ex istis confessa aut certe verisimilia ponemus, sicuti lethargum olfactoriis excitari et inter ea fortassis mustelae testiculis inveteratis aut iocinere usto his quoque pulmonem pecudis calidum circa caput adalligari putant utile [98] In quartanis medicina clinice propemodum nihil pollet quam ob rem plura eorum remedia ponemus primumque ea, quae adalligari iubent: pulverem, in quo se accipiter volutaverit, lino rutilo in linteolo, canis nigri dentem longissimum pseudosphecem vocant vespam, quae singularis volitat; hanc sinistra manu adprehensam subnectunt, alii vero quam quis eo anno viderit primam; viperae caput abscisum in linteolo vel cor viventi exemptum; [99] muris rostellum auriculasque summas russeo panno ipsumque dimittunt; lacertae vivae dextrum oculum effossum, mox cum capite suo deciso in pellicula caprina scarabaeum, qui pilas volvit |
Fra queste cose metteremo quelle accertate o sicuramente verosimili, come risvegliare il letargo con odori e fra queste cose forse con i testicoli di faina conservati o col fegato bruciato Ritengono anche utile per questi che sia legato il polmone caldo della pecora intorno al capo [98] Nelle febbri quartane la medicina clinica non serve quasi a niente Pertanto riferiremo diversi loro rimedi e dapprima quelli, che consigliano essere indossati: la polvere, in cui si sia rotolato uno sparviero, in un panno con filo di lino rosso, il dente più lungo di un cane nero Chiamano pseudosphex la vespa, che vola da sola; la catturano presa con la mano sinistra, altri invece quella che qualcuno ha visto per prima in quell'anno; la testa staccata di una vipera in un panno o il cuore tolto a una viva; [99] il muso del topo e le punte delle orecchie in un panno rosso e liberano lo stesso (topo); l'occhio destro tolto a una lucertola viva, poi in una pelle di capra uno scarabeo, che rivolta palline, col suo capo reciso |
propter hunc Aegypti magna pars scarabaeos inter numina colit, curiosa Apionis interpretatione, qua colligat Solis operum similitudinem huic animali esse, ad excusandos gentis suae ritus [100] sed et alios adalligant Magi: cui sunt cornicula reflexa, sinistra manu collectum; tertium, qui vocatur fullo, albis guttis, dissectum utrique lacerto adalligant, cetera sinistro: cor anguium sinistra manu exemptum viventibus, scorpionis caudae IIII articulos cum aculeo panno nigro ita, ut nec scorpionem dimissum nec eum, qui adalligaverit, videat aeger triduo, post tertium circuitum id condat |
A causa di ciò gran parte dell'Egitto venera gli scarabei fra le divinità, con una curiosa interpretazione di Apione, per cui collega esserci una somiglianza delle attività del sole a questo animale, per giustificare i riti del suo popolo [100] Ma i maghi legano addosso anche altri: quello per il quale ci sono piccole corna piegate, preso con la mano sinistra; il terzo, che è detto fullo, con macchie bianche, legano su entrambe la braccia questo diviso, gli altri sul sinistro: il cuore delle serpi tolto a quelle vive con la mano sinistra, 4 anelli della coda di uno scorpione con l'aculeo in un panno nero così, che il malato non veda per tre giorni né lo scorpione liberato né colui, che l'aveva legato, dopo il terzo decorso lo nasconde |
[101] urucam in linteolo ter lino circumdant totidem nodis ad singulos dicente, quare faciat, qui medebitur, limacem in pellicula vel IIII limacum capita praecisa harundine, multipedam lana involutam, vermiculos, ex quibus tabani fiunt, antequam penna germinent, alios e spinosis frutectis lanuginosos quidam ex illis quaternos inclusos iuglandis nucis putamine adalligant [102] cocleas, quae nudae inveniuntur, stelionem, cum incluserunt capsulis, subiciunt capiti et sub decessu febris emittunt devorari autem iubent cor mergi marini sine ferro exemptum, inveteratumque conteri et in calida aqua bibi, hirundinum corda cum melle; alii fimum drachma una in lactis caprini vel ovilli vel passi cyathis III ante accessiones; sunt qui totas censeant devorandas |
