nuper clausum Tigranen, post Paetum legionesque, cum opprimere posset, incolumes dimisisse satis adprobatam vim; datum et lenitatis experimentum nec recusaturum Tiridaten accipiendo diademati in urbem venire, nisi sacerdotii religione attineretur: iturum ad signa et effigies principis, ubi legionibus coram regnum auspicaretur [25] Talibus Vologaesis litteris, qui Paetus diversa tamquam rebus integris scribebat, interrogatus centurio, qui cum legatis advenerat, quo in statu Armenia esset, omnes inde Romanos excessisse respondit tum intellecto barbarorum inrisu, qui peterent quod eripuerant, consuluit inter primores civitatis Nero, bellum anceps an pax inho[ne]sta placeret nec dubitatum de bello |
Non da molto Tigrane aveva subito l'assedio e non da molto Vologese aveva lasciato andare incolumi Peto e le sue legioni, che avrebbe potuto sterminare La prova di forza offerta poteva bastare, e aveva dato anche un saggio di moderazione Tiridate non si sarebbe rifiutato di venire a Roma per ricevere il diadema, se non glielo impedissero vincoli relativi alla sua carica sacerdotale: sarebbe andato dove stavano le insegne e le statue dell'imperatore, dove, alla presenza delle legioni, avrebbe preso l'auspicio per il suo regno 25 Di fronte a tale messaggio di Vologese, poiché i rapporti di Peto contenevano informazioni opposte, quasi che nulla fosse cambiato, venne interrogato il centurione che aveva scortato gli ambasciatori sulla reale situazione dell'Armenia: la risposta fu che tutti i Romani l'avevano sgombrata Comprese allora Nerone lo scherno dei barbari, i quali chiedevano quanto si erano già preso, e si consultò coi politici più autorevoli, se affrontare una guerra rischiosa o accettare una pace disonorevole Si scelse la guerra, senza esitazione |
et Corbulo militum atque hostium tot per annos gnarus gerendae rei praeficitur, ne cuius alterius inscitia rursum peccaretur, quia Paeti piguerat igitur inriti remittuntur, cum donis tamen unde spes fieret non frustra eadem oraturum Tiridaten, si preces ipse attulisset Syriaeque executio [C] Ce[s]tio, copiae militares Corbuloni permissae; et quinta decima legio ducente Mario Celso e Pannonia adiecta est scribitur tetrarchis ac regibus praefectisque et procuratoribus et qui praetorum finitimas provincias regebant, iussis Corbulonis obsequi, in tantum ferme modum aucta potestate, quem populus Romanus Cn Pompeio bellum piraticum gesturo dederat |
E Corbulone, che dopo tanti anni di esperienza ben conosceva i suoi soldati e i nemici, venne posto al comando delle operazioni, onde evitare ancora errori per l'incompetenza di qualche altro Peto, visto che del primo ce n'era abbastanza Vengono dunque congedati gli ambasciatori con un nulla di fatto, ma non senza doni, per non togliere la speranza a Tiridate di poter ottenere il riconoscimento cercato, se fosse venuto di persona a chiederlo L'amministrazione civile della Siria fu affidata a Gaio Cestio, le forze militari passarono tutte a Corbulone, cui fu aggiunta la quindicesima legione, al comando di Mario Celso, richiamata dalla Pannonia Ai tetrarchi, ai re, ai prefetti e ai procuratori e a quanti governavano le province confinanti furono date disposizioni scritte di obbedire agli ordini di Corbulone, il quale finì per avere un potere di dimensioni quasi pari a quello conferito dal popolo romano a Gneo Pompeo alla vigilia della guerra contro i pirati |
regressum Paetum, cum graviora metueret, facetiis insectari satis habuit Caesar, his ferme verbis: ignoscere se statim, ne tam promptus in pavorem longiore sollicitudine aegresceret [26] At Corbulo, quarta et duodecima legionibus, quae fortissimo quoque amisso et ceteris exterritis parum habiles proelio videbantur, in Syriam translatis, sextam inde ac tertiam legiones, integrum militem et crebris ac prosperis laboribus exercitum in Armeniam ducit addiditque legionem quintam, quae per Pontum agens expers cladis fuerat, simul quintadecimanos recens adductos et vexilla delectorum ex Illyrico et Aegypto, quodque alarum cohortiumque, et auxiliae regum in unum conducta apud Melitenen, qua tramittere Euphraten parabat |
