Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 07-08 Parte 02, pag 3

Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 07-08 Parte 02

Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libri 07-08 Parte 02
Non est ergo M Catonis maius bonum honesta vita quam mors honesta, quoniam non intenditur virtus

Idem esse dicebat Socrates veritatem et virtutem

Quomodo illa non crescit, sic ne virtus quidem: habet numeros suos, plena est

Non est itaque quod mireris paria esse bona, et quae ex proposito sumenda sunt et quae si ita res tulit

Nam si hanc inaequalitatem receperis ut fortiter torqueri in minoribus bonis numeres, numerabis etiam in malis, et infelicem Socraten dices in carcere, infelicem Catonem vulnera sua animosius quam fecerat retractantem, calamitosissimum omnium Regulum fidei poenas etiam hostibus servatae pendentem

Atqui nemo hoc dicere, ne ex mollissimis quidem, ausus est; negant enim illum esse beatum, sed tamen negant miserum
La nobile vita di M Catone non è un bene più grande della sua nobile morte: la virtù è sempre uguale a se stessa

Socrate diceva che virtù e verità coincidono

La verità non cresce, e nemmeno la virtù: ha tutte le sue parti, è completa

Non c'è, dunque, da stupirsi che i beni siano uguali, sia quelli che bisogna cercare di proposito, sia quelli che ci portano le circostanze

Se ammetterai una disparità tra i beni, e subire da forti la tortura lo giudicherai un bene minore, finirai anche per calcolarlo tra i mali e definirai infelice Socrate in carcere e infelice Catone che riaprì le sue ferite con più coraggio di quello con cui se le era inferte, e più sventurato di tutti Regolo, che pagò il prezzo di un giuramento rispettato anche nei confronti dei nemici

Ma nessuno, neppure l'individuo meno virile, ha osato affermare questo; non dicono che lui sia stato felice, ma neppure che sia stato infelice
Academici veteres beatum quidem esse etiam inter hos cruciatus fatentur, sed non ad perfectum nec ad plenum, quod nullo modo potest recipi: nisi beatus est, in summo bono non est

Quod summum bonum est supra se gradum non habet, si modo illi virtus inest, si illam adversa non minuunt, si manet etiam comminuto corpore incolumis: manet autem

Virtutem enim intellego animosam et excelsam, quam incitat quidquid infestat

Hunc animum, quem saepe induunt generosae indolis iuvenes quos alicuius honestae rei pulchritudo percussit, ut omnia fortuita contemnant, profecto sapientia non infundet et tradet; persuadebit unum bonum esse quod honestum, hoc nec remitti nec intendi posse, non magis quam regulam qua rectum probari solet flectes

Quidquid ex illa mutaveris iniuria est recti
I filosofi della antica Accademia ammettono che uno può essere felice anche tra i supplizi, ma non in maniera completa, totale; una tesi assolutamente inaccettabile: se uno non è felice, non possiede il sommo bene

Il sommo bene è al culmine della scala dei valori, purché in esso sia insita la virtù, e non la indeboliscano le avversità e rimanga intatta anche quando il corpo è fatto a pezzi: e tale rimane

Mi riferisco a quella virtù coraggiosa ed eccelsa, che è spronata da qualunque avversità

la virtù a trasmetterci e a infonderci questo coraggio: spesso lo hanno i giovani di temperamento generoso, colpiti dalla bellezza di una nobile azione al punto da disprezzare tutto ciò che è dovuto al caso; la saggezza è in grado di convincerci che esiste un solo bene e cioè la virtù e che non si può né tenderla, né allentarla, come non si può piegare la riga con cui si controlla se una linea è retta

Qualunque modifica apporti deformi la linea retta
Idem ergo de virtute dicemus: et haec recta est, flexuram non recipit; rigidari quidem amplius intendi potest

Haec de omnibus rebus iudicat, de hac nulla

Si rectior ipsa non potest fieri, ne quae ab illa quidem fiunt alia aliis rectiora sunt; huic enim necesse est respondeant; ita paria sunt

'Quid ergo

' inquis 'iacere in convivio et torqueri paria sunt

' Hoc mirum videtur tibi

illud licet magis admireris: iacere in convivio malum est, iacere in eculeo bonum est, si illud turpiter, hoc honeste fit

Bona ista aut mala non efficit materia sed virtus; haec ubicumque apparuit, omnia eiusdem mensurae ac pretii sunt
Della virtù possiamo dire lo stesso: anch'essa è retta e non ammette storture: può certo, diventare più rigida, ma non tendersi maggiormente

giudice di tutto, ma non ha giudici

E se non può diventare più diritta di quanto è, neppure le azioni che ne derivano conoscono gradi differenziati di dirittura; devono necessariamente corrisponderle e, dunque, sono uguali

