Adstrictior Calvus, numerosior Asinius, splendidior Caesar, amarior Caelius, gravior Brutus, vehementior et plenior et valentior Cicero: omnes tamen eandem sanitatem eloquentiae [prae se] ferunt, ut si omnium pariter libros in manum sumpseris, scias, quamvis in diversis ingeniis, esse quandam iudicii ac voluntatis similitudinem et cognationem Nam quod invicem se obtrectaverunt et sunt aliqua epistulis eorum inserta, ex quibus mutua malignitas detegitur, non est oratorum vitium, sed hominum Nam et Calvum et Asinium et ipsum Ciceronem credo solitos et invidere et livere et ceteris humanae infirmitatis vitiis adfici: solum inter hos arbitror Brutum non malignitate nec invidia, sed simpliciter et ingenue iudicium animi sui detexisse An ille Ciceroni invideret, qui mihi videtur ne Caesari quidem invidisse |
Calvo è più conciso, tutto nervi Asinio, più splendido Cesare, più pungente Celio, più solenne Bruto, più appassionato, più pieno e più efficace Cicerone: tutti, però, dimostrano lo stesso aspetto sano della loro eloquenza, al punto che, se tu prendi in mano tutti insieme i loro libri, tu scoprirai che, nella diversità dei talenti, esiste una certa somiglianza e parentela nel gusto e nelle aspirazioni Il fatto che si siano denigrati a vicenda e la presenza nelle loro lettere di passi rivelatori di una reciproca avversione non vanno addebitati al loro essere oratori, bensì uomini Sono infatti convinto che per Calvo, Asinio e lo stesso Cicerone fosse normale provare sentimenti di invidia e di livore ed essere intaccati dagli altri vizi propri dell'umana debolezza; ritengo che, fra costoro, il solo Bruto abbia manifestato il giudizio che veniva dal profondo non per malignità o invidia, ma per ingenua schiettezza Come è possibile che fosse invidioso di Cicerone, se, come mi pare, non ha provato invidia neppure per Cesare |
Quod ad Servium Galbam et C Laelium attinet, et si quos alios antiquiorum [Aper] agitare non destitit, non exigit defensorem, cum fatear quaedam eloquentiae eorum ut nascenti adhuc nec satis adultae defuisse [26] Ceterum si omisso optimo illo et perfectissimo genere eloquentiae eligenda sit forma dicendi, malim hercule C Gracchi impetum aut L Crassi maturitatem quam calamistros Maecenatis aut tinnitus Gallionis: adeo melius est orationem vel hirta toga induere quam fucatis et meretriciis vestibus insignire Neque enim oratorius iste, immo hercule ne virilis quidem cultus est, quo plerique temporum nostrorum actores ita utuntur, ut lascivia verborum et levitate sententiarum et licentia compositionis histrionalis modos exprimant |
Nel caso di Servio Galba e di Gaio Lelio e di quegli altri più antichi, se ve ne sono, che ‹Apro› non ha smesso di attaccare, non c'è bisogno di un difensore, perché riconosco la mancanza di certe qualità nella loro eloquenza, allora ancora sul nascere e non abbastanza sviluppata [26] 'Se, comunque, lasciando da parte quello che è stato il genere di eloquenza più alto e perfetto, dovessi scegliere uno stile oratorio, allora preferirei la veemenza di Gaio Gracco o il maturo equilibrio di Lucio Crasso alle infiorettature di un Mecenate o ai tintinnii di un Gallione: perché è senza dubbio meglio avvolgere un discorso perfino in una ruvida toga piuttosto che farlo risaltare con un abito vistoso da cortigiana In effetti, non sono degni di un oratore, anzi neppure di un vero uomo, quei modi tanto ricercati cui la maggioranza degli avvocati contemporanei ricorre, sicché con l'affettazione linguistica, la futilità del pensiero e l'arbitrio compositivo finiscono per riprodurre i modi degli istrioni |
Quodque vix auditu fas esse debeat, laudis et gloriae et ingenii loco plerique iactant cantari saltarique commentarios suos unde oritur illa foeda et praepostera, sed tamen frequens [sicut his clam et] exclamatio, ut oratores nostri tenere dicere, histriones diserte saltare dicantur Equidem non negaverim Cassium Severum, quem solum Aper noster nominare ausus est, si iis comparetur, qui postea fuerunt, posse oratorem vocari, quamquam in magna parte librorum suorum plus bilis habeat quam sanguinis primus enim contempto ordine rerum, omissa modestia ac pudore verborum, ipsis etiam quibus utitur armis incompositus et studio feriendi plerumque deiectus, non pugnat, sed rixatur |