Quanto a Peto, tornato a Roma e in tremebonda attesa di conseguenze ben peggiori, Cesare si accontentò di farne il bersaglio di battute sarcastiche, all'incirca di questo tono: lo perdonava all'istante, perché, pronto com'era a spaventarsi, non rischiasse di cadere ammalato nell'ansia dell'attesa 26 Corbulone trasferì in Siria le legioni quarta e dodicesima che, per la perdita dei migliori e il morale bassissimo degli altri, sembravano poco adatte al combattimento, e trasferì in Armenia la sesta e la terza legione, complete negli effettivi e con uomini bene addestrati da numerose e fortunate missioni Vi aggiunse la quinta legione che, dislocata nel Ponto, non aveva patito sconfitte, e inoltre i soldati della quindicesima, da poco arrivati, e truppe scelte provenienti dall'Illirico e dall'Egitto e reparti alleati di fanteria e cavalleria, e gli aiuti inviati dai re, tutti concentrati a Mitilene, da dove si preparava a passare l'Eufrate |
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tum lustratum rite exercitum ad contionem vocat orditurque magnifica de auspiciis imperatoris rebusque a se gestis, adversa in inscitiam Paeti declinans, multa acutoritate, quae viro militari pro facundia erat [27] Mox iter L Lucullo quondam penetratum, apertis quae vetustas obsaepserat, pergit et venientes Tiridatis Bologaesisque de pace legatos haud aspernatus, adiungit iis centuriones cum mandatis non immitibus: nec enim adhuc eo ventum, ut certamine extremo opus esset multa Romanis secunda, quaedam Parthis evenisse, documento adversus superbiam proinde et Tiridati conducere intactum vastationibus regnum dono accipere, et Bologaesen melius societate Romana quam damnis mutuis genti Parthorum consulturum |
A questo punto, compiuto il tradizionale rito di purificazione, chiama l'esercito in assemblea ed esalta il favore divino, di cui gode l'imperatore, e le proprie imprese, scaricando gli insuccessi sull'impreparazione di Peto; emanava dalle sue parole grande autorevolezza, che, in soldati come lui, sostituiva l'eloquenza 27 Puntò poi verso luoghi in cui s'era inoltrato, tempo addietro, Lucio Lucullo, riaprendo passaggi ostruiti dal tempo Non rifiutò di accogliere i messi di Tiridate e di Vologese venuti per trattare la pace e li rimandò accompagnati da centurioni latori di proposte concilianti: non si era ancora giunti - diceva - al punto da ritenere inevitabile uno scontro decisivo Molti successi contavano i Romani, solo alcuni i Parti, a loro ammonimento contro la superbia A Tiridate conveniva perciò ricevere in dono un regno non segnato da devastazioni, a Vologese cercare il bene dei Parti in un'alleanza con Roma, e non con una guerra dannosa ad entrambi |
scire, quantum intus discordiarum, quamque indomitas et praeferoces nationes regeret: contra imperatori suo immotam ubique pacem et unum id bellum esse simul consilio terrorem adicere, et megistanas Armenios, qui primi a nobis defecerant, pellit sedibus, castella eorum exscindit, plana edita, validos invalidosque pari metu complet [28] Non infensum nec cum hostili odio Corbulonis nomen etiam barbaris habebatur, eoque consilium eius fidum credebant ergo Bologaeses neque atrox in summam, et quibusdam praefecturis indutias petit: Tiridates locum diemque conloquio poscit tempus propinquum, locus, in quo nuper obsessae cum Paeto legiones erant, barbaris delectus est ob memoriam laetioris ibi rei, Corbuloni non vitatus, ut dissimilitudo fortunae gloriam augeret |
Sapeva bene quante fossero le discordie interne tra i Parti e quanti popoli indomiti e fieri Vologese governasse; per contro, il suo imperatore poteva contare su una pace consolidata e aveva in corso quest'unica guerra Ai suggerimenti fece seguire mosse d'intimidazione, e caccia dalle loro sedi i magnati armeni, che per primi ci avevano voltato le spalle, rade al suolo le loro fortezze; sulle piane e sulle alture, sui forti e sui deboli, su tutto e su tutti riversa eguale terrore 28 Il nome di Corbulone non era detestato né suscitava odio neppure fra i barbari, suoi nemici, perché consideravano affidabile il suo consiglio Vologese dunque non si mostrò nel complesso intransigente e chiese tregua per alcune satrapie; Tiridate chiese un luogo e una data per un incontro Il giorno fu a breve scadenza, il luogo quello del recente assedio di Peto con le sue legioni: la scelta, voluta dai barbari per il ricordo del loro successo, non fu respinta da Corbulone, perché la diversità della situazione accresceva la sua gloria |