E allora

ribatti, starsene a banchetto ed essere torturati è lo stesso

Ti stupisci

Di questo dovresti stupirti di più: stare a banchetto è un male, essere sottoposti a tortura è un bene, se lì prevale un atteggiamento vergognoso e qui uno nobile

Non sono le occasioni, ma la virtù a rendere le azioni buone o malvagie; dovunque si mostri, tutto diventa della stessa misura e valore

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Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 03-04  Parte 03
Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 03-04 Parte 03

Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libri 03-04 Parte 03

In oculos nunc mihi manus intentat ille qui omnium animum aestimat ex suo, quod dicam paria bona esse honeste iudicantis et honeste periclitantis, quod dicam paria bona esse eius qui triumphat et eius qui ante currum vehitur invictus animo

Non putant enim fieri quidquid facere non possunt; ex infirmitate sua ferunt de virtute sententiam

Quid miraris si uri, vulnerari, occidi, alligari iuvat, aliquando etiam libet

Luxurioso frugalitas poena est, pigro supplicii loco labor est, delicatus miseretur industrii, desidioso studere torqueri est: eodem modo haec ad quae omnes imbecilli sumus dura atque intoleranda credimus, obliti quam multis tormentum sit vino carere aut prima luce excitari

Non ista difficilia sunt natura, sed nos fluvidi et enerves
A questo punto, uno che giudica l'anima di tutti gli altri in base alla sua vorrebbe cavarmi gli occhi perché sostengo che, per chi giudica con onestà, sono pari i beni di chi celebra il trionfo e di chi precede il carro trionfale come prigioniero, ma con animo invitto

Gente come quell'individuo non ritiene possibili azioni che non è in grado di compiere: esprime un giudizio sulla virtù in base alla propria debolezza

Perché ti stupisci se venir bruciati, feriti, uccisi, gettati in catene può essere gradito, anzi addirittura può piacere

Per chi ama il lusso, la frugalità è una pena, per il pigro la fatica è un supplizio, chi è abituato alle mollezze compatisce l'uomo attivo, per l'indolente applicarsi è un tormento, Allo stesso modo ci sembrano gravose e intollerabili quelle azioni che nessuno di noi è in grado di compiere e dimentichiamo per quanta gente è un tormento non avere vino o alzarsi all'alba

Non sono azioni in sé gravose, siamo noi fragili e senza nerbo
Magno animo de rebus magnis iudicandum est; alioqui videbitur illarum vitium esse quod nostrum est

Sic quaedam rectissima, cum in aquam demissa sunt, speciem curvi praefractique visentibus reddunt

Non tantum quid videas, sed quemadmodum, refert: animus noster ad vera perspicienda caligat

Da mihi adulescentem incorruptum et ingenio vegetum: dicet fortunatiorem sibi videri qui omnia rerum adversarum onera rigida cervice sustollat, qui supra fortunam exstet

Non est mirum in tranquillitate non concuti: illud mirare, ibi extolli aliquem ubi omnes deprimuntur, ibi stare ubi omnes iacent

Quid est in tormentis, quid est in aliis quae adversa appellamus mali

hoc, ut opinor, succidere mentem et incurvari et succumbere

Quorum nihil sapienti viro potest evenire: stat rectus sub quolibet pondere

Nulla illum res minorem facit; nihil illi eorum quae ferenda sunt displicet
Bisogna giudicare le grandi cose con animo grande; altrimenti attribuiremo ad esse il difetto che invece è in noi

Così se guardiamo un pezzo di legno perfettamente diritto, immerso nell'acqua, ci sembra curvo e spezzato

Non ha importanza che cosa guardi, ma come guardi: la nostra mente si ottenebra nello scrutare la verità

Prendi un giovane incorrotto e di intelligenza vivace: dirà che giudica più felice chi sostiene a testa alta tutto il peso delle avversità, chi si erge al di sopra della fortuna

Non c'è niente di strano a non essere scossi quando tutto è tranquillo: ma ti deve meravigliare se uno si solleva quando tutti sono proni, se sta saldo in piedi quando tutti giacciono a terra

Qual è il male nei tormenti e in quelle che definiamo avversità

Questo, a mio parere: lo spirito si lascia abbattere, si piega e soccombe

A un saggio, però questo non potrà mai capitare: rimane diritto sotto qualsiasi peso

Niente lo può diminuire; nessuno dei patimenti che deve subire gli riesce sgradito

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Nam quidquid cadere in hominem potest in se cecidisse non queritur

