Inde fatigatus Campanorum precibus sequenti die cum omni apparatu oppugnandae urbis Cumas redit perpopulatoque agro Cumano mille passus ab urbe castra locat, cum Gracchus magis uerecundia in tali necessitate deserendi socios implorantes fidem suam populique Romani substitisset quam satis fidens exercitui Nec alter consul Fabius, qui ad Cales castra habebat, Volturnum flumen traducere audebat exercitum, occupatus primo auspiciis repetendis, dein prodigiis quae alia super alia nuntiabantur; expiantique ea haud facile litari haruspices respondebant (37( Eae causae cum Fabium tenerent, Sempronius in obsidione erat et iam operibus oppugnabatur |
Di qui stanco delle preghiere dei Campani, il giorno dopo ritornò a Cuma con tutte le macchine necessarie per assalire la città; dopo aver saccheggiato lagro Cumano, pose il campo a mille passi da Cuma dove Gracco era rimasto più per il ritegno di non abbandonare in tale frangente gli alleati che imploravano il suo appoggio e quello del popolo romano, che egli avesse nellesercito Neppure laltro console Fabio, che aveva il campo a Cales, osava attraversare il fiume Volturno, impegnato a prendere di nuovo gli auspici, per poi espiare i prodigi che gli erano annunciati luno dopo laltro; a lui che faceva queste cerimonie di espiazione, gli aruspici rispondevano, pertanto, che non era facile placare lira degli dei 37 Mentre tutte queste ragioni trattenevano Fabio, Sempronio era assediato ed ormai erano apprestate le macchine per lassalto |
Aduersus ligneam ingentem admotam urbi aliam turrem ex ipso muro excitauit consul Romanus, aliquanto altiorem, quia muro satis per se alto subiectis ualidis sublicis pro solo usus erat Inde primum saxis sudibusque et ceteris missilibus propugnatores moenia atque urbem tuebantur postremo, ubi promouendo adiunctam muro uiderunt turrem, facibus ardentibus plurimum simul ignem coniecerunt Quo incendio trepida armatorum multitudo cum de turre sese praecipitaret, eruptio ex oppido simul duabus portis stationes hostium fudit fugauitque in castra ut eo die obsesso quam obsidenti similior esset Poenus |
Il console romano contro una grandissima torre di legno che era stata avvicinata alla città ne fece sorgere unaltra sulle mura, alquanto più alta, poiché si era servito del muro, per se stesso abbastanza alto, appoggiandovi la torre su solide travi Di qui i combattenti riuscivano a difendere le mura e la città lanciando sassi e bastoni a punta e altre armi da getto Alla fine allorché videro che la torre dei nemici spinta innanzi aderiva ormai alle mura, tutti ad un tempo lanciarono contro di essa delle faci ardenti che suscitarono un gran fuoco Dinnanzi a questo incendio la folla dei soldati gettandosi spaventata giù dalla torre, fu sbaragliata e spinta alla fuga verso gli accampamenti dai soldati romani, che contemporaneamente irruppero fuori dalle due porte della città, in modo che quel giorno Annibale apparve più simile ad un assediato che ad un assediante |
Ad mille trecenti Carthaginiensium caesi et undesexaginta uiui capti, qui circa muros et in stationibus solute ac neglegenter agentes, cum nihil minus quam eruptionem timuissent, ex improuiso oppressi fuerant Gracchus, priusquam se hostes ab repentino pauore colligerent, receptui signum dedit ac suos intra muros recepit Postero die Hannibal, laetum secunda re consulem iusto proelio ratus certaturum, aciem inter castra atque urbem instruxit ceterum postquam neminem moueri ab solita custodia urbis uidit nec committi quicquam temerariae spei, ad Tifata redit infecta re Quibus diebus Cumae liberatae sunt obsidione, iisdem diebus et in Lucanis ad Grumentum Ti Sempronius, cui Longo cognomen erat, cum Hannone Poeno prospere pugnat |
Circa milletrecento Cartaginesi furono uccisi e cinquantanove presi vivi; costoro, vagando liberi e spensierati intorno alle mura ed ai posti di guardia, all'improvviso furono sopraffatti mentre nulla avevano temuto meno di quella impetuosa sortita Gracco, prima che i nemici si riavessero dal repentino spavento, diede il segnale della ritirata e raccolse tutti i suoi entro le mura Il giorno dopo Annibale, convinto che il console baldanzoso per la felice impresa avrebbe combattuto una battaglia campale, dispose il suo esercito in ordine di combattimento fra gli accampamenti e la città Pertanto, dopo aver visto che alla fine nessuno si staccava dalla solita guardia della città, né prendeva alcuna iniziativa ispirata ad una inconsiderata speranza, ritornò al monte Tifata senza aver concluso nulla In quegli stessi giorni in cui Cuma fu liberata dall'assedio, Tiberio Sempronio, soprannominato Longo, combatté felicemente contro il cartaginese Annone nella Lucania presso Grumento |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 41-50