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neque infamia Paeti angebatur, quod eo maxime patuit, quia filio eius tribuno ducere manipulos atque operire reliquias malae pugnae imperavit die pacta Tiberius Alexander inlustris eques Romanus, minister bello datus, et Vini[ci]anum Annius, gener Corbulonis, nondum senatoria aetate et pro legato quintae legioni impositus, in castra Tiridatis venere, honor[e] eius ac ne metueret insidias tali pignore; viceni dehinc equites adsumpti et viso Corbulone rex prior equo desiluit; nec cunctatus Corbulo, et pedes uterque dexteras miscuere [29] Exim Romanus laudat iuvenem omissis praecipitibus tuta et salutaria capessentem |
Non si preoccupava del disonore di Peto, e ciò risultò evidente dal fatto che impartì proprio al figlio di quello, un tribuno militare, l'ordine di condurvi dei reparti, per cancellare le tracce di quell'infausta battaglia Nel giorno fissato, l'illustre cavaliere romano Tiberio Alessandro, datogli come aiutante in quella campagna, e Viniciano Annio, genero di Corbulone, non ancora in età per essere senatore e assegnato, con funzioni di legato, al comando della quinta legione, si recarono nel campo di Tiridate per rendergli onore e dissipare, con tale garanzia, la paura di un agguato; fu composta una scorta di venti cavalieri per parte Visto Corbulone, il re, per primo, balzò da cavallo, subito imitato da Corbulone, ed entrambi, appiedati, si strinsero la destra 29 Allora il romano si compiace col giovane principe, perché rinunciando a propositi avventati, aveva operato una scelta sicura e salutare |
ille de nobilitate generis multum praefatus, cetera temperanter adiungit: iturum quippe Romam laturumque novum Caesari decus, non adversis Parthorum rebus supplicem Arsaciden tum placuit Tiridaten ponere apud effigiem Caesaris insigne regium nec nisi manu Neronis resumere; et conloquium osculo finitum dein paucis diebus interiectis magna utrimque specie inde eques compositus per turmas et insignibus patriis, hinc agmina legionum stetere fulgentibus aquilis signisque et simulacris deum in modum templi: medio tribunal sedem curulem et sedes effigiem Neronis sustinebat ad quam progressus Tiridates, caesis ex more victimis, sublatum capiti diadema imagini subiecit, magnis apud cunctos animorum motibus, quos augebat insita adhuc oculis exercituum Romanorum caedes aut obsidio |
E quello, dopo un lungo preambolo sulla nobiltà della sua stirpe, fece seguire parole ispirate a moderazione: sarebbe andato a Roma a recare questo nuovo titolo di gloria a Cesare, cioè un arsacide supplice, benché le sorti dei Parti non fossero avverse Si convenne allora che Tiridate avrebbe deposto, presso la statua di Cesare, il suo diadema regale e che non l'avrebbe ripreso se non dalle mani di Nerone; e un bacio suggellò il colloquio Trascorsi quindi pochi giorni, si schierarono - e fu uno straordinario spettacolo - da una parte la cavalleria, divisa per squadroni con le insegne nazionali, dall'altra i reparti delle legioni con le aquile risplendenti, le insegne e le statue degli dèi, come in un tempio: nel mezzo, un palco con sopra la sedia curule e, sulla sedia, la statua di Nerone Si accostò ad essa Tiridate, dopo i rituali sacrifici di vittime, si tolse dal capo il diadema e lo depose ai piedi della statua; la commozione di tutti era vivissima e l'accresceva l'immagine, ancora impressa negli occhi, dell'eccidio e dell'assedio dell'esercito romano |
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at nunc versos casus: iturum Tiridaten ostentui gentibus, quanto minus quam captivum [30] Addidit gloriae Corbulo comitatem epulasque; et rogitante rege causas, quotiens novum aliquid adverterat, ut initia vigiliarum per centurionem nuntiari, convivium bucina dimitti et structam ante augurale aram subdita face accendi, cuncta in maius attolens admiratione prisci moris adfecit postero die spatium oravit, quo tantum itineris aditurus fratres ante matremque viseret; obsidem interea filiam tradit litterasque supplices ad Neronem |
