quae ut augendae infamiae composita, sic reliqua non in obscuro habentur, una die quadraginta milium spatium emensum esse Paetum, desertis passim sauciis, neque minus deformem illam fugientium trepidationem, quam si terga in acie vertissent Corbulo cum suis copiis apud ripam Euphratis obvius non eam speciem insignium et armorum praetulit, ut diversitatem exprobraret: maesti manipuli ac vicem commilitonum miserantes ne lacrimis quidem temperare; vix prae fletu usurpata consalutatio decesserat certamen virtutis et ambitio gloriae, felicium hominum adfectus: sola misericordia valebat, et apud minores magis |
Se questi dati miravano a rendere più pesante il disonore di Peto, sono pur vere e risapute altre cose, e cioè che Peto ricoperse in un sol giorno ben quaranta miglia, abbandonando i feriti lungo il percorso, e che il panico di quegli uomini in fuga fu altrettanto vergognoso che se avessero voltato le spalle in battaglia Corbulone li incontrò con le sue truppe presso la riva dell'Eufrate, ma non fece sfoggio di armi e di insegne, perché il confronto non suonasse insultante; i manipoli mesti, in pena per la sorte dei commilitoni, non poterono neppure frenare le lacrime; e per il pianto quasi non si scambiarono il saluto Erano cadute la rivalità nel valore e l'emulazione della gloria, sentimenti di uomini felici: s'accampava solo la pietà, più intensa nei subalterni |
[17] Ducum inter se brevis sermo secutus est, hoc conquerente inritum laborem, potuisse bellum fuga Parthorum finiri; ille integra utrique cuncta respondit: converterent aquilas et iuncti invaderent Armeniam abscessu Vologaesis infirmatam non ea imperatoris habere mandata Corbulo: periculo legionum commotum e provincia egressum; quando in incerto habeantur Parthorum conatus, Syriam repetiturum sic quoque optimam fortunam orandam, ut pedes confectus spatiis itinerum alacrem et facilitate camporum praevenientem equitem adsequeretur exim Paetus per Cappadociam hibernavit at Vologaesi ad Corbulonem missi nuntii, detraheret castella trans Euphraten amnemque, ut olim, medium faceret; ille Armeniam quoque diversis praesidiis vacuam fieri expostulabat |
17 Seguì un breve colloquio tra i due comandanti a confronto: uno lamentava l'inutilità della fatica e la possibilità sfumata di concludere la guerra con la fuga dei Parti; Peto gli rispose che conservavano intatte entrambi le proprie forze: bastava volgere le insegne e invadere congiunti l'Armenia indebolita dalla partenza di Vologese Replicò Corbulone che quelle non erano le istruzioni ricevute da Cesare: lui era uscito dalla sua provincia indotto dal pericolo corso dalle legioni, ma ora che le iniziative dei Parti erano incerte sarebbe ritornato in Siria E anche così c'era solo da augurarsi che i suoi fanti, spossati dalle lunghe marce, non si facessero battere sul tempo dalla cavalleria dei Parti, efficiente e in grado di precederli attraverso agevoli pianure In seguito Peto passò l'inverno in Cappadocia Vologese inviò messi a Corbulone, perché smantellasse le fortificazioni al di là dell'Eufrate e ripristinasse, come prima, la linea di confine sul fiume; Corbulone, da parte sua, pretendeva che anche l'Armenia fosse sgombrata dai presidi nemici sparsi ovunque |
et postremo concessit rex; dirutaque quae Euphraten ultra communiverat Corbulo, et Armenii sine arbitro relicti sunt [18] At Romae tropaea de Parthis arcusque medio Capitolini montis sistebantur, decreta ab senatu integro adhuc bello neque tum omissa, dum adspectui consulitur spreta conscientia quin et dissimulandis rerum externarum curis Nero frumentum plebis vetustate corruptum in Tiberim iecit, quo securitatem annonae sustentaret cuius pretio nihil additum est, quamvis ducentas ferme naves portu in ipso violentia tempestatis et centum alias Tiberi subvectas fortuitus ignis absumpsisset |