[101] Avvolgono tre volte un bruco in un panno con un filo di lino con altrettanti nodi mentre, chi curerà, dice per ciascun (nodo) perché lo fa, (avvolgono) la limaccia in una pelle sottile o quattro teste di limacce tagliate con una canna, il millepiedi avvolto nella lana, vermetti, da cui derivano i tafani, prima che mettano le ali, altri pelosi fra i cespugli spinosi Alcuni indossano quattro di questi chiusi in un guscio di noce [102] Mettono sotto la testa le chiocciole, che sono trovate senza guscio, la tarantola, dal momento che l'hanno chiusa in cassettine, e la liberano nel declino della febbre Consigliano poi che sia mangiato il cuore di uno smergo marino preso senza coltello, e sia conservato seccato e sia bevuto in acqua calda, i cuori delle rondini col miele; altri lo sterco in una dramma in tre bicchieri di latte di capra o di pecora o di vino passito prima degli accessi; ci sono quelli che pensano che bisogna mangiarle intere |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 14, Paragrafi 61-72
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 14, Paragrafi 61-72
[103] aspidis cutem pondere sexta parte denarii cum piperis pari modo Parthorum gentes in remedium quartanae bibunt Chrysippus philosophus tradit phryganion adalligatum remedio esse quartanis quod esset animal, neque ille descripsit nec nos invenimus qui novisset; demonstrandum tamen fuit a tam gravi auctore dictum, si cuius cura efficacior esset inquirendi cornicis carnes esse et nidum inlinere in longis morbis utilissimum putant |
[103] Le popolazioni dei Parti bevono a rimedio della febbre quartana la pelle dell'aspide in quantità della sesta parte di un denario con pari dose di pepe Il filosofo Crisippo tramanda che a rimedio per le febbri quartane c'è il phryganio legato addosso Costui non ha scritto quale l'animale fosse, né noi abbiamo trovato chi lo conoscesse; tuttavia fu da riferire ciò che era stato detto da un autore tanto autorevole, se l'interesse di ricercare di qualcuno fosse più intenso Ritengono essere molto utile nelle lunghe malattie le carni della cornacchia e spalmarne il nido |
[104] Et in tertianis fiat potestas experiendi, quoniam miserias copia spei delectat, anne aranei, quem lycon vocant, tela cum ipso in spleniolo resinae ceraeque inposita utrisque temporibus et fronti prosit, aut ipse calamo adalligatus, qualiter et aliis febribus prodesse traditur, item lacerta viridis adalligata viva in eo vase, quod capiat, quo genere et recidivas frequenter abigi adfirmant [105] Hydropicis oesypum ex vino adda murra modice potui datur, nucis abellanae magnitudine aliqui addunt et anserinum adipem ex vino myrteo sordes ab uberibus ovium eundem effectum habent, item carnes inveteratae irenacei sumptae vomitus quoque canum inlitus ventri aquam trahere promittitur |
[104] Anche nelle febbri terzane c'è la facoltà di sperimentare, perché l'abbondanza della speranza allevia le miserie, forse giova la tela del ragno, che chiamano lycos, con lo stesso in un impiastro di resina e cera messa su entrambe le tempie e sulla fronte, o lo stesso indossato con una cannuccia, come è tramandato giovare anche nelle altre febbri, anche le lucertola verde legata viva in quel vasetto, che la contenga, affermano che con questo sistema spesso sono eliminate anche le febbri recidive [105] L'esipo viene dato agli idropici da bere col vino con poca mirra aggiunta, con la gradezza di una nocciola Alcuni aggiungono anche grasso d'oche con vino di mirto Le sporcizie dalle mammelle degli ovini hanno lo stesso effetto, anche le carni conservate del riccio mangiate Anche il vomito dei cani spalmato sul ventre è assicurato estrarre l'acqua |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 02, Paragrafi 189-192
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 02, Paragrafi 189-192
[106] Igni sacro medetur oesypum cum pompholyge et rosaceo, ricini sanguis, vermes terreni ex aceto inliti, gryllus contritus in manibus, quo genere praestat, ut qui id fecerit, antequam incipiat vitium, toto ei anno non accidat, oportet autem eum ferro, cum terra cavernae suae tolli, anseris adeps, viperae caput aridum adservatum et combustum, dein ex aceto inpositum, senectus serpentium ex aqua inlita a balneo cum bitumine et sebo agnino [107] Carbunculus fimo columbino aboletur per se inlito vel cum lini semine ex aceto mulso, item apibus, quae in melle sint mortuae, inpositis polentaque inposita insuper si in verendis sit, ceterisque ibi ulceribus occurrit ex melle oesypum cum plumbi squamis, item fimum pecudum incipientibus carbunculis |
