
tutta l'azione del quadro sta qui. La luce colpisce due spazi contemporaneamente e ne sentiamo il carattere definitivo invece di una qualsivoglia continuità. Se suggerisce un ritmo, è un ritmo spezzato. La stanza appare rifilata. Quello che ci resta è la parete della finestra, con la finestra che incornicia le foglie illuminate di un albero lì vicino, e poi la parete di fondo.
Realizzato nel 1963, è l'ultimo grande dipinto di Hopper, una visione del mondo senza di noi; non solo un luogo che ci esclude, ma un luogo svuotati di noi stessi. La luce, ora un giallo sbiadito sulle pareti color seppia, pare stia recitando le battute finali della propria caducità, della propria storia nuda che si avvia a conclusione