Alla fine il re acconsentì; Corbulone abbatté le piazzeforti costruite oltre l'Eufrate e gli Armeni furono lasciati liberi da ingerenze 18 A Roma intanto si ergevano trofei per la vittoria sui Parti e un arco in mezzo al colle Capitolino; li aveva decretati il senato quando la guerra coi Parti era ancora in corso, e poi non li aveva sospesi, attento com'era alle apparenze e rifiutando un confronto serio con la realtà Anzi, per dissimulare le preoccupazioni per la politica estera, Nerone fece gettare nel Tevere il frumento destinato alla plebe, ch'era vecchio e deteriorato: non voleva creare ansie circa i rifornimenti di grano E il suo prezzo fu mantenuto invariato, benché circa duecento navi si fossero perdute, nel porto di Ostia, per la violenza di una tempesta e cento altre fossero andate distrutte, per un incendio fortuito, dopo aver risalito il Tevere |
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tres dein consulares, L Pisonem, Ducenium Geminum, Pompeium Paulinum vectigalibus publicis praeposuit, cum insectatione priorum principum, qui gravitate sumptuum iustos reditus anteissent: se annuum sexcenties sestertium rei publicae largiri [19] Percrebuerat et tempestate pravus mos, cum propinquis comitiis aut sorte provinciarum plerique orbi fictis adoptionibus adsciscerent filios, praeturasque et provincias inter patres sortiti statim emitterent manu, quos adoptaverant [igitur qui filios genuerant] magna cum invidia senatum adeunt, ius naturae, labores educandi adversus fraudem et artes et brevitatem adoptionis enumerant satis pretii esse orbis, quod multa securitate, nullis oneribus gratiam honores, cuncta prompta et obvia haberent |
Prepose, poi, alla riscossione delle imposte tre ex consoli, Lucio Pisone, Ducenio Gemino e Pompeo Paolino, criticando gli imperatori precedenti che, per fronteggiare le enormi spese, avevano superato i limiti normali delle entrate, mentre lui versava allo stato sessanta milioni di sesterzi all'anno 19 Era invalsa in quei tempi la deplorevole pratica per cui cittadini senza figli, all'avvicinarsi dei comizi o dei sorteggi per l'assegnazione di province, li adottavano con finte adozioni, per poi disfarsi subito degli adottati dopo il sorteggio di preture e province riservato ai senatori con figli Quelli con figli veri, pertanto, profondamente risentiti, ricorrono al senato, facendo valere una serie di punti: il diritto di natura, la responsabilità dell'educazione e, per contro, il dolo, le astuzie e il breve periodo dell'adozione Già i senza figli - questa la tesi - avevano il vantaggio di godersi, in piena sicurezza e senza fastidio alcuno, favori, cariche e una vita facilitata in tutti i sensi |
sibi promissa legum diu exspectata in ludibrium verti, quando quis sine sollicitudine parens, sine luctu orbus longa patrum vota repente adaequaret factum ex eo senatus consultum, ne simulata adoptio in ulla parte muneris publici iuvaret ac ne usurpandis quidem hereditatibus prodesset [20] Exim Claudius Timarchus Cretensis reus agitur, ceteris criminibus, ut solent praevalidi provincialium et opibus nimiis ad iniurias minorum elati: una vox eius usque ad contumeliam senatus penetraverat, quod dictitasset in sua potestate situm, an proconsulibus, qui Cretam obtinuissent, grates agerentur |
Loro, invece, dopo una lunga attesa di quanto promesso dalla legge, si vedevano beffati, dal momento che chiunque, pronto a fare figli senza preoccupazioni e a perderli senza ombra di dolore, raggiungeva di colpo le lunghe attese dei veri padri Seguì una delibera del senato, in base a cui una adozione simulata era priva di effetti ai fini delle carriere pubbliche e non abilitava neppure a ricevere eredità 20 Venne in seguito istruito il processo contro il cretese Claudio Timarco, con le solite accuse che investono i provinciali influenti, i quali, per le eccessive ricchezze, esercitano prepotenze contro gli inferiori; ma una frase dell'imputato aveva finito per suonare offensiva al senato: aveva detto che dipendeva dalla sua volontà, se i proconsoli, che avevano ottenuto il governo di Creta, ricevessero o no pubblici ringraziamenti |
