Interim cum in senatu vicisset sententia quae censebat reddenda bona, eamque ipsam causam morae in urbe haberent legati quod spatium ad vehicula comparanda a consulibus sumpsissent quibus regum asportarent res, omne id tempus cum coniuratis consultando absumunt, evincuntque instando ut litterae sibi ad Tarquinios darentur: nam aliter qui credituros eos non vana ab legatis super rebus tantis adferri Datae litterae ut pignus fidei essent, manifestum facinus fecerunt |
Dato che in senato avevano nel frattempo avuto la meglio quanti sostenevano la tesi della restituzione dei beni, gli inviati ebbero un pretesto in più per trattenersi a Roma in quanto i consoli gli concessero il tempo necessario per procurarsi i carri con cui portar via ciò che apparteneva alla famiglia reale; Trascorrono tutto questo tempo in conciliaboli con i congiurati e, a forza di insistere, ne ottengono una lettera da consegnare ai Tarquini (i quali altrimenti come avrebbero potuto fidarsi ciecamente dei loro inviati visto che si trattava di una questione così delicata) Queste lettere, destinate a essere una garanzia di affidabilità, costituirono la prova concreta del complotto criminoso |
Nam cum pridie quam legati ad Tarquinios proficiscerentur cenatum forte apud Vitellios esset, coniuratique ibi, remotis arbitris, multa inter se de novo, ut fit, consilio egissent, sermonem eorum ex servis unus excepit, qui iam antea id senserat agi, sed eam occasionem, ut litterae legatis darentur quae deprehensae rem coarguere possent, exspectabat Postquam datas sensit, rem ad consules detulit Consules ad deprehendendos legatos coniuratosque profecti domo sine tumultu rem omnem oppressere; litterarum in primis habita cura ne interciderent Proditoribus extemplo in vincla coniectis, de legatis paululum addubitatum est; et quamquam visi sunt commisisse ut hostium loco essent, ius tamen gentium valuit [5] De bonis regiis, quae reddi ante censuerant, res integra refertur ad patres |
Infatti, il giorno prima che gli inviati tornassero dai Tarquini, ci fu una cena, guarda caso, proprio dai Vitelli; Lì i congiurati, dopo aver congedato gli altri invitati (potenziali testimoni), chiacchierarono a lungo ovviamente sul recente progetto; I loro discorsi furono però intercettati da uno schiavo che aveva già prima subodorato quel che stava per succedere ma aspettava il momento della consegna delle lettere agli inviati per provare la fondatezza della sua accusa con l'intercettazione delle stesse Quando vide che la consegna era avvenuta, andò a denunciarli ai consoli Questi si precipitarono a casa dei Vitelli dove colsero in flagrante legati e congiurati e liquidarono la cosa senza troppo rumore, facendo attenzione soprattutto che non sparissero le lettere I traditori furono arrestati immediatamente; Quanto invece ai legati, ci fu un attimo di esitazione: poi, pur ritenendo che meritassero un trattamento da nemici, prevalse il diritto delle genti 5 La restituzione delle proprietà reali, già approvata in precedenza, fu di nuovo messa in discussione di fronte al senato |
Ibi vicit ira; vetuere reddi, vetuere in publicum redigi Diripienda plebi sunt data, ut contacta regia praeda spem in perpetuum cum iis pacis amitteret Ager Tarquiniorum qui inter urbem ac Tiberim fuit, consecratus Marti, Martius deinde campus fuit Forte ibi tum seges farris dicitur fuisse matura messi Quem campi fructum quia religiosum erat consumere, desectam cum stramento segetem magna vis hominum simul immissa corbibus fudere in Tiberim tenui fluentem aqua, ut mediis caloribus solet |
