corvus occiso chamaeleone, qui etiam victori suo nocet, lauro infestum virus extinguit [102]Milia praeterea, utpote cum plurimis animalibus eadem natura rerum caeli quoque observationem et ventorum, imbrium, tempestatum praesagia alia alio modo dederit, quod persequi inmensum est, aeque scilicet quam reliquam cum singulis hominum societatem siquidem et pericula praemonent non fibris modo extisque, circa quod magna mortalium portio haeret, sed alia quadam significatione [103]ruinis inminentibus musculi praemigrant, aranei cum telis primi cadunt auguria quidem artem fecere apud Romanos et sacerdotum collegium vel maxime sollemne est in Threcia locis rigentibus et volpes, animal alioqui sollertia dirum amnes gelatos lacusque non nisi ad eius itum reditumque transeunt observatum eam aure ad glaciem adposita coniectare crassitudinem gelus |
Il corvo, ucciso il camaleonte, che nuoce anche al suo vincitore, annulla il veleno pericoloso con il lauro [102] Inoltre mille altre cose, poiché la natura dette a molti animali anche l'osservazione del cielo e dei venti, delle piogge, altri presagi di tempeste in altro modo, che è interminabile da trattare, certo ugualmente come la restante relazione con ciascuno degli uomini In effetti preannunciano anche i pericoli non solo con le fibre tolte, intorno a cui la gran parte dei mortali si sofferma, ma con qualche altra indicazione [103] I topi emigrano con i crolli imminenti, i ragni per primi cadono con le tele Certo le divinazioni diventarono un'arte presso i Romani e il collegio di sacerdoti poi solenne al massimo C'è in Tracia nei luoghi freddi anche la volpe, un animale peraltro nocivo per l'astuzia Non attraversano i fiumi gelati e i laghi se non alla sua andata e ritorno Si è osservato che essa con l'orecchio appoggiato sul ghiaccio misura lo spessore del ghiaccio |
[104]nec minus clara exitii documenta sunt etiam contemnendis animalibus M Varro auctor est a cuniculis suffossum in Hispania oppidum, a talpis in Thessalia, ab ranis civitatem in Gallia pulsam, ab locustis in Africa, ex Gyara Cycladum insula incolas a muribus fugatos, in Italia Amynclas a serpentibus deletas citra Cynamolgos Aethiopas late deserta regio est, a scorpionibus et solipugis gente sublata, et a scolopendris abactos Rhoetienses auctor est Theophrastus sed ad reliqua ferarum genera redeamus [105]Hyaenis utramque esse naturam et alternis annis mares, alternis feminas fieri, parere sine mare vulgus credit, Aristoteles negat collum ut iuba in continuitatem spinae porrigitur flectique nisi circumactu totius corporis non quit |
[104] Non di meno ci sono prove evidenti di un disastro anche con animali non considerati M Varrone testimonia di una città crollata in Spagna per i conigli, in Tessaglia per le talpe, una cittadinanza in Gallia cacciata dalle rane, in Africa dalle locuste, gli abitanti messi in fuga dai topi nell'isola di Giaro delle Cicladi, in Italia Amincle distrutta dai serpenti Oltre gli Etiopi Cinamolgi c'è una zona ampiamente deserta, la popolazione eliminata da scorpioni e formiche velenose, Teofrasto testimonia che i Retiesi furono cacciati da scolopendre Ma torniamo ai restanti generi di bestie [105] La gente crede che per le iene ci sono entrambe le nature e diventano ad anni alterni maschi, alternativamente femmine, generano senza il maschio, Aristotele nega Il collo come la criniera si presentano sulla continuità della spina dorsale e non può essere girato se non con la rotazione di tutto il corpo |
[106]multa praeterea mira traduntur, sed maxime sermonem humanum inter pastorum stabula adsimulare nomenque alicuius addiscere, quem evocatum foris laceret, item vomitionem hominis imitari ad sollicitandos canes quos invadat ab uno animali sepulcra erui inquisitione corporum feminam raro capi oculis mille esse varietates colorumque mutationes praeterea umbrae eius contactu canes obmutescere, et quibusdam magicis artibus omne animal, quod ter lustraverit, in vestigio haerere [107]Huius generis coitu leaena Aethiopica parit corocottam, similiter voces imitantem hominum pecorumque acies ei perpetua, in utraque parte oris nullis gingivis, dente continuo: ne contrario occursu hebetetur, capsarum modo includitur hominum sermones imitari et mantichoram in Aethiopia auctor est Iuba |