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quam occasionem Paetus Thrasea ad bonum publicum vertens, postquam de reo censuerat provincia Creta depellendum, haec addidit: 'usu probatum est, patres conscripti, leges egregias, exempla honesta apud bonos ex delictis aliorum gigni sic oratorum licentia Cinciam rogationem, candidatorum ambitus Iulias leges, magistratuum avaritia Calpurnia scita pepererunt; nam culpa quam poena tempore prior, emendari quam peccare posterius est ergo adversus novam provincialium superbiam dignum fide constantiaque Romana capiamus consilium, quo tutelae sociorum nihil derogetur, nobis opinio decedat, qualis quisque habeatur, alibi quam in civium iudicio esse |
Peto Trasea volle utilizzare quell'occasione ai fini del bene pubblico e, dopo aver proposto l'espulsione dell'accusato dalla provincia di Creta, aggiunse: L'esperienza c’insegna, senatori, che dai misfatti altrui discendono leggi eccellenti con funzione d’ottimi esempi per le persone oneste Così gli abusi degli oratori produssero la legge Cincia, i brogli dei candidati le leggi Giulie, l'avidità dei magistrati i decreti Calpurnii: la colpa precede, infatti, nel tempo, la pena, e la riparazione segue il commettere errori Perciò, contro la superbia dei provinciali, che è cosa nuova, prendiamo una deliberazione degna della serietà e della fermezza romana, che consenta di attuare in pieno la difesa degli alleati e, d'altra parte, cancelli dalla nostra mente il pensiero che un Romano, chiunque sia, possa essere giudicato da persone diverse dai suoi concittadini |
[21] Olim quidem non modo praetor aut consul, sed privati etiam mittebantur, qui provincias viserent et quid de cuiusque obsequio videretur referrent, trepidabantque gentes de aestimatione singulorum: at nunc colimus externos et adulamur, et quo modo ad nutum alicuius grates, ita promptius accusatio decernitur decernaturque et maneat provincialibus potentiam suam tali modo ostentandi: sed laus falsa et precibus expressa perinde cohibeatur quam malitia, quam crudelitas plura saepe peccantur, dum demeremur quam dum offendimus quaedam immo virtutes odio sunt, severitas obstinata, invictus adversum gratiam animus |
21 In passato, non solo un pretore o un console, ma anche privati cittadini venivano inviati a ispezionare le province, per stendere poi una relazione sulla fedeltà di ciascuna; e interi popoli stavano in ansia per il giudizio di singole persone; ora, invece, siamo noi a corteggiare e ossequiare gli stranieri e, come al cenno di qualcuno di loro siamo pronti a decretare ringraziamenti, così ci precipitiamo con leggerezza a formulare stati d'accusa Si formulino pure accuse e rimanga ai provinciali il diritto di manifestare in tal modo il loro potere; ma si reprimano gli elogi falsi ed estorti con pressioni, così come vanno represse la volontà di fare del male e la crudeltà Spesso si fa peggio ad imbonire le persone che a offenderle Vi sono, anzi, virtù che provocano avversione, come la severità rigorosa e l'inflessibilità verso i favoritismi |
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inde initia magistratuum nostrorum meliora ferme et finis inclinat, dum in modum candidatorum suffragia conquirimus: quae si arceantur, aequalibus atque constantius provinciae regentur nam ut metu repetundarum infracta avaritia est, ita vetita gratiarum actione ambitio cohibe[bi]tur' [22] Magno adsensu celebrata sententia non tamen senatus consultum perfici potuit abnuentibus consulibus ea de re relatum mox auctore principe sanxere, ne quis ad concilium sociorum referret agendas apud senatum pro praetoribus prove consulibus grates, neu quis ea legatione fungeretur Isdem consulibus gymnasium ictu fulminibus conflagravit, effigies in eo Neronis ad informe aes liquefacta |
Ecco perché i nostri magistrati iniziano quasi sempre bene e cedono alla fine, nella ricerca di popolarità quasi fossero candidati; rifiutiamo questo malcostume e le province saranno rette in modo più equo e fermo Come, infatti, la minaccia di un'accusa di concussione ha spezzato l'avidità, così freneremo gli intrighi, vietando la prassi di ringraziamenti ufficiali 22 La proposta fu accolta da vivi consensi ma non poté essere coronata da una delibera del senato, poiché i consoli obiettavano che non era all'ordine del giorno In seguito, per iniziativa del principe, venne fissato formalmente per tutti il divieto di proporre nelle assemblee provinciali un ringraziamento ufficiale, da portare in senato, per propretori o proconsoli e di addossarsi un incarico a tale scopo Nello stesso anno, bruciò, colpita da un fulmine, la palestra e la statua di Nerone, ivi contenuta, si ridusse a una massa informe di bronzo |
