Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 09-10 Parte 03

Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 09-10 Parte 03

Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libri 09-10 Parte 03

Quereris incidisse te in hominem ingratum: si hoc nunc primum, age aut fortunae aut diligentiae tuae gratias

Sed nihil facere hoc loco diligentia potest nisi te malignum; nam si hoc periculum vitare volueris, non dabis beneficia; ita ne apud alium pereant, apud te peribunt

Non respondeant potius quam non dentur: et post malam segetem serendum est

Saepe quidquid perierat adsidua infelicis soli sterilitate unius anni restituit ubertas

Est tanti, ut gratum invenias, experiri et ingratos

Nemo habet tam certam in beneficiis manum ut non saepe fallatur: aberrent, ut aliquando haereant

Post naufragium maria temptantur; feneratorem non fugat a foro coctor

Cito inerti otio vita torpebit, si relinquendum est quidquid offendit
Ti lamenti di esserti imbattuto in un ingrato: se questa è la prima volta, ringrazia la fortuna oppure la tua prudenza

Ma in questo caso la prudenza non può fare niente, se non renderti gretto; difatti, se non vorrai correre il pericolo dell'ingratitudine, non dovrai più fare benefici; così, perché non vadano perduti per colpa d'altri, andranno perduti per te

meglio non ricevere gratitudine piuttosto che non fare del bene; anche dopo un cattivo raccolto bisogna seminare

Spesso la produzione abbondante di un solo anno compensa le perdite dovute alla persistente sterilità di un terreno infecondo

Vale la pena sperimentare anche l'ingratitudine pur di trovare una persona grata

Nessuno può elargire benefici con tanta avvedutezza da non ingannarsi di frequente: cadano pure nel vuoto, purché qualche volta non vadano perduti

I marinai riprendono il mare anche dopo un naufragio; se un debitore fallisce, non per questo l'usuraio abbandona i suoi affari

La vita si intorpidirebbe ben presto in un ozio inerte se dovessimo lasciare da parte tutto quello che non ha fortuna
Te vero benigniorem haec ipsa res faciat; nam cuius rei eventus incertus est, id ut aliquando procedat saepe temptandum est

Sed de isto satis multa in iis libris locuti sumus qui de beneficiis inscribuntur: illud magis quaerendum videtur, quod non satis, ut existimo, explicatum est, an is qui profuit nobis, si postea nocuit, paria fecerit et nos debito solverit

Adice, si vis, et illud: multo plus postea nocuit quam ante profuerat

Si rectam illam rigidi iudicis sententiam quaeris, alterum ab altero absolvet et dicet, 'quamvis iniuriae praeponderent, tamen beneficiis donetur quod ex iniuria superest'

Plus nocuit, sed prius profuit; itaque habeatur et temporis ratio
Proprio questa delusione deve renderti più generoso; anche se la riuscita di un'azione è incerta, bisogna fare diversi tentativi perché prima o poi vada a segno

Ma di questo argomento ho parlato abbastanza nel mio libro I benefici: mi sembra, invece, vada approfondito un problema che, secondo me, non è stato sviluppato a sufficienza: cioè, se il nostro benefattore in un secondo momento ci fa del male, siamo pari e liberi da ogni debito di riconoscenza

Aggiungi, se vuoi, anche questa evenienza: mi ha fatto più male poi di quanto mi avesse giovato prima

Vuoi la giusta sentenza di un magistrato severo, Giudicherà che le azioni si compensano l'una con l'altra e sentenzierà: Sebbene le offese siano preponderanti, tuttavia la parte di male in eccesso sia condonata in nome dei benefic arrecati

Il male è stato maggiore, ma il beneficio è precedente; perciò anche il tempo deve avere il suo peso
Iam illa manifestiora sunt quam ut admoneri debeas quaerendum esse quam libenter profuerit, quam invitus nocuerit, quoniam animo et beneficia et iniuriae constant

'Nolui beneficium dare; victus sum aut verecundia aut instantis pertinacia aut spe

' Eo animo quidque debetur quo datur, nec quantum sit sed a quali profectum voluntate perpenditur

Nunc coniectura tollatur: et illud beneficium fuit et hoc, quod modum beneficii prioris excessit, iniuria est

Vir bonus utrosque calculos sic ponit ut se ipse circumscribat: beneficio adicit, iniuriae demit

Alter ille remissior iudex, quem esse me malo, iniuriae oblivisci iubebit, officii meminisse

