Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 07, Paragrafi 17 - 33

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 07, Paragrafi 17 - 33

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 07, Paragrafi 17 - 33
[17] huius generis et feminas in Scythia, quae Bitiae vocantur, prodit Apollonides

Phylarchus et in Ponto Thibiorum genus multosque alios eiusdem naturae, quorum notas tradit in altero oculo geminam pupillam, in altero equi effigiem; eosdem praeterea non posse mergi, ne veste quidem degravatos

haut dissimile iis genus Pharmacum in Aethiopia Damon, quorum sudor tabem contactis corporibus afferat

[18] feminas quidem omnes ubique visu nocere quae duplices pupillas habeant, Cicero quoque apud nos auctor est

adeo naturae, cum ferarum morem vescendi humanis visceribus in homine genuisset, gignere etiam in toto corpore et in quorundam oculis quoque venena placuit, ne quid usquam mali esset quod in homine non esset

[19] Haut procul urbe Roma in Faliscorum agro familiae sunt paucae quae vocantur Hirpi
[17] Apollonide tramanda anche in Scizia donne di questa specie, che sono dette Bitie

Filarco anche nel Ponto la stirpe dei Tibii e molti altri dello stesso tipo, riferisce una doppia pupilla in un occhio, l'immagine di un cavallo nell'altra, loro caratteristiche; inoltre che gli stessi non possono essere sommersi, neppure se appesantiti da una veste

Non diversa da loro secondo Damone la stirpe dei Farmaci in Etiopia, il cui sudore, toccati i corpi, produce consunzione

[18] Anche Cicerone presso i nostri è testimone che certo dovunque tutte le donne che hanno pupille doppie nuocciono alla vista

A tal punto piacque alla natura, avendo generato nell'uomo l'usanza delle belve di nutrirsi di carne umana, far nascere anche in tutto il corpo e anche negli occhi di taluni i malifici, affinchè non esistesse alcun male che non fosse presente nell'uomo

[19] Non lontano dalla città di Roma nel territorio Falisco ci sono poche famiglie che sono chiamate Irpi
hae sacrificio annuo, quod fit ad montem Soractem Apollini, super ambustam ligni struem ambulantes non aduruntur et ob id perpetuo senatus consulto militiae omniumque aliorum munerum vacationem habent

[20] quorundam corpori partes nascuntur ad aliqua mirabiles, sicut Pyrro regi pollex in dextro pede, cuius tactu lienosis medebatur

hunc cremari cum reliquo corpore non potuisse tradunt conditumque loculo in templo

[21] Praecipue India Aethiopumque tractus miraculis scatent

maxima in India gignuntur animalia

indicio sunt canes grandiores ceteris
Esse durante il sacrifio annuale, che avviene presso il monte Soratte per Apollo, camminando su una catasta bruciata di legno non si bruciano e per questo con una consulta permanente del senato hanno l'esenzione del servizio militare e di tutti gli altri obblighi

[20] Per il corpo di taluni le membra nascono straordinarie verso alcune cose, come al re Pirro l'alluce sul piede destro, col cui contatto guariva i malati di milza

Tramandano che questo non poté essere cremato col resto del corpo e fu conservato in una teca in un tempio

[21] Particolarmente l'India e il territorio degli Etiopi abbondano di prodigi

In India nascono i più grandi animali

Ne sono prova i cani più grandi degli altri
arbores quidem tantae proceritatis traduntur, ut sagittis superiaci nequeant et facit ubertas soli, temperies caeli, aquarum abundantia, si libeat credere, ut sub una fico turmae condantur equitum, harundines vero tantae proceritatis, ut singula internodia alveo navigabili ternos interdum homines ferant

[22] multos ibi quina cubita constat longitudine excedere, non expuere, non capitis aut dentium aut oculorum ullo dolore adfici, raro aliarum corporis partium: tam moderato solis vapore durari

philosophos eorum, quos gymnosophistas vocant, ab exortu ad occasum perstare contuentes solem inmobilibus oculis, ferventibus harenis toto die alternis pedibus insistere
Anche gli alberi sono tramandati di tale altezza, che non possono essere superati dalle frecce-e la fertilità del suolo, la temperatura del cielo, l'abbondanza delle acque, se si vuol credere, fa' sì che sotto un solo fico si riparino schiere di cavalieri-, inoltre le canne di tale altezza, che ciascuna in un alveo navigabile per due nodi trasportano talvolta tre uomini

