Petronio, Satyricon: 111-131, pag 2

Petronio, Satyricon: 111-131

Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 111-131
Et illum quidem vociferantem in mare ventus excussit, repetitumque infesto gurgite procella circumegit atque hausit

Tryphaenam autem prope iam fidelissimi rapuerunt servi, scaphaeque impositam cum maxima sarcinarum parte abduxere certissimae morti

Applicitus cum clamore flevi et: 'Hoc, inquam, a diis meruimus, ut nos sola morte coniungerent

Sed non crudelis fortuna concedit

Ecce iam ratem fluctus evertet, ecce iam amplexus amantium iratum dividet mare

Igitur, si vere Encolpion dilexisti, da oscula, dum licet, ultimum hoc gaudium fatis properantibus rape'

Haec ut ego dixi, Giton vestem deposuit, meaque tunica contectus exeruit ad osculum caput
Mentre mi gridava queste parole, una folata di vento lo scaraventò in mare; poi riemerse per un attimo tra le onde, ma alla fine l'acqua lo inghiottì coi suoi vortici di morte

Trifena che era a un passo dal fare la stessa; la afferrarono degli schiavi fedeli che la misero su una scialuppa insieme a buona parte dei bagagli, strappandola a morte sicura

Avvinghiato a lui, gli gridai tra le lacrime: dunque questo che ci meritiamo dagli dèi, che a unirci sia solo la morte

Ma la sorte avversa non vuole concederci nemmeno questo

Ecco, tra un attimo le ondate rovesceranno la nave e tra un attimo il mare dividerà il nostro abbraccio d'amore

Dunque, se Encolpio l'hai amato davvero, bacialo finché c'è tempo, e strappa quest'ultima gioia al destino che incalza

A queste mie parole, Gitone si tolse il vestito e, insinuandosi sotto la mia tunica mi porse la testa perché gliela baciassi
Et ne sic cohaerentes malignior fluctus distraheret, utrumque zona circumvenienti praecinxit et: 'Si nihil aliud, certe diutius, inquit, iunctos nos mare feret, vel si voluerit misericors ad idem litus expellere, aut praeteriens aliquis tralaticia humanitate lapidabit, aut quod ultimum est iratis tiam fluctibus, imprudens harena componet'

Patior ego vinculum extremum, et veluti lecto funebri aptatus expecto mortem iam non molestam

Peragit interim tempestas mandata fatorum, omnesque reliquias navis expugnat

Non arbor erat relicta, non gubernacula, non funis aut remus, sed quasi rudis atque infecta materies ibat cum fluctibus

Procurrere piscatores parvulis expediti navigiis ad praedam rapiendam
Poi, per evitare che un'onda maligna ci spazzasse via stretti com'eravamo in quell'abbraccio, legò insieme i nostri corpi con una cintura e disse: Se non altro, il mare ci trascinerà insieme un po' più a lungo, o se invece vorrà essere più pietoso, ci scaraventerà sulla stessa spiaggia, dove qualcuno, per un comune senso di umanità, forse ci coprirà di pietre, o ancora, cosa che alla fine concedono anche i flutti in tempesta, sarà la sabbia a coprirci senza nemmeno saperlo

Io mi attaccai a lui in quell'ultimo abbraccio e poi, sistemandomi come dentro una bara, attesi la morte che adesso non mi faceva più paura

Nel frattempo la tempesta, realizzando il volere del destino, distrusse tutto quel che restava della nave

non aveva più albero, né timone, né sartie, ma era ridotta a una carcassa senza forma che andava alla deriva in balia delle onde

In un attimo arrivarono dei pescatori, pronti a fare razzia sulle loro piccole imbarcazioni
Deinde ut aliquos viderunt, qui suas opes defenderent, mutaverunt crudelitatem in auxilium

[CXV] Audimus murmur insolitum et sub diaeta magistri quasi cupientis exire beluae gemitum

Persecuti igitur sonum invenimus Eumolpum sedentem membranaeque ingenti versus ingerentem

Mirati ergo quod illi vacaret in vicinia mortis poema facere, extrahimus clamantem, iubemusque bonam habere mentem

At ille interpellatus excanduit et: 'Sinite me, inquit, sententiam explere; laborat carmen in fine'

Inicio ego phrenetico manum, iubeoque Gitona accedere et in terram trahere poetam mugientem
Ma poi, quando videro che c'era ancora della gente decisa a difendere le proprie cose, da aggressivi che erano si dimostrarono disponibili a darci una mano

115 Dall'interno della stiva, proprio sotto la cabina del nostromo, sentiamo arrivare un gemito, come il verso strozzato di una bestia che cerchi una via d'uscita

