[48] spatio quidem consumi umbras indicio sunt volucrum praealti volatus | [48] Che le ombre sono assorbite quindi dallo spazio ci sono a prova i voli molto alti degli uccelli |
ergo confinium illis est aeris terminus initiumque aetheris | Dunque il confine per loro è il termine dell'aria e l'inizio dell'etere |
supra lunam pura omnia ac diurnae lucis plena | Oltre la luna tutte cose pure e piene di luce diurna |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 23, Paragrafi 41-68
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 23, Paragrafi 41-68
a nobis autem per noctem cernuntur sidera, ut reliqua lumina est tenebris, et propter has causas nocturno tempore deficit luna | Da noi, poi, sono viste di notte le stelle, come gli altri lumi nelle tenebre, e per tali motivi di notte la luna si eclissa |
stati autem atque menstrui non sunt utrique defectus propter obliquitatem signiferi lunaeque multivagos, ut dictum est, flexus, non semper in scripulis partium congruente siderum motu | Le eclissi di entrambi sono poi regolari ma non mensili per l'obliquità dello zodiaco e, come fu detto, per le molteplici oscillazioni della luna, non sempre con un movimento degli astri concorde con le frazioni dei gradi |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 35, Paragrafi 92-104
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 35, Paragrafi 92-104
[49] Haec ratio mortales animos subducti in caelum ac velut inde contemplantibus trium maximarum rerum naturae partium magnitudinem detegit | [49] Questo studio conduce le menti mortali verso il cielo e poi ad esempio dischiude la grandezza di tre grandissime parti della natura a chi osserva |
non posset quippe totus sol adimi terris intercedente luna, si terra maior esset quam luna | In effetti tutto il sole non potrebbe essere nascosto alla terra dalla luna che s'interpone, se la terra fosse maggiore della luna |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 11, Paragrafi 153-186
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 11, Paragrafi 153-186
tertia ex utroque vastitas solis aperietur, ut non sit necesse amplitudinem eius oculorum argumentis atque coniectura animi scrutari: [50] inmensum esse, quia arborum in limitibus porrectarum in quotlibet passuum milia umbras paribus iaciat intervallis, tamquam toto spatio medius, et quia per aequinoctium omnibus in meridiana plaga habitantibus simul fiat a vertice, item quia circa solstitialem circulum habitantium meridie ad septentrionem umbrae cadant, ortu vero ad occasum, quae fieri nullo modo possent, nisi multo quam terra maior esset, nec non quod montem Idam exoriens latitudine exsuperet, dextra laevaque large amplectens, praesertim tanto discretus intervallo | Da entrambe sarà mostrata la terza immensità del sole, cosicchè non sia necessario che la sua grandezza sia scrutata con prove degli occhi e congettura della mente: [50] che sia immenso, perché nei filari di alberi posti per qualsivoglia miglia di passi getti ombre a intervalli regolari, come se al centro in tutto lo spazio, e perché all'equinozio risulta dalla verticale sulla zona meridionale conteporaneamente per tutti gli abitanti, anche perché le ombre a mezzogiorno cadono a settentrione di quelli che abitano intorno al cerchio solstiziale, all'alba certo verso occidente, cose che non potrebbero in alcun modo accadere, se non fosse molto più grande della terra, ed inoltre questo levandosi superi il monte Ida in larghezza, e contornandolo a destra e sinistra ampiamente, soprattutto separato da tanto spazio |
[51] Defectus lunae magnitudinem eius haut dubia ratione declarat, sicut terrae parvitatem ipse deficiens | [51] L'oscuramento della luna dimostra in modo indubitabile la sua grandezza, come la stessa eclissi la piccolezza della terra |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 21, Paragrafi 41-50
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 21, Paragrafi 41-50
namque cum sint tres umbrarum figurae constetque, si par lumini sit materia quae iaciat, umbram columnae effigie iaci nec habere finem, si vero maior materia quam lumen, turbinis recti, ut sit imum eius angustissimum et simili modo infinita longitudo, si minor materia quam lux, metae existere effigiem in cacuminis finem desinentem talemque cerni umbram deficiente luna: [52] palam fit, ut nulla amplius relinquatur dubitatio, superari magnitudinem terrae | E infatti essendoci tre tipi di ombre risulta che, se l'oggetto che proietta è uguale d'intensita di luce, l'ombra viene proiettata in forma di colonna e non ha fine, se invece l'oggetto è maggiore della luce, di un cono rovesciato, affinché la sua parte in basso sia molto sottile e la lunghezza nello stesso modo infinita, se il corpo (è) minore della luce, risulta la figura di una metà alla fine dell'estremità e tale ombra finale viene vista con la luna in eclissi: [52] Risulta chiaro, affinché nessun dubbio sia lasciato più profondamente, che la grandezza della terra viene superata |