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 21; 41-50
Supra duo milia hominum occidit et ducentos octoginta milites (amisit(, signa militaria ad quadraginta unum cepit Pulsus finibus Lucanis Hanno retro in Bruttios sese recepit Et ex Hirpinis oppida tria, quae a populo Romano defecerant ui recepta per M Valerium praetorem, Vercellium, Vescellium, Sicilinum, et auctores defectionis securi percussi Supra quinque milia captiuorum sub hasta uenierunt; praeda alia militi concessa, exercitusque Luceriam reductus (38( Dum haec in Lucanis atque in Hirpinis geruntur, quinque naues, quae Macedonum atque Poenorum captos legatos Romam portabant, ab supero mari ad inferum circumuectae prope omnem Italiae oram, cum praeter Cumas uelis ferrentur neque hostium an sociorum essent satis sciretur, Gracchus obuiam ex classe sua naues misit |
Uccise più di duemila uomini, perdendo da parte sua solo duecentottanta soldati; si impadronì di quarantuno insegne Cacciato dal territorio, Annone si ritirò nel Bruzzio Nell'Irpinia tre città fortificate, Vercellio, Vescellio, Sicilino, che avevano abbandonato l'alleanza romana, furono espugnate con la forza dal pretore M Valerio; ai sobillatori della defezione fu tagliata la testa Più di cinquemila prigionieri furono venduti all'asta; il resto della preda fu dato ai soldati e l'esercito fu ricondotto a Luceria 38 Mentre accadevano questi avvenimenti in Lucania e nelIrpinia, le cinque navi che portavano prigionieri i messi Macedoni e dei Cartaginesi, dopo aver girato intorno a tutte le coste italiane dal mare superiore e quello inferiore furono portate dalle vele fino all'altezza di Cuma; il console Gracco, non sapendo se fossero navi nemiche o alleate, mandò loro incontro alcune navi della sua flotta |
Cum percontando in uicem cognitum esset consulem Cumis esse, naues Cumas adpulsae captiuique ad consulem deducti et litterae datae Consul litteris Philippi atque Hannibalis perlectis consignata omnia ad senatum itinere terrestri misit, nauibus deuehi legatos iussit Cum eodem fere die litterae legatique Romam uenissent et percontatione facta dicta cum scriptis congruerent, primo grauis cura patres incessit, cernentes quanta uix tolerantibus Punicum bellum Macedonici belli moles instaret; cui tamen adeo non succubuerunt ut extemplo agitaretur quemadmodum ultro inferendo bello auerterent ab Italia hostem |
Quando, in seguito allo scambio di informazioni, si venne a sapere che il console era a Cuma, qui le navi approdarono e i prigionieri furono condotti al console, al quale furono consegnati anche i documenti sequestrati Il console Gracco, dopo aver attentamente esaminato le lettere che Filippo ed Annibale si erano scambiate, comandò che tutte fossero mandate per terra al senato, mentre gli ambasciatori dovevano essere trasferiti per mare Lettere ed ambasciatori giunsero a Roma nello stesso giorno; fatti gli interrogatori ed accordandosi le cose dette con le cose scritte, dapprima il senato fu preso da grave apprensione nel considerare quanto grande fosse l'impegno che si prospettava per i Romani di una guerra contro Filippo dal momento che essi a stento potevano sopportare quella contro Annibale; tuttavia i senatori non cedettero a questo attimo di sgomento, poiché subito si dibatté la questione in che modo, prendendo l'offensiva, i Romani avrebbero potuto allontanare il nemico dall'Italia |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 31; 31 - 33
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 31; 31 - 33