Seguendo quindi il suono, troviamo Eumolpo che, seduto per terra, stava riempiendo di versi un grosso foglio di pergamena

Sbalorditi al vedere che anche con un piede nella fossa lui trovasse ancora il tempo di scrivere poesie, lo trasciniamo fuori nonostante le sue urla di protesta, e lo preghiamo di non fare tante storie

Ma lui, interrotto nel pieno del lavorìo poetico, salta su tutte le furie e ci investe così: Lasciatemi finire il concetto: è proprio alla fine che viene il difficile

Afferro quell'invasato per un braccio e chiedo a Gitone di darmi una mano a trascinare a terra il poeta che intanto non la smetteva di muggire

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Petronio, Satyricon: 61-75
Petronio, Satyricon: 61-75

Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 61-75

Hoc opere tandem elaborato casam piscatoriam subimus maerentes, cibisque naufragio corruptis utcumque curati tristissimam exegimus noctem

Postero die, cum poneremus consilium, cui nos regioni crederemus, repente video corpus humanum circum actum levi vortice ad litus deferri

Substiti ergo tristis coepique umentibus oculis maris fidem inspicere et: 'Hunc forsitan, proclamo, in aliqua parte terrarum secura expectat uxor, forsitan ignarus tempestatis filius, aut patrem utique reliquit aliquem, cui proficiscens osculum dedit

Haec sunt consilia mortalium, haec vota magnarum cogitationum

En homo quemadmodum natat'

Adhuc tanquam ignotum deflebam, cum inviolatum os; fluctus convertit in terram, agnovique terribilem paulo ante et implacabilem Licham pedibus meis paene subiectum
E finalmente, dopo aver sistemato anche questa faccenda, ci rintanammo col morale a terra in una capanna di pescatori e lì, rifocillati in qualche modo con della roba avariata scampata al naufragio, passammo una notte terribile

La mattina dopo, mentre stavamo discutendo sulla direzione di marcia da prendere, all'improvviso vidi un corpo umano avvicinarsi alla spiaggia trascinato da una debole corrente

Rimasi tristemente sorpreso e, fissando con occhi umidi quel mare traditore, dissi: Quest'uomo da qualche parte della terra ha una moglie tranquilla che lo aspetta, o forse un figlio che non sa nulla della tempesta, o addirittura un padre: comunque, il giorno della partenza ha lasciato qualcuno, salutandolo con un bacio

Ecco come vanno a finire i progetti degli esseri umani, i loro sogni e le loro speranze

Ecco l'uomo come sta a galla

Ero convinto di compiangere un pinco pallino, quando un'onda gli girò verso terra il volto ancora intatto, e riconobbi quello che fino a poco tempo prima era stato il tremendo e implacabile Lica, e che adesso era lì quasi disteso davanti ai miei piedi
Non tenui igitur diutius lacrimas, immo percussi semel iterumque manibus pectus et: 'Ubi nunc est, inquam, iracundia tua, ubi impotentia tua

Nempe piscibus beluisque eitus es, et qui paulo ante iactabas vires imperii tui, de tam magna nave ne tabulam quidem naufragus habes

Ite nunc mortales, et magnis cogitationibus pectora implete

Ite cauti, et opes fraudibus captas per mille annos disponite

Nempe hic proxima luce patrimonii sui rationes inspexit, nempe diem etiam, quo venturus esset in patriam, animo suo fixit

Dii deaeque quam longe a destinatione sua iacet

Sed non sola mortalibus maria hanc fidem praestant

Illum bellantem arma decipiunt, illum diis vota reddentem penatium suorum ruina sepelit

Ille vehiculo lapsus properantem spiritum excussit, cibus avidum strangulavit, abstinentem frugalitas
Non riuscii a trattenere più oltre le lacrime, e anzi, percuotendomi un paio di volte il petto con le mani, esclamai: Dov'è finita la tua tracotanza, Dov'è ora la tua prepotenza

Ma guardati: sei in balia dei pesci e delle bestie: poco fa strombazzavi la potenza del tuo dominio, e adesso, da naufrago quale sei, di quella nave enorme non ti resta più manco una tavola

Avanti, mortali, riempitevi pure la testa di grossi progetti

muovetevi pure coi piedi di piombo, disponendo per migliaia di anni delle ricchezze accumulate col raggiro

Ma guardatelo: ieri era ancora lì che si contava tutta la sua roba, e in cuor suo aveva già stabilito il giorno del rientro in patria

O dèi e dee, com'è lontano adesso dalla sua meta

E non solo il mare è così infido per i mortali

Chi combatte lo tradiscono le armi; Chi invece fa voti agli dèi, gli crolla addosso la casa