[22] Risulta che qui molti superano in altezza i cinque cubiti, non sputano, non sono affetti da alcun dolore di testa o di denti o degli occhi, raramente di altre parti del corpo: che sono resistenti per un tanto moderato calore del sole

Che i loro filosofi, che chiamano gimnosofisti, si fermano guardando il sole con gli occhi fissi dal sorgere al tramonto, che stanno sulle sabbie ardenti per tutto il giorno con i piedi alterni

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 08, Paragrafi 166 - 180
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 08, Paragrafi 166 - 180

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 08, Paragrafi 166 - 180

in monte, cui nomen est Nulo, homines esse aversis plantis octonos digitos in singulis habentes auctor est Megasthenes; [23] in multis autem montibus genus hominum capitibus caninis ferarum pellibus velari, pro voce latratum edere, unguibus armatum venatu et aucupio vesci; horum supra centum viginti milia fuisse prodente se Ctesias scribit, et in quadam gente Indiae feminas semel in vita parere genitosque confestim canescere

idem hominum genus, qui Monocoli vocarentur, singulis cruribus, mirae pernicitatis ad saltum; eosdem Sciapodas vocari, quod in maiore aestu humi iacentes resupini umbra se pedum protegant
Sul monte, il cui nome è Nulo, Megastene testimonia che ci sono uomini con i piedi girati che hanno otto dita su ciascuno; [23] che su molte montagne poi una razza di uomini con teste canine si copre con pelli di animali, emette un latrato al posto della voce, fornita di artigli si nutre di caccia e uccellagione; Ctesia scrive chealla sua nascita ce n'erano più di 120000 di questi, e che le donne in una certa popolazione dell'India partoriscono una volta nella vita e i neonati incanutiscono subito; lo stesso (descrive) una stirpe di uomini, che sono detti Monocoli, con una sola gamba, di straordinaria agilità nel salto; che gli stessi sono chiamati Sciapodi, poiché durante il caldo più intenso sdraiandosi a terra supini si riparano con l'ombra dei piedi

Che essi non sono lontano dai Trogoditi, ed ancora che da questi verso occidente (ci sono) alcuni senza collo che hanno gli occhi sulle spalle
non longe eos a Trogodytis abesse, rursusque ab his occidentem versus quosdam sine cervice oculos in umeris habentes; [24] sunt et satyri subsolanis Indorum montibus (Catarcludorum dicitur regio), pernicissimum animal, iam quadripedes, iam recte currentes humana effigie; propter velocitatem nisi senes aut aegri non capiuntur

Choromandarum gentem vocat Tauron silvestrem, sine voce, stridoris horrendi, hirtis corporibus, oculis glaucis, dentibus caninis

Eudoxus in meridianis Indiae viris plantas esse cubitales, feminis adeo parvas, ut Struthopodes appellentur

[25] Megasthenes gentem inter Nomadas Indos narium loco foramina tantum habentem, anguium modo loripedem, vocari Sciritas

ad extremos fines Indiae ab oriente circa fontem Gangis Astomorum gentem sine ore, corpore toto hirtam, vestiri frondium lanugine, halitu tantum viventem et odore, quem naribus trahant
[24] Sui monti verso oriente degli Indi (la regione è detta dei Catarcludi) ci sono anche i satiri, essere animato velocissimo, ora a quattro zampe, ora che corrono in modo eretto con figura umana; a causa della velocità non sono presi se non vecchi o malati

Taurone chiama selvatico il popolo dei Coromandi, senza voce, di terribile stridore, con i corpi irsuti, gli occhi cerulei, i denti canini

Eudosso nelle zone a sud dell'India (dice) che i piedi di uomo sono di un cubito, invece piccoli per le donne, cosicchè sono detti Piedi di passero

[25] Megastene (dice che c'è) tra i Nomadi Indi un popolo che ha al posto delle narici solo i fori, strisciante a modo dei serpenti, che sono chiamati Sciriti

Agli estremi confini dell'India da oriente presso una sorgente del Gange il popolo degli Astomi senza bocca, irsuto in tutto il corpo, essere rivestito della lanugine delle fronde, che vive solo di aria e profumo, che aspirano con le narici

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 18, Paragrafi 56-69
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 18, Paragrafi 56-69

