Quintiliano, Institutio oratoria: Liber 1, 6, 36-45

Quintiliano, Institutio oratoria: Liber 1, 6, 36-45

Latino: dall'autore Quintiliano, opera Institutio oratoria parte Liber 1, 6, 36-45
[36] Qui vero talia libris complexi sunt, nomina sua ipsi inscripserunt, ingenioseque visus est Gavius "caelibes" dicere veluti "caelites", quod onere gravissimo vacent, idque Graeco argumento iuvit: eitheous enim eadem de causa dici adfirmat [36] Quelli che espressero tali cose nei libri, essi stessi scrissero i propri nomi, e Gavio acutamente sembrò dire "caelibes" come "caelites", perché mancano di un incarico pesantissimo, e convalidò ciò con un'argomentazione greca: infatti riguardo allo stesso motivo afferma essere detto eitheous (giovani)
Nec ei cedit Modestus inventione: nam, quia Caelo Saturnus genitalia absciderit, hoc nomine appellatos qui uxore careant ait; Aelius "pituitam" quia petat vitam Né Modesto gli è inferiore per immaginazione : infatti, poiché Saturno aveva tagliato i genitali a Cielo, dice chiamati con questo nome, quelli che non hanno moglie; Elio (dice) "pituita" perché assale la vita
[37] Sed cui non post Varronem sit venia [37] Ma per chi non c'è scusante dopo Varrone

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Quintiliano, Institutio oratoria: Liber 1, 2

Latino: dall'autore Quintiliano, opera Institutio oratoria parte Liber 1, 2

Qui "agrum" quia in eo agatur aliquid, et "gragulos" quia gregatim volent dictos voluit persuadere Ciceroni (ad eum enim scribit), cum alterum ex Graeco sit manifestum duci, alterum ex vocibus avium Il quale volle convincere Cicerone (infatti gli scrisse) su "agrum" perché in esso si fa qualcosa, e detti "gragulos" perché volano a schiere, mentre è noto che l'una è derivata dal greco, l'altra dai suoni degli uccelli
[38] Sed hoc tanti fuit vertere, ut "merula", quia sola volat, quasi mera volans nominaretur [38] Ma quest'analizzare diventò tanto importante, che "merlo", che vola solo, era chiamato come se volasse incontaminato

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Quintiliano, Institutio oratoria: Liber 1, 1, 1-22

Latino: dall'autore Quintiliano, opera Institutio oratoria parte Liber 1, 1, 1-22

Quidam non dubitarunt etymologiae subicere omnem nominis causam, ut ex habitu, quem ad modum dixi, "Longos" et "Rufos", ex sono "stertere" "murmurare", etiam derivata, ut a "velocitate" dicitur "velox", et composita pleraque his similia, quae sine dubio aliunde originem ducunt, sed arte non egent, cuius in hoc opere non est usus nisi in dubiis Alcuni non esitarono a collegare all'etimologia ogni causa del nome, cosicché dall'aspetto, come ho detto, derivati anche "Longi" e "Rufi", dal suono "stertere" "murmurare", come da "velocità" si dice "veloce", e composte molte simili a queste, che certo traggono origine altrove, ma non richiedono disciplina, di cui in quest'opera non si fa uso se non nelle incertezze
[39] Verba a vetustate repetita non solum magnos adsertores habent, sed etiam adferunt orationi maiestatem aliquam non sine delectatione: nam et auctoritatem antiquitatis habent et, quia intermissa sunt, gratiam novitati similem parant [39] Le parole ricavate dall'antichità non solo hanno grandi sostenitori, ma aggiungono anche una certaimportanza al discorso non senza piacere: infatti hanno il pregio dell'antichità e, poiché sono state tralasciate, procurano un piacere simile alla novità

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Quintiliano, Institutio oratoria: Liber 1, 8, 13-21

Latino: dall'autore Quintiliano, opera Institutio oratoria parte Liber 1, 8, 13-21

[40] Sed opus est modo, ut neque crebra sint haec nec manifesta, quia nihil est odiosius adfectatione, nec utique ab ultimis et iam oblitteratis repetita temporibus, qualia sunt "topper" et "antegerio" et "exanclare" et "prosapia" et Saliorum carmina vix sacerdotibus suis satis intellecta [40] Ma occorre misura, affinché queste né siano frequenti né evidenti, perché nulla è più odioso dell'affettazione, e non riprese comunque dai tempi lontani e ormai dimenticati, quali sono "topper" e "antegerio" e "exanclare" e "prosapia" e i canti dei Salii a stento sufficientemente capiti dai suoi sacerdoti
[41] Sed illa mutari vetat religio et consecratis utendum est: oratio vero, cuius summa virtus est perspicuitas, quam sit vitiosa si egeat interprete [41] Ma il culto vieta che quelli siano cambiati e bisogna farne uso nelle consacrazioni: il discorso invece, la cui somma virtù è la chiarezza, quanto imperfetta è se richiede un interprete

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Quintiliano, Institutio oratoria: 10; 01, 93-95

Latino: dall'autore Quintiliano, opera Institutio oratoria parte 10; 01, 93-95

Ergo ut novorum optima erunt maxime vetera, ita veterum maxime nova Dunque come dei neologismi saranno ottimi soprattutto gli antichi, così degli arcaismi soprattutto i nuovi

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Quintiliano, Institutio oratoria: Liber 1, 6, 1-10

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Quintiliano, Institutio oratoria: Liber 1, capitoli 10-12

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Quintiliano, Institutio oratoria: Liber 1, 5, 61-72

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