illic adultus inter extorris et liberalium artium nescios, mox per Africam ac Siciliam mutando sordidas merces sustentabatur; neque tamen effugit magnae fortunae pericula ac ni Aelius Lamia et L Apronius qui Africam obtinuerant insontem protexissent, claritudine infausti generis et paternis s adversis foret abstractus [14] Is quoque annus legationes Graecarum civitatium habuit, Samiis Iunonis, Cois Aesculapii delubro vetustum asyli ius ut firmaretur petentibus Samii decreto Amphictyonum nitebantur, quis praecipuum fuit rerum omnium iudicium, qua tempestate Graeci conditis per Asiam urbibus ora maris potiebantur neque dispar apud Coos antiquitas, et accedebat meritum ex loco: nam civis Romanos templo Aesculapii induxerant, cum iussu regis Mithridatis apud cunctas Asiae insulas et urbes trucidarentur |
Qui, cresciuto tra individui senza patria e privi di cultura, campava praticando basso commercio tra l'Africa e la Sicilia; tuttavia non sfuggì ai rischi propri delle personalità ricche e influenti E se Elio Lamia e Lucio Apronio, già responsabili del governo d'Africa, non l'avessero protetto, perché innocente, sarebbe stato rovinato dal nome della sua famiglia sventurata e dalle disgrazie del padre 14 Anche quest'anno vide le delegazioni di comunità greche: chiedevano la conferma dell'antichissimo diritto di asilo per il tempio di Giunone a Samo e di Esculapio a Coo I Samii si facevano forti di un decreto degli Anfizioni, investiti della massima autorità di giudicare su tutto, nel tempo in cui i Greci, fondate città in Asia, ne controllavano la fascia costiera Altrettanto antichi erano i diritti dei Coi, che vantavano, in aggiunta, un merito particolare derivante dal luogo: avevano infatti accolto nel tempio di Esculapio i cittadini romani, quando, per ordine del re Mitridate, dovevano essere trucidati in tutte le isole e le città d'Asia |
variis dehinc et saepius inritis praetorum questibus, postremo Caesar de immodestia histrionum rettulit: multa ab iis in publicum seditiose, foeda per domos temptari; Oscum quondam ludicrum, levissimae apud vulgum oblectationis, eo flagitiorum et virium venisse ut auctoritate patrum coercendum sit pulsi tum histriones Italia [15] Idem annus alio quoque luctu Caesarem adficit alterum ex geminis Drusi liberis extinguendo, neque minus morte amici is fuit Lucilius Longus, omnium illi tristium laetorumque socius unusque e senatoribus Rhodii secessus comes |
Dopo ripetute e spesso inutili lagnanze dei pretori, Cesare si risolse a relazionare sulla licenziosità dei mimi: molti dei loro spettacoli provocavano disordini pubblici e suscitavano scandali in ambienti privati; e la farsa osca di un tempo, che riscuoteva un men che mediocre successo tra la folla, aveva toccato livelli di immoralità e di violenza tali, per cui si imponeva, attraverso l'autorità del senato, una severa repressione Gli istrioni furono allora cacciati dall'Italia 15 Il medesimo anno afflisse ancora Cesare con un altro lutto per la morte di uno dei due gemelli di Druso e altrettanto per la scomparsa di un amico Si trattava di Lucilio Longo, che con lui aveva condiviso ogni gioia e tristezza, l'unico dei senatori che l'avesse accompagnato nel ritiro di Rodi |
ita quamquam novo homini censorium funus, effigiem apud forum Augusti publica pecunia patres decrevere, apud quos etiam tum cuncta tractabantur, adeo ut procurator Asiae Lucilius Capito accusante provincia causam dixerit, magna cum adseveratione principis non se ius nisi in servitia et pecunias familiares dedisse: quod si vim praetoris usurpasset manibusque militum usus foret, spreta in eo mandata sua: audirent socios ita reus cognito negotio damnatur ob quam ultionem et quia priore anno in C Silanum vindicatum erat, decrevere Asiae urbes templum Tiberio matrique eius ac senatui et permissum statuere; egitque Nero grates ea causa patribus atque avo, laetas inter audientium adfectiones qui recenti memoria Germanici illum aspici, illum audiri rebantur |
