et capta quaedam castella, gloriaeque et praedae nonnihil partum, si aut gloriam cum modo aut praedam cum cura habuisset: longinquis itineribus percursando quae obtineri nequibant, conrupto qui captus erat commeatu et instante iam hieme, reduxit exercitum composuitque ad Caesarem litteras quasi confecto bello, verbis magnificis, rerum vacuas [9] Interim Corbulo numquam neglectam Euphratis ripam crebrioribus praesidiis insedit; et ne ponti iniciendo impedimentum hostiles turmae adferrent (iam enim subiectis magna specie volitabant), naves magnitudine praestantes et conexas trabibus ac turribus auctas agit per amnem catapultisque et balistis proturbat barbaros, in quo[s] saxa et hastae longius permeabant, quam ut contrario sagittarum iactu adaequarentur |
Espugnò sì alcune fortezze, e si sarebbe potuto assicurare un po' di gloria e di preda, se non avesse sprecato, per vana ambizione, la prima e avesse saputo utilizzare bene la seconda: si spingeva con lunghe puntate in zone indifendibili, lasciò marcire i viveri catturati e, con l'inverno ormai alle porte, ritirò l'esercito e a Cesare, come se avesse concluso la guerra, scrisse una relazione fitta di parole altisonanti, ma vuota di fatti 9 Corbulone frattanto rafforza, moltiplicando i presidi, la sua presenza sulla riva dell'Eufrate, da lui tenuta sempre sotto controllo e, ad evitare il disturbo della cavalleria nemica (che ormai spaziava vistosamente nella pianura sottostante) nell'allacciamento di un ponte, sul fiume fece manovrare delle navi di grosse proporzioni, agganciate da travi e sormontate da torri, e scompiglia con catapulte e balestre i barbari, sulle cui file piovevano pietre e aste da una distanza troppo grande perché potessero rispondere col lancio di frecce |
dein pons continuatus collesque adversi per socias cohortes, post legionum castris occupantur, tanta celeritate et ostentatione virium, ut Parthi omisso paratu invadendae Syriae spem omnem in Armeniam verterent, ubi Paetus imminentium nescius quintam legionem procul in Ponto habebat, reliquas promiscis militum commeatibus infirmaverat, donec adventare Vologaesen magno et infenso agmine auditum [10] Accitur legio duodecima, et unde famam aucti exercitus speraverat, prodita infrequentia qua tamen retineri castra et eludi Parthus tractu belli poterat, si Paeto aut in suis aut in alienis consiliis constantia fuisset: verum ubi a viris militaribus adversus urgentes casus firmatus erat, rursus, ne alienae sententiae indigens videretur, in diversa ac deteriora transibat |
Il ponte fu gettato e le alture di fronte vennero occupate dalle coorti alleate e poi dal campo delle legioni, con rapidità e dimostrazione di potenza tali che i Parti, interrotti i preparativi di invasione della Siria, puntarono tutto sull'Armenia, dove Peto, non immaginando il pericolo che lo sovrastava, teneva la quinta legione lontana nel Ponto e aveva indebolito le altre con congedi indiscriminati, finché non venne a sapere che stava per piombargli addosso Vologese con un esercito potente e minaccioso 10 Fa intervenire la dodicesima legione, ma questa misura che, secondo i suoi calcoli, avrebbe dovuto accreditare un esercito accresciuto, ne rivelò, chiara, l'inconsistenza Eppure anche così poteva tenere le posizioni e controllare i Parti, trascinando la guerra, ma Peto non seguiva una condotta coerente nelle scelte personali o in quelle consigliate da altri: invece, dopo aver superato l'emergenza grazie all'opera di militari esperti, cambiava, peggiorandole, le decisioni prese, perché non sembrasse che aveva bisogno del parere altrui |
et tunc relictis hibernis non fossam neque vallum sibi, sed corpora et arma in hostem data clamitans, duxit legiones quasi proelio certaturus deinde amisso centurione et paucis militibus, quos visendis hostium copiis praemiserat, trepidus remeavit et quia minus acriter Vologaeses institerat, vana rursus fiducia tria milia delicti peditis proximo Tauri iugo imposuit, quo transitum regis arcerent; alares quoque Pannonios, robur equitatus, in parte campi locat coniux ac filius castello, cui Arsamosata nomen est, abditi, data in praesidium cohorte ac disperso milite, qui in uno habitus vagum hostem promptius sustentavisset aegre compulsum ferunt, ut instantem Corbuloni fateretur nec a Corbulone properatum, quo gliscentibus periculis etiam subsidii laus augeretur |
