ubi debellatum esset, Italia omnis cum ipsa urbe Roma Carthaginiensium atque Hannibalis esset praedaque omnis Hannibali cederet perdomita Italia nauigarent in Graeciam bellumque cum quibus regi placeret gererent quae ciuitates continentis quaeque insulae ad Macedoniam uergunt, eae Philippi regnique eius essent (34( In has ferme leges inter Poenum ducem legatosque Macedonum ictum foedus; missique cum iis ad regis ipsius firmandam fidem legati, Gisgo et Bostar et Mago, eodem ad Iunonis Laciniae, ubi nauis occulta in statione erat, perueniunt Inde profecti cum altum tenerent, conspecti a classe Romana sunt quae praesidio erat Calabriae litoribus |
Quando la guerra fosse stata vinta, tutta l'Italia con la stessa città di Roma sarebbe appartenuta ai Cartaginesi in particolare ad Annibale e tutta la preda sarebbe stata ceduta ad Annibale Sottomessa l'Italia, Annibale e Filippo avrebbero navigato verso la Grecia a muovere guerra contro quei popoli, a scelta di Filippo Le città del continente e le isole che guardano la Macedonia sarebbero appartenute a Filippo ed al suo regno 34 Queste pressapoco le condizioni del patto intercorso tra Annibale e gli ambasciatori macedoni; Gisgone, Bostare e Magone furono mandati insieme coi messi dei Macedoni al re per ricevere da lui il giuramento di fedeltà ai patti; giunsero a quel medesimo luogo presso il tempio di Giunone Lacinia, dove nella rada era nascosta la nave Partiti di qui, dirigendosi verso l'alto mare, furono avvistati dalla flotta romana, che proteggeva le spiagge della Calabria |
Valeriusque Flaccus cercuros ad persequendam retrahendamque nauem cum misisset, primo fugere regii conati, deinde, ubi celeritate uinci senserunt, tradunt se Romanis et ad praefectum classis addurti cum quaereret qui et unde et quo tenderent cursum, Xenophanes primo satis iam semel felix mendacium struere, a Philippo se ad Romanos missum ad M Valerium, ad quem unum iter tutum fuerit, peruenisse, Campaniam superare nequisse, saeptam hostium praesidiis Deinde ut Punicus cultus habitusque suspectos legatos fecit Hannibalis interrogatosque sermo prodidit tum comitibus eorum seductis ac metu territis, litterae quoque ab Hannibale ad Philippum inuentae et pacta inter regem Macedonum Poenumque ducem |
Quando Valerio Flacco mandò alcuni battelli rapidissimi chiamati cercuri ad inseguire e a riportare indietro la nave, i legati del re tentarono dapprima di fuggire; poi, come si accorsero di essere superati in velocità, si consegnarono ai Romani e furono condotti al capo della flotta Chiedendo costui a loro chi fossero, donde venissero e dove volgessero il loro corso, Senofane rinunciò subito a combinare quell'intrico di bugie che già una volta gli era ben riuscito, dicendo che egli era stato mandato da Filippo ai Romani e che, attraverso una strada che si presentava sicura, era arrivato solo fino a M Valerio; disse che non era potuto andare oltre la Campania perché era tutta circondata dai presidi cartaginesi Tuttavia le fogge del vestire ed il comportamento tipico dei i Caragonesi resero sospetti ai Romani gli ambasciatori di Annibale che più tardi vennero traditi dal loro linguaggio quando furono interrogati Allora, messi in parte gli inviati di Filippo terrorizzati dalla paura, i Romani trovarono anche la lettera mandata da Annibale a Filippo, che conteneva il testo dei patti intercorsi fra il re dei Macedoni e il generale cartaginese |
Quibus satis cognitis optimum uisum est captiuos comitesque eorum Romam ad senatum aut (ad( consules ubicunque essent, quam primum deportare Ad id celerrimae quinque naues delectae ac L Valerius Antias, qui praeesset, missus, eique mandatum ut in omnes naues legatos separatim custodiendos diuideret daretque operam ne quod iis conloquium inter se neue quae communicatio consilii esset Per idem tempus Romae cum A Cornelius Mammula, ex Sardinia prouincia decedens, rettulisset qui status rerum in insula esset: bellum ac defectionem omnes spectare Q Mucium qui successisset sibi, grauitate caeli aquarumque aduenientem exceptum, non tam in periculosum quam longum morbum implicitum, diu ad belli munia sustinenda inutilem fore |
