Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 34, Paragrafi 19-65, pag 2

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 34, Paragrafi 19-65

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 34, Paragrafi 19-65
in argumentum successus unum exemplum adferam, nec deorum hominumve similitudinis expressae

aetas nostra vidit in Capitolio, priusquam id novissime conflagraret a Vitellanis incensum, in cella Iunonis canem ex aere volnus suum lambentem, cuius eximium miraculum et indiscreta veri similitudo non eo solum intellegitur, quod ibi dicata fuerat, verum et satisdatione; nam quoniam summa nulla par videbatur, capite tutelarios cavere pro ea institutum publice fuit

[39] audaciae innumera sunt exempla

moles quippe excogitatas videmus statuarum, quas colossaes vocant, turribus pares

talis est in Capitolio Apollo, tralatus a M

Lucullo ex Apollonia Ponti urbe, XXX cubitorum, D talentis factus; [40] talis in campo Martio Iuppiter, a Claudio Caesare dicatus, qui devoratur Pompeiani theatri vicinitate; talis et Tarenti factus a Lysippo, XL cubitorum
A prova del successo porterò un esempio, non di somiglianza espressa degli dei o degli uomini

La nostra epoca vide nel Campidoglio, prima che molto recentemente l'incendio da parte di Vitellio lo bruciasse, nella cella di Giunone una cagna di bronzo che leccava la sua ferita, il cui notevole prodigio e l'assoluta somiglianza del vero è percepita non solo, dal luogo dove era stata dedicata, ma anche dalla cauzione; infatti poiché nessuna somma sembrava adeguata, fu stabilito pubblicamente che i custodi ne rispondevano per essa

[39] Gli esempi di arditezza sono innumerevoli

Vediamo infatti che furono realizzate enormità di statue, che chiamano colossi, simili a torri

Tale è in Campidoglio l'Apollo, trasferito da M

Lucullo da Apollonia città del Ponto, di 30 cubiti, fatta con 500 talenti; [40] tale nel Campo Marzio Giove, dedicato da Claudio Cesare, che è schiacciato dalla vicinanza del teatro pompeiano; tale anche quello fatto da Lisippo a Taranto, di 40 cubiti
mirum in eo quod manu, ut ferunt, mobilis ea ratio libramenti est, ut nullis convellatur procellis

id quidem providisse et artifex dicitur modico intervallo, unde maxime flatum opus erat frangi, opposita columna

itaque magnitudinem propter difficultatemque moliendi non attigit eum Fabius Verrucosus, cum Herculem, qui est in Capitolio, inde transferret

[41] ante omnes autem in admiratione fuit Solis colossus Rhodi, quem fecerat Chares Lindius, Lysippi supra dicti discipulus

LXX cubitorum altitudinis fuit hoc simulacrum, post LXVI annum terrae motu prostratum, sed iacens quoque miraculo est

pauci pollicem eius amplectuntur, maiores sunt digiti quam pleraeque statuae

vasti specus hiant defractis membris; spectantur intus magnae molis saxa, quorum pondere stabiliverat eum constituens
Strano su esso il fatto che pur mobile con una mano, come dicono, c'è questa capacità di equilibrio, cos'cché non è distrutta da nessuna tempesta

L'artista è detto aver poi realizzato ciò anche con una colonna messa in un piccolo spazio, dove soprattutto era necessario che fosse infranto il vento

Pertanto a causa della grandezza e della difficoltà di rimuoverlo Fabio Verrucoso non lo toccò, mentre trasferiva da lì l'Ercole, che è nel Campidoglio

[41] Prima di tutte poi fu in ammirazione il colosso del Sole a Rodi, che aveva fatto Carete di Lindo, discepolo del Lisippo sopra citato

Questa statua fu di 70 cubiti d0altezza, abbattuta dopo 66 anni da un terremoto, ma anche giacendo è una meraviglia

Pochi abbracciano il suo pollice, le dita sono maggiori della maggior parte delle statue

Vaste cavità si aprono nelle membra spezzate; dentro si vedono sassi di brande mole, col cui peso realizzandola l'aveva stabilizzata
duodecim annis tradunt effectum CCC talentis, quae contigerant ex apparatu regis Demetrii relicto morae taedio obsessa Rhodo

[42] sunt alii centum numero in eadem urbe colossi minores hoc, sed ubicumque singuli fuissent, nobilitaturi locum, praeterque hos deorum quinque, quos fecit Bryaxis

