Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 06, 31-35
Insequentis anni principia statim seditione ingenti arsere tribunis militum consulari potestate Sp Furio Q Seruilio iterum Licinio~ Menenio tertium P Cloelio M Horatio L Geganio erat autem et materia et causa seditionis aes alienum; cuius noscendi gratia Sp Seruilius Priscus Q Cloelius Siculus censores facti ne rem agerent bello impediti sunt; namque trepidi nuntii primo, fuga deinde ex agris legiones Volscorum ingressas fines popularique passim Romanum agrum attulere in qua trepidatione tantum afuit ut ciuilia certamina terror externus cohiberet, ut contra eo uiolentior potestas tribunicia impediendo dilectu esset, donec condiciones impositae patribus ne quis, quoad bellatum esset, tributum daret aut ius de pecunia credita diceret |
All'inizio dell'anno successivo, sotto il tribunato militare di Spurio Furio, Quinto Servilio (per la seconda volta), Lucio Menenio (per la terza), Publio Clelio, Marco Orazio e Lucio Geganio, scoppiarono gravi disordini, il cui oggetto e la cui causa erano rappresentati dai debiti Spurio Servilio Prisco e Quinto Clelio Siculo vennero nominati censori per poterne accertare l'entità, ma la guerra impedì loro di accingersi al cómpito; infatti prima dei messaggeri spaventati, poi i villici in fuga dalle campagne riferirono che le legioni dei Volsci avevano superato il confine e stavano dovunque mettendo a ferro e fuoco la campagna romana Nonostante questa situazione d'allarme, la minaccia proveniente dall'esterno fu tanto lontana dal frenare gli scontri interni, che al contrario i tribuni della plebe ostacolarono la leva con ancora maggiore determinazione, fino a quando furono imposte ai patrizi queste condizioni, che per tutta la durata del conflitto nessuno avrebbe pagato il tributo di guerra né avrebbe potuto essere processato per questioni di debiti contratti |
eo laxamento plebi sumpto mora dilectui non est facta legionibus nouis scriptis placuit duos exercitus in agrum Volscum legionibus diuisis duci Sp Furius M Horatius dextrorsus (in) maritimam oram atque Antium, Q Seruilius et L Geganius laeua ad montes (et) Ecetram pergunt neutra parte hostis obuius (fuit) populatio itaque non illi uagae similis quam Volscus latrocinii more, discordiae hostium fretus et uirtutem metuens, per trepidationem raptim fecerat sed ab iusto exercitu iusta ira facta, spatio quoque temporis grauior quippe a Volscis timentibus ne interim exercitus ab Roma exiret incursiones in extrema finium factae erant; Romano contra etiam in hostico morandi causa (erat), ut hostem ad certamen eliceret |
Dopo aver ottenuto per la plebe queste concessioni, cessò l'ostruzionismo alla leva Una volta arruolate le nuove legioni, si decise di inviare due eserciti nel territorio dei Volsci, dividendo però le forze Spurio Furio e Marco Orazio marciarono verso destra, in direzione della costa e di Anzio, mentre Quinto Servilio e Lucio Geganio si portarono a sinistra, verso le montagne ed Ecetra In nessuna delle due parti il nemico si fece incontro Pertanto si buttarono a saccheggiare le campagne, ma non in fretta e disordinatamente, da banditi, come avevano fatto i Volsci, i quali contavano sulle discordie degli avversari, ma ne temevano il valore, bensì come un esercito legittimo, mosso da ira legittima e più devastante negli effetti per il fatto di impiegare più tempo nell'operazione Infatti i Volsci avevano fatto scorrerie al limite estremo del territorio romano, per paura che nel frattempo l'esercito avversario potesse uscire da Roma; al contrario i Romani si trattenevano in territorio nemico per attirare i Volsci allo scontro |
itaque omnibus passim tectis agrorum uicisque etiam quibusdam exustis, non arbore frugifera, non satis in spem frugum relictis, omni quae extra moenia fuit hominum pecudumque praeda abacta Romam utrimque exercitus reducti Paruo interuallo ad respirandum debitoribus dato Postquam quietae res ab hostibus erant, celebrari de integro iuris dictio et tantum abesse spes ueteris leuandi fenoris, ut tributo nouum fenus contraheretur in murum a censoribus locatum saxo quadrato faciundum; cui succumbere oneri coacta plebes, quia quem dilectum impedirent non habebant tribuni plebis tribunos etiam militares patricios omnes coacta principum opibus fecit, L Aemilium P Valerium quartum C Veturium Ser Sulpicium L et C Quinctios Cincinnatos |
