Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 08, Paragrafi 66 - 128, pag 4

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 08, Paragrafi 66 - 128

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 08, Paragrafi 66 - 128
figura et magnitudo erat lacerti, nisi crura essent recta et excelsiora

latera ventri iunguntur ut piscibus; et spina simili modo eminet

[121]rostrum, ut in parvo, haut absimile suillo, cauda praelonga, in tenuitatem desinens, inplicans se viperinis orbibus, ungues adunci, motus tardior ut testudini, corpus asperum ceu crocodilo, oculi in recessu cavo, tenui discrimine, praegrandes et corpori concolores

numquam eos operit nec pupillae motu, sed totius oculi versatione circumaspicit

[122]ipse celsus hianti semper ore solus animalium nec cibo nec potu alitur nec alio quam aëris alimento, rictu terrifico fere, innoxius alioqui

et coloris natura mirabilior: mutat namque eum subinde et oculis et cauda et toto corpore redditque semper quemcumque proxime attingit praeter rubrum candidumque; defuncto pallor est
L'aspetto e la grandezza di una lucertola, se le gambe non fossero dritte e più alte

I fianchi sono uniti al ventre come per i pesci; e la spina dorsale sporge nello stesso modo

[121] Il muso, in breve, non diverso dal maiale, la coda assai lunga, che finisce in sottigliezza, annodandosi in spire di serpente, unghie adunche, movimento più lento come per la tartaruga, corpo ruvido come per il coccodrillo, occhi in una cavità profonda, a poca distanza, molto grandi e con i colori del corpo

Non li copre mai e non guarda col movimento della pupilla, ma con la rotazione di tutto l'occhio

[122] Lo stesso eretto sempre con la bocca aperta unico degli animali non si nutre né col cibo né con bevanda né con altro alimento che dell'aria, quasi terribile nel ghigno, innocuo per il resto

E più stupefacente la caratteristica del colore: infatti lo cambia continuamente e negli occhi e nella coda e in tutto il corpo e riproduce sempre quello che si ritrova vicino tranne il rosso e il bianco; da morto c'è il pallore
caro in capite et maxillis et ad commissuram caudae admodum exigua nec aliubi toto corpore; sanguis in corde et circa oculos tantum; viscera sine splene

hibernis mensibus latet, ut lacertae

[123]Mutat colores et Scytharum tarandrus nec aliud ex iis quae pilo vestiuntur, nisi in Indis lycaon, cui iubata traditur cervix

nam thoes luporum id genus est procerius longitudine, brevitate crurum dissimile, velox saltu, venatu vivens, innocuum homini habitum, non colorem, mutant, per hiemes hirti, aestate nudi

[124]tarandro magnitudo quae bovi est, caput maius cervino nec absimile, cornua ramosa, ungulae bifidae, villus magnitudine ursorum, sed, cum libuit sui coloris esse, asini similis

tergori tanta duritia, ut thoraces ex eo faciant
Appena poca carne sul capo e sulle mascelle e verso l'attaccatura della coda e non altrove in tutto il corpo; il sangue solo nel cuore e intorno agli occhi; le viscere senza milza

Si nasconde nei mesi invernali, come le lucertole

[123] Cambia i colori anche il tarandro degli Sciti non un altro fra quelli che sono ricoperti dal pelo, se non il licaone fra gli Indi, a cui è attribuita una testa con la criniera

Infatti il toe- questo genere di lupi è più ampio in lunghezza, diverso nella brevità delle zampe, veloce nel salto, che vive di caccia, innocuo per l'uomo- cambiano l'aspetto, non il colore, ispidi durante l'inverno, nudi in estate

[124] Per il tarandro la grandezza è quella del bue, la testa più grande del cervo e non diversa, le corna ramose, gli zoccoli divisi in due, il pelame della lunghezza degli orsi, ma, quando preferisce essere del proprio colore, simile all'asino