Vires suas novit; scit se esse oneri ferendo

Non educo sapientem ex hominum numero nec dolores ab illo sicut ab aliqua rupe nullum sensum admittente summoveo

Memini ex duabus illum partibus esse compositum: altera est irrationalis, haec mordetur, uritur, dolet; altera rationalis, haec inconcussas opiniones habet, intrepida est et indomita

In hac positum est summum illud hominis bonum

Antequam impleatur, incerta mentis volutatio est; cum vero perfectum est, immota illi stabilitas est

Itaque inchoatus et ad summa procedens cultorque virtutis, etiam si appropinquat perfecto bono sed ei nondum summam manum imposuit, ibit interim cessim et remittet aliquid ex intentione mentis; nondum enim incerta transgressus est, etiam nunc versatur in lubrico
Non si lamenta se gli piomba addosso tutto quello che può piombare addosso a un uomo

consapevole delle sue forze; sa di essere nato per portare un peso

Non faccio del saggio un'eccezione rispetto agli altri uomini, non gli nego il dolore, come se fosse una roccia priva di sensibilità

So bene che egli è formato di due parti; una è irrazionale: sente i tormenti, il fuoco, soffre; l'altra razionale: è salda nelle sue convinzioni, intrepida e indomabile

In questa sta il sommo bene dell'uomo

Finché non raggiunge la sua pienezza, la mente oscilla incerta, ma quando il sommo bene è perfetto, per essa c'è una stabilità incrollabile

Perciò quando uno comincia ad avanzare verso la vetta e pratica la virtù, anche se si avvicina al sommo bene, finché non ne entra in possesso, farà talvolta qualche passo indietro e la sua volontà di arrivare potrà in parte allentarsi: non ha ancòra superato i tratti difficili e si trova su un terreno scivoloso
Beatus vero et virtutis exactae tunc se maxime amat cum fortissime expertus est, et metuenda ceteris, si alicuius honesti officii pretia sunt, non tantum fert sed amplexatur multoque audire mavult 'tanto melior' quam 'tanto felicior'

Venio nunc illo quo me vocat exspectatio tua

Ne extra rerum naturam vagari virtus nostra videatur, et tremet sapiens et dolebit et expallescet; hi enim omnes corporis sensus sunt

Ubi ergo calamitas, ubi illud malum verum est

illic scilicet, si ista animum detrahunt, si ad confessionem servitutis adducunt, si illi paenitentiam sui faciunt

Sapiens quidem vincit virtute fortunam, at multi professi sapientiam levissimis nonnumquam minis exterriti sunt

Hoc loco nostrum vitium est, qui idem a sapiente exigimus et a proficiente
Ma l'uomo felice che ha raggiunto la piena virtù è tanto più soddisfatto di sé quanto più duramente è stato messo alla prova; quello che gli altri temono, se è il prezzo dovuto per un'azione onorevole, non solo lo sopporta, ma lo abbraccia e preferisce di gran lunga sentirsi dire: Sei grande, invece che: Sei fortunato

Vengo ora alla questione su cui aspetti il mio parere

Perché la nostra virtù non sembri una dote soprannaturale, aggiungo che anche il saggio è soggetto ad aver paura, a soffrire, a impallidire; sono tutte sensazioni fisiche

Quando, allora, sono reali disgrazie, veri mali

Evidentemente quando mortificano l'anima e la portano a dichiararsi schiava e le fanno sentire disgusto di sé

Il saggio vince la fortuna con la virtù, ma molti che si professano saggi sono spesso atterriti da minacce del tutto trascurabili

In questo consiste il nostro errore: nell'esigere lo stesso comportamento dal saggio e dal neofita

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Suadeo adhuc mihi ista quae laudo, nondum persuadeo; etiam si persuasissem, nondum tam parata haberem aut tam exercitata ut ad omnes casus procurrerent

Quemadmodum lana quosdam colores semel ducit, quosdam nisi saepius macerata et recocta non perbibit, sic alias disciplinas ingenia, cum accepere, protinus praestant: haec, nisi alte descendit et diu sedit et animum non coloravit sed infecit, nihil ex iis quae promiserat praestat

Cito hoc potest tradi et paucissimis verbis: unum bonum esse virtutem, nullum certe sine virtute, et ipsam virtutem in parte nostri meliore, id est rationali, positam

Quid erit haec virtus

iudicium verum et immotum; ab hoc enim impetus venient mentis, ab hoc omnis species quae impetum movet redigetur ad liquidum
La condotta che lodo, vorrei tenerla, ma non ne sono ancòra persuaso e, se anche ne fossi persuaso, non sarei ancòra pronto ed esercitato al punto da affrontare ogni evenienza