Per questo, benché fosse uomo nuovo, il senato gli decretò un funerale censorio e una statua, nel foro di Augusto, a spese dello stato; si continuava ancora infatti a trattare tutti gli affari nella curia, e, in quella sede, a seguito delle accuse mosse contro di lui dalla provincia, aveva dovuto difendersi il procuratore d'Asia Lucilio Capitone, dopo la recisa dichiarazione del principe di non avergli conferito autorità se non sui suoi schiavi e sul suo patrimonio: se poi si era arrogato il potere di un pretore, ricorrendo all'impiego della forza militare, aveva violato i suoi ordini e si dovevano ascoltare gli alleati Così l'accusato, dopo l'istruttoria, subì la condanna Per questo atto di giustizia e per la punizione inflitta l'anno prima a Gaio Silano, le città d'Asia decretarono un tempio a Tiberio, a sua madre e al senato Ne fu consentita la costruzione; il ringraziamento ufficiale ai senatori e al nonno, per la concessione, venne pronunciato da Nerone, fra la gioia commossa degli ascoltatori che, per il ricordo ancora fresco di Germanico, era lui che credevano di vedere e di ascoltare |
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aderantque iuveni modestia ac forma principe viro digna, notis in eum Seiani odiis ob periculum gratiora [16] Sub idem tempus de flamine Diali in locum Servi Maluginensis defuncti legendo, simul roganda nova lege disseruit Caesar nam patricios confarrc atis parentibus genitos tres simul nominari, ex quis unus legeretur, vetusto more; neque adesse, ut olim, eam copiam, omissa confarreandi adsuetudine aut inter paucos retenta (pluresque eius rei causas adferebat, potissimam penes incuriam virorum feminarumque; accedere ipsius caerimoniae difltcultates quae consulto vitarentur) et quoniam exiret e iure patrio qui id flamonium apisceretur quaeque in manum flaminis conveniret |
Il portamento composto e la bellezza del giovane erano degni di un principe, qualità tanto più apprezzate perché era noto l'odio di Seiano nei suoi confronti e quindi il rischio che Nerone correva 16 Nello stesso periodo ci fu un intervento di Cesare relativo all'elezione del flamine diale, in sostituzione di Servio Maluginense venuto a morte, e insieme alla necessità di introdurre una nuova normativa in materia Infatti, secondo l'antica procedura, si dovevano indicare contemporaneamente tre patrizi, nati da genitori uniti in matrimonio col rito della confarreazione, e la scelta era ristretta a uno di questi; ma non c'era più, come un tempo, una vasta disponibilità di candidati, perché la confarreazione era caduta in disuso e veniva praticata solo da pochi (e Tiberio adduceva numerosi motivi del cambiamento, tra cui il principale era l'indifferenza di uomini e donne e, inoltre, la complessità del cerimoniale, deliberatamente evitato) e perché chi assumeva l'ufficio di flamine e colei che passava sotto la sua autorità maritale, si sottraevano alla patria potestà |
ita medendum senatus decreto aut lege, sicut Augustus quaedam ex horrida illa antiquitate ad praescentem usum flexisset igitur tractatis religionibus placitum instituto flaminum nihil demutari: sed lata lex qua flaminica Dialis sacrorum causa in potestate viri, cetera promisco feminarum iure ageret et filius Maluginensis patri suffectus utque glisceret dignatio sacerdotum atque ipsis promptior animus foret ad capessendas caerimonias decretum Corneliae virgini, quae in locum Scantiae capiebatur, sestertium viciens, et quotiens Augusta theatrum introisset ut sedes inter Vestalium consideret |
Occorreva dunque porre rimedio con un decreto del senato o con una legge, sull'esempio di Augusto, che aveva adattato alle esigenze moderne norme ispirate alla rude mentalità degli antichi Presa dunque in esame la materia religiosa, si decretò di non mutare nulla nell'istituto dei flamini, ma si propose una nuova legge, per cui la moglie del flamine diale, nell'ambito del culto, soggiacesse alla potestà maritale e, per il resto, vivesse con gli stessi diritti goduti dalle altre donne Il figlio di Maluginense successe alla carica del padre Per accrescere, poi, la dignità dei sacerdoti e renderli più premurosi nella celebrazione dei riti sacri, venne decretato che alla vestale Cornelia, subentrata a Scanzia, fosse concessa un'elargizione di due milioni di sesterzi e che Augusta, ogni volta che si fosse recata a teatro, prendesse posto tra le vestali |
