostrerai che la morte è priva di ogni male

[120] Infatti io temo proprio questo, che sia un male, non dico lessere privi della facoltà di sentire, ma doverla perdere

[121] Certamente per la tesi che vuoi riconoscere come valida, possiamo basarci su autori eccellenti; a ciò si deve e si usa attribuire grande importanza in tutte le cause, e indubbiamente mi riferisco per prima cosa a tutta lantichità, la quale proprio per la maggiore distanza che la separava dallorigine e dalla discendenza divina, forse riconosceva meglio quelle cose che erano vere
[122] Itaque unum illud erat insitum priscis illis quos cascos appellat Ennius, esse in morte sensum, neque excessu vitae sic deleri hominem, ut funditus interiret; idque cum multis aliis rebus, tum e pontificio iure et e caerimoniis sepulcrorum intellegi licet, quas maxumis ingeniis praedicti nec tanta cura coluissent nec violatas tam inexpiabili religione sanxissent, nisi haereret in eorum mentibus mortem non interitum esse omnia tollentem atque delentem, sed quandam quasi migrationem commutationemque vitae, quae in claris viris et feminis dux in caelum soleret esse, in ceteris humi retineretur et permaneret tamen [122] Dunque era radicata in quegli antichi uomini che Ennio chiama Casci, la convinzione che nella morte perdurasse la facoltà di sentire, e che nellallontanamento dalla vita, luomo non si distruggesse così tanto da sparire completamente; è possibile evincere questa convinzione, oltre che da molti altri fatti, anche dal diritto pontificale e dalle cerimonie delle sepolture; uomini dotati di altissimo ingegno non avrebbero celebrato con tanta cura questi riti né avrebbero punito la loro trasgressione con scrupolo tanto inesorabile, se nelle loro menti non fosse stato ben saldo il concetto che la morte non è un annientamento che elimina e distrugge tutto, ma una specie di trasferimento e di cambiamento di vita, che per gli uomini e per le donne illustri avrebbe di solito la funzione di condurre in cielo, invece per gli altri lanima rimarrebbe sulla terra e continuerebbe ad esistere

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[123] Ex hoc et nostrorum opinione Romulus in caelo cum diis agit aevum, ut famae adsentiens dixit Ennius, et apud Graecos indeque perlapsus ad nos et usque ad Oceanum Hercules tantus et tam praesens habetur deus; hinc Liber Semela natus eademque famae celebritate Tyndaridae fratres, qui non modo adiutores in proeliis victoriae populi Romani, sed etiam nuntii fuisse perhibentur

[124] Quid

Ino Cadmi filia nonne Leukothèa nominata a Graecis Matuta habetur a nostris

Quid

Totum prope caelum, ne pluris persequar, nonne humano genere completum est

[125] Si vero scrutari vetera et ex iis ea quae scriptores Graeciae prodiderunt eruere coner, ipsi illi maiorum genitum di qui habentur, hinc a nobis profecti in caelum reperientur
[123] Da ciò deriva sia la credenza diffusa fra noi che Romolo trascorre la vita in cielo tra gli dèi, come disse Ennio assecondando la voce popolare, sia la convinzione viva fra i Greci e poi passata a noi e successivamente fino allOceano, che Ercole fosse ritenuto un dio tanto grande e molto benefico; allo stesso modo si spiega che Libero nacque da Semele e che i fratelli Tindaridi, dei quali si narra che non solo furono i fautori della vittoria del popolo romano in battaglia, ma ne furono anche i banditori, furono ugualmente circondati dalla celebrità della fama

[124] Cosa

Ino, la figlia di Cadmo, chiamata dai Greci Leukothèa, non è considerata da noi la dea Matuta

Cosa

Per non dilungarmi troppo, non è pieno del genere umano tutto lintero cielo

[125] Se davvero mi accingessi ad analizzare le antiche credenze e tra queste andassi a trovare quelle che gli scrittori greci hanno tramandato, si scoprirebbe che coloro i quali fra gli dèi sono considerati i più importanti, sono giunti in cielo dopo essere partiti da qui da noi

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