Captiuis in uincula condi iussis comitibusque eorum sub hasta uenditis, ad naues uiginti quinque, quibus P Valerius Flaccus praefectus praeerat, uiginti quinque paratis alias decernunt His comparatis deductisque et additis quinque nauibus, quae aduexerant captiuos legatos, triginta naues ab Ostia Tarentum profectae, iussusque P Valerius militibus Varronianis, quibus L Apustius legatus Tarenti praeerat, in naues impositis quinquaginta quinque nauium classe non tueri modo Italiae oram sed explorare de Macedonico bello si congruentia litteris legatorumque indiciis Philippi consilia essent, ut M Valerium praetorem litteris certiorem faceret, isque L Apustio legato exercitui praeposito Tarentum ad classem profectus primo quoque tempore in Macedoniam transmitteret daretque operam ut Philippum in regno contineret |
Diedero l'ordine di custodire in carcere i prigionieri, mentre i loro compagni erano venduti all'asta; oltre le venticinque navi comandate dal prefetto P Valerio Flacco, il senato deliberò di prepararne altre venticinque Quando queste furono pronte e tratte in acqua, furono aggiunte le altre cinque navi che avevano condotto gli ambasciatori prigionieri; partirono perciò da Ostia per Taranto trenta navi, mentre a P Valerio fu comandato di imbarcare i soldati di Varrone che erano a Taranto al comando del luogotenente L Apustio; con quella flotta di cinquantacinque navi egli non doveva soltanto difendere le coste italiane, ma anche accertarsi sull'eventualità di una guerra con la Macedonia Se le rivelazioni contenute nei documenti si fossero trovate d'accordo con i piani di Filippo, P Valerio doveva subito avvertire con una lettera il pretore M Valerio, perché questi, messo a capo dell'esercito il luogotenente Lucio Apustio, si recasse a Taranto presso la flotta il più presto possibile e facesse passare le navi in Macedonia, per non fare uscire Filippo dal suo regno |
Pecunia ad classem tuendam bellumque Macedonicum ea decreta est, quae Ap Claudio in Siciliam missa erat ut redderetur Hieroni regi; ea per L Antistium legatum Tarentum est deuecta Simul ab Hierone missa ducenta milia modium tritici et hordei centum (39( Dum haec Romani parant aguntque, ad Philippum captiua nauis una ex iis quae Romam missae erant, ex cursu refugit; inde scitum legatos cum litteris captos Itaque ignarus rex quae cum Hannibale legatis suis conuenissent quaeque legati eius ad se allaturi fuissent, legationem aliam cum eisdem mandatis mittit Legati ad Hannibalem missi Heraclitus cui Scotino cognomen erat et Crito Boeotus et Sositheus Magnes |
Per difendere la flotta e per condurre la guerra macedonica fu destinato quel denaro che era stato mandato in Sicilia ad Appio Claudio, perché fosse restituito al re Gerone; questo denaro fu portato a Taranto dal luogotenente L Antistio Nello stesso tempo il re Gerone mandò duecentomila moggi di frumento e cento di orzo 39 Mentre i Romani facevano questi preparativi, una delle navi coi prigionieri, che erano state inviate a Roma riuscì a deviare dalla rotta e a raggiungere Filippo, che venne così a sapere che i suoi ambasciatori esrano stati presi con la sua lettera Pertanto il re non sapendo quali patti fossero intercorsi tra i suoi ed Annibale e quali notizie i suoi messi gli avrebbero riferito, mandò unaltra ambasceria con il medesimo incarico I legati mandati da Annibale furono Eraclito, chiamato Scotino, Critone Beozio e Sositeo Magnete |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 04, 58-61
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 04, 58-61
Hi prospere tulerunt ac rettulerunt mandata; sed prius se aestas circumegit quam mouere ac moliri quicquam rex posset; tantum nauis una capta cum legatis momenti fecit ad dilationem imminentis Romanis belli Et circa Capuam transgresso Volturnum Fabio post expiata tandem prodigia ambo consules rem gerebant Combulteriam et Trebulam et Austiculam urbes, quae ad Poenum defecerant Fabius ui cepit, praesidiaque in his Hannibalis Campanique permulti capti Et Nolae, sicut priore anno, senatus Romanorum, plebs Hannibalis erat, consiliaque occulta de caede principum et proditione urbis inibantur |