[43] Factitavit colossos et Italia

videmus certe Tuscanicum Apollinem in bibliotheca templi Augusti quinquaginta pedum a pollice, dubium aere mirabiliorem an pulchritudine

fecit et Sp

Carvilius Iovem, qui est in Capitolio, victis Samnitibus sacrata lege pugnantibus e pectoralibus eorum ocreisque et galeis

amplitudo tanta est, ut conspiciatur a Latiari Iove

e reliquis limae suam statuam fecit, quae est ante pedes simulacri eius

[44] habent in eodem Capitolio admirationem et capita duo, quae P

Lentulus cos
Tramandano fatta in dodici anni con 300 talenti, che avevano raccolto dal materiale del re Demetrio lasciato per insofferenza dell'indugio dopo aver assediato Rodi

[42] Nella stessa città ci sono di numero altri cento colossi minori di questo, ma dovunque fossero stati avrebbero nobilitato da soli il luogo, inoltre questi cinque di dei, che fece Briassi

[43] Si realizzò il colosso anche in Italia

Vediamo certamente l'Apollo Tuscanico nella biblioteca del Tempio di Augusto di cinquanta piedi a partire dal pollice, incerto se più ammirevole per il bronzo o per la bellezza

Anche Sp

Carvilio fece un Giove, che è nel Campidoglio, vinti i Sanniti che combattevano in una lega sacra con i loro pettorali e gli schinieri e gli elmi

E'tanta la grandezza, che si vede dal Giove Laziale

Dai resti della limatura fece la sua statua, che è davanti ai piedi del suo simulacro

[44] Nel Campidoglio stesso suscitano ammirazione anche due teste, che il console P

Lentulo dedicò, una fatta da Carete sopra citato, fece l'altra

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 08, Paragrafi 66 - 128
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 08, Paragrafi 66 - 128

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 08, Paragrafi 66 - 128

dicavit, alterum a Charete supra dicto factum, alterum fecit dictus comparatione in tantum victus, ut artificum minime probabilis videatur

[45] verum omnem amplitudinem statuarum eius generis vicit aetate nostra Zenodorus Mercurio facto in civitate Galliae Arvernis per annos decem, HS |CCCC| manipretii, postquam satis artem ibi adprobaverat, Romam accitus a Nerone, ubi destinatum illius principis simulacro colossum fecit CXIXS pedum in longitudinem, qui dicatus Soli venerationi est damnatis sceleribus illius principis

[46] mirabamur in officina non modo ex argilla similitudinem insignem, velut et de parvis admodum surculis quod primum operis instaurati fuit

ea statua indicavit interiesse fundendi aeris scientiam, cum et Nero largiri aurum argentumque paratus esset et Zenodorus scientia fingendi caelandique nulli veterum postponeretur
detto vinto di tanto nel confronto, che sembra pochissimo uno attendibile degli artefici

[45] Ma nella nostra epoca Zenodoro vince ogni grandiosità di questo genere col Mercurio fatto in dieci anni in una città della Gallia per gli Arverni, del prezzo di 40 milioni di sesterzi, dopo che aveva confermato a sufficienza qui la sua arte, convocato da Nerone a Roma, dove fece un colosso di 119 piedi e mezzo di altezza destinato al simulacro quell'imperatore, che è dedicato al culto del Sole dopo che erano stati condannati i crimini di quel principe

[46] Ammiravamo nella bottega non solo un modello insigne di argilla, come anche per le bacchette alquanto piccole cosa che fu la prima dell'opera allestita

Questa statua dimostrò essersi perso il segreto di fondere il bronzo, essendo stato pronto anche Nerone a concedere oro e argento e Zenodoro non era posposto a nessuno degli antichi nell'abilità del modellare e cesellare
[47] statuam Arvernorum cum faceret provinciae Dubio Avito praesidente, duo pocula Calamidis manu caelata, quae Cassio Salano avunculo eius, praeceptori suo, Germanicus Caesar adamata donaverat, aemulatus est, ut vix ulla differentia esset artis

quanto maior Zenodoro praestantia fuit, tanto magis deprehenditur aeris obliteratio

[48] Signis, quae vocant Corinthia, plerique in tantum capiuntur, ut secum circumferant, sicut Hortensius orator sphingem Verri reo ablatam, propter quam Cicero illo iudicio in altercatione neganti et, aenigmata se intellegere, respondit debere, quoniam sphingem domi haberet

circumtulit et Nero princeps Amazonem, de qua dicemus, et paulo ante C

Cestius consularis signum, quod secum etiam in proelio habuit
[47] Realizzando la statua degli Arverni quando era a capo della provincia Dubio Avito, imitò due tazze cesellate dalla mano di Calamide, che molto amate l'imperatore Germanico aveva donato a Cassio Salano zio di costui, suo precettore, cosicché appena ci fosse una qualche differenza di abilità

Quanto maggiore fu la bravura in Zenodoro, tanto più si riconosce la decadenza del bronzo