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[17] Cornelio Cethego Visellio Varrone consulibus pontifices eorumque exemplo ceteri sacerdotes, cum pro incolumitate principis vota susciperent, Neronem quoque et Drusum isdem dis commendavere, non tam caritate iuvenum quam adulatione, quae moribus corruptis perinde anceps, si nulla et ubi nimia est nam Tiberius haud umquam domui Germanici mitis, tum vero aequari adulescentes senectae suae impatienter indoluit accitosque pontifices percontatus est num id precibus Agrippinae aut minis tribuissent et illi quidem, quamquam abnuerent, modice perstricti; etenim pars magna e propinquis ipsius aut primores civitatis erant: ceterum in senatu oratione monuit in posterum ne quis mobilis adulescentium animos praematuris honoribus ad superbiam extolleret |
17 Nell'anno del consolato di Cornelio Cetego e Visellio Varrone, i pontefici e, sul loro esempio, tutti gli altri sacerdoti, nell'innalzare voti per l'incolumità del principe, unirono nelle loro preghiere agli stessi dèi anche Nerone e Druso, non tanto per amore verso i giovani, bensì per adulazione, della quale, in tempi di corruzione dei valori, è egualmente pericolosa l'assenza o l'eccesso Tiberio infatti, che non era mai stato tenero verso la famiglia di Germanico, nel vedersi messo, lui vecchio, sullo stesso piano dei due ragazzi, se n'ebbe a male e, convocati i pontefici, chiese loro se avessero ceduto alle pressioni o alle minacce di Agrippina Nonostante le risposte negative, si ebbero dei rimproveri, per quanto contenuti: erano in gran parte suoi parenti o personalità di primo piano in Roma; in senato prese poi la parola, mettendoli in guardia, per il futuro, dal favorire con onori prematuri, la superbia nell'animo suggestionabile di quei ragazzi |
instabat quippe Seianus incusabatque diductam civitatem ut civili bello: esse qui se partium Agrippinae vocent, ac ni resistatur, fore pluris; neque aliud gliscentis discordiae remedium quam si unus alterve maxime prompti subverterentur [18] Qua causa C Silium et Titium Sabinum adgreditur amicitia Germanici perniciosa utrique, Silio et quod ingentis exercitus septem per annos moderator partisque apud Germaniam triumphalibus Sacroviriani belli victor, quanto maiore mole procideret, plus formidinis in alios dispergebatur credebant plerique auctam offensionem ipsius intemperantia, immodice iactantis snum militem in obsequio duravisse cum alii ad seditiones prolaberentur; neque mansurum Tiberio imperium si iis quoque legionibus cupido novandi fuisset |
Dietro c'erano infatti le pressioni di Seiano, il quale denunciava l'esistenza, in città, di due partiti, come in una guerra civile: c'era gente che si dichiarava dalla parte di Agrippina e, se non si arginava la cosa, sarebbero diventati più numerosi; l'unico rimedio alla frattura crescente era togliere di mezzo uno o due dei sostenitori più risoluti 18 Con questo pretesto, porta il suo attacco contro Gaio Silio e Tizio Sabino L'amicizia per Germanico risultò rovinosa a entrambi; contro Silio giocò anche l'aver tenuto il comando di un grande esercito per sette anni e l'aver meritato in Germania, quale vincitore della guerra contro Sacroviro, le insegne trionfali: quanto più rovinosa la caduta, tanto maggiore panico poteva incutere negli altri Era opinione diffusa che l'avversione di Tiberio avesse trovato altri motivi a causa dell'incauto compiacimento di Silio nel menare esagerato vanto che i suoi soldati erano rimasti al loro posto mentre altri franavano nella rivolta; e che a Tiberio non sarebbe rimasto il potere, se anche le sue legioni avessero nutrito desiderio di rivolgimenti |
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destrui per haec fortunam suam Caesar imparemque tanto merito rebatur nam beneficia eo usque laeta sunt dum videntur exolvi posse: ubi multum antevenere pro gratia odium redditur [19] Erat uxor Silio Sosia Galla, caritate Agrippinae invisa principi hos corripi dilato ad tempus Sabino placitum, immissusque Varro consul qui patennas inimicitias obtendens odiis Seiani per dedecus suum gratifcabatur precante reo brevem moram, dum accusator consulatu abiret, adversatus est Caesar: solitum quippe magistratibus diem privatis dicere: nec infringendum consulis ius, cuius vigiliis niteretur ne quod res publica detrimentum caperet proprium id Tiberio fuit scelera nuper reperta priscis verbis obtegere |
