Nulla fa sperare nel miracolo: il sacerdote e la famiglia della giovane guardano trepidanti la scena dal fondo, l'atmosfera è sospesa e pesante al contempo, gli oggetti sulla destra, come i vasi e i tappeti, che prima potevano essere usati come forma di ostentazione, sono abbandonati a terra. Le vanità della vita sono lunghe di fronte alla grande falciatrice.
L'imponenza della figura del Cristo, il gesto ha rassicurante del salvatore/taumaturgo nei confronti della giovane e la luce delle tre candele - che indubbiamente rimandano al principio trinitario - fanno sì che permanga la speranza che non deve mai abbandonare l'uomo anche durante le prove più dure inflittegli da Dio.
Questo pittore di origine ucraine, uno dei massimi rappresentanti del realismo russo dell'Ottocento, è riuscito a interpretare una delle tre resurrezioni operate da Cristo, non tanto mostrando il felice epilogo della vicenda, quanto indagando dentro le pieghe dei sentimenti e dei timori che attraversano l'uomo nel momento della travagliata attesa del miracolo. Quest'opera giovanile fu molto apprezzata dai contemporanei di Repin tanto che gli valse una medaglia d'oro e una borsa che studio