Questa volta l'indignazione ebbe la meglio; Si votò contro la restituzione, ma anche contro la confisca da parte dello Stato La plebe avrebbe avuto carta bianca sulle proprietà reali, in maniera tale da rinunciare per sempre, devastandole, all'idea di far pace coi discendenti dei Tarquini Le loro terre, situate tra Roma e il Tevere, furono consacrate a Marte e in séguito divennero il Campo Marzio Pare che al momento ci fosse solo grano e per giunta pronto per il raccolto Siccome mangiare il grano del Campo Marzio sarebbe stato un sacrilegio, le spighe furono tagliate con tutto lo stelo da una gran massa di persone contemporaneamente e gettate in ceste di vimini nel Tevere che scorreva a basso regime d'acqua, come sempre succede in piena estate |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 05, 51-55
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 05, 51-55
Ita in vadis haesitantes frumenti acervos sedisse inlitos limo; insulam inde paulatim, et aliis quae fert temere flumen eodem invectis, factam; postea credo additas moles manuque adiutum, ut tam eminens area firmaque templis quoque ac porticibus sustinendis esset Direptis bonis regum damnati proditores sumptumque supplicium, conspectius eo quod poenae capiendae ministerium patri de liberis consulatus imposuit, et qui spectator erat amovendus, eum ipsum fortuna exactorem supplicii dedit |
Così le fascine di spighe, andandosi a impigliare dove l'acqua era meno profonda, si sarebbero depositate sul fango del fondale e di lì, a poco a poco e anche grazie ai detriti di altra natura che il fiume trascina accidentalmente a valle, si sarebbe formata un'isola; In séguito, suppongo, vennero aggiunti dei terrapieni e si lavorò manualmente per innalzare il livello del terreno e metterlo in condizione di ospitare templi e portici Finita la devastazione delle proprietà reali, i traditori furono condannati e la loro esecuzione risultò ancora più notevole in quanto la carica di console costrinse il padre al compito ingrato di infliggere la condanna ai propri figli; infatti, mentre proprio Bruto avrebbe dovuto essere la persona esentata dall'assistere al loro supplizio, la fatalità della sorte lo designò invece come esecutore ultimo della pena |
Stabant deligati ad palum nobilissimi iuvenes; sed a ceteris, velut ab ignotis capitibus, consulis liberi omnium in se averterant oculos, miserebatque non poenae magis homines quam sceleris quo poenam meriti essent: illos eo potissimum anno patriam liberatam, patrem liberatorem, consulatum ortum ex domo Iunia, patres, plebem, quidquid deorum hominumque Romanorum esset, induxisse in animum ut superbo quondam regi, tum infesto exsuli proderent Consules in sedem processere suam, missique lictores ad sumendum supplicium Nudatos virgis caedunt securique feriunt, cum inter omne tempus pater voltusque et os eius spectaculo esset, eminente animo patrio inter publicae poenae ministerium |
Legati al palo c'erano dei giovani tra i più nobili di Roma; ma gli altri, come se fossero stati delle persone qualunque, non attiravano minimamente l'attenzione: tutti avevano occhi soltanto per i figli del console e ne compativano la pena non meno del reato per cui l'avevano meritata; Proprio quello stesso anno che la patria aveva riconquistato la libertà e per merito del loro padre, lo stesso anno che il consolato era stato inaugurato dalla famiglia Giunia, quei giovani avevano avuto il coraggio di tradire senatori, plebe e tutto ciò che era romano in cielo e in terra, nonché di consegnare ogni cosa in mano a colui che prima era stato un re tirannico e che adesso rimaneva un nemico in esilio I consoli presero posto sui loro seggi e diedero ordine ai littori di eseguire la sentenza I colpevoli, completamente nudi, vennero flagellati con verghe e poi decapitati; Per l'intero corso dell'esecuzione gli occhi di tutti rimasero puntati sull'espressione del padre, sul cui volto di occasione per l'ufficialità della carica era segnato nettissimo il dolore paterno |
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Secundum poenam nocentium, ut in utramque partem arcendis sceleribus exemplum nobile esset, praemium indici pecunia ex aerario, libertas et civitas data Ille primum dicitur vindicta liberatus; quidam vindictae quoque nomen tractum ab illo putant; Vindicio ipsi nomen fuisse Post illum observatum ut qui ita liberati essent in civitatem accepti viderentur |