et motu terrae celebre Campaniae oppidum Pompei magna ex parte proruit; defunctaque virgo Vestalis Laelia, in cuius locum Cornelia ex familia Cossorum capta est [23] Memmio Regulo et Verginio Rufo consulibus natam sibi ex Poppaea filiam Nero ultra mortale gaudium accepit appelavitque Augustam, dato et Poppaea eodem cognomento locus puerperio colonia Antium fuit, ubi ipse generatus erat iam senatus uterum Poppaeae commendaverat dis votaque publice susceperat, quae multiplicata exsolutaque et additae supplicationes templumque fecunditatis et certamen ad exemplar Actiacae religionis decretum, utque Fortunarum effigies aureae in solio Capitolini Iovis locarentur, ludicrum circense, ut Iuliae genti apud Bovillas, ita Claudiae Domitiaeque apud Antium ederetur quae fluxa fuere, quartum intra mensem defuncta infante |
La popolosa città campana di Pompei fu in gran parte distrutta da un terremoto; morì la vergine vestale Lelia, e al suo posto venne scelta Cornelia, appartenente alla famiglia dei Cossi 23 [63 dC] Nell'anno dei consoli Memmio Regolo e Verginio Rufo, Nerone accolse con gioia sovrumana la figlia natagli da Poppea, e la chiamò Augusta, concedendo eguale appellativo anche a Poppea Luogo del parto fu la colonia di Anzio, dov'era stato anche egli generato Già il senato aveva raccomandato agli dèi la gravidanza di Poppea e aveva dato corso a pubblici voti, poi moltiplicati e sciolti Si aggiunsero pubblici ringraziamenti e si decretarono un tempio alla fecondità e gare sul tipo di quelle tenute per celebrare la vittoria d’Azio, e la collocazione di statue d'oro alle due Fortune sul trono di Giove Capitolino e uno spettacolo circense ad Anzio, in onore della gente Claudia e Domizia, come quelli di Boville per la gente Giulia Tutti progetti effimeri, perché la neonata morì che non era ancora di quattro mesi |
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rursusque exortae adulationes censentium honorem divae et pulvinar aedemque et sacerdotem atque ipse ut laetitiae, it maeroris immodicus egit adnotatum est, omni senatu Antium sub recentem partum effuso, Thraseam prohibitum immoto animo praenuntiam imminentis caedis contumeliam excepisse secutam dehinc vocem Caesaris ferunt, qua reconciliatum se Thraseae apud Senecam iactaverit, ac Senecam Caesari gratulatum unde gloria egregiis viris et pericula gliscebant [25] Inter quae veris principio legati Parthorum mandata regis Vologaesis litterasque in eandem formam attulere: se priora et totiens iactata super obtineneda Armenia nunc omittere, quoniam dii, quamvis potentium populorum arbitri, possessionem Parthis non sine ignominia Romana tradidissent |
Rispuntarono le adulazioni con proposte di onori divini, di un lettisternio, di un tempio con relativo sacerdote Nerone fu eccessivo, come già nella gioia, ora nel dolore Non sfuggì il fatto che, quando tutto il senato si riversò ad Anzio, subito dopo il recente parto, Trasea venne escluso, e che egli accolse imperturbabile quell'offesa, presagio di una rovina assai prossima Dicono che in seguito Cesare abbia fatto girare la voce d'essersi vantato con Seneca della riconciliazione con Trasea, e che Seneca se ne sia compiaciuto con Cesare S'accresceva così la gloria di quei due grandi uomini, ma aumentavano, per loro, anche i pericoli 24 Frattanto, al principio della primavera, gli ambasciatori dei Parti recarono le proposte del re Vologese e un suo messaggio conforme: tralasciava egli ora le precedenti e tante volte ribadite argomentazioni sul suo diritto ad avere l'Armenia, perché gli dèi, arbitri dei popoli, anche dei più potenti, ne avevano affidato il possesso ai Parti, non senza vergogna per i Romani |