Ricordi di un dolore - Giuseppe Pellizza da Volpedo, 1889

Ricordi di un dolore - Giuseppe Pellizza da Volpedo, 1889

I pazienti vivono la tristezza, il dolore morale, l'inibizione, la difficoltà di svolgere gli abituali compiti della vita quotidiana. La loro malinconia è caratterizzata da un profondo e doloroso scoramento ...

... da un venir meno dell'interesse per il mondo esterno, dalla perdita della capacità di amare, dall'inibizione di fronte a qualsiasi attività, da un avvilimento che si esprime in autorimproveri e culmina nell'attesa delirante di una punizione.

La ragazza ritratta da Giuseppe Pellizza da Volpedo sembra sentire tutto questo scoramento. Abbandonata su una sedia, fissa il vuoto con languidi occhi vacui: i suoi giorni si ripetono e si inseguono senza fine, ogni cosa si fa effimera e sfuggente, invischiata in un dolore che si manifesta con il totale distacco dalla realtà. Sente il tormento dell'assenza, l'impossibilità di riavere indietro qualcuno che le appartenga, come spiega bene l'artista in una lettera del 1900.

La sorella minore di Pellizza, Antonietta, muore improvvisamente a causa della tubercolosi nel 1889, a soli 18 anni, mentre lui è a Parigi per visitare l'esposizione universale. Al suo ritorno, lo tormenta il senso di colpa ma nel dipinto non c'è più traccia di creature mostruose o seducenti, non si avverte più la presenza ingombrante di un ospite indesiderato, perché il dolore è tutto vissuto all'interno della propria psiche, segnalato soltanto dalla postura e dall'intensità dello sguardo puntato sull'infinito.

Il tormento è un sentimento impalpabile, che aleggia invisibile sulla testa della ragazza e penetra indisturbato dentro di lei cambiandone l'atteggiamento. Indebolisce la presa del libro, in bilico sulle sue gambe, appesantisce il suo capo, flette il suo ventre. Gli occhi vitrei sono grigio scuro perché servono a dar l'idea del non vedere dell'allucinazione.

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