Terenzio, Adelphoe: Actus I, 26-80, pag 3

Terenzio, Adelphoe: Actus I, 26-80

Latino: dall'autore Terenzio, opera Adelphoe parte Actus I, 26-80

mea sic est ratio et sic animum induco meum: malo coactus qui suom officium facit, dum id rescitum iri credit, tantisper cavet;[70] si sperat fore clam, rursum ad ingenium redit Io la penso così (e mi regolo di conseguenza): chi fa il proprio dovere per timore di un castigo, finché pensa che la cosa si verrà a sapere, sta attento; [70] ma se spera di farla franca, torna a seguire la propria indole
ille quem beneficio adiungas ex animo facit, studet par referre, praesens absensque idem erit Quello che ti sei conquistato trattandolo bene, agisce spontaneamente, cerca di contraccambiarti: che tu ci sia o no, si comporterà allo stesso modo
hoc patrium est, potius consuefacere filium sua sponte recte facere quam alieno metu:[75] hoc pater ac dominus interest Questo è il compito di un padre, abituare suo figlio ad agire onestamente da solo, anziché per paura [75] degli altri: è questa la differenza che c'è tra il padre e il padrone

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hoc qui nequit, fateatur nescire imperare liberis Chi non ci riesce ammetta di non saper comandare ai figli
sed estne hic ipsus de quo agebam (scorge Demea che si avvicina) Ma questo qui che arriva non è proprio l'uomo di cui parlavo
et certe is est Si, sì è proprio lui
nescioquid tristem video: credo, iam ut solet iurgabit Lo vedo con l'aria piuttosto scura: credo che, come al solito, mi pianterà delle grane
salvom te advenire, Demea, gaudemus (ad alta voce) Mi rallegro di vederti in buona salute, Demea
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