Così, dopo aver incendiato tutte le fattorie sparse nei campi e anche alcuni villaggi, senza lasciare in piedi nemmeno un albero da frutto e distruggendo i seminati che ancora potessero far sperare nel raccolto, i due eserciti si portarono via come bottino tutti gli uomini e gli animali catturati al di fuori delle mura e quindi tornarono a Roma Ai debitori era stato dato un po' di tempo per tirare il fiato Ma non appena cessarono le ostilità, i tribunali cominciarono di nuovo a funzionare a pieno ritmo, e la speranza di essere alleggeriti dai vecchi debiti era così lontana che se ne dovettero contrarre di nuovi per pagare una tassa imposta per la costruzione di un muro di blocchi squadrati, opera appaltata dai censori; la plebe fu costretta a piegarsi a questo onere fiscale perché i tribuni non avevano alcuna leva militare da ostacolare I nobili, grazie ai loro potenti mezzi, riuscirono a costringere il popolo a eleggere tribuni militari tutti patrizi; i loro nomi erano: Lucio Emilio, Publio Valerio (eletto per la quarta volta), Gaio Veturio, Servio Sulpicio, Lucio e Gaio Quinzio Cincinnato |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 05, 26-30
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 05, 26-30
iisdem opibus obtinuere ut aduersus Latinos Volscosque, qui coniunctis legionibus ad Satricum castra habebant, nullo impediente omnibus iunioribus sacramento adactis tres exercitus scriberent: unum ad praesidium urbis Alterum qui, si qui alibi motus exstitisset, ad subita belli mitti posset: tertium longe ualidissimum P Valerius et L Aemilius ad Satricum duxere ubi cum aciem instructam hostium loco aequo inuenissent, extemplo pugnatum; et ut nondum satis claram uictoriam, sic prosperae spei pugnam imber ingentibus procellis fusus diremit postero die iterata pugna; et aliquamdiu aequa uirtute fortunaque Latinae maxime legiones longa societate militiam Romanam edoctae restabant |
Sempre grazie ai loro mezzi, i patrizi riuscirono - senza che nessuno si opponesse - a far prestare giuramento a tutti i giovani in età militare e ad arruolare così tre eserciti da opporre a Latini e Volsci che avevano unito le proprie truppe e si erano accampati nei pressi di Satrico; un esercito era destinato alla difesa della città Il secondo doveva tenersi pronto per ogni improvvisa emergenza di guerra, nel caso si fossero verificati da qualche parte dei movimenti ostili; il terzo, che era di gran lunga il più forte, fu fatto marciare alla volta di Satrico agli ordini di Publio Valerio e di Lucio Emilio Avendo lì trovato il nemico schierato a battaglia in un luogo pianeggiante, si venne súbito alle armi: e anche se la vittoria non era ancora sicura, ciò non ostante lo scontro faceva nutrire buone speranze, quando venne interrotto da violenti scrosci di pioggia scatenatisi a séguito di un grosso temporale Venne ripreso il giorno dopo e per qualche tempo soprattutto le legioni latine, abituate dalla lunga alleanza alla tecnica militare romana, riuscirono a resistere con pari coraggio e fortuna |
sed eques immissus ordines turbauit; turbatis signa peditum inlata, quantumque Romana se inuexit acies, tantum hostes gradu demoti; et ut semel inclinauit pugna, iam intolerabilis Romana uis erat fusi hostes cum Satricum, quod duo milia inde aberat, non castra peterent, ab equite maxime caesi: castra capta direptaque ab Satrico nocte quae proelio proxima fuit, fugae simili agmine petunt Antium; et cum Romanus exercitus prope uestigiis sequeretur, plus tamen timor quam ira celeritatis habuit prius itaque moenia intrauere hostes quam Romanus extrema agminis carpere aut morari posset inde aliquot dies uastando agro absumpti nec Romanis satis instructis apparatu bellico ad moenia adgredienda nec illis ad subeundum pugnae casum |
Ma l'arrivo della cavalleria gettò lo scompiglio tra le file nemiche, e nel pieno del disordine ci fu l'attacco della fanteria; non appena le sorti della lotta volsero in loro favore, l'impeto dei Romani divenne insostenibile I nemici, una volta sbaragliati, invece di ritirarsi nell'accampamento, cercarono di raggiungere Satrico, che distava due miglia da quel punto, e vennero massacrati soprattutto dai cavalieri; il loro accampamento fu preso e saccheggiato Nel corso della notte successiva alla battaglia, i nemici raggiunsero Anzio da Satrico con una marcia che assomigliava molto a una fuga; e nonostante l'esercito romano seguisse da vicino le loro tracce, la paura dimostrò di essere più veloce dell'ira Così i nemici riuscirono a entrare all'interno delle mura prima che i Romani potessero agganciare o bloccare la loro retroguardia Alcuni giorni furono poi dedicati al saccheggio delle campagne dei dintorni, perché i Romani non erano sufficientemente equipaggiati per attaccare le mura e i nemici per affrontare il rischio di una battaglia |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 29; 10 - 12