Cesare vedeva in ciò un pericoloso attentato alla propria posizione e capiva di non poter ripagare un servizio così grande I benefici infatti sono graditi, finché appare possibile sdebitarsi: se travalicano tale possibilità, alla gratitudine subentra l'odio 19 Moglie di Silio era Sosia Galla, invisa al principe per la sua devozione ad Agrippina Si decise di farla finita coi due, rimandando Sabino ad altra occasione; venne aizzato contro di loro il console Varrone, il quale, col pretesto di inimicizie paterne, a prezzo del proprio disonore si faceva servo dell'odio di Seiano Alla richiesta avanzata dall'accusato di una breve dilazione, in attesa che l'accusatore lasciasse la carica di console, si oppose Cesare: era normale pratica dei magistrati - sostenne - chiamare in giudizio i cittadini privati; impensabile violare la prerogativa di un console, dalla cui vigilante efficienza dipendeva che lo stato non subisse danno alcuno Era caratteristica di Tiberio celare sotto formule tradizionali malvagità di nuova fattura |
igitur multa adseveratione, quasi aut legibus cum Silio ageretur aut Varro consul aut illud res publica esset, coguntur patres, silente reo, vel si defensionem coeptaret, non occultante cuius ira premeretur conscientia belli Sacrovir diu dissimulatus, victoria per avaritiam foedata et uxor socia arguebantur nec dubie repetundarum criminibus haerebant, sed cuncta quaestione maiestatis exercita, et Silius imminentem damnationem voluntario fine praevertit [20] Saevitum tamen in bona, non ut stipendiariis pecuniae redderentur, quorum nemo repetebat, sed liberalitas Augusti avulsa, computatis singillatim quae fisco petebantur ea prima Tiberio erga pecuniam alienam diligentia fuit Sosia in exilium pellitur Asinii Galli sententia, qui partem bonorum publicandam, pars ut liberis relinqueretur censuerat |
Quindi con severa intransigenza, come se davvero si applicasse a Silio la legge, o Varrone fosse un vero console, o quella realtà una repubblica, si convoca il senato; taceva l'imputato o, nei tentativi di difesa, diceva apertamente di quale odio fosse vittima Le imputazioni erano: la lunga copertura offerta a Sacroviro, per connivenza coi rivoltosi, la vittoria macchiata dall'avidità e la complicità della moglie Era sì tenuta in piedi l'accusa di concussione, ma tutto il processo era incentrato sul reato di lesa maestà, e Silio prevenne la condanna, imminente, dandosi la morte 20 Ciò nonostante si infierì sul suo patrimonio, non per restituire alle province tributarie quel denaro che nessuno pretendeva, ma per togliergli, con calcolo cavilloso, quei beni, dovuti alla generosità di Augusto, ora richiesti dal fisco Fu il primo esempio di un calcolato interesse in Tiberio per il denaro altrui Sosia venne inviata in esilio, su proposta di Asinio Gallo, che si era espresso per una parziale confisca dei beni, lasciando il resto ai figli |
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contra M Lepidus quartam accusatoribus secundum necessitudinem legis, cetera liberis concessit hunc ego Lepidum temporibus illis gravem et sapientem virum fuisse comperior: nam pleraque ab saevis adulationibus aliorum in melius flexit neque tamen temperamenti egebat, cum acquabili auctoritate et gratia apud Tiberium viguerit unde dubitare cogor fato et sorte nascendi, ut cetera, ita principum inclinatio in hos, offensio in illos, an sit aliquid in nostris consiliis liceatque inter abruptam contumaciam et deforme obsequium pergere iter ambitione ac periculis vacuum |
Marco Lepido invece ne assegnò un quarto agli accusatori, secondo disposizione di legge, e il resto ai figli Mi risulta essere stato questo Lepido, a quel tempo, persona autorevole e saggia: riuscì infatti a correggere in meglio molte proposte altrui dettate da bieco servilismo Né doveva ricorrere a sottili equilibrismi, perché mantenne, agli occhi di Tiberio, una autorevolezza pari al favore Ragion per cui non posso non chiedermi se, come per tutto il resto, il favore dei principi concesso ad alcuni e l'avversione per altri sia un gioco del destino o una fatalità legata alla nascita, oppure se ciò, almeno in parte, non dipenda dalle nostre scelte, e se esista una possibilità, tra l'opposizione frontale e l'osceno servilismo, di procedere per la propria strada, libera da intrighi e pericoli |