Uscì allora dal campo invernale, proclamando che non gli erano state date trincee e palizzate, ma uomini e armi, e condusse avanti le legioni, quasi cercasse uno scontro Perse un centurione e pochi soldati, mandati in avanscoperta, e ripiegò spaurito E, poiché la pressione di Vologese si era attenuata, ripresa un'infondata fiducia, collocò tremila fanti scelti sulla vicina catena del Tauro, per impedire il passaggio del re; pose in una parte della piana i cavalieri di Pannonia, il meglio di tale arma Mise al sicuro la moglie e il figlio in una fortezza di nome Arsamosata con la scorta di una coorte, e così disperse i soldati che, se raccolti insieme, avrebbero meglio fronteggiato un nemico sempre in movimento; dicono che ci volle del bello e del buono perché Peto ammettesse con Corbulone di essere sotto la pressione del nemico E Corbulone non si fece fretta, perché aumentasse, in proporzione al pericolo, anche il merito del soccorso |
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expediri tamen itineri singula milia ex tribus legionibus et alarios octingentos, parem numerum e cohortibus iussit [11] At Vologaeses, quamvis obsessa a Paeto itinera hinc peditatu inde equite accepisset, nihil mutato consilio, sed vi ac minis alares exterruit, legionarios obtrivit, uno tantum centurione Tarquitio Crescente turrim, in qua praesidium agitabat, defendere auso factaque saepius eruptione et caesis, qui barbarorum propius suggrediebantur, donec ignium iactu circumveniretur peditum si quis integer, longinqua et avia, vulnerati castra repetivere, virtutem regis, saevitiam et copias gentium, cuncta metu extollentes, facili credulitate eorum, qui eadem pavebant |
Comandò tuttavia che si tenessero pronti alla partenza mille soldati per ognuna delle tre legioni e ottocento cavalieri alleati con altrettanti soldati delle coorti ausiliarie 11 Vologese, pur informato che le strade erano sbarrate da Peto con la fanteria da una parte e con la cavalleria dall'altra, non mutò affatto piano, ma terrorizzò i cavalieri alleati con attacchi e con la minaccia delle sue cariche e schiacciò i legionari; solo un centurione, Tarquizio Crescente, osò difendere la torre di cui comandava la guarnigione e operò anche ripetute sortite, massacrando i barbari che gli venivano sottomano, finché non fu circondato e sopraffatto dal lancio di fiaccole che piovevano da ogni parte I pochi fanti illesi si diedero alla macchia in luoghi impervii, i feriti riuscirono a rientrare al campo, dove, per la paura vissuta, esageravano il valore del re, la ferocia e il numero della sua gente, tutto insomma, tra la facile credulità di chi aveva le stesse paure |
ne dux quidem obniti adversis, sed cuncta militiae munia deseruerat, missis iterum ad Corbulonem precibus, veniret propere, signa et aquilas et nomen reliquum infelicis exercitus tueretur: se fidem interim, donec vita suppeditet, retenturos [12] Ille interritus et parte copiarum apud Syriam relicta, ut munimenta Euphrati imposita retinerentur, qua proximum et commeatibus non egenum, regionem Commagenam, exim Cappadociam, inde Armenios petivit comitabantur exercitum praeter alia sueta bello magna vis camelorum onusta frumenti, ut simul hostem famemque depelleret primum e perculsis Paccium primi pili centurionem obvium habuit, dein plerosque militum; quos diversas fugae causas obtendentes redire ad signa et clementiam Paeti experiri monebat: se nisi victoribus immitem esse |
Neppure il comandante reggeva al disastro, ma rinunciava a tutti i suoi doveri di soldato, dopo aver inviato, una seconda volta, suppliche a Corbulone perché accorresse a salvare le insegne, le aquile e quanto restava del suo infelice esercito: essi avrebbero intanto tenuto fede al giuramento, fino all'ultimo respiro 12 Corbulone non si fece impressionare: lasciò parte delle truppe in Siria, per tenere le fortificazioni sull'Eufrate e, per la via più breve e che insieme consentisse i rifornimenti, attraversò la Commagene, poi la Cappadocia e di qui giunse in Armenia Erano al seguito dell'esercito, oltre alle normali attrezzature militari, un gran numero di cammelli carichi di frumento, per cacciare insieme il nemico e la fame Incontrò, per primo, fra gli sbandati, il centurione primipilo Paccio e poi molti altri soldati; tutti costoro, in vario modo, giustificavano la loro fuga; lui suggerì loro di rientrare ai propri reparti e di affidarsi alla clemenza di Peto: quanto a sé, sarebbe stato inesorabile, salvo che coi vincitori |