E molti di loro - cosa che ci si dovrebbe quasi rifiutare di sentire - si vantano, come fossero titoli di rinomanza, di gloria e documento della propria abilità, che i testi dei loro discorsi vengano cantati e danzati Da qui ha origine quella scandalosa e assurda ma tuttavia comune battuta, secondo cui i nostri attori parlano con seducente provocazione e gli istrioni danzano con eloquenza Davvero non mi sentirei di negare che Cassio Severo - il solo che il nostro Apro abbia osato nominare - se paragonato a quelli venuti dopo di lui, si possa chiamare davvero oratore, per quanto nella maggior parte dei suoi scritti mostri di avere più bile che sangue In realtà, è stato il primo che, senza badare a un ordinato sviluppo della materia, rinunciando alla castigata misura del linguaggio, maldestro nell'impiego delle armi che usa e scoprendosi, in genere, nell'ansia di colpire, non si dimostra un combattente, bensì un attaccabrighe |
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Tacito, Dialogus de oratoribus: 31-42
Latino: dall'autore Tacito, opera Dialogus de oratoribus parte 31-42
Ceterum, ut dixi, sequentibus comparatus et varietate eruditionis et lepore urbanitatis et ipsarum virium robore multum ceteros superat, quorum neminem Aper nominare et velut in aciem educere sustinuit Ego autem exspectabam, ut incusato Asinio et Caelio et Calvo aliud nobis agmen produceret, plurisque vel certe totidem nominaret, ex quibus alium Ciceroni, alium Caesari, singulis deinde singulos opponeremus Nunc detrectasse nominatim antiquos oratores contentus neminem sequentium laudare ausus est nisi in publicum et in commune, veritus credo, ne multos offenderet, si paucos excerpsisset Quotus enim quisque scholasticorum non hac sua persuasione fruitur, ut se ante Ciceronem numeret, sed plane post Gabinianum |
Eppure, paragonato, come ho detto, a chi viene dopo di lui, per varietà di cultura, per finezza di spirito e per la tempra stessa delle sue risorse, supera, e di molto, tutti gli altri, nessuno dei quali Apro ha avuto il coraggio di nominare e di far scendere, per così dire, in combattimento Mi aspettavo per altro che, dopo l'attacco ad Asinio, a Celio, a Calvo, ci facesse scendere in campo un'altra schiera e facesse il nome di più oratori o almeno di altrettanti, in modo che potessimo opporne uno a Cicerone, un altro a Cesare, e così via un campione contro un altro campione Ora, invece, pago di aver denigrato, citandoli per nome, gli antichi oratori, non ha osato lodare nessuno dei loro successori, se non in generale e in blocco, per il timore, credo, di offenderne molti, se ne avessi scelto pochi Quanti di questi retori di professione non si abbandonano alla convinzione di meritare un posto davanti a Cicerone, ma di essere francamente dietro a Gabiniano |
At ego non verebor nominare singulos, quo facilius propositis exemplis appareat, quibus gradibus fracta sit et deminuta eloquentia [27] 'At parce' inquit Maternus 'et potius exsolve promissum Neque enim hoc colligi desideramus, disertiores esse antiquos, quod apud me quidem in confesso est, sed causas exquirimus, quas te solitum tractare [dixisti], paulo ante plane mitior et eloquentiae temporum nostrorum minus iratus, antequam te Aper offenderet maiores tuos lacessendo 'Non sum' inquit 'offensus Apri mei disputatione, nec vos offendi decebit, si quid forte auris vestras perstringat, cum sciatis hanc esse eius modi sermonum legem, iudicium animi citra damnum adfectus proferre 'Perge' inquit Maternus 'et cum de antiquis loquaris, utere antiqua libertate, a qua vel magis degeneravimus quam ab eloquentia |