Come tutto ciò fu ben conosciuto, parve miglior cosa condurre subito i prigionieri ed i loro compagni a Roma per consegnarli al senato, o dai consoli ovunque essi fossero A questo scopo furono scelte cinque velocissime navi e fu mandato a comandarle L Valerio Anziate, al quale fu dato incarico di distribuire per ogni nave gli ambasciatori per custodirli separatamente e di fare in modo che tra loro non vi fosse alcun colloquio né comunicazione Nello stesso tempo a Roma A Cornelio Mammula, al ritorno dalla provincia di Sardegna, riferì sulla situazione dell'isola, dicendo che là tutti aspettavano la guerra per defezionare Comunicò, inoltre, che Quinto Muzio, che gli era succeduto, al suo arrivo era stato colpito, a causa del clima e delle acque malsane, da una malattia non tanto pericolosa quanto lunga e che per molto tempo non sarebbe stato in condizioni di sostenere gli impegni di una guerra |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 41-50
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 21; 41-50
exercitumque ibi ut satis firmum pacatae prouinciae praesidem esse, ita parum bello quod motum iri uideretur decreuerunt patres ut Q Fuluius Flaccus quinque milia peditum, quadringentos equites scriberet eamque legionem primo quoque tempore in Sardiniam traiciendam curaret, mitteretque cum imperio quem ipsi uideretur, qui rem gereret quoad Mucius conualuisset Ad eam rem missus est T Manlius Torquatus, qui bis consul et censor fuerat subegeratque in consulatu Sardos Sub idem fere tempus et a Carthagine in Sardiniam classis missa duce Hasdrubale, cui Caluo cognomen erat, foeda tempestate uexata ad Baliares insulas deicitur, ibique, adeo non armamenta modo sed etiam aluei nauium quassati erant, subductae naues dum reficiuntur aliquantum temporis triuerunt |
L'esercito, inoltre, era, bensì, abbastanza forte a difendere una provincia in pace, ma poco preparato a condurre una guerra, che sembrava vicina a scoppiare Allora i senatori deliberarono che Q Fulvio Flacco arruolasse cinquemila fanti e quattrocento cavalieri e provvedesse a far passare, appena possibile, quella legione in Sardegna inviando ad essa come comandante colui che gli sembrasse il più idoneo, finché Muzio fosse guarito Tale in incarico fu dato a T Manlio Torquato che era stato due volte console e censore e che mentr'era console aveva sottomesso i Sardi Pressappoco nello stesso tempo, sotto d comando di Asdrubale, che aveva il soprannome di fio, fu mandata da Cartagine una flotta in Sardegna; questa flotta, colpita da una terribile tempesta, fu sbattuta contro le isole Baleari e qui, poiché erano sconquassate non solo le attrezzature delle navi, ma anche gli scafi, la flotta fu ritirata e lì stette molto tempo per essere riparata |
(35( In Italia cum post Cannensem pugnam fractis partis alterius uiribus, alterius mollitis animis, segnius bellum esset, Campani per se adorti sunt rem Cumanam suae dicionis facere, primo sollicitantes ut ab Romanis deficerent; ubi id parum processit, dolum ad capiendos eos comparant (erat( Campanis omnibus statum sacrificium ad Hamas Eo senatum Campanum uenturum certiores Cumanos fecerunt petieruntque ut et Cumanus eo senatus ueniret ad consultandum communiter ut eosdem uterque populus socios hostesque haberet praesidium ibi armatum se habituros ne quid ab Romano Poenoue periculi esset Cumani, quamquam suspecta fraus erat, nihil abnuere, ita tegi fallax consilium posse rati |
35 Dopo la battaglia di Canne, in Italia ormai la guerra procedeva piuttosto stancamente, poiché da parte romana le forze erano abbattute, da parte cartaginese, invece, si andavano fiaccando le energie; allora i Campani presero spontaneamente l'iniziativa di ridurre in loro potere la città di Cuma; dapprima sollecitarono i Cumani a lasciare l'alleanza romana, ma poi, quando questo tentativo non ebbe buon esito, ricorsero alla frode per impadronirsi di loro Tutti i Campani dovevano celebrare periodicamente un sacrificio nelle vicinanze di Ame Il senato campano informò i Cumani che sarebbe andato colà e chiese che venisse anche il senato cumano per procedere ad un comune accordo affinché ambedue le popolazioni avessero gli stessi alleati e gli stessi nemici Là essi avrebbero avuto anche un presidio armato perché fossero difesi contro un eventuale pericolo da parte dei Romani o dei Cartaginesi I Cumani, per quanto sospettassero la frode, non si rifiutarono, pensando di poter in tal modo dissimulare a loro volta un piano fraudolento |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 31; 31 - 33