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 18, Paragrafi 56-69

nullum illis cibum nullumque potum, radicum tantum florumque varios odores et silvestrium malorum, quae secum portant longiore itinere, ne desit olfactus; graviore paulo odore haut difficulter exanimari

[26] super hos extrema in parte montium Trispithami Pygmaeique narrantur, ternas spithamas longitudine, hoc est ternos dodrantes, non excedentes, salubri caelo semperque vernante montibus ab aquilone oppositis, quos a gruibus infestari Homerus quoque prodidit

fama est insidentes arietum caprarumque dorsis armatos sagittis veris tempore universo agmine ad mare descendere et ova pullosque earum alitum consumere; ternis expeditionem eam mensibus confici; aliter futuris gregibus non resisti

casas eorum luto pinnisque et ovorum putaminibus construi

[27] Aristoteles in cavernis vivere Pygmaeos tradit, cetera de iis ut reliqui
Per quelli nessun cibo e nessuna bevanda, solo i vari profumi di radici e fiori e di frutti selvatici, che portano insieme nel percorso più lungo, affinché non manchi l'olfatto; difficilmente non sono uccisi da un odore poco più intenso

[26] Dopo questi nell'estrema parte dei monti sono citati i Trispitami e i Pigmei, tre spanne in altezza, cioè che non superano tre palmi, con un cielo salubre e sempre primaverile poiché i monti riparano dal vento aquilone, anche Omero tramandò che questi sono infestati di gru

E' fama che in primavera armati di frecce sedendosi sul dorso di arieti e capre in un'unica schiera scendono verso il mare e distruggono le uova e i piccoli di quelli da allevare; che questa spedizione dura tre mesi; diversamente non resistono ai successivi stormi

Che le loro case sono costruite di fango e piume e gusci di uova

[27] Aristotele riferisce che i Pigmei vivono nelle caverne, il resto riguardo ad essi come gli altri (autori)
Cyrnos Indorum genus Isigonus annis centenis quadragenis vivere, item Aethiopas Macrobios et Seras existimat et qui Athon montem incolant, hos quidem, quia viperinis carnibus alantur, itaque nec capiti nec vestibus eorum noxia corpori inesse animalia

[28] Onesicritus, quibus locis Indiae umbrae non sint, corpora hominum cubitorum quinum et binorum palmorum existere, et vivere annos CXXX nec senescere, sed ut medio aevo mori

Crates Pergamenus Indos, qui centenos annos excedant, Gymnetas appellat, non pauci Macrobios

Ctesias gentem ex his, quae appelletur Pandae, in convallibus sitam annos ducenos vivere, in iuventa candido capillo, qui in senectute nigrescat, [29] contra alios quadragenos non excedere annos, iunctos Macrobiis, quorum feminae semel pariant

idque et Agatharchides tradit, praeterea locustis eos ali et esse pernices
Isigono (dice che) i Cirni popolo degli Indi vivono centoquarant' anni, ugualmente pensa gli Etiopi Macrobi e i Seri e quelli che abitano il monte Athos, certo questi, poiché sono nutriti con carne di vipera, perciò né in testa né sui loro abiti penetrano animali nocivi al corpo

[28] Onesicrito (dice che), nei luoghi dell'India in cui non ci sono ombre, i corpi degli uomini crescono di cinque cubiti e due palmi, e vivono 130 anni e non invecchiano, ma muoiono come nella mezza età

Crate di Pergamo chiama gli Indi, che superano i cento anni, Gimneti, molti Macrobi

Ctesia (dice che) tra loro la gente che è chiamata Pandi, vive duecento anni stanziata nelle valli, con capigliatura bianca in gioventù, che scurisce in vecchiaia, [29] invece altri, uniti ai Macrobi, non superano i quarant'anni, le loro donne partoriscono una volta

Anche Agatarchide riferisce ciò, inoltre che essi si nutrono di lucuste e sono veloci

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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 06, Paragrafi 46-74

Mandorum nomen iis dedit Clitarchus, et Megasthenes trecentos quoque eorum vicos adnumerat

feminas septimo aetatis anno parere, senectam quadragesimo accidere

[30] Artemidorus in Taprobane insula longissimam vitam sine ullo corporis languore traduci