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 29; 10 - 12
Seditio tum inter Antiates Latinosque coorta, cum Antiates uicti malis subactique bello in quo et nati erant et consenuerant deditionem spectarent, Latinos ex diutina pace noua defectio recentibus adhuc animis ferociores ad perseuerandum in bello faceret finis certaminis fuit postquam utrisque apparuit nihil per alteros stare quo minus incepta persequerentur Latini profecti, ab societate pacis, ut rebantur, inhonestae sese uindicauerunt; Antiates incommodis arbitris salutarium consiliorum remotis urbem agrosque Romanis dedunt |
Allora tra Anziati e Latini sorse una contesa, perché i primi, schiacciati dalle proprie disgrazie e logorati da una guerra che li aveva visti nascere e invecchiare, aspiravano alla resa, mentre i secondi, ribellatisi di recente dopo un lungo periodo di pace e interiormente ancora pieni di energie, erano quanto mai decisi a continuare la guerra con accanimento La contesa terminò quando entrambe le parti si resero conto che nessuna delle due parti poteva impedire in alcun modo all'altra di attuare le proprie decisioni I Latini se ne andarono, evitando di partecipare a quella che consideravano una pace vergognosa; gli Anziati, invece, una volta liberati da scomodi arbitri dei loro salutari progetti, consegnarono la città e le campagne ai Romani |
ira et rabies Latinorum, quia nec Romanos bello laedere nec Volscos in armis retinere potuerant, eo erupit ut Satricum urbem, quae receptaculum primum eis aduersae pugnae fuerat, igni concremarent; nec aliud tectum eius superfuit urbis, cum faces pariter sacris profanisque inicerent, quam Matris Matutae templum inde eos nec sua religio nec uerecundia deum arcuisse dicitur sed uox horrenda edita templo cum tristibus minis ni nefandos ignes procul delubris amouissent incensos ea rabie impetus Tusculum tulit ob iram, quod deserto communi concilio Latinorum non in societatem modo Romanam sed etiam in ciuitatem se dedissent patentibus portis cum improuiso incidissent, primo clamore oppidum praeter arcem captum est |
La rabbia e il risentimento dei Latini, che non erano riusciti né a danneggiare i Romani con la guerra né a convincere i Volsci a restare in armi, esplosero con tale violenza da dare alle fiamme Satrico, la città che era stata il loro primo rifugio dopo la sconfitta; siccome lanciarono le loro torce incendiarie senza distinzione alcuna tanto sugli edifici profani quanto su quelli sacri, la sola costruzione di Satrico che rimase in piedi fu il tempio della Madre Matuta Stando alla leggenda, ciò che li tenne lontani da questo edificio non fu né lo scrupolo religioso né la reverenza nei confronti degli dèi, ma una voce spaventosa uscita dal tempio che li minacciava di funeste conseguenze, nel caso in cui non avessero tenuto il fuoco sacrilego a debita distanza dal santuario Accesi da quella feroce rabbia, i Latini rivolsero la propria furia contro Tuscolo e i suoi abitanti, perché dopo aver abbandonato la comune unione dei Latini, avevano accettato non solo di essere alleati, ma anche cittadini di Roma Trattandosi di un attacco del tutto imprevisto, le porte erano aperte e così, al primo urlo di battaglia, la città venne conquistata interamente, tranne la rocca |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 28; 38 - 40
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in arcem oppidani refugere cum coniugibus ac liberis nuntiosque Romam, qui certiorem de suo casu senatum facerent, misere haud segnius quam fide populi Romani dignum fuit exercitus Tusculum ductus; L Quinctius et Ser Sulpicius tribuni militum duxere clausas portas Tusculi Latinosque simul obsidentium atque obsessorum animo hinc moenia (Tusculi) tueri uident, illinc arcem oppugnare, terrere una ac pauere aduentus Romanorum mutauerat utriusque partis animos: Tusculanos ex ingenti metu in summam alacritatem, Latinos ex prope certa fiducia mox capiendae arcis, quoniam oppido potirentur, in exiguam de se ipsis spem uerterat tollitur ex arce clamor ab Tusculanis; excipit aliquanto maior ab exercitu Romano |
