Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 11 - 16, pag 2

Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 11 - 16

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 38; 11 - 16
' Hac denuntiatione conterritus perstare tamen in pertinaci simulatione inopiae

Et paulatim illiberali adiectione nunc per cavillationem, nunc precibus et simulatis lacrimis ad centum talenta est perductus

Adiecta decem milia medimnum frumenti

Haec omnia intra sex dies exacta

[15] A Cibyra per agros Sindensium exercitus ductus, transgressusque Caularem amnem posuit castra

Postero die [et] praeter Caralitin paludem agmen ductum; ad Madamprum manserunt

Inde progredientibus ab Lago, proxima urbe, metu incolae fugerunt; vacuum hominibus et refertum rerum omnium copia oppidum diripuerunt

Inde ad Lysis fluminis fontes, postero die ad Cobulatum amnem progressi

Termessenses eo tempore Isiondensium arcem urbe capta oppugnabant
Spaventato da questo ultimatum, quello cercava ancora di mantenersi sulla sua ostinata simulazione di esser povero

E a poco a poco, a forza di aggiunte meschine, ora coi sofismi, ora con le preghiere e le lacrime simulate, arrivò a cento talenti

Furono aggiunti diecimila medirnni di frumento

Il tutto fu riscosso entro sei giorni

[15]Da Cibira lesercito fu condotto attraverso il territorio dei Sindesi e andò ad accamparsi al di là del fiume Caulare

Il giorno dopo le colonne furono spinte oltre la palude Caraliti, e fecero tappa a Madampro

Al loro avanzare di là, dalla vicina città di Lago gli abitanti per timore fuggirono, e i Romani saccheggiarono la città disabitata, ma piena di ogni sorta di rifornimenti

Indi avanzarono fino alle sorgenti del fiume Lisi, e il giorno dopo al fiume Cobulato

I Termessesi in quel momento stavano assediando la rocca di Isionda, dopo avere occupata la città
Inclusi, cum alia spes auxilii nulla esset, legatos ad consulem orantes opem miserunt: cum coniugibus ac liberis in arce inclusos se mortem in dies, aut ferro aut fame patiendam, expectare

Volenti consuli causa in Pamphyliam devertendi oblata est

Adveniens obsidione Isiondensis exemit; Termesso pacem dedit quinquaginta talentis argenti acceptis; item Aspendiis ceterisque Pamphyliae populis

Ex Pamphylia rediens ad fluvium Taurum primo die, postero ad Xylinen quam vocant Comen posuit castra

Profectus inde continentibus itineribus ad Cormasa urbem pervenit

Darsa proxima urbs erat; eam metu incolarum desertam, plenam omnium rerum copia invenit

Progredienti praeter paludes legati ab Lysinoe dedentes civitatem venerunt

Inde in agrum Sagalassenum, uberem fertilemque omni genere frugum, ventum est
Gli assediati, non avendo altra speranza di aiuti, mandarono legati a chieder soccorso al console: chiusi nella fortezza coii le mogli e i figli aspettavano di giorno in giorno la morte, che bisognava subire o dalle armi o dalla fame

Al console, che non chiedeva di meglio, sioffrì così un pretesto per deviare la marcia verso la Panfilia

Al suo arrivo liberò dallassedio gli Isiondesi, a Termesso concesse la pace ricevendo cinquanta talenti dargento, lo stesso fece con quelli di Aspendo e con le altre popolazioni della Panfilia

Di ritorno dalla Panfilia, si accampò il primo giorno presso il fiume Tauro , il secondo alla cosidetta Come Xilina

Partito di là con marcie ininterrotte arrivò alla città di Cormasa

Darsa o era una città lì vicina, e la trovò deserta per il panico degli abitanti ma piena di ogni ben di dio

Mentre si spingeva oltre le paludi, vennero legati da Lisinoe a consegnare la città

Indi arrivarono nel territorio Sagalasseno, ricco e fertile di ogni genere di prodotti del suolo
Colunt Pisidae, longe optimi bello regionis eius

Cum ea res animos fecit, tum agri fecunditas et multitudo hominum et situs inter paucas munitae urbis

Consul, quia nulla legatio ad finem praesto fuerat, praedatum in agros misit

Tum demum fracta pertinacia est, ut ferri agique res suas viderunt; legatis missis pacti quinquaginta talentis et viginti milibus medimnum tritici, viginti hordei, pacem impetraverunt

Progressus inde ad Rhotrinos fontes ad vicum, quem Acoridos Comen vocant, posuit castra

Eo Seleucus ab Apamea postero die venit

Aegros inde et inutilia impedimenta cum Apameam dimisisset, ducibus itinerum ab Seleuco acceptis profectus eo die in Metropolitanum campum, postero die Dynias Phrygiae processit

Inde Synnada venit, metu omnibus circa oppidis desertis
Labitano i Pisidi, decisamente i migliori soldati della regione

Ha dato loro spirito dindipendenza sia questa loro qualità che la fertilità del suolo, la densità della popolazione, la posizione della città, fortificata come poche

Il console, visto che nessuna delegazione si era presentata alle frontiere, mandò a far bottino nella campagna

Solo allora si abbassò la lorosuperbia, quando si videro portar via le cose loro; e, mandati ambasciatori, ottennero pace trattando un prezzo di cinquanta talenti e ventimila medimni di grano e venti di orzo

Di là spingendosi fino alle fonti Rocrine, si accampò presso il villaggio detto Come di Acoride

Là il giorno dopo venne Seleuco da Apamea

Congedati e mandati a Apamea i malati e i bagagli che non servivano, ricevute da Seleuco delle guide per il viaggio, partì il giorno stesso per la pianura di Metropoli; il giorno dopo si spinse a Dinie di Frigia

Indi si recò a Sinnada, mentre tutte le città allintorno per paura erano state abbandonate

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Quorum praeda iam graue agmen trahens vix quinque milium die toto itinere perfecto ad Beudos, quod vetus appellant, pervenit

Ad Anabura inde, et altero die ad Alandri fontes, tertio ad Abbassium posuit castra

Ibi plures dies stativa habuit, quia perventum erat ad Tolostobogiorum fines
Trascinandosi lesercito reso ormai pesante dalla preda raccolta in queste città, e compiendo in tutta una giornata una marcia di appena cinque miglia arrivò a Beudo, che è chiamata Beudo vecchia

E di qui andò a fermarsi a Anabura, il giorno seguente alle sorgenti dellAlandro , il terzo a Abbasio

E qui tenne gli alloggiamenti per più giorni, perché erano arrivati ai confini dei Tolostobogii

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