'Hoc certe' inquis 'iustitiae convenit, suum cuique reddere, beneficio gratiam, iniuriae talionem aut certe malam gratiam
Ci sono poi dei fattori troppo evidenti perché debba ricordarteli: bisogna vedere se il bene è stato fatto volentieri, e il male invece contro la propria volontà, poiché sia i benefici che le offese hanno un valore a seconda dello spirito con cui si fanno

Non avrei voluto concedere quel favore; mi sono lasciato vincere o dal rispetto, o dall'insistenza di chi me lo chiedeva o da una qualche speranza

Ogni favore bisogna ricambiarlo con lo stesso spirito con cui è fatto, senza considerarne l'entità, ma la volontà che lo ha originato

Lasciamo ora da parte le ipotesi: quello è stato il favore e questa è l'offesa, che ha superato l'entità del favore

L'individuo virtuoso nel fare i calcoli si imbroglia da sé: aumenta il valore del beneficio, diminuisce quello dell'offesa

Un altro giudice più indulgente - e questo vorrei essere io - ci imporrà di dimenticare l'offesa e di ricordare il beneficio

Ma, ribatti, è più giusto ricambiare ciascuno come si merita, il benefattore con la riconoscenza, chi ci ha offeso con la legge del taglione o almeno con il rancore

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Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libri 17-18 (parte 01)

' Verum erit istud cum alius iniuriam fecerit, alius beneficium dederit; nam si idem est, beneficio vis iniuriae extinguitur

Nam cui, etiam si merita non antecessissent, oportebat ignosci, post beneficia laedenti plus quam venia debetur

Non pono utrique par pretium: pluris aestimo beneficium quam iniuriam

Non omnes esse grati sciunt: debere beneficium potest etiam inprudens et rudis et unus e turba, utique dum prope est ab accepto, ignorat autem quantum pro eo debeat

Uni sapienti notum est quanti res quaeque taxanda sit

Nam ille de quo loquebar modo stultus, etiam si bonae voluntatis est, aut minus quam debet aut alio quam debet tempore aut quo non debet loco reddit; id quod referendum est effundit atque abicit

Mira in quibusdam rebus verborum proprietas est, et consuetudo sermonis antiqui quaedam efficacissimis et officia docentibus notis signat
Questo sarà vero se chi ci ha fatto del male e chi ci ha beneficato non sono la stessa persona; in caso contrario il beneficio annulla il male

Se era giusto perdonare a chi ci fa del male, anche se non c'erano meriti precedenti, gli si deve più che il perdono se ci danneggia dopo che ci ha fatto del bene

Per me beneficio e offesa non hanno il medesimo valore: valuto di più l'uno che l'altra

Non tutti sanno dimostrarsi grati: anche un uomo qualsiasi, sciocco e rozzo, può sentirsi obbligato, soprattutto se il favore l'ha ricevuto da poco; ignora, però in che misura deve esserlo

Solo il saggio sa quanto e che cosa bisogna valutare

Lo sciocco di cui parlavo ora, anche se ha buona volontà, ricambia in misura minore al dovuto, oppure non ricambia a luogo e tempo debito; così spreca e getta via la sua riconoscenza

Per certi soggetti esistono vocaboli straordinariamente appropriati, e un'antica consuetudine linguistica designa taluni concetti con termini efficacissimi volti a indicare i doveri
Sic certe solemus loqui: 'ille illi gratiam rettulit'

Referre est ultro quod debeas adferre

Non dicimus 'gratiam reddidit'; reddunt enim et qui reposcuntur et qui inviti et qui ubilibet et qui per alium

Non dicimus 'reposuit beneficium' aut 'solvit': nullum nobis placuit quod aeri alieno convenit verbum

Referre est ad eum a quo acceperis rem ferre

Haec vox significat voluntariam relationem: qui rettulit, ipse se appellavit

Sapiens omnia examinabit secum, quantum acceperit, a quo, quare, quando, ubi, quemadmodum

Itaque negamus quemquam scire gratiam referre nisi sapientem, non magis quam beneficium dare quisquam scit nisi sapiens hic scilicet qui magis dato gaudet quam alius accepto

Hoc aliquis inter illa numerat quae videmur inopinata omnibus dicere paradoxa Graeci vocant et ait, 'nemo ergo scit praeter sapientem referre gratiam
Noi almeno diciamo abitualmente: Gli ha ricambiato il favore

Ricambiare significa dare di propria iniziativa quanto è dovuto

Non diciamo: Ha restituito il favore, perché restituiscono anche quelle persone che lo fanno su richiesta o contro voglia o quando pare a loro o per mezzo di un altro

Non diciamo: Ha reso il favore o Ha pagato il suo debito: non ci piacciono le parole che si adoperano per i debiti

