Livio, Ab urbe condita: Libro 02, 01-10, pag 4

Livio, Ab urbe condita: Libro 02, 01-10

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 02, 01-10
Quae cum in obiecto cuncta scuto haesissent, neque ille minus obstinatus ingenti pontem obtineret gradu, iam impetu conabantur detrudere virum, cum simul fragor rupti pontis, simul clamor Romanorum, alacritate perfecti operis sublatus, pavore subito impetum sustinuit

Tum Cocles 'Tiberine pater' inquit, 'te sancte precor, haec arma et hunc militem propitio flumine accipias'

Ita sic armatus in Tiberim desiluit multisque superincidentibus telis incolumis ad suos tranavit, rem ausus plus famae habituram ad posteros quam fidei

Grata erga tantam virtutem ciuitas fuit; statua in comitio posita; agri quantum uno die circumaravit, datum
Ma Orazio riuscì a ripararsi con lo scudo da tutti i colpi e non si mosse di un centimetro dalla sua posizione di difesa a oltranza del ponte e quando gli Etruschi erano ormai sul punto di travolgerlo per farsi strada, il fragore del ponte che andava in pezzi e insieme l'esplosione di gioia dei Romani per aver portato rapidamente a termine l'operazione li spaventarono e ne contennero l'urto

In quel preciso momento Coclite gridò: O padre Tiberino, io ti prego solennemente, accogli benigno nella tua corrente questo soldato con le sue armi

Detto questo, si tuffò nel Tevere armato di tutto punto e sotto una pioggia fittissima di frecce arrivò indenne a nuoto fino dai suoi compagni, protagonista di una impresa destinata ad avere presso i posteri più fama che credito

Lo Stato ricompensò il suo eroismo con una statua in pieno comizio e con la concessione di tutta la terra che fosse riuscito ad arare nello spazio di un giorno
Privata quoque inter publicos honores studia eminebant; nam in magna inopia pro domesticis copiis unusquisque ei aliquid, fraudans se ipse victu suo, contulit

Accanto agli onori ufficiali ci furono anche manifestazioni di gratitudine da parte dei privati: infatti, nonostante il periodo di grande carestia, ogni cittadino, in proporzione alle proprie disponibilità, si privò di parte della sua razione di viveri per fargliene dono

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