Latino: dall'autore Cicerone, opera In Verrem parte 02; 04-66-70
[66] Rex primo nihil metuere, nihil suspicari; dies unus, alter, plures; non referri | [66] Il principe dapprima non teme, non sospetta; un giorno, un altro, più: non riporta |
Tum mittit, si videatur, ut reddat | Allora gli manda a dire, se gli sembra opportuno, di riconsegnarglielo |
Iubet iste posterius ad se reverti | Costui prega di venirlo a riprendere più tardi |
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Mirum illi videri; mittit iterum; non redditur | A quello sembra strano; manda di nuovo; non è restituito |
Ipse hominem appellat, rogat ut reddat | Lui stesso va dalluomo: gli chiede che sia dato indietro |
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Os hominis insignemque impudentiam cognoscite | Conoscete la faccia e linaudita impudenza delluomo |
Quod sciret, quod ex ipso rege audisset in Capitolio esse ponendum, quod Iovi Optimo Maximo, quod populo Romano servari videret, id sibi ut donaret rogare et vehementissime petere coepit | Dal momento che sapeva, poiché laveva udito dallo stesso re, che doveva essere posto in Campidoglio, per Giove Ottimo Massimo e vedeva che era riservato al popolo romano, iniziò a chiedere e a pregare con insistenza di donarglielo |
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Cum ille se et religione Iovis Capitolini et hominum existimatione impediri diceret, quod multae nationes testes essent illius operis ac muneris, iste homini minari acerrime coepit | Quando quello gli disse che ne era impedito sia dalla religione per Giove Capitolino sia dallopinione pubblica, dal momento che molte nazioni sapevano di quelloggetto d del dono votivo, costui cominciò a minacciare luomo duramente |
Vbi videt eum nihilo magis minis quam precibus permoveri, repente hominem de provincia iubet ante noctem decedere; ait se comperisse ex eius regno piratas ad Siciliam esse venturos | Quando vede che non lo smuove né con le minacce, né con le preghiere, ordina subito luomo di andar via dalla provincia prima di notte; dice che pirati sono partiti dal suo regno e sarebbero giunti in Sicilia |
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[67] Rex maximo conventu Syracusis in foro, ne quis forte me in crimine obscuro versari atque adfingere aliquid suspicione hominum arbitretur,--in foro, inquam, Syracusis flens ac deos hominesque contestans clamare coepit candelabrum factum e gemmis, quod in Capitolium missurus esset, quod in templo clarissimo populo Romano monumentum suae societatis amicitiaeque esse voluisset, id sibi Verrem abstulisse; de ceteris operibus ex auro et gemmis quae sua penes illum essent se non laborare, hoc sibi eripi miserum esse et indignum | [67] Il principe a Siracusa dinanzi ad una folle nel foro (affinchè nessuno per caso creda che io parli di una colpa dubbia o inventi qualcosa su vaghi sospetti), nel foro, dico, a Siracusa piangendo e chiamando gli dèi e gli uomini a testimoni, cominciò a gridare che Verre gli aveva portato via il candelabro fatto di gemme, che voleva mandare in campidoglio e che avrebbe voluto destinare al più famoso tempio come ricordo della sua alleanza ed amicizia col popolo romano; delle altre opere doro e di pietre preziose che, pure erano di sua proprietà, non si preoccupava; era unazione sciagurata e indegna che questo gli fosse stato strappato |