Ricambiare è restituire il favore a chi te l'ha fatto

Questa parola indica un rapporto spontaneo: chi ha ricambiato, ha fatto appello a se stesso

Il saggio esaminerà fra sé tutto quanto ha ricevuto, da chi, il motivo, il momento, il luogo e la maniera

Perciò sosteniamo che solo il saggio sa ricambiare il favore, come è il solo che lo sa fare; egli certo gode a farlo più di quanto un altro goda a riceverlo

Qualcuno classifica questo concetto tra quelli che noi sosteniamo contro l'opinione comune i Greci li chiamano e dice: Nessuno, dunque, se non il saggio, sa ricambiare un favore

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ergo nec quod debet creditori suo reponere quisquam scit alius nec, cum emit aliquam rem, pretium venditori persolvere

' Ne nobis fiat invidia, scito idem dicere Epicurum

Metrodorus certe ait solum sapientem referre gratiam scire

Deinde idem admiratur cum dicimus, 'solus sapiens scit amare, solus sapiens amicus est'

Atqui et amoris et amicitiae pars est referre gratiam, immo hoc magis vulgare est et in plures cadit quam vera amicitia

Deinde idem admiratur quod dicimus fidem nisi in sapiente non esse, tamquam non ipse idem dicat

An tibi videtur fidem habere qui referre gratiam nescit

Desinant itaque infamare nos tamquam incredibilia iactantes et sciant apud sapientem esse ipsa honesta, apud vulgum simulacra rerum honestarum et effigies

Nemo referre gratiam scit nisi sapiens
Nessun altro sa restituire il suo debito al creditore o, quando compra qualcosa, sa pagare il prezzo a chi vende

Perché non mi si guardi male, sappi che Epicuro dice la stessa cosa

Metrodoro almeno sostiene che solo il saggio sa ricambiare un favore

Lo stesso avversario si stupisce, poi, quando affermiamo: Solo il saggio sa amare, solo il saggio è un vero amico

Ma la riconoscenza è parte integrante sia dell'amore che dell'amicizia, anzi è più comune e più diffusa della vera amicizia

Sempre lo stesso si stupisce, inoltre, perché diciamo che solo il saggio è leale, come se egli non dicesse poi la stessa cosa

Oppure, secondo te, può essere leale un uomo che non sa essere riconoscente

La finiscano allora di accusarci come se affermassimo cose incredibili e sappiano che il saggio possiede l'onestà vera e propria, mentre la massa possiede solo immagini e parvenze di onestà

Nessuno, se non il saggio, sa essere riconoscente
Stultus quoque, utcumque scit et quemadmodum potest, referat; scientia illi potius quam voluntas desit: velle non discitur

Sapiens omnia inter se comparabit; maius enim aut minus fit, quamvis idem sit, tempore, loco, causa

Saepe enim hoc non potuere divitiae in domum infusae quod opportune dati mille denarii

Multum enim interest donaveris an succurreris, servaverit illum tua liberalitas an instruxerit; saepe quod datur exiguum est, quod sequitur ex eo magnum

Quantum autem existimas interesse utrum aliquis quod daret a se quod praestabat sumpserit an beneficium acceperit ut daret

Sed ne in eadem quae satis scrutati sumus revolvamur, in hac comparatione beneficii et iniuriae vir bonus iudicabit quidem quod erit aequissimum, sed beneficio favebit; in hanc erit partem proclivior
Anche lo sciocco mostri la sua gratitudine, come sa e come può; gli manchi la scienza piuttosto che la volontà: la volontà non si impara

Il saggio metterà a confronto ogni elemento: anche se è la stessa, un'azione può avere più o meno valore a seconda del momento, del luogo, delle cause

Spesso la ricchezza piovuta su una casa non ha avuto lo stesso effetto di mille denari dati al momento opportuno

C'è una grande differenza tra fare un regalo e dare un aiuto, tra salvare una persona con la propria liberalità, oppure dargli il superfluo; spesso quello che si dà è poco, ma produce molto

Che differenza pensi che ci sia se uno dà del proprio o ha ricevuto da altri per dare

Ma per non ritornare sullo stesso argomento che abbiamo trattato a sufficienza, in questo confronto tra beneficio e offesa, il saggio giudicherà nel modo più equo, ma attribuirà più valore al beneficio e propenderà per esso

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[16] Plurimum autem momenti persona solet adferre in rebus eiusmodi: 'dedisti mihi beneficium in servo, iniuriam fecisti in patre; servasti mihi filium, sed patrem abstulisti'

Alia deinceps per quae procedit omnis conlatio prosequetur, et si pusillum erit quod intersit, dissimulabit; etiam si multum fuerit, sed si id donari salva pietate ac fide poterit, remittet, id est si ad ipsum tota pertinebit iniuria