Lì si andarono a rifugiare i cittadini con mogli e figli e di lì inviarono a Roma dei messaggeri per informare il senato della loro situazione Con una tempestività degna della lealtà del popolo romano, venne inviato a Tuscolo un esercito agli ordini dei tribuni militari Lucio Quinzio e Servio Sulpicio Essi trovarono le porte di Tuscolo chiuse e i Latini contemporaneamente nello stato d'animo sia di assediati che di assedianti: da un lato proteggevano le mura della città, dall'altro ne assediavano la rocca, e insieme minacciavano e temevano L'arrivo dei Romani aveva modificato l'umore di entrambe le parti: i Tuscolani erano passati dalla disperazione più totale al culmine della gioia, i Latini, dalla certezza quasi assoluta di prender presto la rocca, in quanto si erano già impadroniti della città, a una ben scarsa speranza di salvare se stessi Dalla rocca i Tuscolani alzarono un grido di guerra cui fece eco uno ancora più forte da parte dell'esercito romano |
utrimque urgentur Latini: nec impetus Tusculanorum decurrentium ex superiore loco sustinent nec Romanos subeuntes moenia molientesque obices portarum arcere possunt scalis prius moenia capta Inde effracta claustra portarum; et cum anceps hostis et a fronte et a tergo urgeret nec ad pugnam ulla uis nec ad fugam loci quicquam superesset, in medio caesi ad unum omnes reciperato ab hostibus Tusculo exercitus Romam est reductus Quanto magis prosperis eo anno bellis tranquilla omnia foris erant, tanto in urbe uis patrum in dies miseriaeque plebis crescebant, cum eo ipso, quod necesse erat solui, facultas soluendi impediretur |
Pressati da entrambe le parti, i Latini non riuscirono né a sostenere la carica dei Tuscolani che si abbatterono su di loro calando dall'alto della rocca, né a resistere ai Romani che stavano invece scalando le mura e cercando di sfondare le porte sbarrate Prima furono prese le mura, con l'ausilio di scale Poi furono spezzate le sbarre delle porte; siccome i Latini erano pressati sia alle spalle che di fronte e non avevano più forza per combattere né spazio per darsi alla fuga, vennero presi nel mezzo e massacrati dal primo all'ultimo Dopo aver strappato Tuscolo al nemico, l'esercito venne ricondotto a Roma Quanto più l'esito favorevole delle guerre di quell'anno aveva assicurato la tranquillità esterna, tanto più aumentavano in città giorno dopo giorno la violenza dei patrizi e le sofferenze della plebe, poiché proprio l'obbligo di pagare i debiti alla scadenza rendeva ancora più difficile la possibilità di estinguerli |
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itaque cum iam ex re nihil dari posset, fama et corpore iudicati atque addicti creditoribus satisfaciebant poenaque in uicem fidei cesserat adeo ergo obnoxios summiserant animos non infimi solum sed principes etiam plebis, ut non modo ad tribunatum militum inter patricios petendum, quod tanta ui ut liceret tetenderant, sed ne ad plebeios quidem magistratus capessendos petendosque ulli uiro acri experientique animus esset, possessionemque honoris usurpati modo a plebe per paucos annos reciperasse in perpetuum patres uiderentur ne id nimis laetum parti alteri esset, parua, ut plerumque solet, rem ingentem moliundi causa interuenit |
E così, siccome la gente non poteva più far fronte ai pagamenti ricorrendo al proprio patrimonio, i debitori dichiarati colpevoli e assegnati ai creditori come schiavi soddisfacevano i creditori con la perdita dell'onore e della libertà, e la pena aveva rimpiazzato il pagamento Di conseguenza, non solo le persone più umili, ma anche i capi erano così abbattuti e sottomessi che tra di loro non c'era più un solo uomo che avesse la determinazione e l'intraprendenza necessarie non solo per contendere il tribunato militare ai patrizi (privilegio questo per il quale avevano lottato con così tanto accanimento), ma anche per aspirare alle magistrature plebee ed esigerle; sembrava che i patrizi avessero ripreso per sempre possesso di una carica detenuta dai plebei soltanto per qualche anno Ma a non permettere che esultasse troppo una sola delle due parti, un motivo da nulla, come spesso succede, ingenerò conseguenze di grossa portata |