A fine esecuzione, perché l'esempio potesse essere un deterrente doppiamente efficace nello scoraggiare il crimine, allo schiavo autore della denuncia venne assegnato un premio in denaro a spese dello Stato nonché concesse l'affrancatura e la cittadinanza Si dice che egli fu il primo a essere liberato con la vindicta e addirittura c'è chi sostiene che l'etimologia di questo termine sia da ricondurre al nome di quello schiavo (che affermano si chiamasse Vindicio) Sta di fatto che, dopo di lui, divenne una prassi costante considerare cittadini a tutti gli effetti quanti venivano liberati con quel tipo di affrancatura |
[6] His sicut acta erant nuntiatis incensus Tarquinius non dolore solum tantae ad inritum cadentis spei sed etiam odio iraque, postquam dolo viam obsaeptam vidit, bellum aperte moliendum ratus circumire supplex Etruriae urbes; orare maxime Veientes Tarquiniensesque, ne ex se ortum, eiusdem sanguinis, extorrem, egentem ex tanto modo regno cum liberis adulescentibus ante oculos suos perire sinerent: alios peregre in regnum Romam accitos: se regem, augentem bello Romanum imperium, a proximis scelerata coniuratione pulsum Eos inter se, quia nemo unus satis dignus regno uisus sit, partes regni rapuisse; bona sua diripienda populo dedisse, ne quis expers sceleris esset |
6 Quando Tarquinio venne a sapere com'erano andate le cose, non riuscì a contenere lo sconforto sia per il crollo di tutte le sue speranze sia per l'odio e la bile; Vedendo che la strada del piano doloso era completamente sbarrata, allora decise di ricorrere alla guerra aperta e cominciò ad andare in giro a supplicare le città etrusche dei dintorni, in particolar modo Tarquinia e Veio; Ricordava loro che era un etrusco anche lui con lo stesso sangue nelle vene, e li implorava che non lasciassero morire di fronte ai loro occhi i suoi figli e lui stesso, ora povero ma un tempo arrivato al massimo della potenza; Altri erano stati chiamati a regnare a Roma: lui, invece, quando era già sul trono e aveva ingrandito l'impero con le sue conquiste, era stato cacciato a séguito di un infame complotto ordito dai suoi parenti Questi ultimi poi, vedendo che in città non c'era uno solo degno di diventare re, avevano messo le mani sul potere spartendoselo tra di loro e, perché nessuno rimanesse estraneo alla razzia, avevano consegnato i suoi beni in mano alla plebe che ne facesse scempio |
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Patriam se regnumque suum repetere et persequi ingratos cives velle Ferrent opem, adiuvarent; suas quoque veteres iniurias ultum irent, totiens caesas legiones, agrum ademptum Haec moverunt Veientes, ac pro se quisque Romano saltem duce ignominias demendas belloque amissa repetenda minaciter fremunt Tarquinienses nomen ac cognatio movet: pulchrum videbatur suos Romae regnare Ita duo duarum civitatium exercitus ad repetendum regnum belloque persequendos Romanos secuti Tarquinium Postquam in agrum Romanum ventum est, obviam hosti consules eunt Valerius quadrato agmine peditem ducit: Brutus ad explorandum cum equitatu antecessit Eodem modo primus eques hostium agminis fuit; praeerat Arruns Tarquinius filius regis, rex ipse cum legionibus sequebatur |
Il suo unico desiderio era riprendersi terra e scettro e punire l'ingratitudine dei suoi sudditi Quindi che lo aiutassero e lo assistessero; A loro volta si sarebbero vendicati degli affronti di un tempo, delle tante disfatte patite in battaglia e di tutta la terra perduta Questi argomenti toccarono i Veienti e ciascuno per parte sua gridava in tono minaccioso che almeno agli ordini di un romano bisognava vendicare le umiliazioni subite e riprendersi quel che si era perso in guerra A Tarquinia, invece, fanno presa il nome e la parentela: li attirava l'idea che a Roma regnasse uno dei loro Così due città e due eserciti seguirono Tarquinio con l'intento di riconquistargli il regno e di vendicarsi militarmente dei Romani Quando entrarono in territorio romano, i consoli avanzarono contro il nemico Valerio guidava la fanteria disposta in ordine compatto mentre Bruto lo precedeva in esplorazione con la cavalleria Anche nell'armata nemica il primo corpo era la fanteria, agli ordini di Arrunte Tarquinio figlio del re; Questi era dietro col resto delle truppe |