Tanta la durezza al dorso, che da esso si fanno corazze
colorem omnium arborum, fruticum, florum locorumque reddit metuens in quibus latet, ideoque raro capitur

mirum esset habitum corpori tam multiplicem dari, mirabilius est et villo

[125]Hystrices generat India et Africa, spinea contectas cute irenaceorum genere, sed hystrici longiores aculei et, cum intendit cutem, missiles

ora urgentium figit canum et paulo longius iaculatur

hibernis autem se mensibus condit, quae natura multis et ante omnia ursis

[126]Eorum coitus hiemis initio nec vulgari quadripedum more, sed ambobus cubantibus conplexisque; dein secessus in specus separatim, in quibus pariunt XXX die plurimum quinos

hi sunt candida informisque caro, paulo muribus maior, sine oculis, sine pilo; ungues tantum prominent

hanc lambendo paulatim figurant

nec quicquam rarius quam parientem videre ursam
Quando ha paura prende il colore di tutti gli alberi, degli arbusti, dei fiori e dei luoghi in cui si nasconde, perciò raramente è catturato

Sarebbe eccezionale che venisse dato al corpo un aspetto tanto vario, è più strano anche nel pelame

[125] L'India e Africa genera gli istrici, ricoperti con la pelle spinosa del tipo dei ricci, ma per l'istrice aculei più lunghi e proiettili, quando tende la pelle

Trafigge le bocche dei cani che incalzano e li lancia poco più lontano

Si nasconde poi nei mesi invernali, cosa naturale per molti e prima di tutto per gli orsi

[126] Il loro accoppiamento all'inizio dell'inverno e non al modo solito dei quadrupedi, ma entrambi distesi ed abbracciati; poi allontanati separatamente nella caverna, in cui a trenta giorni partoriscono al massimo cinque

Questi sono carne bianca e informe, poco più grande dei topi, senza occhi, senza pelo; solo le unghie sporgono

Prendono questa forma a poco a poco col leccarli

Niente di più raro che vedere un'orsa che partorisce

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ideo mares quadragenis diebus latent, feminae quaternis mensibus

[127]specus si non habuere, ramorum fruticumque congerie aedificant, inpenetrabiles imbribus mollique fronde constratos

primis diebus bis septenis tam gravi somno premuntur, ut ne vulneribus quidem excitari queant

tunc mirum in modum veterno pinguescunt

illi sunt adipes medicaminibus apti contraque defluvium capilli tenaces

ab his diebus residunt ac priorum pedum suctu vivunt

fetus rigentes adprimendo pectori fovent non alio incubitu quam ad ova volucres

[128]mirum dictu, credit Theophrastus per id tempus coctas quoque ursorum carnes, si adserventur, increscere; cibi nulla tunc argumenta nec nisi umoris minimum in alvo inveniri, sanguinis exiguas circa corda tantum guttas, reliquo corpori nihil inesse

Perciò i maschi si nascondono per quaranta giorni, le femmine per quattro mesi

[127] Se non hanno trovato grotte, costruiscono con un ammasso di rami e arbusti, impenetrabili alle piogge e ricoperte di morbido fogliame

Nei primi quattordici giorni sono gravati da un sonno così pesante, che non riescono ad essere svegliati neppure con le ferite

Allora in letargo ingrassano in modo incredibile

Quei grassi sono adatti per le medicazioni ed efficaci contro la caduta dei capelli

Dopo questi giorno si siedono e vivono col risucchio dei piedi anteriori

Riscaldano i piccoli che hanno freddo col stringerli al petto col giacere non diversamente degli uccelli verso le uova

[128] Strano a dirsi, Teofrasto crede che durante questo tempo crescono anche le carni cotte degli orsi, se sono conservate; allora nessuna traccia di cibo viene trovata se non un minimo di acqua nel ventre, solo poche gocce di sangue intorno al cuore, nulla c'è nel resto del corpo

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