Livio, Ab urbe condita: Libro 06, 31-35, pag 2

Livio, Ab urbe condita: Libro 06, 31-35

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 06, 31-35
M Fabi Ambusti, potentis uiri cum inter sui corporis homines tum etiam ad plebem, quod haudquaquam inter id genus contemptor eius habebatur, filiae duae nuptae, Ser Sulpicio maior, minor C Licinio Stoloni erat, illustri quidem uiro tamen plebeio; eaque ipsa adfinitas haud spreta gratiam Fabio ad uolgum quaesierat

forte ita incidit ut in Ser Sulpici tribuni militum domo sorores Fabiae cum inter se, ut fit, sermonibus tempus tererent, lictor Sulpici, cum is de foro se domum reciperet, forem, ut mos est, uirga percuteret

cum ad id moris eius insueta expauisset minor Fabia, risui sorori fuit miranti ignorare id sororem; ceterum is risus stimulos paruis mobili rebus animo muliebri subdidit
Le due figlie di Marco Fabio Ambusto, uomo di notevole influenza non solo all'interno del proprio gruppo ma anche presso la plebe (i cui membri non lo consideravano assolutamente uno che li disprezzava), erano andate in moglie la maggiore a Servio Sulpicio, mentre la minore a Gaio Licinio Stolone, personaggio molto in vista anche se di estrazione plebea; e il fatto stesso che Fabio non avesse disdegnato questa parentela gli aveva acquisito il favore del popolo

Per puro caso successe che, mentre le sorelle Fabie si trovavano in casa di Servio Sulpicio allora tribuno militare e stavano chiacchierando, come spesso succede alle donne, per far passare il tempo, un littore di Sulpicio, tornando a casa dal foro, bussò alla porta - secondo l'usanza - con la sua verga

Fabia, la minore, che non era abituata a quest'usanza, si spaventò, e la sorella scoppiò a ridere, sorpresa di questa ignoranza; ma quella risata, dato che gli stati d'animo delle donne si lasciano influenzare da cose da nulla, punse al vivo la giovane
frequentia quoque prosequentium rogantiumque num quid uellet credo fortunatum matrimonium ei sororis uisum suique ipsam malo arbitrio, quo a proximis quisque minime anteiri uolt, paenituisse

confusam eam ex recenti morsu animi cum pater forte uidisset, percontatus satin salue

auertentem causam doloris, quippe nec satis piam aduersus sororem nec admodum in uirum honorificam, elicuit comiter sciscitando, ut fateretur eam esse causam doloris, quod iuncta impari esset, nupta in domo quam nec honos nec gratia intrare posset

consolans inde filiam Ambustus bonum animum habere iussit: eosdem propediem domi uisuram honores quos apud sororem uideat
Ma forse anche la grande folla che accompagnava il tribuno e gli domandava se avesse qualche ordine da dare le fece sembrare felice il matrimonio della sorella, portandola a sentirsi scontenta del suo, per quell'insana voglia per cui nessuno accetta di essere sorpassato dai propri parenti

Un giorno che lei era ancora tormentata per la recente offesa al suo orgoglio, il padre che la incontrò per caso le chiese se andasse tutto bene

Ma non ostante la ragazza cercasse di nascondere il vero motivo del proprio risentimento, considerandolo poco affettuoso nei confronti della sorella e non troppo onorevole verso il marito, il padre, insistendo con dolcezza, riuscì a farle confessare la causa del suo cruccio: essere unita a un uomo di condizione inferiore alla sua, e di essersi sposata in una casa dove non potevano entrare né gli onori né il prestigio

Cercando di consolare la figlia, Ambusto le consigliò di stare di buon animo, garantendole che di lì a poco avrebbe visto nella propria casa quegli stessi onori che vedeva dalla sorella
inde consilia inire cum genero coepit, adhibito L Sextio, strenuo adulescente et cuius spei nihil praeter genus patricium deesset

Occasio uidebatur rerum nouandarum propter ingentem uim aeris alieni, cuius leuamen mali plebes nisi suis in summo imperio locatis nullum speraret: accingendum ad eam cogitationem esse; conando agendoque iam eo gradum fecisse plebeios unde, si porro adnitantur, peruenire ad summa et patribus aequari tam honore quam uirtute possent; in praesentia tribunos plebis fieri placuit, quo in magistratu sibimet ipsi uiam ad ceteros honores aperirent

creatique tribuni C Licinius et L Sextius promulgauere leges omnes aduersus opes patriciorum et pro commodis plebis

unam de aere alieno, ut deducto eo de capite quod usuris pernumeratum esset id quod superesset triennio aequis portionibus persolueretur
Da quel momento in poi cominciò a fare progetti con il genero, introducendo nelle loro riunioni anche Lucio Sestio, un giovane di valore le cui aspirazioni erano tarpate soltanto dalla mancanza di sangue patrizio