[106] Cura l'erpes l'esipo con acido arsenioso ed olio di rosa, il sangue della zecca, i lombrichi spalmati con l'aceto, il grillo schiacciato fra le mani, col quale sistema garantisce, purché costui l'abbia fatto, prima che cominci il male, non gli accada per tutto l'anno, occorre però che esso sia preso con un ferro, con la terra della sua tana, il grasso dell'oca, la testa conservata secca e bruciata di una vipera, poi spplicata con l'aceto, la spoglia dei serpenti spalmata con acqua dopo il bagno con bitume e sebo di agnello [107] Il carbonchio è eliminato con lo sterco di colombo spalmato da solo o col seme di lino con aceto mielato, anche con le api, che siano morte nel miele, applicate e con polenta messa sopra Se sta sulle parti intime, e qui con altre ulcere serve l'esipo col miele con scaglie di piombo, anche lo sterco delle pecore per i carbonchi incipienti |
tubera et quaecumque molliri opus sit efficacissime anserino adipe curantur; idem praestat et gruum adeps [108] Furunculis mederi dicitur araneus, priusquam nominetur, inpositus et tertio die solutus, mus araneus pendens enecatus sic, ut terram ne postea attingat, ter circumlatus furunculo, totiens expuentibus medente et cui is medebitur, ex gallinaceo fimo, quod est rufum, maxime recens inlitum ex aceto, ventriculus ciconiae ex vino decoctus, muscae inpari numero infricatae digito medico, sordes ex pecudum auriculis, sebum ovium vetus cum cinere capilli mulierum, sebum arietis cum cinere pumicis et salis pari pondere |
Le escrescenze e qualunque cosa sia necessario essere rammorbidita sono curate molto efficacemente con grasso d'oca; lo stesso effetto produce anche il grasso delle gru [108] Il ragno è detto curare i foruncoli, applicato prima che sia nominato, e tolto il terzo giorno, il topo ragno che pende ucciso così, che dopo non tocchi terra, girato tre volte attorno al foruncolo, mentre chi cura e colui che curerà sputano altrettante volte, con lo sterco di gallina, quello che è rosso, soprattutto spalmato fresco con aceto, lo stomaco della cicogna cotto col vino, mosche in numero dispari strofinate col dito anulare, i cerumi dalle orecchie delle pecore, il sebo vecchio degli ovini con la cenere del capello delle donne, il sebo del montone con la polvere della pomice e con uguale peso di sale |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 17, Paragrafi 191-197
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 17, Paragrafi 191-197
[109] Ambustis canini capitis cinis medetur, item glirium cum oleo, fimum ovium cum cera, murium cinis, coclearium quoque sic, ut ne cicatrix quidem appareat, adips viperinus, fimi columbini cinis ex oleo inlitus; [110] nervorum nodis capitis viperini cinis in oleo cyprino, terreni vermes cum melle inliti dolores eorum adips, amphisbaena mortua adalligata, adips vulturinus cum, venter arefactus tritusque cum adipe suillo inveterato, cinis e capite bubonis in mulso potus cum lilii radice, si Magis credimus in contractione nervorum caro palumbina in cibis prodest et inveterata, irenacei spasticis, item mustelae cinis, serpentium senectus in pelle taurina adalligata spasmos fieri prohibet et opisthotonos milui iocur aridum III obolis in aquae mulsae cyathis III potum |
[109] La cenere di una testa canina cura le scottature, anche con l'olio dei ghiri, lo sterco degli ovini con la cera, la cenere dei topi, anche delle chiocciole in modo, che non si veda affatto la cicatrice, il grasso di vipera, la cenere dello sterco del colombo spalmata con l'olio; [110] la cenere della testa di vipera in olio ciprino per i gangli dei nervi, i lombrichi spalmati col miele Il grasso i loro dolori, l'anfisbena morta legata addosso, il grasso di avvoltoio con il ventre arrostito e tritrato con grasso suino invecchiato, la cenere della testa di un gufo bevuta in vino mielato con la radice del giglio, se crediamo ai maghi Nella contrazione dei nervi giova la carne di colombaccio nei cibi anche conservata, per i crampi quella di riccio, anche la cenere della faina, la spoglia dei serpenti legata addosso in una pelle di toro Evita che avvengano spasmi e opistotoni il fegato secco del nibbio con tre oboli bevuto in tre bicchieri di acqua mielata |