[106] Vengono inoltre tramandate molte cose straordinarie, ma soprattutto di simulare il linguaggio degli umani fra i pascoli dei pastori e imparare il nome di qualcuno, che chiamato fuori strazi, ugualmente di imitare il vomito dell'uomo per attirare i cani che assale Da quest'unico animale sono distrutte le tombe per la ricerca dei corpi Essere catturata raramente una femmina Esserci per gli occhi mille varietà di colori e mutamenti Inoltre ammutolire i cani per il contatto con la sua ombra, e ogni animale per alcuni magici poteri, restare fermo al posto, poiché girò tre volte intorno [107] Con l'accoppiamento di questa specie la leonessa etiopica partorisce il corocotta, che ugualmente imita le voci degli uomini e degli armenti Per lui una vista continua, con nessuna gengiva in entrambe le parti della bocca, un dente continuo: affinchè non sia logorato dallo scontro con quello opposto, è chiuso al modo delle casse Giuba testimonia che in Etiopia anche la manticora imita le parole degli uomini |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 35, Paragrafi 154-202
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 35, Paragrafi 154-202
[108]Hyaenae plurimae gignuntur in Africa, quae et asinorum silvestrium multitudinem fundit mares in eo genere singuli feminarum gregibus imperitant; timent libidinis aemulos et ideo gravidas custodiunt morsuque natos mares castrant contra gravidae latebras petunt et parere furto cupiunt gaudentque copia libidinis [109]Easdem partes sibi ipsi Pontici amputant fibri periculo urgente, ob hoc se peti gnari; castoreum id vocant medici alias animal horrendi morsus arbores iuxta flumina ut ferro caedit, hominis parte conprehensa non ante quam fracta concrepuerint ossa morsus resolvit cauda piscium his, cetera species lutrae utrumque aquaticum, utrique mollior pluma pilus |
[108] La maggior parte delle iene nascono in Africa, che fornisce anche abbondanza di asini selvatici In questa specie i singoli maschi comandano sul branco delle femmine; temono i rivali d'amore e perciò custodiscono le gravide e castrano con un morso i maschi generati Di contro le gravide cercano nascondigli e vogliono partorire di nascosto e godono dell'abbondanza della passione [109] I castori del Ponto si amputano da sè stessi le medesime parti per un pericolo incombente, consci di essere cercati per questo; i medici lo chiamano castoreo Per il resto animale di terribile morso abbatte gli alberi vicino ai fiumi come con un ferro, afferrata una parte dell'uomo non allenta i morsi prima che le ossa spezzate non scricchiolino Per loro la coda dei pesci, gli altri aspetti della lontra Entrambi acquatici, per entrambi un pelo più morbido della piuma |
[110]Ranae quoque rubetae, quarum et in terra et in umore vita, plurimis refertae medicaminibus, deponere ea adsidue ac resumere pastu dicuntur, venena tantum semper sibi reservantes [111]Similis et vitulo marino victus in mari ac terra, simile fibris et ingenium evomit fel suum ad multa medicamenta utile, item coagulum ad comitiales morbos, ob ea se peti prudens Theophrastus auctor est anguis modo et stelliones senectutem exuere itaque protinus devorare praeripientes comitiali morbo remedia eosdem innocui ferunt in Graecia morsus, noxios esse in Sicilia [112]Cervis quoque est sua malignitas, quamquam placidissimo animalium urgente vi canum ultro confugiunt ad hominem et in pariendo semitas minus cavent humanis vestigiis tritas quam secreta ac feris opportuna conceptus earum post arcturi sidus |
[110] Anche le rane rosse, la cui vita (è) sia sulla terra sia nell'acqua, piene di diversi medicamenti, sono ritenute deporli continuamente e riprenderli col pasto, conservando sempre in sé solo i veleni [111] Simile anche per il vitello marino la vita nel mare e sulla terra, e simile ai castori l'istinto Emette il suo fiele utile per molti medicamenti, ugualmente il coagulo per le malattie epilettiche, attento ad essere preso a causa di ciò Teofrasto testimonia che a modo della serpe anche gli stellioni abbandonano la vecchia pelle e subito la divorano togliendo i rimedi per la malattia epilettica Dicono che gli stessi sono di morso innocuo in Grecia, nocivi in Sicilia [112] Anche per i cervi c'è la propria malizia, sebbene il più tranquillo degli animali Con la forza dei cani che incalza si rifugia spontaneamente presso l'uomo e nel partorire evitano meno i sentieri segnati con tracce umane che quelli nascosti e adatti alle fiere Il loro concepimento dopo la costellazione di Arturo |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 19, Paragrafi 11-50