Certi colori la lana li assume con un solo bagno, altri, invece, li assorbe solo dopo essere stata a mollo e fatta bollire più volte; così ci sono insegnamenti che il cervello incamera sùbito, appena li riceve; La saggezza, invece, se non penetra in profondità e non sedimenta a lungo, e colora, ma non impregna, l'anima, non mantiene nessuna delle sue promesse

Questo concetto si può anche esprimere in breve con pochissime parole: la virtù è l'unico bene, non esiste nessun bene senza la virtù e la virtù risiede nella parte migliore di noi, quella razionale

Che cos'è, dunque, questa virtù

Una vera e salda capacità di giudizio; ne provengono gli impulsi della mente ed essa darà chiarezza ad ogni immagine che suscita un impulso
Huic iudicio consentaneum erit omnia quae virtute contacta sunt et bona iudicare et inter se paria

Corporum autem bona corporibus quidem bona sunt, sed in totum non sunt bona; his pretium quidem erit aliquod, ceterum dignitas non erit; magnis inter se intervallis distabunt: alia minora, alia maiora erunt

Et in ipsis sapientiam sectantibus magna discrimina esse fateamur necesse est: alius iam in tantum profecit ut contra fortunam audeat attollere oculos, sed non pertinaciter cadunt enim nimio splendore praestricti , alius in tantum ut possit cum illa conferre vultum, nisi iam pervenit ad summum et fiduciae plenus est

Imperfecta necesse est labent et modo prodeant, modo sublabantur aut succidant

Sublabentur autem, nisi ire et niti perseveraverint; si quicquam ex studio et fideli intentione laxaverint, retro eundum est

Nemo profectum ibi invenit ubi reliquerat
Giudicare come beni e uguali tra loro tutti quelli che sono in rapporto con la virtù sarà conseguente a questa capacità di giudizio

I beni fisici sono beni per il corpo, ma non sono tali in senso lato; avranno in sé un valore materiale, ma non spirituale; Ci sarà tra loro una grande differenza: alcuni saranno più piccoli, altri più grandi

Dobbiamo ammettere che anche fra i seguaci della saggezza ci sono grandi differenze: uno ha fatto progressi tali da levare gli occhi contro la sorte; ma non resiste e abbassa lo sguardo accecato dall'eccessivo splendore; un altro è avanzato tanto che può fronteggiarla, se non è già arrivato alla vetta ed è pieno di fiducia in se stesso

inevitabile che gli esseri imperfetti cadano, avanzino, scivolino indietro, soccombano

Ma scivoleranno, se non persevereranno nello sforzo di andare avanti; se allenteranno l'impegno e la tenacia dei loro propositi, dovranno arretrare

Chi demorde, rinuncia ai progressi fatti

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Instemus itaque et perseveremus; plus quam profligavimus restat, sed magna pars est profectus velle proficere

Huius rei conscius mihi sum: volo et mente tota volo

Te quoque instinctum esse et magno ad pulcherrima properare impetu video

Properemus: ita demum vita beneficium erit; alioquin mora est, et quidem turpis inter foeda versantibus

Id agamus ut nostrum omne tempus sit; non erit autem, nisi prius nos nostri esse coeperimus

Quando continget contemnere utramque fortunam, quando continget omnibus oppressis affectibus et sub arbitrium suum adductis hanc vocem emittere 'vici'

Quem vicerim quaeris

Non Persas nec extrema Medorum nec si quid ultra Dahas bellicosum iacet, sed avaritiam, sed ambitionem, sed metum mortis, qui victores gentium vicit

Vale
Insistiamo e perseveriamo, dunque; non siamo nemmeno a mezza strada, ma i progressi in gran parte consistono nella volontà di progredire

Di questo sono conscio: voglio e voglio con tutto me stesso

Anche tu, lo vedo, provi questi impulsi, uno straordinario slancio verso le mete più belle

Affrettiamoci: solo a questa condizione la vita sarà un beneficio; altrimenti è solo una perdita di tempo e per giunta spregevole, per chi vive in mezzo alle miserie

Comportiamoci in modo che il tempo sia tutto nostro; ma perché lo sia, dobbiamo prima cominciare a essere padroni di noi stessi

37 Quando ci avverrà di disprezzare la buona e la cattiva sorte, di sedare tutte le passioni riducendole in nostro dominio, di esclamare: Ho vinto

Chi

Mi chiederai, Non certo i Persiani, e nemmeno i lontanissimi Medi o le genti bellicose che abitano oltre i Dai, ma l'avarizia, l'ambizione, il timore della morte: anche i grandi conquistatori ne sono stati vinti

Stammi bene

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