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 31; 31 - 33
Interim Ti Sempronius consul Romanus Sinuessae, quo ad conueniendum diem edixerat, exercitu lustrato transgressus Volturnum flumen circa Liternum posuit castra Ibi quia otiosa statiua erant, crebro decurrere milites cogebat ut tirones, ea maxima pars uolonum erant, adsuescerent signa sequi et in acie agnoscere ordines suos Inter quae maxima erat cura duci, itaque legatis tribunisque praeceperat, ne qua exprobratio cuiquam ueteris fortunae discordiam inter ordines sereret uetus miles tironi, liber uoloni sese exaequare sineret omnes satis honestos generososque ducerent quibus arma sua signaque populus Romanus commisisset; quae fortuna coegisset ita fieri, eandem cogere tueri factum |
Frattanto, Tiberio Sempronio, console romano, passato in rassegna l'esercito a Sinuessa, dove gli aveva ordinato di radunarsi, dopo aver attraversato il fiume Volturno, pose gli accampamenti nei dintorni di Literno Qui, poiché non v'era nulla da fare, Sempronio obbligava spesso i soldati ad organizzare delle manovre, affinché le reclute, che in massima parte erano schiavi arruolati, si abituassero a seguire le insegne e a sconoscere i propri reparti sul campo di battaglia Frattanto il comandante si preoccupava Soprattutto, e in tal senso aveva anche istruito i luogotenenti e i tribuni, di impedire che venisse vilipeso qualcuno a causa della sua antica condizione, cosa che avrebbe discordia tra le file dei soldati Il veterano doveva essere equiparato alla recluta ed il libero cittadino allo schiavo Tutti coloro ai quali il popolo romano aveva affidato le sue armi e le sue insegne dovevano essere considerati onorati e nobili; quelle decisioni che la necessità aveva costretto a prendere, da quella stessa necessità dovevano essere mantenute nella presente situazione |
Ea non maiore cura praecepta ab ducibus sunt quam a militibus obseruata breuique tanta concordia coaluerant omnium animi ut prope in obliuionem ueniret qua ex condicione quisque esset miles factus Haec agenti Graccho legati Cumani nuntiarunt quae a Campanis legatio paucos ante dies uenisset et quid iis ipsi respondissent: triduo post eum diem festum esse; non senatum solum omnem ibi futurum sed castra etiam et exercitum Campanum Gracchus iussis Cumanis omnia ex agris in urbem conuehere et manere intra muros, ipse pridie quam statum sacrificium Campanis esset Cumas mouet castra; Hamae inde tria milia passuum absunt |
Quelle istruzioni furono osservate con non minore diligenza sia dai comandanti che dai soldati, in modo che in breve una concordia così grande rinsaldò gli animi tutti, che quasi nessuno ricordava più da quale condizione sociale ogni soldato provenisse A Gracco, che si stava occupando di queste cose, gli ambasciatori cumani comunicarono che pochi giorni prima era venuta un'ambasceria da parte dei Campani e dissero quello che essi avevano risposto: che, cioè, tre giorni dopo ricorreva quel giorno festivo in cui non solo si sarebbe trovato tutto il senato, ma anche si sarebbe dato convegno tutto l'esercito in armi Gracco, dopo aver ordinato ai Cumani di concentrare dai campi in città tutti i rifornimenti e di rimanere entro le mura, il giorno prima che si compisse il solenne sacrificio, mosse il campo verso Cuma da dove Ame distava tremila passi |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 04, 58-61
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 04, 58-61
Iam Campani eo frequentes ex composito conuenerant, nec procul inde in occulto Marius Alfius medix tuticus, (is( summus magistratus erat Campanis, cum quattuordecim milibus armatorum habebat castra, sacrificio adparando et inter id instruendae fraudi aliquanto intentior quam muniendis castris aut ulli militari operi (triduum sacrificatum ad Hamas( nocturnum erat sacrum, ita ut ante mediam noctem compleretur Huic Gracchus insidiandum tempori ratus, custodibus ad portas positis, ne quis enuntiare posset coepta, et ab decima diei hora coactis militibus corpora curare somnoque operam dare, ut primis tenebris conuenire ad signum possent, uigilia ferme prima tolli iussit signa, silentique profectus agmine |