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simul suas legiones adire, hortari; priorum admonere, novam gloriam ostendere non vicos aut oppida Armeniorum, sed castra Romana duasque in iis legiones pretium laboris peti si singulis manipularibus praecipua servati civis corona imperatoria manu tribueretur, quod illud et quantum decus, ubi par eorum numerus aspiceretur, qui adtulissent salutem et qui accepissent his atque talibus in commune alacres (et erant quos pericula fratrum aut propinquorum propriis stimulis incenderent) continuum diu noctuque iter properabant [13] Eoque intentius Vologaeses premere obsessos, modo vallum legionum, modo castellum, quo imbellis aetas defendebatur, adpugnare, propius incedens quam mos Parthis, si ea temeritate hostem in proelium eliceret |
E intanto avvicinava le sue legioni, faceva loro coraggio; ricordava gli eventi passati, additava loro nuova gloria L'obiettivo delle loro fatiche non erano villaggi o città armene, bensì un campo romano e due legioni ivi rinchiuse Se ricevere dalle mani del comandante la corona per aver salvato un cittadino costituiva, per ciascun soldato, l'onorificenza più ambita, quale e quanto onore sarebbe loro toccato nel vedere un numero eguale di salvatori e di salvati Spronati alla causa comune da queste e simili parole (e non mancava chi fosse sollecitato da motivi personali per fratelli o parenti esposti a quei rischi), affrettavano tutti, notte e giorno, senza sosta, il cammino 13 Intanto la pressione di Vologese sugli assediati diveniva sempre più stringente, e attaccava ora il trinceramento delle legioni, ora il forte, in cui trovavano riparo gli inetti alle armi, avvicinandosi più di quanto non fossero soliti i barbari, nella speranza di indurre, con quell'azzardo, il nemico a battaglia |
at illi vix contuberniis extracti, nec aliud quam munimenta propugnabant, pars iussu ducis, et alii propria ignavia aut Corbulonem opperientes, ac vis [si] ingrueret, provisis exemplis Caudinae Numantinaeque [pacis; neque] eandem vim Samnitibus, Italico populo, aut [Hispanis quam] Parthis, Romani imperii aemulis validam quoque et laudatam antiquitatem, quotiens fortuna contra daret, saluti consuluisse qua desperatione exercitus dux subactus primas tamen litteras ad Vologaesen non supplices, sed in modum querentis composuit, quod pro Armeniis semper Romanae dicionis aut subiectis re[g]i, quem imperator delegisset, hostilia faceret: pacem ex aequo utilem ne praesentia tantum spectaret: ipsum adversus duas legiones totis regni viribus advenisse; at Romanis orbem terrarum reliquum, quo bellum iuvarent |
Gli assediati, invece, già stentavano a uscire dalle tende, limitandosi a difendere la linea fortificata, parte per volere del comandante, parte per viltà personale o in attesa di Corbulone, intenzionati, in caso di attacco massiccio, alla resa, come nei precedenti di Caudio e Numanzia, con l'attenuante, secondo loro, che i Sanniti, popolo italico, non avevano il potenziale dei Parti, rivali dell'impero romano Sostenevano che anche gli antichi, tanto forti e celebrati, quando la fortuna aveva loro girato le spalle, s'erano preoccupati di salvarsi Condizionato dalla sfiducia del suo esercito, Peto scrisse un primo messaggio a Vologese, non in tono di supplica, certo, ma lamentando la sua campagna in favore degli Armeni, sempre controllati da Roma o sottoposti ad un re scelto dall'imperatore: conveniva a entrambi una pace da pari a pari Vologese non doveva tenere conto solo del presente: perché, se lui aveva mobilitato tutte le forze del suo regno contro due sole legioni, ai Romani rimaneva tutto il mondo, per avere aiuti in guerra |
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[14] Ad eo Vologaeses nihil pro causa, sed opperiendos sibi fratres Pacorum ac Tiridaten rescripsit; illum locum tempusque consilio destinatum, quid de Armenia cernerent; adiecisse deos dignum Arsacidarum, simul ut de legionibus Romanis statuerent missi posthac Paeto nuntii et regis conloquium petitum, qui Vasacen praefectum equitatus ire iussit tum Paetus Lucullos, Pompeios et si qua C[a]esa[res] obtinendae donandaeve Armeniae egerant, Vasaces imaginem retinendi largiendive penes nos, vim penes Parthos memorat et multum in vicem disceptato, Monobazus Adiabenus in diem posterum testis iis quae pepigissent adhibetur |