Summa rei haec est: facilis erit in commutando; patietur plus inputari sibi; invitus beneficium per compensationem iniuriae solvet; in hanc partem inclinabit, huc verget, ut cupiat debere gratiam, cupiat referre

Errat enim si quis beneficium accipit libentius quam reddit: quanto hilarior est qui solvit quam qui mutuatur, tanto debet laetior esse qui se maximo aere alieno accepti benefici exonerat quam qui cum maxime obligatur
In faccende del genere moltissimo dipende dal carattere di una persona: Hai beneficato un mio schiavo, ma hai offeso mio padre; hai salvato mio figlio, ma mi hai tolto il padre

Proseguirà poi facendo tutti i debiti confronti e, se la differenza è minima, la ignorerà; ma, anche se è considerevole, e può però essere tralasciata mantenendo salvi lealtà e dovere, cioè, se l'offesa riguarda interamente lui solo, la trascurerà

Il punto principale è questo: sarà generoso nel cambio; accetterà che gli si attribuisca un debito maggiore; sarà restio a ritenere il favore compensato dall'offesa; sarà propenso e incline a desiderare di dover riconoscenza e di ricambiare

un errore ricevere un favore più volentieri che restituirlo: chi paga un debito è più felice di chi lo contrae; allo stesso modo chi si libera del grosso debito di un beneficio deve essere più contento di chi rimane obbligato
Nam in hoc quoque falluntur ingrati, quod creditori quidem praeter sortem extra ordinem numerant, beneficiorum autem usum esse gratuitum putant: et illa crescunt mora tantoque plus solvendum est quanto tardius

Ingratus est qui beneficium reddit sine usura; itaque huius quoque rei habebitur ratio, cum conferentur accepta et expensa

Omnia facienda sunt ut quam gratissimi simus

Nostrum enim hoc bonum est, quemadmodum iustitia non est ut vulgo creditur ad alios pertinens: magna pars eius in se redit
Gli ingrati sbagliano anche in questo: pagano al creditore oltre al capitale anche gli interessi, e ritengono, invece, di poter usufruire gratuitamente dei benefìc: anche questi crescono, se si tarda, e più si tarda, più bisogna pagare

L'individuo che ricambia un beneficio senza aggiungere gli interessi è un ingrato; bisogna, perciò tener conto anche di questo quando si metteranno a confronto i favori ricevuti e quelli fatti

Dobbiamo fare di tutto per dimostrare la massima gratitudine

Questo è un bene nostro, allo stesso modo che la giustizia non riguarda gli altri, come comunemente si crede: gran parte ricade su se stessa

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Nemo non, cum alteri prodest, sibi profuit, non eo nomine dico, quod volet adiuvare adiutus, protegere defensus, quod bonum exemplum circuitu ad facientem revertitur sicut mala exempla recidunt in auctores nec ulla miseratio contingit iis qui patiuntur iniurias quas posse fieri faciendo docuerunt, sed quod virtutum omnium pretium in ipsis est

Non enim exercentur ad praemium: recte facti fecisse merces est

Gratus sum non ut alius mihi libentius praestet priori inritatus exemplo, sed ut rem iucundissimam ac pulcherrimam faciam; gratus sum non quia expedit, sed quia iuvat

Hoc ut scias ita esse, si gratum esse non licebit nisi ut videar ingratus, si reddere beneficium non aliter quam per speciem iniuriae potero, aequissimo animo ad honestum consilium per mediam infamiam tendam
Ognuno, quando fa del bene a un altro, lo fa a se stesso, E non lo dico perché chi è stato aiutato vuole aiutare, chi è stato difeso vuole proteggere e perché il buon esempio ritorna sulla persona che lo ha dato, così come i cattivi esempi ricadono sugli autori, e se uno con le sue azioni ha insegnato che si può offendere, non trova commiserazione quando viene a sua volta offeso; ma lo dico perché ogni virtù trova in se stessa la sua ricompensa

Non la si esercita in vista di un premio: il guadagno di un'azione virtuosa consiste nell'averla compiuta

Dimostro gratitudine non perché un altro spronato dal mio precedente esempio mi aiuti più volentieri, ma per compiere un'azione dolcissima e bellissima; sono grato non perché mi conviene, ma perché mi piace

Per renderti conto che le cose stanno così, sappi che se potrò dimostrare la mia gratitudine solo sembrando ingrato, se potrò ricambiare un favore solo sotto l'apparenza di un'offesa, con la massima tranquillità realizzerò questo giusto proposito anche a prezzo dell'onore

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