Già i Campani erano qui convenuti in folla, secondo il piano prestabilito; non lontano di qui in posizione nascosta aveva i suoi accampamenti il meddix tuticus Mario Alfio, il sommo magistrato dei Campani, con quattordicimila armati, più intenzionato, tuttavia, a preparare la cerimonia religiosa e, con questo pretesto, ad ordire l'insidia, che a fortificare gli accampamenti o a compiere altre operazioni militari Si trattava di una cerimonia notturna, che doveva essere compiuta prima di mezzanotte Gracco, ritenendo che questo fosse il momento di tendere l'insidia, poste le guardie alle porte, perché nessuno potesse mandar fuori qualche notizia intorno all'impresa, obbligò i soldati ad occuparsi delle cure personali e a dormire dall'ora decima in poi, in modo che appena buio potessero radunarsi ad un dato segnale; quasi al primo turno di guardia ordinò di levare le insegne e, partito in silenzio con la schiera |
cum ad Hamas media nocte peruenisset, castra Campana ut in peruigilio neglecta simul omnibus portis inuadit; alios somno stratos, alios perpetrato sacro inermes redeuntes obtruncat; hominum eo tumultu nocturno caesa plus duo milia cum ipso duce Mario Alfio; capta sunt signa militaria quattuor et triginta (36( Gracchus minus centum militum iactura castris hostium potitus Cumas se propere recepit, ab Hannibale metuens, qui super Capuam in Tifatis habebat castra Nec eum prouida futuri fefellit opinio |
quando a mezzanotte giunse ad Ame, assalì da tutte le porte contemporaneamente gli alloggiamenti dei Campani, abbandonati, come era logico, durante una veglia festiva; massacrò alcuni che si erano buttati a dormire, altri che ritornavano inermi dopo aver compiuto la cerimonia in quello scompiglio notturno furono uccisi più di duemila Campani con lo stesso loro capo Mario Alfio, ne furono fatti prigionieri ( ) e furono prese trentaquattro insegne militari 36 Gracco, avendo perduto meno di cento soldati, dopo essersi impadronito degli accampamenti nemici, si affrettò a ritirarsi a Cuma, per timore di Annibale che aveva il campo sul monte Tifata sopra Capua Né si ingannò nella sua prudente congettura |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 26; 11-20
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 26; 11-20
Nam simul Capuam ea clades est nuntiata, ratus Hannibal ab re bene gesta insolenter laetum exercitum tironum, magna ex parte seruorum, spoliantem uictos praedasque agentem ad Hamas se inuenturum, citatum agmen praeter Capuam rapit obuiosque ex fuga Campanorum dato praesidio Capuam duci, saucios uehiculis portari iubet Ipse Hamis uacua ab hostibus castra nec quicquam praeter recentis uestigia caedis strataque passim corpora sociorum inuenit Auctores erant quidam ut protinus inde Cumas duceret urbemque oppugnaret Id quamquam haud modice Hannibal cupiebat, ut, quia Neapolim non potuerat, Cumas saltem maritimam urbem haberet, tamen, quia praeter arma nihil secum miles raptim acto agmine extulerat, retro in castra super Tifata se recepit |
Infatti, appena fu annunciata a Capua quella sconfitta, Annibale, pensando che, in seguito al felice esito dell'impresa, avrebbe potuto sorprendere presso Ame un esercito di reclute composto in gran parte di schiavi, intento nell'eccessiva gioia della vittoria a depredare i vinti e a fare bottino, a marce accelerate condusse con gran rapidità l'esercito oltre Capua; diede poi ordine ai suoi soldati di riportare su carri i feriti Egli, invece, trovò ad Ame gli accampamenti vuoti di nemici e altro fuorché i segni della recente strage e qua e là i corpi degli alleati Alcuni lo consigliavano a condurre lesercito immediatamente contro Cuma per prenderla d'assalto Per quanto Annibale desiderasse vivamente di far ciò, per poter avare almeno in Cuma una città marittima, avendo dovuto rinunciare a Napoli, pure, poiché nella partenza precipitosa i suoi soldati non avevano portato con sé che le armi, si ritirò di nuovo negli accampamenti sul monte Tifata |