Duris Indorum quosdam cum feris coire mixtosque et semiferos esse partus

in Calingis eiusdem Indiae gente quinquennes concipere feminas, octavum vitae annum non excedere

et alibi cauda villosa homines nasci pernicitatis eximiae, alios auribus totos contegi

Oritas ab Indis Arabis fluvius disterminat

hi nullum alium cibum novere quam piscium, quos unguibus dissectos sole torreant atque ita panem ex iis faciant, ut refert Clitarchus
Clitarco diede a loro il nome dei Mandi, e Mergastene conta anche trecento loro villaggi

(Dice che) le donne partoriscono dal settimo anno d'età, che la vecchiaia sopraggiunge nel quarantesimo

[30] Artemidoro (dice che) nell'isola di Taprobane si conduce una vita lunghissima senza alcuna infermità del corpo

Duride (afferma che) alcuni degli Indi si accoppiano con le fiere e che le nascite sono miste e semiferine

Che le donne fra i Calingi popolo della stessa India concepiscono a cinque anni, non superano l'ottavo anno di vita

E che altrove nascono uomini con una coda pelosa di straordinaria velocità, altri sono tutti coperti di orecchie

Il fiume Arabi divide gli Oriti dagli Indi

Questi non conoscono nessun altro cibo che quello dei pesci, che aperti con le unghie fanno seccare col sole e così ricavano da questi farina, come riferisce Clitarco
[31] Trogodytas super Aethiopiam velociores equis esse Pergamenus Crates, item Aethiopas octona cubita longitudine excedere; Syrbotas vocari gentem eam

Nomadum Aethiopum secundum flumen Astragum ad septentrionem vergentium gens Menisminorum appellata abest ab oceano dierum itinere viginti

animalium, quae cynocephalos vocamus, lacte vivit, quorum armenta pascit maribus interemptis praeterquam subolis causa

[32] in Africae solitudinibus hominum species obviae subinde fiunt momentoque evanescunt

Haec atque talia ex hominum genere ludibria sibi, nobis miracula ingeniosa fecit natura

ex singulis quidem quae facit in dies ac prope horas, quis enumerare valeat

ad detegendam eius potentiam satis sit inter prodigia posuisse gentes; hinc ad confessa in homine pauca

[33] Tergeminos nasci certum est Horatiorum Curiatiorumque exemplo
[31] Cratete di Pergamo (dice che) i Trogoditi al di sopra dell'Etiopia sono più veloci dei cavalli, inoltre che gli Etiopi superano in altezza gli otto cubiti; che questo popolo è chiamato Sirboti

A nord degli Etiopi Nomadi che vivono lungo il fiume Astrago un popolo detto dei Menismini dista dall'oceano venti giorni di cammino

Vive col latte degli animali, che chiamiamo cinocefali, di cui pascola le greggi dopo aver ucciso i maschi eccetto a scopo di riproduzione

[32] Nei deserti dell'Africa s'incontrano spesso figure di uomini e subito scompaiono

Queste e simili cose la natura ingegnosa ha prodotto nel genere umano a sè per divertimento, a noi per meraviglia; chi potrebbe contare singolarmente le cose che certo produce di giorno in giorno e quasi di ora in ora

Per dimostrare la sua potenza sia sufficiente aver posto fra i prodigi i popoli

Qui poche cose da dichiarare sull'uomo

[33] E' accertato che nascono tre gemelli dall'esempio degli Orazi e dei Curiazi

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super inter ostenta ducitur praeterquam in Aegypto, ubi fetifer potu Nilus amnis

proxime supremis Divi Augusti Fausta quaedam e plebe Ostiae duos mares, totidem feminas enixa famem, quae consecuta est, portendit haud dubie

reperitur et in Peloponneso quinos quater enixa, maioremque partem ex omni eius vixisse partu

et in Aegypto septenos uno utero simul gigni auctor est Trogus
Oltre è considerato fra i prodigi eccetto in Egitto, dove il fiume Nilo rende fertili col bere; quasi negli ultimi periodi del Divino Augusto una certa Fausta della plebe ad Ostia dopo aver generato due maschi e altrettante femmine, preannunciò senza dubbio la fame, che seguì

Si ritrova anche nel Peloponneso che dopo aver partorito cinque gemelli per quattro volte, la maggior parte sia sopravvissuta in ogni suo parto

Trogo testimonia che anche in Egitto con un solo parto sono nati insieme in sette

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