Chi, per la fretta, si butta di corsa sul cocchio, finisce che cade e ci lascia la pelle; C'è chi si strozza di cibo, e chi muore a forza di digiuni

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Petronio, Satyricon: 31-45
Petronio, Satyricon: 31-45

Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 31-45

Si bene calculum ponas, ubique naufragium est

At enim fluctibus obruto non contingit sepultura: tanquam intersit, periturum corpus quae ratio consumat, ignis an fluctus an mora

Quicquid feceris, omnia haec eodem ventura sunt

Ferae tamen corpus lacerabunt: tanquam melius ignis accipiat

Immo hanc poenam gravissimam credimus, ubi servis irascimur

Quae ergo dementia est, omnia facere, ne quid de nobis relinquat sepultura'

Et Licham quidem rogus inimicis collatus manibus adolebat

Eumolpus autem dum epigramma mortuo facit, oculos ad arcessendos sensus longius mittit

[CXVI] Hoc peracto libenter officio destinatum carpimus iter, ac momento temporis in montem sudantes conscendimus, ex quo haud procul impositum arce sublimi oppidum cernimus
Se solo tiri bene le somme, il naufragio arriva dovunque

Ma è pur vero che chi è travolto dal mare non ha sepoltura: come se importasse qualcosa al corpo, che comunque è destinato a morire, se a consumarlo è il fuoco, il mare o il tempo

Qualunque cosa accada, la fine è uguale per tutti

Ma le bestie feroci faranno a pezzi il cadavere: come se il fuoco gli riservasse un trattamento migliore

Anzi, c'è da credere che sia proprio questa la pena più grave, visto che tocca agli schiavi quando ci fanno arrabbiare

Ma allora, che razza di follia è mai questa, fare cioè di tutto perché di noi non resti più nulla dopo la morte

Il corpo di Lica bruciava su un rogo innalzato da mani nemiche

mentre Eumolpo, impegnato com'era a ponzare l'elogio funebre del defunto, puntava lo sguardo lontano in cerca di ispirazione

116 Dopo aver volentieri portato a termine questo pietoso ufficio, ci mettiamo in marcia e, tempo un attimo, arriviamo fradici di sudore su un'altura, e di lì riusciamo a scorgere non troppo lontano un paese arroccato in cima a una collina
Nec quid esset sciebamus errantes, donec a vilico quodam Crotona esse cognovimus, urbem antiquissimam et aliquando Italiae primam

Cum deinde diligentius exploraremus qui homines inhabitarent nobile solum, quodve genus negotiationis praecipue probarent post attritas bellis frequentibus opes: 'O mi, inquit, hospites, si negotiatores estis, mutate propositum aliudque vitae praesidium quaerite

Sin autem urbanioris notae homines sustinetis semper mentiri, recta ad lucrum curritis

In hac enim urbe non litterarum studia celebrantur, non eloquentia locum habet, non frugalitas sanctique mores laudibus ad fructum perveniunt, sed quoscunque homines in hac urbe videritis, scitote in duas partes esse divisos

Nam aut captantur aut captant
Sbandati com'eravamo, non riuscivamo a riconoscerlo, finché un contadino ci informò che si trattava di Crotone, città antichissima e, un tempo, la prima d'Italia

Siccome poi cercavamo di avere maggiori ragguagli sugli abitanti di quella nobile terra e sul tipo di affari cui essi amavano dedicarsi, visto che a forza di guerra non gli era rimasto granché; Cari forestieri ci illuminò il tipo, se siete commercianti, allora cambiate programma e trovatevi un altro settore nel quale sbarcare il lunario

Se invece siete dei furbacchioni che ci sanno fare e avete la menzogna facile, allora buttatevici pure perché non ci metterete molto a fare soldi

Infatti in questa città delle lettere se ne infischiano, l'eloquenza non trova spazi, e l'onestà e le buone maniere non sono per niente di moda; la gente che incontrerete in questa città, bene, sappiate che si divide in due categorie

o truffatori o truffati

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Petronio, Satyricon: 132-141
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Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 132-141

In hac urbe nemo liberos tollit, quia quisquis suos heredes habet, non ad cenas, non ad spectacula admittitur, sed omnibus prohibetur commodis, inter ignominiosos latitat

Qui vero nec uxores unquam duxerunt nec proximas necessitudines habent, ad summos honores perveniunt, id est soli militares, soli fortissimi atque etiam innocentes habentur

Adibitis, inquit, oppidum tanquam in pestilentia campos, in quibus nihil aliud est nisi cadavera quae lacerantur, aut corvi qui lacerant'