La situazione si era adesso capovolta: Tiridate ora sarebbe andato a mostrarsi al mondo, in veste di prigioniero o poco meno 30 Corbulone aggiunse alla sua gloria la cortesia, espressa con un banchetto; e alle richieste di spiegazione del re, ogniqualvolta osservava cose nuove, come l'inizio dei turni di guardia annunciati da un centurione, o un suono di tromba a segnare la fine del convivio, o l'accensione, con una fiaccola, dell'ara eretta davanti al pretorio, Corbulone, magnificando ogni cosa, suscitava la sua ammirazione per le nostre usanze di antica tradizione Il giorno dopo, il re chiese un po' di tempo per visitare, accingendosi ad un così lungo viaggio, i fratelli e la madre; lasciò intanto, come ostaggio, la figlia e una lettera deferente per Nerone |
[31] Et digressus Pacorum apud Medos, Vologaesen Ecbatanis repperit, non incuriosum fratris: quippe et propriis nuntiis a Corbulone petierat, ne quam imaginem servitii Tiridates perferret neu ferrum traderet aut complexu provincias obtinentium arceretur foribusve eorum adsisteret, tantusque ei Romae quantus consulibus honor esset scilicet externae superbiae sueto non inerat notitia nostri, apud quos vis imperii valet, inania tramittuntur [32] Eodem anno Caesar nationes Alpium maritimarum in ius Latii transtulit equitum Romanorum locos sedilibus plebis anteposuit apud circum; namque ad eam diem indiscreti inibant, quia lex Roscia nihil nisi de quattuordecim ordinibus sanxit |
31 Messosi in cammino, trovò Pacoro in Media e Vologese a Ecbatana, quest'ultimo in ansia per la sorte del fratello; Vologese, infatti, attraverso propri inviati, aveva chiesto a Corbulone che Tiridate non subisse trattamenti che sottolineassero il suo ruolo subalterno, che non dovesse consegnare la spada, che i governatori delle province lo ricevessero immediatamente e gli riservassero l'abbraccio e che, a Roma, avesse gli onori goduti dai consoli Era evidente che Vologese, abituato ai superbi protocolli stranieri, non conosceva la nostra mentalità, per cui conta la realtà effettiva del potere e non hanno presa le vuote formalità 32 Nello stesso anno Cesare conferì il diritto latino alle popolazioni delle Alpi Marittime Fissò i posti riservati nel circo ai cavalieri romani, cioè davanti a quelli della plebe: infatti, fino ad allora entravano nel circo senza distinzione alcuna, perché la legge Roscia aveva stabilito, per i cavalieri, solo le prime quattordici file in teatro |
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spectacula gladiatorum idem annus habuit pari magnificentia ac priora; sed feminarum inlustrium senatorumque plures per arenam foedati sunt [33] C Laecanio M Licinio consulibus acriore in dies cupidine adigebatur Nero promiscas scaenas frequentandi nam adhuc per domum aut hortos cecinerat Iuvenalibus ludis, quos ut parum celebres et tantae voci angustos spernebat non tamen Romae incipere ausus Neapolim quasi Graecam urbem delegit; inde initium fore, ut transgressus in Achaiam insignesque et antiquitus sacras coronas adeptus maiore fama studia civium eliceret ergo contractum oppidanorum vulgus, et quos e proximis coloniis et municipiis eius rei fama civerat, quique Caesarem per honorem aut varios usus sectantur, etiam militum manipuli, theatrum Neapolitanorum complent |
Si tennero in quell'anno spettacoli di gladiatori con uno sfarzo pari ai giochi del passato; ma molte donne nobili e molti senatori si degradarono scendendo nell'arena 33 Nell'anno del consolato di Gaio Lecanio e di Marco Licinio, Nerone si mostrò ogni giorno sempre più smanioso di esibirsi sulle pubbliche scene Fino ad allora, infatti, aveva cantato solamente a Palazzo e nei suoi giardini durante i ludi Giovenali, che ora però spregiava perché seguiti da un pubblico ristretto, quasi un limite per la sua voce straordinaria Non osando tuttavia esordire a Roma, scelse Napoli, perché città greca: era sua intenzione cominciare da lì, per poi passare in Acaia e, dopo la conquista di corone prestigiose e considerate sacre fin dall'antichità, suscitare, con una notorietà ben più grande, gli entusiasmi dei cittadini di Roma Ed ecco allora una gran folla di napoletani e di gente affluita, alla notizia di quell'evento, dalle colonie e dai municipi vicini, e tutto un seguito onorifico di cortigiani e di funzionari a vario titolo e anche reparti di soldati, stipare il teatro di Napoli |