14 Nella risposta, Vologese non entrò nel merito dei problemi, ma disse che aspettava i fratelli Pacoro e Tiridate: avevano scelto apposta quel luogo e quel momento per una risoluzione sull'Armenia; ora gli dèi accordavano una grazia degna degli Arsacidi, di potere cioè decidere anche delle legioni romane Dopo di che, Peto inviò i suoi messi per chiedere un colloquio col re, che ne diede l'incarico al comandante della cavalleria Vasace Peto allora ricorda i Luculli, i Pompei e tutte le scelte operate dai Cesari romani per tenere o cedere l'Armenia; Vasace replica che noi abbiamo sì compiuto l'atto formale di tenere o concedere, ma che il vero potere era dei Parti Dopo lunghe e reciproche schermaglie, viene invitato, per il giorno seguente, l'adiabeno Morobazo come testimone di quanto avessero convenuto |
placuitque liberari obsidio legiones et decedere omnem militem finibus Armeniorum castellaque et commeatus Parthis tradi, quibus perpetratis copia Vologaesi fieret mittendi ad Neronem legatos [15] Interim flumini Arsaniae (is castra praefluebat) pontem imposuit, specie sibi illud iter expedientis, sed Parthi quasi documentum victoriae iusserant; namque iis usui fuit, nostri per diversum iere addidit rumor sub iugum missas legiones et alia ex rebus infaustis, quorum simulacrum ab Armeniis usurpatum est namque et munimenta ingressi sunt, antequam agmen Romanum excederet, et circumstetere vias, captiva olim mancipia aut iumenta adgnoscentes abstrahentesque; raptae etiam vestes, retenta arma, pavido milite et concedente, ne qua proelii causa existeret |
Fu deciso di liberare le legioni dall'assedio, di evacuare tutti i soldati romani dai territori dell'Armenia, di consegnare ai Parti le fortezze e i viveri e, ad avvenuta esecuzione di tutto ciò, di consentire a Vologese l'invio di ambasciatori a Nerone 15 Nel frattempo Peto gettò un ponte sul fiume Arsania, che scorreva lungo il campo: il pretesto era di facilitare la propria partenza, ma in realtà i Parti l'avevano preteso come segno tangibile della loro vittoria; servì infatti a loro, e i nostri se ne andarono in altra direzione Girò la voce che le legioni avevano dovuto passare sotto il giogo e subire altre umiliazioni connesse al disastro: tutte cose che gli Armeni riuscirono in qualche modo a realizzare Entrarono, infatti, dentro le difese del campo prima dell'uscita della colonna romana e le si affollarono intorno per le strade, portandosi via schiavi e bestiame, riconosciuti come loro proprietà; ci furono strappati vestiti e trattenute armi: i soldati, impauriti, lasciavano fare, pur di evitare ogni pretesto per uno scontro |
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Vologaeses armis et corporibus caesorum aggeratis, quo cladem nostram testaretur, visu fugientium legionum abstinuit: fama moderationis quaerebatur, postquam superbiam expleverat flumen Arsaniam elephanto insidens, proximus quisque regem vi equorum perrupere, quia rumor incesserat pontem cessurum oneri dolo fabricantium; sed qui ingredi ausi sunt, validum et fidum intellexere [16] Ceterum obsessis adeo suppeditavisse rem frumentariam constitit, ut horreis ignem inicerent, contraque prodiderit Corbulo Parthos inopes copiarum et pabulo attrito relicturos oppugnationem, neque se plus tridui itinere afuisse adicit iure iurando Paeti cautum apud signa, adstantibus iis, quos testificando rex misisset, neminem Romanum Armeniam ingressurum, donec referrentur litterae Neronis, an paci adnueret |
Vologese, accumulate le armi e i corpi dei caduti, a testimonianza del nostro disastro, distolse lo sguardo dalle legioni in rotta: dopo avere appagato la propria superbia, cercava di acquistarsi fama di moderazione Attraversarono il fiume Arsania, lui montato su un elefante e quelli del suo seguito a cavallo, frangendo le onde, perché s'era sparsa la voce che il ponte avrebbe ceduto sotto il peso, per una trappola dei costruttori; ma chi osò passarci sopra, poté constatare che era solido e sicuro 16 Si seppe poi, per converso, che gli assediati potevano disporre di tanti viveri da dover dare alle fiamme i granai, e Corbulone rese noto che invece i Parti, a corto di cibo e consumato il foraggio, stavano per levare l'assedio e che lui era a non più di tre giorni di marcia E aggiunge che Peto si era reso garante, dietro giuramento di fronte alle insegne e alla presenza dei testimoni inviati dal re, che nessun romano avrebbe messo piede in Armenia, finché non si fosse saputo, dalla risposta di Nerone, se acconsentiva alla pace |