Un'occasione per un rivolgimento politico sembrava rappresentata dall'enorme carico di debiti, dal quale la plebe non poteva sperare di essere alleviata se non arrivando a collocare suoi rappresentanti nelle cariche di massimo prestigio; era quindi necessario rivolgere i propri sforzi in quella direzione; grazie ai continui sforzi e alle agitazioni, i plebei erano già arrivati così in alto che, se solo avessero continuato a impegnarsi, potevano raggiungere il vertice ed uguagliare i patrizi sul piano degli onori e del potere

Per il momento si decise di eleggere i tribuni della plebe, magistratura che avrebbe loro permesso di arrivare anche alle altre cariche

Vennero eletti Gaio Licinio e Lucio Sestio, i quali proposero solo leggi volte a contrastare l'influenza dei patrizi e a favorire gli interessi della plebe

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 28; 38 - 40

Alteram de modo agrorum, ne quis plus quingenta iugera agri possideret

Tertiam, ne tribunorum militum comitia fierent consulumque utique alter ex plebe crearetur; cuncta ingentia et quae sine certamine maximo obtineri non possent; omnium igitur simul rerum, quarum immodica cupido inter mortales est, agri, pecuniae, honorum discrimine proposito conterriti patres, cum trepidassent publicis priuatisque consiliis, nullo remedio alio praeter expertam multis iam ante certaminibus intercessionem inuento collegas aduersus tribunicias rogationes comparauerunt

qui ubi tribus ad suffragium ineundum citari a Licinio Sextioque uiderunt, stipati patrum praesidiis nec recitari rogationes nec sollemne quicquam aliud ad sciscendum plebi fieri passi sunt
Uno di questi provvedimenti aveva a che fare con il problema dei debiti e prescriveva che la somma pagata come interesse fosse scalata dal capitale di partenza e che il resto venisse saldato in tre rate annuali di uguale entità

Un'altra proposta riguardava la limitazione della proprietà terriera, e prevedeva che non si potessero possedere più di 500 iugeri pro capite

Una terza proponeva che non si eleggessero più tribuni militari e che uno dei due consoli fosse comunque eletto dalla plebe; si trattava, in ciascuno dei casi, di questioni di estrema importanza e sarebbe stato difficile ottenere il passaggio di leggi del genere senza uno scontro durissimo
iamque frustra saepe concilio aduocato, cum pro antiquatis rogationes essent, 'bene habet' inquit Sextius; quando quidem tantum intercessionem pollere placet, isto ipso telo tutabimur plebem

agitedum comitia indicite, patres, tribunis militum creandis; faxo ne iuuet uox ista ueto, qua nunc concinentes collegas nostros tam laeti auditis

haud inritae cecidere minae: comitia praeter aedilium tribunorumque plebi nulla sunt habita

Licinius Sextiusque tribuni plebis refecti nullos curules magistratus creari passi sunt; eaque solitudo magistratuum et plebe reficiente duos tribunos et iis comitia tribunorum militum tollentibus per quinquennium urbem tenuit
Siccome tutte le cose che gli esseri umani desiderano nella maniera più smodata - e cioè le proprietà terriere, il denaro e il successo politico - erano state messe simultaneamente in pericolo, i senatori erano allarmatissimi; e dato che nel corso di affannose riunioni pubbliche e private non si era arrivati a escogitare nessun altro rimedio al di fuori dell'esercizio del veto già sperimentato in molti altri scontri del passato, i senatori si assicurarono degli appoggi tra i tribuni, in maniera tale che opponessero il loro veto alle proposte dei colleghi

Quando questi ultimi videro che Licinio e Sestio chiamavano le tribù al voto, protetti dalle guardie del corpo dei patrizi, impedirono sia la lettura delle proposte sia lo svolgimento di qualunque altra formalità prevista per consultare il volere della plebe

E dopo una serie di inutili convocazioni dell'assemblea, essendo praticamente già state respinte le proposte avanzate, Sestio disse: D'accordo; visto che volete che il diritto di veto abbia così tanto potere, sarà proprio quella l'arma che noi useremo per difendere la plebe

Avanti, o senatori, bandite pure le elezioni per la nomina di tribuni militari: farò in modo che non sia motivo di gioia alcuna questa parola

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