[48] I più sono di tanto attratti dalle immagini, che chiamano corinzie, che le portano con sé, come l'oratore Ortensio una sfinge tolta all'imputato Verre, a causa della quale Cicerone in quel processo durante il dibattito a lui che negava anche, che egli capisse gli enigmi, rispose di dovere, perché aveva la sfinge in casa

Anche l'imperatore Nerone portò in giro un'Amazzone, di cui abbiamo parleremo, e poco prima il consolare C

Cestio un'immagine, che tenne con sè anche in battaglia

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 15, Paragrafi 01-20
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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 15, Paragrafi 01-20

Alexandri quoque Magni tabernaculum sustinere traduntur solitae statuae, ex quibus duae ante Martis Ultoris aedem dicatae sunt, totidem ante regiam

[49] Minoribus simulacris signisque innumera prope artificum multitudo nobilitata est, ante omnes tamen Phidias Atheniensis Iove Olympio facto ex ebore quidem et auro, sed et ex aere signa fecit

floruit autem olympiade LXXXIII, circiter CCC urbis nostrae annum, quo eodem tempore aemuli eius fuere Alcamenes, Critias, Nesiotes, Hegias, et deinde olympiade LXXXVI Hagelades, Callon, Gorgias Lacon; rursus LXXXX Polyclitus, Phradmon, Myron, Pythagoras, Scopas, Perellus

[50] ex iis Polyclitus discipulus habuit Argium, Asopodorum, Alexim, Aristidem, Phyrnonem, [Dinonem], Athenodorum, Demean Clitorium, Myron Lycium
Statue consuete sono tramandate sostenere anche la tenda di Alessandro Magno, due delle quali furono dedicate davanti al tempio di Marte Ultore, altrettante davanti alla reggia

[49] Con simulacri ed immagini minori fu apprezzata una schiera quasi innumerevole di artefici, davanti a tutti però l'ateniese Fidia con un Giove Olimpio fatto certo in avorio e oro, ma fece anche figure di bronzo

Fiorì poi nella 83° olimpiade, circa 300 anni della nostra città, nello stesso tempo in cui ci furono i suoi rivali Alcamene, Crizia, Nesiote, Egia, e poi nella 86° olimpiade Agelade, Callone, Gorgia Spartano; ancora nella 90° Policleto, Fradmone, Mirone, Pitagora, Scopa, Perello

[50] Fra questi Policleto ebbe discepolo Argio, Asopodoro, Alessi, Aristide, Frinone, [Dinone], Atenodoro, Demea di Clitore, Mirone (ebbe) Licio
LXXXXV olympiade floruere Naucydes, Dinomenes, Canacus, Patroclus; CII Polycles, Cephisodotus, Leuchares, Hypatodorus; CIIII Praxiteles, Euphranor; CVII Aetion, Therimachus

[51] CXIII Lysippus fuit, cum et Alexander Magnus, item Lysistratus frater eius, Sthennis, Euphron, Eucles, Sostratus, Ion, Silanion, in hoc mirabile quod nullo doctore nobilis fuit; ipse discipulum habuit Zeuxiaden; CXXI Eutychides, Euthycrates, Laippus, Cephisodotus, Timarchus, Pyromachus

[52] cessavit deinde ars ac rursus olympiade CLVI revisit, cum fuere longe quidem infra praedictos, probati tamen, Antaeus, Callistratus, Polycles, Athenaeus, Callixenus, Pythocles, Pythias, Timocles

[53] Ita distinctis celeberrimorum aetatibus insignes raptim transcurram, reliqua multitudine passim dispersa
Nella 95° olimpiade fiorirono Naucide, Dinomene, Canaco, Patroclo; nella 102° Policle, Cefisodoto, Leucare, Ipatodoro; nella 104° Prassitele, Eufranore, nella 107° Aetione, Terimaco

[51] Nella 113° ci fu Lisippo, allora anche Alessandro Magno, pure Lisistrato suo fratello, Stennio, Eufrone, Eucle, Sostrato, Ione, Silanione, in questo mirabile il fatto che fu famoso senza alcun maestro; lo stesso ebbe discepolo Zeussiade; nella 121° Eutichide, Euticrate, Laippo, Cefisodoto, Timarco, Piromaco

[52] Poi l'arte declinò e nuovamente riapparve nella 156° olimpiade, quando ci furono alcuni certo lontano fra i predetti, ma apprezzati, Anteo, Callistrato, Policle, Ateneo, Callisseno, Pitocle, Pizia, Timocle

[53] Distinti così i periodi dei più celebri tratterò velocemente i famosi, dispersasi la restante moltitudine qua e là