[111] Reduvias et quae in digitis nascuntur pterygia tollunt canini capitis cinis aut vulva decocta in oleo, superinlito butyro ovillo cum melle, item folliculus cuiuslibet animalium fellis; unguium sacabirtiam cantharides cum pice tertio die solutae aut locustae frictae cum sebo hircino, pecudum sebum aliqui miscent viscum et porcillacam, alii aeris florem et viscum ita, ut tertio die solvant [112] Sanguinem sistit in naribus sebum ex omento pecudum inditum, item coagulum ex aqua, maxime agninum, subductum vel infusum, etiam si alia non prosint, adips anserinus cum butyro pari pondere pastillis ingestus, coclearum terrena, sed et ipsis extractae testis; e naribus fluentem cocleae contritae fronti inlitae, aranei tela; gallinacei cerebellum vel sanguis profluvia ex cerebro, item columbinus ob id servatus concretusque |
[111] La cenere di una testa canina o l'organo femminile cotto nell'olio tolgono i paterecci e quelle escrescenze che spuntano sulle dita, con burro di pecora spalmato sopra col miele, anche la vescichetta del fiele di qualsiasi animale; la ruvidezza delle unghie le cantaridi con la pece tolte nel terzo giorno o le locuste strofinate con sebo di caprone, sebo di pecore Alcuni mischiano vischio e portulaca, altri fior di rame e vischio così, che lo tolgono nel terzo giorno [112] Ferma il sangue il sebo dell'omento delle pecore messo nelle narici, anche il caglio con l'acqua, soprattutto di agnello, messo sotto o infuso, anche se gli altri rimedi non giovano, il grasso d'oca introdotto in pastiglie con burro in pari peso, i terreni delle chiocciole, ma anche quelle estratte dai gusci stessi; le chiocciole pestate spalmate sulla fronte quello che scorre dalle narici, la tela del ragno; il cervello o il sangue di un gallinaceo le emorragie dal cervello, anche di colombaccio conservato e rappreso per questo |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 24, Paragrafi 16-20
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 24, Paragrafi 16-20
si vero ex vulnere inmodice fluat, fimi caballini cum putaminibus ovorum cremati cinis inpositus mire sistit [113] Ulceribus medetur oesypum cum hordei cinere et aerugine aequis partibus, ad carcinomata quoque ac serpentia valet erodit et ulcerum margines, carnesque exscrescentes ad aequalitatem redigit; explet quoque et ad cicatricem perducit magna vis et in cinere pecudum fimi ad carcinomata, addito nitro, aut in cinere ex ossibus feminum agninorum, praecipue in iis ulceribus, quae cicatricem non trahant magna et pulmonibus, praecipue arietum: carnes excrescentes in ulceribus ad aequalitatem efficacissime reducunt; [114] fimo quoque ipso ovium sub testo calefacto et subacto tumor vulnerum sedatur, fistulae purgantur sananturque, item epinyctides summa vero in canini capitis cinere: excrescentia omnia spodii vice erodit ac persanat |
Se invece scorre abbondantemente dalla ferita, la cenere dello sterco di cavallino bruciato applicata con gusci di uova blocca straordinariamente [113] L'esipo con cenere d'orzo e ruggine in parti uguali cura le ulcere, serve anche per i carcinomi e le serpiginose Corrode anche i margini delle ulcere, e riporta alla misura le carni che crescono; riempie anche e riporta alla cicatrice Una grande virtù anche nella cenere dello sterco delle pecore per i carcinomi, con salnitro aggiunto, o nella cenere dalle ossa delle cosce degli agnelli, specie in quelle ferite, che non procurano la cicatrice Grande anche per i polmoni, specie dei montoni: riducono molto efficacemente alla misura le carni che crescono sulle ulcere; [114] anche con lo stesso sterco delle pecore riscaldato sotto un coperchio e impastato è ridotto il tumore delle ferite, sono pulite e sono sanate le fistole, anche le pustole notturne Massima poi nella cenere della testa canina: corrode e risana tutte le escrescenze al posto dell'ossido di zinco |