Arruns ubi ex lictoribus procul consulem esse, deinde iam propius ac certius facie quoque Brutum cognovit, inflammatus ira 'ille est vir' inquit, 'qui nos extorres expulit patria Ipse en ille nostris decoratus insignibus magnifice incedit Di regum ultores adeste' Concitat calcaribus equum atque in ipsum infestus consulem derigit Sensit in se iri Brutus; decorum erat tum ipsis capessere pugnam ducibus; avide itaque se certamini offert; adeoque infestis animis concurrerunt, neuter dum hostem volneraret sui protegendi corporis memor, ut contrario ictu per parmam uterque transfixus duabus haerentes hastis moribundi ex equis lapsi sint Simul et cetera equestris pugna coepit, neque ita multo post et pedites superveniunt |
Arrunte, individuando da lontano prima i littori, capì che il console era lì nei pressi; Poi, quando avvicinandosi riconobbe senza orma di dubbio i lineamenti di Bruto, infiammato dalla rabbia, urlò: Ecco laggiù l'uomo che ci ha cacciati dalla terra in cui siamo nati proprio lui; Guardatelo come avanza tronfio delle nostre insegne O dèi che vendicate i re, assisteteci Sprona il cavallo e si butta a testa bassa dritto contro il console Bruto allora si sentì minacciato; Dato però che in quel tempo era motivo d'orgoglio per i comandanti buttarsi nella mischia in prima persona, Bruto per questo accetta la sfida senza pensarci un attimo; I due si scontrarono con un accanimento incredibile, preoccupandosi soltanto di colpire l'avversario e non di schivarne i colpi; Così, trafitti l'uno e l'altro dall'asta dell'avversario passata attraverso lo scudo, furono sbalzati da cavallo e franarono a terra in fin di vita Nello stesso istante ebbe inizio anche lo scontro tra il resto delle due cavallerie e poco dopo toccò alle fanterie scendere in campo |
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Ibi varia victoria et velut aequo Marte pugnatum est; dextera utrimque cornua vicere, laeua superata Veientes, vinci ab Romano milite adsueti, fusi fugatique: Tarquiniensis, nouus hostis, non stetit solum, sed etiam ab sua parte Romanum pepulit [7] Ita cum pugnatum esset, tantus terror Tarquinium atque Etruscos incessit ut omissa inrita re nocte ambo exercitus, Veiens Tarquiniensisque, suas quisque abirent domos Adiciunt miracula huic pugnae: silentio proximae noctis ex silua Arsia ingentem editam uocem; Siluani vocem eam creditam; haec dicta: uno plus Tuscorum cecidisse in acie; uincere bello Romanum |
Si combatté con alterno successo e l'esito della battaglia rimase legato a un filo; L'ala destra di entrambi gli schieramenti aveva la meglio, mentre la sinistra cedeva I Veienti, abituati alla sconfitta con le truppe romane, furono sbaragliati e dispersi, I Tarquini, invece, avversario nuovo e sconosciuto, non si limitarono a reggere bene l'urto ma riuscirono anche a respingere quella parte dell'esercito romano che si trovava nel loro settore 7 Nonostante l'andamento incerto della battaglia, Tarquinio e gli Etruschi furono presi da un panico tale che abbandonarono l'impresa senza portarla a compimento e quella stessa notte entrambi gli eserciti, il veiente e il tarquiniense, se ne tornarono nei loro paesi Il racconto di questa battaglia contiene anche del prodigioso: nel silenzio della notte successiva pare si sia sentita una voce proveniente dalla selva Arsia e identificata con quella del dio Silvano, la quale avrebbe detto: Gli Etruschi hanno perso un uomo in più in battaglia, quindi la vittoria della guerra va ai Romani |