Io, invece, non esiterò a nominarli individualmente, perché risalti meglio, dagli esempi proposti, fino a che punto si sia svigorita e svilita l'eloquenza [27] 'Risparmiacelo,' disse Materno, 'e mantieni piuttosto la promessa Non ci serve, infatti, arrivare alla conclusione che gli antichi sono migliori oratori, cosa per me ovvia, bensì cerchiamo le cause di questo fatto, e tu hai detto che sei solito rifletterci, poco fa quando eri decisamente più calmo e meno adirato contro l'eloquenza contemporanea, prima che Apro ti offendesse, attaccando gli oratori di un tempo, a te così cari ''Non sono offeso,' rispose, 'dall'argomentazione del mio amico Apro e sarà bene che non vi offendiate voi per parole che potrebbero ferire le vostre orecchie; voi sapete che è buona regola in discussioni di questo genere esprimere le proprie convinzioni interiori senza pregiudizio per i sentimenti di amicizia ''Va',' disse Materno, 'e, visto che parli degli antichi, approfitta dell'antica libertà, in relazione alla quale siamo caduti in basso ancor più che rispetto all'eloquenza |
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Tacito, Dialogus de oratoribus: 01-10
Latino: dall'autore Tacito, opera Dialogus de oratoribus parte 01-10
[28] Et Messalla 'non reconditas, Materne, causas requiris, nec aut tibi ipsi aut huic Secundo vel huic Apro ignotas, etiam si mihi partis adsignatis proferendi in medium quae omnes sentimus Quis enim ignorat et eloquentiam et ceteras artis descivisse ab illa vetere gloria non inopia hominum, sed desidia iuventutis et neglegentia parentum et inscientia praecipientium et oblivione moris antiqui Quae mala primum in urbe nata, mox per Italiam fusa, iam in provincias manant Quamquam vestra vobis notiora sunt: ego de urbe et his propriis ac vernaculis vitiis loquar, quae natos statim excipiunt et per singulos aetatis gradus cumulantur, si prius de severitate ac disciplina maiorum circa educandos formandosque liberos pauca praedixero |
[28] E Messalla riprese: 'Materno, le cause che tu cerchi non sono tanto nascoste e non sono sconosciute a te o a Secondo o ad Apro qui presenti, anche se mi assegnate il ruolo di chi deve esplicitare la nostra opinione comune Chi, infatti, ignora che l'eloquenza e le altre arti sono decadute dalla loro gloria di un tempo non per mancanza di uomini, ma per la pigrizia dei giovani, per la negligenza dei genitori, per l'ignoranza di chi insegna e perché vengono dimenticati i valori del passato Mali che, nati prima a Roma, si sono diffusi per l'Italia e ormai si propagano nelle province Ma queste sono cose che riguardano voi, e quindi vi sono meglio note: io parlerò di Roma e dei suoi vizi particolari e indigeni, che ci prendono fin dalla nascita e aumentano man mano che si cresce; premettendo però poche parole sull'austera disciplina in materia di crescita e formazione dei figli |
Nam pridem suus cuique filius, ex casta parente natus, non in cellula emptae nutricis, sed gremio ac sinu matris educabatur, cuius praecipua laus erat tueri domum et inservire liberis Eligebatur autem maior aliqua natu propinqua, cuius probatis spectatisque moribus omnis eiusdem familiae suboles committeretur; coram qua neque dicere fas erat quod turpe dictu, neque facere quod inhonestum factu videretur Ac non studia modo curasque, sed remissiones etiam lususque puerorum sanctitate quadam ac verecundia temperabat Sic Corneliam Gracchorum, sic Aureliam Caesaris, sic Atiam Augusti [matrem] praefuisse educationibus ac produxisse principes liberos accepimus |
In passato ogni figlio, nato da madre casta, non veniva allevato nella stanzetta di una nutrice prezzolata, bensì in grembo e al seno della madre, il cui vanto maggiore era di custodire la casa e di essere lei al servizio dei figli Si sceglieva, poi, una parente più anziana, di provati e specchiati costumi, cui affidare tutta la prole di una stessa casa; e in sua presenza non era ammesso pronunciare parola che apparisse turpe né assumere comportamenti che paressero sconvenienti Ed ella regolava, con la sua aura di pudica sacralità, non solo gli studi e le occupazioni, ma anche i momenti di pausa e i giochi dei ragazzi Sappiamo che in questo modo Cornelia, madre dei Gracchi, e Aurelia, madre di Cesare, e Azia, madre di Augusto, hanno diretto l'educazione dei loro figli e ne hanno fatto persone capaci di affermarsi |
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Tacito, Dialogus de oratoribus: 11-20
Latino: dall'autore Tacito, opera Dialogus de oratoribus parte 11-20