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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 10, Paragrafi 76-80

venere autem et in certamen laudatissimi, quamquam diversis aetatibus geniti, quoniam fecerant Amazonas, quae cum in templo Dianae Ephesiae dicarentur, placuit eligi probatissimam ipsorum artificum, qui praesentes erant, iudicio, cum apparuit eam esse, quam omnes secundam a sua quisque iudicassent

haec est Polycliti, proxima ab ea Phidiae, tertia Cresilae, quarta Cydonis, quinta Phradmonis

[54] Phidias praeter Iovem Olympium, quem nemo aemulatur, fecit ex ebore aeque Minervam Athenis, quae est in Parthenone stans, ex aere vero praeter Amazonem supra dictam Minervam tam eximiae pulchritudinis, ut formae cognomen acceperit
I più elogiati poi vennero anche a gara, sebbene nati in diverse epoche, perché avevano fatto Amazzoni, che essendo consacrate nel tempio di Diana Efesia, piacque che fosse scelta quella più apprezzata degli artisti stessi, che erano presenti, con un giudizio, allora si vide essere quella, che tutti avevano giudicata seconda ciascuno dopo la propria

E' quella di Policleto, successiva dopo questa (quella) di Fidia, la terza di Cresilo, la quarta di Cidone, la quinta di Fradmone

[54] Fidia oltre al Giove Olimpio, che nessuno emula, fece ugualmente di ebano una Minerva ad Atene, che è eretta sul Partenone, di bronzo poi oltre la sopraddetta Amazzone una Minerva di tanta notevole bellezza, che aveva preso il nome dell'aspetto
fecit et cliduchum et aliam Minervam, quam Romae Paulus Aemilius ad aedem fortunae Huiusce Diei dicavit, item duo signa, quae Catulus in eadem aede, palliata et alterum colossicon nudum, primusque artem toreuticen aperuisse atque demonstrasse merito iudicatur

[55] Polyclitus Sicyonius, Hageladae discipulus, diadumenum fecit molliter iuvenem, centum talentis nobilitatum, idem et doryphorum viriliter puerum

fecit et quem canona artifices vocant liniamenta artis ex eo petentes veluti a lege quadam, solusque hominum artem ipsam fecisse artis opere iudicatur
Fece anche il portatore di chiavi e un'altra Minerva, che a Roma Paolo Emilio dedicò presso il tempio della fortuna del Giorno, anche due immagini, che col pallio Catulo (dedicò) nello stesso tempio e un altro colosso nudo, ed è ritenuto aver svelato per primo l'arte cesellatoria e averlo dimostrato meritatamente

[55] Policleto di Sicione, discepolo di Agelado, fece delicatamente un diadumeno giovane, nobilitato da cento talenti, lo stesso anche un doriforo virilmente giovane

Fece anche quello che gli artefici chiamano canoni ricavando da questo i lineamenti dell'arte come da una certa legge, e unico degli uomini, è ritenuto aver realizzato la stessa teoria d'arte in un'opera d'arte

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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 21, Paragrafi 68-70

fecit et destringentem se et nudum telo incessentem duosque pueros item nudos, talis ludentes, qui vocantur astragalizontes et sunt in Titi imperatoris atrio, hoc opere nullum absolutius plerique iudicant; [56] item Mercurium, qui fuit Lysimacheae, Herculem, qui Romae, hagetera arma sumentem, Artemona, qui periphoretos appellatus est

hic consummasse hanc scientiam iudicatur et toreuticen sic erudisse, ut Phidias aperuisse

proprium eius est, uno crure ut insisterent signa, excogitasse, quadrata tamen esse ea ait Varro et paene ad exemplum

[57] Myronem Eleutheris natum, Hageladae et ipsum discipulum, bucula maxime nobilitavit celebritatis versibus laudata, quando alieno plerique ingenio magis quam suo commendantur
Fece anche quello che si deterge e il nudo che incalza con il dardo e due fanciulli anche nudi, che giocano con i dadi, che sono detti astragalizonti e sono nell'atrio dell'imperatore Tito, i più nulla giudicano più perfetto di quest'opera; [56] anche il Mercurio, che fu di Lisimache, l'Ercole, che (è) a Roma, il condottiero che prende le armi, Artemone, che fu detto periforeto

Questo è considerato aver perfezionato questa tecnica e aver cosi rifinito la cesellatura, come Fidia averla iniziata

E' proprio di costui, aver inventato statue che si reggessero su un piede, ma Varrone dice che esse sono quadrate e per lo più per modello

[57] Una giovenca elogiata in versi di fama nobilitò soprattutto Mirone nato ad Eleutere, e lo stesso discepolo di Agelado, poiché la maggior parte sono apprezzati per l'ingegno altrui più che dal proprio

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 35, Paragrafi 01-71

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 18, Paragrafi 1-55

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 30, Paragrafi 42-115

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 28, Paragrafi 86-96

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 36, Paragrafi 12-24