[CXVII] Prudentior Eumolpus convertit ad novitatem rei mentem genusque divitationis sibi non displicere confessus est
In questa città i figli non li riconosce nessuno, perché chi ha un erede legittimo non lo invitano ai pranzi o a teatro, ma lo escludono da ogni piacere, costringendolo a mescolarsi in mezzo ai derelitti

Invece, quelli che non si sono mai sposati e che non hanno parenti prossimi raggiungono le cariche più alte, cioè a dire sono soltanto loro che muovono le cose, sono loro gli unici coraggiosi e onesti

Entrate in una città proseguì, che è come quelle campagne dove, nel pieno delle pestilenze, non si vedono altro che cadaveri dilaniati o corvi che li dilaniano

117 Eumolpo, che di noi era quello che la sapeva più lunga, si mise a riflettere sulla nuova situazione e ci confessò che a lui quel sistema di rastrellare quattrini non gli dispiaceva affatto
Iocari ego senem poetica levitate credebam, cum ille: 'Utinam quidem, , sufficeret largior scena, id est vestis humanior, instrumentum lautius, quod praeberet mendacio fidem: non mehercules operam istam differrem, sed continuo vos ad magnas opes ducerem'

Atquin promitto, quicquid exigeret, dummodo placeret vestis, rapinae comes, et quicquid Lycurgi villa grassantibus praebuisset: 'nam nummos in praesentem usum deum matrem pro fide sua reddituram

-- Quid ergo, inquit Eumolpus, cessamus mimum componere

Facite ergo me dominum, si negotatio placet'

Nemo ausus est artem damnare nihil auferentem
Sulle prime io pensai che il vecchio, un po' suonato com'era per quella sua mania di fare versi, scherzasse, ma lui, invece, disse: Se solo potessi disporre di un più ricco apparato scenico, cioè di un costume più presentabile, un equipaggiamento scelto, per garantire maggiore credibilità alle mie menzogne; per dio, è un lavoretto che non rimanderei un attimo soltanto e vi procurerei soldi a palate in men che non si dica

Gli prometto di aiutarlo a procurarsi quanto gli serve, basta che si adatti a mettersi il vestito indossato nell'ultima rapina e a servirsi di ciò che avevamo portato via nel colpo alla villa di Licurgo; Quanto poi al denaro necessario lì sul momento, ce lo avrebbe procurato la madre degli dèi, bontà sua

E allora cosa aspettiamo disse Eumolpo, a incominciare la nostra messinscena

Se la cosa vi va a genio, fate finta che io sia il vostro padrone

Nessuno osò criticare quell'iniziativa, che oltretutto non ci costava nulla

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Petronio, Satyricon: 46-60
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Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 46-60

Itaque ut duraret inter omnes tutum mendacium, in verba Eumolpi sacramentum iuravimus: uri, vinciri, verberari ferroque necari, et quicquid aliud Eumolpus iussisset

Tanquam legitimi gladiatores domino corpora animasque religiosissime addicimus

Post peractum sacramentum serviliter ficti dominum consalutamus, elatumque ab Eumolpo filium pariter condiscimus, iuvenem ingentis eloquentiae et spei, ideoque de civitate sua miserrimum senem exisse, ne aut clientes sodalesque filii sui aut sepulcrum quotidie causam lacrimarum cerneret

Accessisse huic tristitiae proximum naufragium, quo amplius vicies sestertium amiserit; nec illum iactura moveri, sed destitutum ministerio non agnoscere dignitatem suam
E così, perché il segreto di quella farsa non uscisse dalla nostra cerchia, giurammo, attenendoci a una formula di Eumolpo, che ci saremmo fatti bruciare vivi, incatenare, bastonare, passare da parte a parte, e tutto quello che lui ci avesse imposto

ci consegnammo anima e corpo, devotamente, al nostro nuovo padrone, come se fossimo stati dei gladiatori di professione

Dopo aver prestato il giuramento e avere indossato vesti servili, salutiamo Eumolpo come padrone e insieme apprendiamo che Eumolpo aveva perduto un figlio, un ragazzo di eccezionali qualità e di belle speranze, e che il povero vecchio se ne era andato dalla sua città proprio per non avere più sotto gli occhi tutti i giorni i clienti e gli amici del figlio e quella tomba per lui causa di continue lacrime

A questo lutto si era poi aggiunto di recente un naufragio nel quale aveva perduto più di venti milioni di sesterzi, disastro questo che gli dispiaceva non tanto per la perdita in sé e per sé, quanto piuttosto perché, avendo perso il suo seguito, non si riconosceva più nel suo rango

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