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 19, Paragrafi 11-50
octonis mensibus ferunt partus, interim et geminos a conceptu separant se, at mares relicti rabie libidinis saeviunt, fodiunt scrobes tunc rostra eorum nigrescunt, donec aliqui abluant imbres feminae autem ante partum purgantur herba quadam, quae seselis dicitur, faciliore ita utentes utero; a partu duas, quae tamnus et seselis appellantur, pastae redeunt ad fetum: illis imbui lactis primos volunt sucos quacumque de causa [113]editos partus exercent cursu et fugam meditari docent, ad praerupta ducunt saltumque demonstrant iam mares soluti desiderio libidinis avide petunt pabula; ubi se praepingues sensere, latebras quaerunt fatentes incommodum pondus et alias semper in fuga adquiescunt stantesque respiciunt, cum prope ventum est, rursus fugae praesidia repetentes |
Portano la gravidanza per otto mesi, talvolta anche dei gemelli Si separano dalla prole, ma i maschi lasciati s'infuriano per la rabbia della passione, scavano buche Allora i loro musi anneriscono, finchè qualche pioggia li lava Le femmine poi prima del parto si depurano con una certa erba, che è detta seseli, utilizzando così un utero più elastico; dopo il parto due erbe, che sono dette tamno e seseli, nutritesi tornano al nato: per un qualche motivo vogliono che le prime gocce di latte siano imbevute con quelle [113] Esercitano nella corsa i piccoli generati e insegnano a preparare la fuga, si dirigono verso i dirupi e mostrano il salto I maschi ormai liberi dal desiderio d'amore cercano avidamente i pascoli; laddove si sentirono troppo grassi, ricercano nascondigli riconoscendo il peso scomodo E del resto si fermano sempre durante la fuga e stando immobili osservano, cercando di nuovo i rimedi della fuga, quando è quasi raggiunto |
hoc fit intestini dolore tam infirmi, ut ictu levi rumpatur intus [114]fugiunt autem latratu canum audito secunda semper aura, ut vestigia cum ipsis abeant mulcentur fistula pastorali et cantu, cum erexere aures, acerrimi auditus, cum remisere, surdi cetero animal simplex et omnium rerum miraculo stupens in tantum, ut equo aut bucula accedente propius hominem iuxta venantem non cernant aut, si cernant, arcum ipsum sagittasque mirentur maria trameant gregatim nantes porrecto ordine et capita inponentes praecedentium clunibus vicibusque ad terga redeuntes hoc maxime notatur a Cilicia Cyprum traicientibus nec vident terras, sed in odorem earum natant [115]cornua mares habent solique animalium omnibus annis stato veris tempore amittunt |
Ciò accade per il dolore dell'intestino tanto debole, che viene rotto da un leggero colpo all'interno [114] Appena udito il latrato dei cani fuggono sempre secondo il vento, cosicchè le tracce si disperdano con loro stessi Sono dilettati dalla zampogna pastorale e dal canto, quando hanno alzato le orecchie, di fortissimo udito, quando le hanno abbassate, sordi Per il resto un animale ingenuo e che si stupisce tanto per la stranezza di tutte le cose, che per un cavallo o per una giovenca che si avvicina non vedono più propriamente vicino l'uomo che caccia o, se lo vedono, contemplano lo stesso arco e le frecce Attraversano i mari a gruppi nuotando in fila allungata e poggiando le teste sui glutei di quelli che precedono e tornano a fasi alterne alle spalle Questo è notato soprattutto da quelli che dalla Cilicia passano a Cipro Non vedono le terre, ma nuotano verso l'odore di quelle [115] I maschi hanno le corna e unici degli animali ogni anno le perdono in un determinato periodo della primavera |
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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 18, Paragrafi 291-352
ideo sub ista die quam maxime invia petunt: latent amissis velut inermes, sed et hi bono suo invidentes dextrum cornu negant inveniri ceu medicamento aliquo praeditum, idque mirabilius fatendum est, cum et in vivariis mutent omnibus annis defodi ab iis putant accensi autem utrius libeat odore et serpentes fugantur et comitiales morbi deprehenduntur [116]indicia quoque aetatis in illis gerunt, singulos annis adicientibus ramos usque ad sexennes; ab eo tempore similia revivescunt, nec potest aetas discerni; sed dentibus senecta declaratur: aut enim paucos aut nullos habent nec in cornibus imis ramos, alioqui ante frontem prominere solitos iunioribus |