Costoro riuscirono a condurre felicemente a termine la missione e a riferire la risposta; tuttavia sopravvenne lestate prima che il re potesse muoversi e fare un piano: tanta importanza ebbe per differire una guerra che incombeva sui romani la cattura di una sola nave con gli ambasciatori Intorno a Capua, dopo che Fabio ebbe compiuto i riti di espiazione dei prodigi ed ebbe passato il Volturno, tutti e due i consoli insieme conducevano la guerra Fabio occupò con la forza le città di Combulteria, Trebula e Austicula che erano passate dalla parte dei Cartaginesi; in quelle città furono fatti moltissimi prigionieri fra le truppe presidiarie di Annibale e fra i Campani A Nola, corre nell'anno precedente, il senato favoriva la parte romana, mentre la plebe, che era dalla parte dei Cartaginesi, ordiva segreti disegni per uccidere i principali cittadini e per consegnare la città ad Annibale |
Quibus ne incepta procederent, inter Capuam castraque Hannibalis, quae in Tifatis erant, traducto exercitu Fabius super Suessulam in castris Claudianis consedit; inde M Marcellum propraetorem cum iis copiis quas habebat Nolam in praesidium misit (40( Et in Sardinia res per T Manlium praetorem administrari coeptae, quae omissae erant postquam Q Mucius praetor graui morbo est implicitus Manlius nauibus longis ad Carales subductis naualibusque sociis armatis ut terra rem gereret et a praetore exercitu accepto, duo et uiginti milia peditum, mille ducentos equites confecit Cum his equitum peditumque copiis profectus in agrum hostium haud procul ab Hampsicorae castris castra posuit Hampsicora tum forte profectus erat in Pellitos Sardos ad iuuentutem armandam qua copias augeret; filius nomine Hostus castris praeerat |
Affinché i loro tentativi riuscissero vani, Fabio, fatto passare l'esercito tra Capua e gli alloggiamenti di Annibale, che erano sul monte Tifata, prese posizione ai campi di Claudio sopra Suessula; di qui mandò a presidiare Nola il propretore M Marcello con le truppe che aveva 40 Anche in Sardegna il pretore T Manlio cominciò a dirigere le operazioni di guerra che erano state sospese dopo che il pretore Q Muzio era stato colpito da grave malattia Manlio, ritirate le navi da guerra a Cagliari ed armati i marinai per condurre la guerra per terra e preso in consegna dal pretore l'esercito, mise insieme ventiduemila soldati di fanteria e milleduecento cavalieri Partito con queste truppe di fanteria e di cavalleria, pose il campo in territorio nemico non lontano dagli accampamenti di Ampsicora Costui in quel momento era partito verso i territori dei Pelliti Sardi per armare i giovani ed aumentare così le sue forze; suo figlio Osto comandava il campo |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 26; 11-20
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 26; 11-20
Is adulescentia ferox temere proelio inito fusus fugatusque Ad tria milia Sardorum eo proelio caesa, octingenti ferme uiui capti; alius exercitus primo per agros siluasque fuga palatus, dein, quo ducem fugisse fama erat, ad urbem nomine Cornum, caput eius regionis, confugit debellatumque eo proelio in Sardinia esset, ni classis Punica cum duce Hasdrubale, quae tempestate deiecta ad Baliares erat, in tempore ad spem rebellandi aduenisset Manlius post famam adpulsae Punicae classis Carales se recepit; ea occasio Hampsicorae data est Poeno se iungendi Hasdrubal copiis in terram expositis et classe remissa Carthaginem duce Hampsicora ad sociorum populi Romani agrum populandum profectus, Carales peruenturus erat, ni Manlius obuio exercitu ab effusa eum populatione continuisset |
Costui, baldanzoso per giovanile audacia, avventatamente cominciò la battaglia, nella quale fu sbaragliato e messo in fuga In quel combattimento furono massacrati tremila Sardi e quasi ottocento furono fatti prigionieri; un altro esercito dapprima fu disperso nella fuga per campi e selve, poi, corsa voce che il capo era fuggito, si rifugiò in una città di nome Corno, capitale di quella regione Con quella battaglia si sarebbe potuto terminare la guerra in Sardegna, se la flotta cartaginese al comando di Asdrubale, che da una tempesta era stata spinta contro le Baleari, non fosse arrivata nel momento opportuno per riprendere la guerra Manlio, dopo che seppe che la flotta cartaginese era approdata, si rifugiò a Cerali; si offerse così l'occasione ad Ampsicora di congiungersi con Asdrubale Asdrubale, sbarcate le truppe e rimandata la flotta a Cartagine, partito sotto la guida di pmpsicora per devastare il territorio degli alleati del popolo romano, sarebbe certamente giunto a Carali, se Mano, facendoglisi incontro con l'esercito, non gli avesse impedito di compiere uno sterminato saccheggio |