Quae disciplina ac severitas eo pertinebat, ut sincera et integra et nullis pravitatibus detorta unius cuiusque natura toto statim pectore arriperet artis honestas, et sive ad rem militarem sive ad iuris scientiam sive ad eloquentiae studium inclinasset, id solum ageret, id universum hauriret [29] At nunc natus infans delegatur Graeculae alicui ancillae, cui adiungitur unus aut alter ex omnibus servis, plerumque vilissimus nec cuiquam serio ministerio adcommodatus Horum fabulis et erroribus [et] virides [teneri] statim et rudes animi imbuuntur; nec quisquam in tota domo pensi habet, quid coram infante domino aut dicat aut faciat Quin etiam ipsi parentes non probitati neque modestiae parvulos adsuefaciunt, sed lasciviae et dicacitati, per quae paulatim impudentia inrepit et sui alienique contemptus |
L'obiettivo di questa rigorosa disciplina era che la natura di ciascuno, pura e intatta e non sviata da perversione alcuna potesse applicarsi subito e con fervore alle arti liberali; e, sia che inclinasse verso l'arte della guerra o alla scienza del diritto o alla professione dell'eloquenza, mirasse a quell'unica meta e si lasciasse assorbire totalmente in essa [29] Oggi invece i bambini, appena nati, vengono messi in mano a una qualche ancella greca, cui si aggiungono uno o due schiavi presi a caso, il più delle volte assolutamente spregevoli e inadatti a qualsiasi incarico serio Sono le sciocche chiacchiere di costoro che impregnano questi animi ancora teneri e in formazione; e non c'è nessuno in tutta la casa che si preoccupi di come parlare e comportarsi di fronte al padrone ancora bambino Anzi, gli stessi genitori non abituano i loro piccoli all'onestà e alla moderazione, bensì a essere insolenti e beffardi; e in questo modo si fanno gradualmente strada la spudoratezza e il disprezzo di sé e degli altri |
Iam vero propria et peculiaria huius urbis vitia paene in utero matris concipi mihi videntur, histrionalis favor et gladiatorum equorumque studia: quibus occupatus et obsessus animus quantulum loci bonis artibus relinquit Quotum quemque invenies qui domi quicquam aliud loquatur Quos alios adulescentulorum sermones excipimus, si quando auditoria intravimus Ne praeceptores quidem ullas crebriores cum auditoribus suis fabulas habent; colligunt enim discipulos non severitate disciplinae nec ingenii experimento, sed ambitione salutationum et inlecebris adulationis [30] Transeo prima discentium elementa, in quibus et ipsis parum laboratur: nec in auctoribus cognoscendis nec in evolvenda antiquitate nec in notitiam vel rerum vel hominum vel temporum satis operae insumitur |
Mi sembra che ormai i vizi propri e peculiari di questa città, cioè la passione per gli istrioni e la mania per i gladiatori e i cavalli, si concepiscano quasi nel ventre materno: e quando l'animo è così preso e posseduto, quanto spazio rimane alle arti liberali Dove troverai un giovane che in casa parli d'altro Di quale altro argomento li sentiamo chiacchierare, quando entriamo in una sala di conferenza Neppure i loro maestri conversano più spesso d'altro coi loro uditori: perché quelli rastrellano i loro discepoli non con la severità della disciplina, né dando prova del proprio ingegno, ma correndo a salutarli e con le lusinghe dell'adulazione [30] 'Tralascio l'istruzione elementare, in cui gli allievi fanno troppo poco: non ci si impegna abbastanza nella lettura degli autori, nell'approfondire la conoscenza del passato, nell'acquisire notizie su fatti, uomini, tempi |
Sed expetuntur quos rhetoras vocant; quorum professio quando primum in hanc urbem introducta sit quamque nullam apud maiores nostros auctoritatem habuerit, statim dicturus referam necesse est animum ad eam disciplinam, qua usos esse eos oratores accepimus, quorum infinitus labor et cotidiana meditatio et in omni genere studiorum assiduae exercitationes ipsorum etiam continentur libris | Sono ricercatissimi, invece, i cosiddetti retori; e, mentre intendo parlare - e lo farò tra poco - dell'epoca in cui la loro professione è stata introdotta a Roma e del credito sostanzialmente nullo che ha avuto presso i nostri antenati, d'altra parte è indispensabile ripensare al metodo formativo seguìto, come ci è ben noto, dagli oratori, la cui laboriosità instancabile, la cui preparazione quotidiana e l'applicazione perseverante in ogni ambito di studi sono testimoniate dalle loro stesse opere |