Perciò verso questo giorno cercano posti quanto più deserti: dopo averle perse si nascondono come senza forze, ma anche questi privandoci di un loro bene Negano che venga trovato il corno destro come se fornito di qualche rimedio curativo, e c'è da riferire ciò più strano, pur cambiandole nei parchi ogni anno Pensano essere seppelliti dagli stessi Inoltre con l'odore di entrambi accesi ci si diletta e i serpenti sono messi in fuga e sono rivelate le malattie epilettiche [116] In quelli mostrano anche i segni dell'età, aggiungendo negli anni singole ramificazioni fino al sesto; da questo periodo ricompaiono uguali, e non può essere distinta l'età; ma la vecchiaia è manifestata dai denti: infatti o ne hanno pochi o niente e le ramificazioni non in basso nei corni, diversamente nei più giovani sono soliti spuntare davanti alla fronte |
[117]non decidunt castratis cornua nec nascuntur, erumpunt autem renascentibus tuberibus primo aridae cuti similia, dein teneris increscunt ferulis harundineas in paniculas molli plumata lanugine quamdiu carent iis, noctibus procedunt ad pabula increscentia solis vapore durant ad arbores subinde experientes; ubi placuit robur, in aperta prodeunt captique iam sunt hedera in cornibus viridante, ex attritu arborum ut in aliquo ligno teneris, dum experiuntur, innata sunt aliquando et candido colore, qualem fuisse traditur Q Sertorii cervam, quam esse fatidicam Hispaniae gentibus persuaserat [118]et his cum serpente pugna: vestigant cavernas nariumque spiritu extrahunt renitentes |
[117] A quelli castrati non cadono le corna e non nascono, spuntano dapprima simili alla pelle secca nelle protuberanze che ricrescono, poi sviluppano con teneri steli canne a ciuffi con una lanugine molle come piuma Fino a quando sono privi di queste, si dirigono di notte verso i pascoli Nel crescere s'induriscono col calore del sole provandole poi contro gli alberi; laddove la forza soddisfa, si spingono verso zone aperte E già furono catturati con l'edera verdeggiante sulle corna, nata sulle tenere dall'attrito degli alberi come su un qualche tronco, mentre provano Talvolta ce ne sono anche di colore bianco, come viene tramandata essere stata la cerva di Q Sertorio, aveva convinto le genti di Spagna che quella era profetica [118] Anche per questi inimicizia con il serpente: scrutano le buche ed estraggono quelli che resistono col soffio delle narici |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 33, Paragrafi 102-122
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 33, Paragrafi 102-122
ideo singulare abigendis serpentibus odor adusto cervino cornu, contra morsus vero praecipuum remedium ex coagulo hinnulei matris in utero occisi [119]vita cervis in confesso longa, post C annos aliquibus denuo captis cum torquibus aureis, quos Alexander Magnus addiderat, adopertis iam cute in magna obesitate febrium morbos non sentit hoc animal, quin et medetur huic timori quasdam modo principes feminas scimus omnibus diebus matutinis carnem eam degustare solitas et longo aevo caruisse febribus, quod ita demum existimant ratum, si vulnere uno interierit [120]Est eadem specie, barba tantum et armorum villo distans, quem tragelaphon vocant, non alibi quam iuxta Phasim amnem nascens Cervos Africa propemodum sola non gignit, at chamaeleonem et ipsa, quamquam frequentiorem est India |
Perciò particolare per tener lontano i serpenti l'odore dal corno di cervo bruciato, contro i morsi invece uno specifico rimedio dal caogulo di un cerbiatto ucciso nel ventre della madre [119] In genere lunga la vita per i cervi, dopo 100 anni presi di nuovo alcuni con collane d'oro, che aveva messo Alessandro Magno, ormai ricoperte dalla pelle nella grande obesità Questo animale non prova i malanni delle febbri, anzi dà anche cure per questo pericolo Sappiamo poi che alcune donne importanti sono solite mangiare questa carne tutti i giorni e nella lunga vita essere stati esenti dalle febbri, il che ritengono valido solamente, se sia morto con un solo colpo [120] Nella stessa specie c'è, diverso solo per la barba e per il pelo delle spalle, quello che chiamano tragelafo, che nasce non altrove che vicino al fiume Fasi L'Africa quasi l'unica non genera cervi, ma camaleonti anche lei stessa, sebbene è più frequente in India |